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MARX - Riassunto di tuti i concetti di Marx

Riassunto di tuti i concetti di Marx
Materia

Filosofia (Scientifico) - Tradizionale

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Corso di laureaAnno

Liceo

5
Anno accademico: 2017/2018
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MARX

  • La formazione e i primi impegni giornalistici Dalla giurisprudenza alla filosofia: Nacque nel 1818 a Treviri (Germania) da una famiglia ebrea, benchè convertitasi al protestantesimo. Per mezzo del padre egli ricevette un’educazione di stampo razionalistico e liberale. Si iscrisse in giurisprudenza a Bonn e poi a Berlino. Entrò nel club dei giovani hegeliani e di conseguenza studiò la filosofia di Hegel. Quindi passò da giurisprudenza a filosofia e si laureò all’Università di Jena. Dalla filosofia al giornalismo: Abbandonando i progetti di carriera universitaria si dedicò al giornalismo. Divenne caporedattore della Gazzetta renana e in seguito all’interdizione del giornale da parte del governo, si trasferì a Parigi, dove strinse amicizia con Engels. nel frattempo si sposò con Jenny von Westphalen, aristocratica renana.

  • L’elaborazione della dottrina comunista Dal liberismo al comunismo: Terminata nel 1843 la stesura della “critica della filosofia del diritto di Hegel”, l’anno successivo si dedica a Parigi, insieme ad Arnold Ruge, all’uscita del primo numero degli “Annali franco-tedeschi”, in cui appaiono 2 saggi che testimoniano il suo passaggio al comunismo. Nello stesso anno scrive i Manoscritti economico-filosofici. Il distacco dalla Sinistra hegeliana e da Feuerbach: Espulso dalla Francia si recò a Bruxelles, dove insieme a Engels scrisse La sacra famiglia, seguita da altri scritti in cui si evince la sue concezioni materialistica della storia. Il distacco dal socialismo e il Manifesto comunista: A Londra si tenne il primo congresso della Lega dei comunisti a cui Marx, non potendo partecipare, inviò Engels (uno dei fondatori). Dalla Lega venne incaricato di elaborare un documento teorico- programmatico, che pubblicò a Londra in collaborazione con Engels, dal titolo “Manifesto del partito comunista”. Più tardi a Colonia fondò la Nuova gazzetta renana, ma a causa della controrivoluzione tedesca, venne espulso dalla Germania.

  • Il periodo londinese Il ritiro dalla politica e le difficoltà economiche: Dopo essersi rifugiato a Parigi, a causa di incomprensioni con il governo francese, emigrò a Londra, dove scrisse alcuni articoli sulla rivoluzione del 1848. Dopo qualche tempo si ritirò dalla vita politica attiva ed iniziò a lavorare al British Museum. Cercò di risolvere i suoi problemi economici collaborando al New York Tribune e con l’aiuto di Engels. Gli studi economici e Il capitale: Sempre più sono i suoi scritti economici. Nel 1864 nasce l’Associazione internazionale dei lavoratori, di cui Marx è figura dominante. Due anni dopo redige il primo volume de Il capitale, pubblicato ad Amburgo. Gli altri due volumi furono pubblicati dopo la sua morte, grazie ad Engels, che decifrò i suoi manoscritti. Marx morì nel 1883, 2 anni dopo la moglie.

1 - Le caratteristiche generali del marxismo (vedi libro) Il pensiero di Marx appare pervaso da una energia totalistica che investe diversi settori, non “tratta” il fatto sociale a compartimenti stagni, ma nell’unità organica delle sue manifestazioni. Altro punto del marxismo è dato dalla sua tendenza a fornire un’interpretazione dell’uomo e del mondo che sia anche impegno di trasformazione rivoluzionaria. Marx perseguì per tutta la vita l’ideale dell’unione tra teoria e prassi. Come dice Engels le influenze culturali che stanno alla base del marxismo sono 3: a)la filosofia classica tedesca, da Hegel a Feuerbach; b)l’economia politica borghese, da Smith a Ricardo; c) il pensiero socialista, da Saint-Simon a Proudhon.

