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Riassunto Riassunto Galilei libro di testoletteratura - Letteratura italiana - a.a.2017/2018

Riassunto Galilei libro di testoletteratura
Corso

Letteratura italiana (1049656)

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Anno accademico: 2008/2009
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Sapienza - Università di Roma

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Galileo Galilei Nasce a Pisa nel 1564 da una nobile famiglia fiorentina. Compie i suoi primi studi a Firenze, nel 1580 si scrive all’Università di Pisa dove si dedica alla medicina, alla matematica e alla filosofia naturale. Nel 1585 abbandona gli studi e torna a Firenze dove si occupa soprattutto di problemi di meccanica e idraulica. Nel 1589 ottiene la cattedra di matematica presso lo studio pisano che conserva fino al 1592 quando accetta di trasferirsi all’Università di Padova attirato da guadagni più consistenti oltre che da un vivace ambiente intellettuale. Galilei stringe amicizia con lo storiografo Paolo Sarpi e con lo scienziato Giovan Francesco Sagredo e avvia corrispondenze epistolari con grandi personalità straniere. In questo periodo formula la legge sulla caduta dei gravi, costruisce il cannocchiale per approfondire i suoi studi astronomici e realizza alcune invenzioni basandosi sui principi della meccanica. Nel 1610 si trasferisce a Firenze come matematico e filosofo al servizio del granduca di Toscana e si dedica esclusivamente alla ricerca scientifica pubblicando il trattato in latino intitolato Sidereus nuncius. L’anno successivo si reca a Roma dove i gesuiti si mostrano interessati a rivoluzionari esiti dei suoi studi che avevano portato alla scoperta dei satelliti di Giove, dell’irregolarità della superficie lunare e delle fasi di Venere. Nonostante l’appoggio di molti autorevoli studiosi Galilei si scontra con alcuni esponenti della Chiesa preoccupati delle ripercussioni che le sue scoperte avrebbero potuto avere in ambito teologico. L’autore decide, quindi, di ricorrere nei suoi scritti al volgare per permettere a un pubblico più vasto di studiosi e di tecnici di partecipare al dibattito scientifico. Nel 1615 Galilei viene denunciato dai domenicani al tribunale dell’Inquisizione e l’anno successivo gli viene imposto il divieto di insegnare la teoria eliocentrica di Copernico ritenuta incompatibile con la fede cristiana. Nel 1623 viene eletto papa, con il nome di Urbano VIII, il cardinal Barberini amico ed estimatore di Galilei. Lo scrittore riacquista, quindi, fiducia nella possibilità di persuadère il mondo ecclesiastico della veridicità della nuova visione scientifica dell’universo. Nel 1632 pubblica perciò il celebre “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” in cui propone un confronto tra le opposte tesi cosmologiche tolemaica e copernicana. L’anno seguente inaspettatamente il pontefice lascia che i gesuiti conducano nuovamente Galilei di fronte al tribunale del Sant’Uffizio. Il nuovo processo si conclude per lo scrittore con l’abiura e con la condanna agli arresti domiciliari a vita. Tenuto in condizioni di quasi assoluto isolamento lo scienziato trascorre gli ultimi anni della vita nella sua residenza di Arcetri vicino a Firenze. Nonostante le precarie condizioni di salute Galilei prosegue gli studi sul moto e sulla meccanica riuscendo a far pervenire in Olanda il frutto delle sue ultime ricerche. Muore ad Arcetri nel 1642.

Opere Tra il 1610 e il 1640 Galileo conduce una battaglia culturale per cercare di rassicurare la Chiesa convincendola che le posizioni copernicane non mettevano a repentaglio la fede nell’autorità religiosa. Testimonianza di questa battaglia culturale perduta sono le cosiddette “Lettere copernicane” scritte fra il 1613 e il 1615. Le lettere sono indirizzate a colleghi, allievi e nobili protettori. In esse con un linguaggio piano, aperto e diretto lo scienziato sostiene pubblicamente la validità dei propri studi, si difende degli attacchi della Chiesa e fornisce dettagli sulle accese dispute filosofiche e teologiche che le sue opere suscitano nel mondo culturale. Particolare interesse rivestono le lettere copernicane o teologiche che sono composte tra 1613 e il 1615. In questi scritti lo scienziato affronta il delicato tema del rapporto fra le sacre scritture e la teoria eliocentrica. Pur senza mettere in discussione la validità dei testi sacri dal punto di vista religioso, Galileo afferma che la ricerca scientifica dovrebbe procedere in modo autonomo rispetto a essi. Alcune lettere vennero impugnate dall’Inquisizione e determinarono la censura dei postulati della teoria copernicana sulla centralità del sole e sulla mobilità della terra. La prima grande opera di Galileo è il “Sidereus Nuncius” nel 1610. Il trattato è composto in latino per annunciare al mondo dei dotti le scoperte astronomiche effettuate con l’uso del cannocchiale. Tra queste Galileo tratta l’imperfezione della superficie lunare, i satelliti di Giove e le fasi di Venere. L’opera rappresenta un duro colpo alla cosmologia tradizionale poiché quest’ultima non era in grado di spiegare con le sue teorie le nuove realtà rivelate dall’osservazione. Ebbe una fortuna immensa e segnò una svolta epocale: l’uomo cessava di essere il centro del mondo, la rigida gerarchia dello spazio che dall’antichità si era prolungata a tutto il medioevo veniva sconvolta. Nel 1623 Galilei pubblica “Il saggiatore” un trattato, a differenza del precedente, composto in volgare con chiaro intento divulgativo. Sotto l’aspetto formale l’opera si presenta come una via di mezzo tra un’epistola scientifica e un dialogo. L’occasione per la stesura dello scritto è costituita da una disputa sulla natura delle comete che lo scienziato intrattiene con il padre gesuita Orazio Grassi. Citando scrupolosamente le teorie del suo avversario, Galileo ne dimostra inesorabilmente l’inattendibilità scientifica attraverso l’indicazione di errori grossolani e di insanabili contraddizioni logiche, in questo modo lo scienziato offre anche un brillante esempio del suo rigoroso metodo dialettico che cerca la verità sottoponendo le ipotesi a ogni tipo di