2 - La critica al misticismo logico di Hegel E’ indubbio che l’hegelismo abbia esercitato su Marx un notevole influsso. Infatti molti filosofi nel tempo hanno sottolineato ciò, come per esempio il filosofo francese Kosta Axelos, di origine greca, che ha scritto “Il pensiero di Marx deve essere compreso a partire da quello di Hegel”, senza la comprensione di quest’ultimo non si potrà comprendere la filosofia di Marx. Il primo testo con cui Marx si misura con Hegel è la Critica della filosofia del diritto di Hegel. Lo scritto è filosofico e allo stesso tempo politico, tanto da distinguere due momenti: quello filosofico-metodologico e quello storico-politico. Secondo Marx lo stratagemma di Hegel consiste nel trasformare le realtà empiriche in manifestazioni necessarie allo Spirito. Ciò sta a significare che Hegel non si limita a constatare che in certi ordinamenti storici esiste la monarchia, ma afferma che lo Stato presuppone per forza una sovranità, la quale si incarna nel monarca, che è la sovranità statale personificata. Poichè ciò che è necessario, per Hegel, è anche razionale, egli deduce la piena logicità della monarchia, identificandola con la razionalità politica in atto. Questo procedimento hegeliano è definito da Marx come misticismo logico, poichè in virtù di esso, le istituzioni finiscono per essere allegorie, o personificazioni, di una realtà spirituale che se ne sta occultata dietro di esse. In definitiva l’idealismo fa del concreto la manifestazione dell’astratto. Secondo Marx, Hegel finisce per fare della realtà la manifestazione dello Spirito. marx oppone al metodo mistico di Hegel, il proprio “trasformativo”, che consiste nel ricapovolgere ciò che l’idealismo ha capovolto, ossia nel riconoscere di nuovo ciò che è veramente soggetto e ciò che è veramente predicato. Il metodo mistico di Hegel è conservatore anche sul piano politico, trasforma i dati di fatto in manifestazioni razionali e necessarie dello Spirito. Ricordiamo che per hegel ciò che è reale è razionale.

3 - La critica allo Stato moderno e al liberalismo Alla base della teoria di Marx vi è la critica globale della civiltà moderna e dello Stato liberale. Il punto di partenza del suo discorso è la convinzione che la categoria del moderno si identifichi con quella della scissione, che prende corpo nella frattura tra società civile e Stato. Mentre nella polis greca l’individuo non conosceva antitesi tra società e Stato, nel mondo moderno è costretto a vivere 2 vite: un in terra come borghese (quindi come egoista) e l’altra in cielo come cittadino (come essere che ha un interesse comune). Tuttavia il cielo dello Stato è illusorio, poichè la pretesa di porsi come organo che persegue l’interesse comune, è falsa. Infatti anzichè essere lo Stato che assume in sè la società civile innalzandola al bene comune, è questa che assume in sè lo Stato abbassandolo a semplice strumento delle classi più forti. Praticamente la civiltà moderna rappresenta la società dell’egoismo e delle particolarità reali e allo stesso tempo la società della fratellanza e delle universalità illusorie. Ironicamente Marx afferma che come i cristiani, pur essendo disuguali in terra, si consolano pensando di essere tutti uguali in cielo, allo stesso modo gli individui dell’epoca borghese, pur essendo tutti disuguali nella società civile, si consolano pensando di essere tutti uguali di fronte allo Stato. Secondo Marx la falsa universalità dello Stato deriva dal tipo di società che si è formata nel mondo moderno. Marx scorge i tratti essenziali della civiltà moderna nell’individualismo e nell’atomismo, ossia nella separazione del singolo dal tessuto comunitario. Siccome lo Stato post-rivoluzionario riconosce tra i diritti dell’uomo la libertà individuale e la proprietà privata, esso non è altro che la proiezione politica di una società strutturalmente a-sociale, o contro-sociale. Questa critica filosofica politica allo Stato fa sì che Marx rifiuti il principio della rappresentanza (che presuppone la scissione tra individuo e Stato) e il principio della libertà individuale. Mentre per Hegel la società, simile alla polis greca, si poteva ottenere con vari strumenti politici (corporazione, burocrazia e Stato), per Marx l’unico modo per realizzare una comunità solidale è l’eliminazione delle disuguaglianze reali tra gli uomini e prima fra tutte la proprietà privata. Mentre nella “Critica” del 1843 Marx propone il suffragio universale per poter far coincidere questa autentica democrazia con la società comunista,

La principale rivoluzione teorica di Feuerbach, agli occhi di Marx, consiste nella rivendicazione della naturalità e della concretezza degli individui umani viventi e nel rifiuto dll’idealismo teologizzante di Hegel, che aveva ridotto l’uomo ad autocoscienza e a manifestazione di un soggetto spirituale infinito. Feuerbach sottolinea la naturalità dell’uomo, spesso non rendendosi conto di come l’uomo, più che natura, sia società e storia, in quanto l’uomo è un insieme di rapporti sociali. Marx sostiene che l’individuo è reso tale dalla società storica in cui vive, non esiste l’uomo in astratto, ma l’uomo figlio e prodotto di una determinata società. Marx ha anche una interpretazione della religione differente rispetto a Feuerbach. Quest’ultimo pur avendo scoperto il meccanismo generale dell’alienazione religiosa (non è Dio a creare l’uomo, ma quest’ultimo a proiettare Dio sulla base dei propri bisogni) per Marx non è stato in grado di cogliere le reali cause del fenomeno religioso, e gli è sfuggito il fatto che a produrre la religione non è un soggetto astratto, ma un individuo concreto. Di conseguenza per Marx le radici del fenomeno religioso non vanno cercate nell’uomo, ma in una determinata tipologia storica di società. Marx definisce la religione “oppio dei popoli” (ossia stordimento), essa è il prodotto di una umanità alienata e sofferente a causa delle ingiustizie sociali, di una società che cerca illusoriamente nell’aldilà, ciò che di fatto, le è negato nell’aldiquà. Il tutto si può risolvere, non con la critica filosofica, come pensava Feuerbach, ma con la trasformazione rivoluzionaria della società. Quindi se la religione è il frutto malato di una società malata, l’unico modo per sdradicarla è quello di distruggere le strutture sociali che la producono. Marx pensa che il pensiero di Feuerbach abbia un limite di fondo, che lo porta ad ignorare l’aspetto pratico e attivo della natura umana e a cercare la soluzione dei problemi reali nella teoria e non nell’azione, al contrario di Marx stesso.

6 - La concezione materialistica della storia Dall’ideologia alla scienza: La critica a Feuerbach segna il passaggio di Marx dall’umanismo al materialismo storico, perchè coincide con la transizione dall’antropologia speculativa al sapere reale della storia. Il testo in cui si concretizza tutto ciò è L’ideologia tedesca, scritto in collaborazione con Engels e Moses Hess. In questo scritto si mette in chiaro il contrasto tra il loro modo di vedere e la concezione ideologica della filosofia tedesca. Quindi in L’ideologia tedesca vi è il tentativo di cogliere il movimento reale della storia. L’approccio storico-materialistico di Marx ed Engels presuppone una basilare contrapposizione tra “scienza reale e positiva” e “ideologia”. L’ideologia appare come una falsa rappresentazione della realtà derivante da specifici interessi di classe. La lotta contro l’ideologia costituisce uno degli scopi primari del marxismo. Secondo Marx l’umanità è una specie evoluta, composta di individui associati che lottano per la sopravvivenza. Invece la storia è un processo materiale fondato sulla dialettica bisogno-soddisfacimento: il vivere implica prima di tutto il mangiare e bere, l’abitazione, il vestire. Dunque la prima azione storica è la creazione dei mezzi per soddisfare questi bisogni, la produzione della vita materiale stessa deve essere compiuta ogni giorno per mantenere in vita gli uomini. Ed è questa azione materiale che umanizza gli uomini, che si possono distinguere dagli animali per la coscienza, per la religione ma soprattutto per i mezzi da loro stessi prodotti per la sussistenza. Per Marx alla base della storia c’è il lavoro, inteso come creatore di civiltà e di cultura, e come ciò attraverso cui l’uomo si rende tale. Struttura e sovrastruttura: Nella produzione sociale dell’esistenza, che costituisce la storia, Marx distingue 2 elementi: le forze produttive e i rapporti di produzione. Per forze produttive Marx intende tutti gli elementi necessari al processo di produzione, quali:

  • gli uomini che producono (la forza-lavoro);
  • i mezzi utilizzati per produrre (terra, macchinari,ecc.....);
  • le conoscenze tecniche e scientifiche di cui ci si serve per organizzare e migliorare la produzione.

Per rapporti di produzione intende i rapporti che si instaurano tra gli uomini nel corso della produzione e che regolano il possesso e l’impiego dei mezzi di lavoro, nonchè la ripartizione di ciò che tramite essi si produce. I rapporti di produzione trovano la loro espressione giuridica nei rapporti di proprietà.Rapporti di produzione e forze produttive costituiscono il “modo di produzione” di un certo periodo. L’insieme dei rapporti di produzione costituisce la struttura, ossia lo scheletro economico della società su cui si eleva una sovrastruttura giuridico-politico-culturale. Il termine sovrastruttura sta ad indicare che i rapporti giuridici, le forze politiche, le dottrine etiche, artistiche, religiose e filosofiche devono essere intesi come espressioni più o meno dirette dei rapporti che definiscono la struttura di una certa società storica. Di conseguenza, secondo Marx, la teoria, che egli chiama materialismo storico, secondo cui le vere forze motrici della storia non sono di natura spirituale o coscienziale, ma materiale o socio-economica. Non sono le leggi, lo Stato, la religione, ecc.... a determinare la struttura economica della società, ma è la struttura economica della società a determinare le leggi, lo Stato, le religioni, ecc... Il rapporto struttura-sovrastruttura: Marx con il termine sovrastruttura intende sottolineare la dipendenza dei fenomeni politici e culturali dalla base economica, senza ridurli a qualcosa di poco importante. Per indicare il rapporto tra struttura e sovrastruttura Marx usa 2 verbi: determinare e condizionare. Il primo denota un rapporto più stretto e immediato, mentre condizionare allude a un rapporto più indiretto. Egli sottolinea la dipendenza della sovrastruttura dalla struttura. Marx non nega che le idee possano influire sugli avvenimenti storici, anche se ciò può accadere perchè le idee esprimono già determinati mutamenti di struttura. Ad esempio, è vero che le idee rivoluzionarie dei philosophes influenzarono le vicende storiche francesi, ma ciò successe perchè tali idee rispecchiavano una situazione già oggettivamente rivoluzionaria. L’unico elemento veramente determinante della storia è la struttura economica, mentre la sovrastruttura ne è solo un riflesso. Engels alcuni anni dopo affermò che nella storia è determinante la produzione e la riproduzione della vita reale. La dialettica della storia: Marx ritiene che a un determinato grado di sviluppo delle forze produttive tendano a corrispondere determinati rapporti di produzione e di proprietà. Tuttavia i rapporti di produzione si mantengono fino a quando favoriscono le forze produttive corrispondenti. Poichè le forze produttive si sviluppano più rapidamente dei rapporti di produzione, ne consegue una situazione di contraddizione tra i 2 elementi. Infatti le nuove forze produttive sono sempre incarnate da una classe in ascesa, mentre i vecchi rapporti di proprietà sono sempre incarnati da una classe dominante al tramonto. Di conseguenza risulta inevitabile lo scontro, con il trionfo, nella maggior parte dei casi, della classe, che risulta espressione delle nuove forze produttive, la quale riesce ad imporre la propria maniera di produrre e di distribuire la ricchezza. Tutto ciò può essere riscontrato nella Francia del ‘700, dove vi fu uno scontro aperto tra la borghesia e l’aristocrazia. Vinse la borghesia, che riuscì ad imporre i propri rapporti di proprietà e la propria visione del mondo. In modo analogo nel capitalismo moderno vi è una contraddizione tra forze produttive sociali e rapporti di produzione privatistici. Infatti la fabbrica moderna, pur essendo di proprietà di un capitalista, produce grazie al lavoro collettivo di operai, tecnici, impiegati, ecc...... Secondo Marx se sociale è la produzione della ricchezza, sociale deve essere la distribuzione di essa. Ciò significa che il capitalismo porta in sè, come esigenza dialettica, il socialismo: il capitalismo pone le basi del socialismo. La legge della corrispondenza e della contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione permette a Marx di delineare un quadro generale della storia passata e presente e di scandire il cammino dell’umanità secondo alcune grandi formazioni economico-sociali, con cui Marx indica l’insieme degli elementi strutturali e sovrastrutturali che contraddistinguono una società storicamente determinata. Marx distingue 4 grandi epoche ciascuna

  • l’analisi della funzione storica della borghesia;
  • il concetto della storia come lotta di classe e il rapporto tra proletari e comunisti;
  • la critica dei socialismi non-scientifici. Borghesia, proletariato e lotta di classe: Nella prima parte del Manifesto Marx descrive la vicenda storica della borghesia, i meriti e i limiti. Secondo Marx non può esistere la borghesia senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione e tutto l’insieme dei rapporti sociali. Essa è una classe dinamica, che dissolve le idee e le credenze tradizionali. Le moderne forze produttive si rivoltano contro i vecchi rapporti di proprietà, generando crisi, che mettono in forse l’esistenza stessa del capitalismo. Tanto che il proletariato non può fare a meno di mettere in opera una dura lotta di classe, volta al superamento del capitalismo. Il concetto della storia come lotta di classe è uno dei più punti cardini del Manifesto, che si conclude con l’esortazione “Proletari di tutto il mondo, unitevi”. Per Marx la lotta di classe è la necessaria concretizzazione della situazione squilibrata e contraddittoria tra le forze produttive e i rapporti di produzione, essa costituisce la forza motrice della storia. Secondo Marx le classi sociali si definiscono in rapporto al fatto che detengano o meno la proprietà dei mezzi di produzione. Per questo in ogni periodo storico vi sono 2 classi fondamentali: liberi e schiavi, baroni e servi della gleba. La critica ai “falsi socialismi”: Marx critica i socialismi definendoli “falsi socialismi”. Egli raggruppa la letteratura socialista e comunista in 3 tendenze di fondo: a) socialismo reazionario; b)socialismo conservatore o borghese; c) socialismo e comunismo critico-utopistici Questi si dividono a loro volta in altre sotto-correnti. Il socialismo reazionario: Esso attacca la borghesia secondo parametri conservatori, rivolti al passato, piuttosto che rivoluzionari, rivolti al futuro. Esso presenta 3 forme: feudale, piccolo-borghese e tedesca. Il socialismo feudale mira all’abolizione della società capitalistica moderna e al recupero di un passato pre-rivoluzionario, pre-borghese, pre-industriale. Il socialismo piccolo borghese esprime il punto di vista della piccola borghesia rovinata dal capitalismo industriale. La piccola borghesia vorrebbe un ritorno ad una situazione pre- borghese, facendo rivivere il sistema corporativo per l’industria manifatturiera e il sistema patriarcale per l’agricoltura. Il socialismo tedesco sostiene i governi tedeschi della reazione, opponendosi alle conquiste della borghesia liberale, che gli stessi operai avrebbero interesse a ottenere. Il socialismo conservatore: è incarnato da quegli economisti filantropi che ritengono possibile rimediare agli inconvenienti sociali del capitalismo senza distruggere il capitalismo stesso. Essi vorrebbero la borghesia senza il proletariato. Il principale esponente di questa corrente è Pierre-Joseph Proudhon, accusato da Marx di non comprendere l’importanza dell’antagonismo e delle contraddizioni. Il socialismo utopistico: Esso è caratterizzato da quella corrente di idee pre-marxiste portate avanti specialmente da Saint-Simon e Fourier. Secondo Marx questi autori hanno il limite di non riconoscere al proletariato una funzione storica e rivoluzionaria autonoma e di fare appello a tutti i membri della società per una pacifica azione di riforme. Questi socialisti hanno dedicato gran parte della propria opera alla delineazione di società ideali, a questa prospettiva Marx contrappone il proprio socialismo scientifico, basato su una analisi critico-scientifica dei meccanismi sociali del capitalismo e sull’individuazione del proletariato come forza rivoluzionaria destinata ad abbattere il sistema borghese.

8 - Il Capitale Nel saggio Il Capitale Marx mette in luce i meccanismi della società borghese e svela la legge economica del movimento della società moderna.

Economia e dialettica: A differenza di altri autori Marx era convinto che non esistono leggi universali dell’economia e che ogni società abbia caratteri propri e leggi storiche specifiche (per esempio le leggi del feudalesimo non valgono per il capitalismo). Marx è persuaso che l’economia debba far uso dello schema dialettico della totalità organica e studiare il capitalismo. Quest’ultimo per Marx è un sistema economico caratterizzato dall’accumulazione di capitale e dalla scissione di proprietà privata e mezzi di produzione del lavoro salariato. Tale sistema per Marx si regge sullo sfruttamento degli operai a vantaggio del profitto capitalista. Sempre secondo l’autore si dovrebbe studiare il capitalismo in modo da poter metterne in luce le caratteristiche e le tendenze di sviluppo, per poi formulare delle “previsioni”. Merce, lavoro e plusvalore: I concetti di merce e valore sono analizzati nella prima parte del Capitale. Il valore di una merce: una merce deve possedere un “valore d’uso”, deve praticamente servire a qualcosa, e un “valore di scambio”, che le garantisca di essere scambiata con altra merce. Per valore Marx intende lavoro, in sostanza la quantità di lavoro socialmente necessaria per produrre la merce in questione, più lavoro è necessario per produrla, più essa vale. Per “socialmente necessaria” egli intende la produttività sociale media di un determinato periodo storico, una merce che oggi vale x, domani potrebbe valere y, in virtù di un mutamento della produttività sociale media. Comunque per l’autore il valore di una merce non si identifica del tutto con il suo prezzo. Su quest’ultimo influiscono l’abbondanza o la scarsità della merce stessa. In definitiva il valore di una merce non è il prezzo, ma quest’ultimo ha il valore alla propria base. Tutto ciò porta Marx a contestare il feticismo delle merci. che consiste nel considerare le merci come delle entità aventi valore di per sè, dimenticando che esse sono il frutto dell’attività umana. Il ciclo economico capitalistico: Secondo Marx la produzione non è finalizzata al consumo, ma piuttosto all’accumulazione di denaro. Di conseguenza il ciclo capitalistico non è M.D., ossia merce, denaro, merce (una certa quantità di merce viene trasformata in denaro e una certa quantità di denaro viene ri-trasformato in merce) ma piuttosto è descrivibile con la formula D.M’, ossia denaro, merce, più denaro, inquanto nella società borghese abbiamo un soggetto (il capitalista) che investe denaro in una merce per ottenere più denaro di quanto ne abbia investito. Ma come è possibile che ottenere più denaro, chiamato da Marx plusvalore? Il plusvalore, secondo Marx, è da cercare non tanto nello scambio delle merci (si suppone che si scambino merci di egual valore), ma piuttosto nella produzione capitalistica delle medesime. Praticamente il capitalista affida la produzione di merci all’operaio, che con il suo lavoro produce una merce superiore al suo salario. La differenza tra i 2 valori è chiamato plusvalore (esempio: l’operaio produce 10, il suo salario è 6, egli regala al capitalista l’eccedenza di 4). Con questa teoria Marx “spiega” lo sfruttamento capitalistico e ciò avviene perchè il capitalista ha i mezzi di produzione e il lavoratore solo la propria energia lavorativa. Dal plusvalore deriva il profitto, anche se per Marx questi 2 elementi non sono la stessa cosa. Per comprendere meglio bisogna tener presente della distinzione che egli fa tra capitale variabile e capitale costante. Il capitale variabile è quello che viene investito nei salari, mentre il capitale costante è quello investito nei macchinari ed in tutto ciò di cui la fabbrica ha bisogno per funzionare efficacemente. Dato che il plusvalore nasce in relazione ai salari il saggio (o tasso) del plusvalore risiede nel rapporto tra il plusvalore e il capitale variabile: saggio del plusvalore= plusvalore/capitale variabile. Il capitalista comunque per dirigere una fabbrica deve anche investire in impianti (capitale costante). Pertanto il saggio del profitto non coincide con quello del plusvalore, ma scaturisce dal rapporto tra plusvalore e la somma del capitale costante e la somma del capitale variabile: saggio del profitto= plusvalore/capitale costante+capitale variabile.

Le contraddizioni della borghesia sono alla base della rivoluzione del proletariato, che impadronendosi del potere politico, attua il passaggio dal capitalismo al comunismo. La rivoluzione comunista non abolisce soltanto un tipo di proprietà, di divisione del lavoro, e di dominio di classe, ma cancella ogni forma di proprietà privata dando origine a un’epoca nuova nella storia del mondo. Lo strumento della trasformazione è costituito dalla socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio: il passaggio di questi ultimi dalle mani dei privati a quelle della comunità, pone fine al fenomeno del plusvalore e dello sfruttamento di classe. Per accedere al potere Marx ammette non solo forme violente ma anche la possibilità di una via pacifica al socialismo. La rivoluzione proletaria deve mirare all’abbattimento dello Stato borghese e delle sue forme istituzionali. Secondo Marx il compito del proletariato non è quello di impadronirsi della macchina borghese, ma quello di spezzarne i meccanismi istituzionali di fondo. Lo Stato borghese per Marx è quell’insieme di apparati istituzionali che servono alla borghesia per esercitare il proprio potere e dominio di classe. Nel momento in cui prenderà potere il proletariato anche questo eserciterà una propria dittatura, necessaria se vorrà costruire il comunismo. Questa dittatura del proletariato sarà di una maggioranza di (ex)oppressi su una minoranza di (ex) oppressori.

10 - Le fasi della futura società comunista Per comprendere meglio l’idea di società comunista di Marx bisogna approfondire alcuni suoi scritti. Nei “Manoscritti” egli distingue comunismo rozzo e un comunismo superiore e autentico. Nel primo tipo di comunismo la proprietà è trasformata in proprietà di tutti (nazionalizzata) e gli uomini sono operai con un medesimo salario. La comunità assume il ruolo di un grande capitalista. Questo comunismo rozzo vede la figura della donna come serva e preda del piacere della comunità, praticamente l’ideale di questo comunismo è dominato dalla mentalità proprietaria e dalla categoria dell’avere e affonda le sue radici nell’invidia. Il comunismo autentico si realizza quando l’uomo cessa di intrattenere con il mondo rapporti di puro possesso e consumo. Nella “Critica del programma di Gotha” Marx descrive 2 fasi della società futura. Nella prima fase abbiamo a che fare con una società comunista appena emersa dalla società capitalistica, che fa di tutti salariati, che ricevono una quantità di beni equivalente al lavoro prestato. Tuttavia questa “uguaglianza” non tiene conto delle differenze individuali e si limita a livellare le persone. Quindi si richiede una forma superiore di uguaglianza e di comunismo che tenga conto dei bisogni e non solo delle capacità degli individui. In sintesi la nuova società comunista deve essere senza divisioni del lavoro, senza proprietà privata, senza classi, senza sfruttamento, senza miseria, senza divisioni tra gli uomini e lo Stato.

11 - Il pensiero di Engels Nato in Germania nel 1820, Engels fu amico di Marx, con cui collaborò. I due avevano una opinione diversa sulla dialettica. Mentre per Marx era un metodo per interpretare la società e la storia, per Engels era un metodo per interpretare la natura. Secondo Engels le leggi della dialettica principali sono 3: a)la legge della conversione della quantità in qualità, e viceversa; b)la legge della compenetrazione degli opposti; c) la legge della negazione della negazione. Inoltre Engels condivide le previsioni di alcuni scienziati sulla fine dell’universo, ma dichiara di essere certo del fatto che la materia in tutti i suoi mutamenti rimane eternamente la stessa.

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un’educazione di stampo razionalistico e liberale. Si iscrisse in giurisprudenza a Bonn e
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Hegel. Quindi passò da giurisprudenza a filosofia e si laureò all’Università di Jena.
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al giornalismo. Divenne caporedattore della Gazzetta renana e in seguito all’interdizione
del giornale da parte del governo, si trasferì a Parigi, dove strinse amicizia con Engels. nel
frattempo si sposò con Jenny von Westphalen, aristocratica renana.
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Dal liberismo al comunismo: Terminata nel 1843 la stesura della “critica della filosofia
del diritto di Hegel”, l’anno successivo si dedica a Parigi, insieme ad Arnold Ruge,
all’uscita del primo numero degli “Annali franco-tedeschi”, in cui appaiono 2 saggi che
testimoniano il suo passaggio al comunismo. Nello stesso anno scrive i Manoscritti
economico-filosofici.
Il distacco dalla Sinistra hegeliana e da Feuerbach: Espulso dalla Francia si recò a
Bruxelles, dove insieme a Engels scrisse La sacra famiglia, seguita da altri scritti in cui si
evince la sue concezioni materialistica della storia.
Il distacco dal socialismo e il Manifesto comunista: A Londra si tenne il primo
congresso della Lega dei comunisti a cui Marx, non potendo partecipare, inviò Engels
(uno dei fondatori). Dalla Lega venne incaricato di elaborare un documento teorico-
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del partito comunista”. Più tardi a Colonia fondò la Nuova gazzetta renana, ma a causa
della controrivoluzione tedesca, venne espulso dalla Germania.
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incomprensioni con il governo francese, emigrò a Londra, dove scrisse alcuni articoli sulla
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Gli studi economici e Il capitale: Sempre più sono i suoi scritti economici. Nel 1864 nasce
l’Associazione internazionale dei lavoratori, di cui Marx è figura dominante. Due anni dopo
redige il primo volume de Il capitale, pubblicato ad Amburgo. Gli altri due volumi furono
pubblicati dopo la sua morte, grazie ad Engels, che decifrò i suoi manoscritti. Marx morì
nel 1883, 2 anni dopo la moglie.
1 - Le caratteristiche generali del marxismo (vedi libro)
Il pensiero di Marx appare pervaso da una energia totalistica che investe diversi settori,
non “tratta” il fatto sociale a compartimenti stagni, ma nell’unità organica delle sue
manifestazioni. Altro punto del marxismo è dato dalla sua tendenza a fornire
un’interpretazione dell’uomo e del mondo che sia anche impegno di trasformazione
rivoluzionaria. Marx perseguì per tutta la vita l’ideale dell’unione tra teoria e prassi.
Come dice Engels le influenze culturali che stanno alla base del marxismo sono 3:
a) la filosofia classica tedesca, da Hegel a Feuerbach;
b) l’economia politica borghese, da Smith a Ricardo;
c) il pensiero socialista, da Saint-Simon a Proudhon.