obiezione. Nel trattato l’autore afferma che la conoscenza è un processo continuo e ininterrotto di ricerca e sostiene che lo scienziato nelle sue indagini deve attenersi soltanto al libro della natura cioè ai dati derivati dall’esperienza e dalla sperimentazione. Galileo distingue inoltre tra qualità oggettive qualità soggettive di un determinato fenomeno. Le qualità oggettive hanno carattere quantitativo, sono quindi misurabili e per questo sono le uniche ad avere valore per la ricerca scientifica, le qualità soggettive, invece, dipendono dalle nostre percezioni sensoriali e non possono quindi essere utilizzate per aggiungere una verità scientifica. Sul piano dei contenuti la tesi scientifica di Galileo che negava la consistenza materiale delle comete era sbagliata, ma ciò assume un’importanza secondaria rispetto al tema di fondo del trattato: la difesa della verifica sperimentale come unico metodo corretto di leggere il libro della natura in opposizione al metodo dogmatico di fondare la filosofia e la scienza sull’autorità libresche e precostituite. Nonostante i rigidi divieti imposti dalla chiesa Galileo riesce a far pubblicare nel 1638 in Olanda i “Discorsi e dimostrazioni intorno a due nuove scienze”. Nel dialogo lo scienziato presenta i risultati delle ricerche condotte nell’ambito della dinamica e della resistenza dei materiali arrivando a formulare in modo quasi completo il principio di inerzia e le leggi del moto accelerato. Dopo la condanna Galileo aveva ottenuto il permesso di proseguire i suoi studi con l’impegno di non dedicarsi più ai fenomeni celesti ma alla meccanica. Di fatto però, dimostrando la possibilità di applicare la matematica allo studio di qualunque fenomeno naturale, i discorsi rappresentano l’opera più rivoluzionaria di Galileo: essa consolida l’efficacia del metodo sperimentale e annulla la tradizionale separazione tra i fenomeni fisici terrestri e celesti, fornendo in questo modo anche i presupposti per la nascita della scienza moderna.

Con il “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” del 1632 Galileo intende scrivere un vero e proprio manifesto copernicano e vuole affermare la completa autonomia della scienza dalla religione. Il dialogo mette in discussione non solo teorie astronomiche accettate da secoli ma lo stesso fondamento dell’autorità su cui si reggeva la tradizionale visione del mondo. Il dialogo è incentrato sul confronto tra la teoria tolemaica e quella copernicana. L’opera rappresenta il contributo letterariamente più originale offerto dallo scienziato e segna l’apice della sua attività di divulgatore. Galileo prima della pubblicazione sottopone l’opera al giudizio di papa Urbano VIII. Preoccupato di non ottenere l’autorizzazione alla stampa lo scrittore accetta, su consiglio del pontefice, di descrivere i due sistemi come semplici ipotesi matematiche e di mantenere nell’esposizione un atteggiamento di neutrale equidistanza. Galileo sceglie per la sua opera la forma del dialogo. Questo genere letterario, sfruttando alcuni espedienti di tipo teatrale, consente all’autore di contrapporre dialetticamente le due opposte teorie cosmologiche. Tale scelta formale si rivela coerente con i presupposti fondamentali del pensiero di Galileo che considera il sapere come il risultato di un incessante confronto di opinioni. Il genere dialogico si rivela inoltre un sistema comunicativo efficacissimo per dimostrare da un lato l’inconsistenza scientifica delle posizioni tradizionaliste e dall’altro la validità del metodo proposto dai sostenitori della teoria eliocentrica di Copernico. Il Dialogo è scandito in quattro giornate ed è ambientato a Venezia, luogo che rappresenta il centro della vivacità culturale e della libertà di pensiero. I tre interlocutori del dialogo sono delineati come veri e propri personaggi ciascuno con una personalità ben definita: il nobile fiorentino Filippo Salviati è il sostenitore della teoria copernicana e rappresenta l’alter-ego letterario dell’autore, Simplicio è il difensore delle dottrine aristoteliche ed è un personaggio incapace di affrontare il terreno ignoto della conoscenza confidando solo nella ragione. Tra loro si inserisce la figura di un terzo attore neutrale, il nobile veneziano Giovan Francesco Sagredo. Questo personaggio è animato da una naturale volontà di sapere, è privo di pregiudizi, e desideroso di formarsi una opinione personale sulla questione. La sua presenza permette all’autore, quindi, di sfumare i toni della disputa e di esporre le complesse argomentazioni di Salviati in termini in termini piu chiari e accessibili. Tutto ciò provoca nel lettore una reazione di simpatia che lo spinge a identificarsi con il personaggio di Sagredo e a schierarsi a favore dell’ipotesi copernicana e del metodo galileiano sotto la spinta di motivazioni razionali e di impulsi emotivi. Per quanto Simplicio non riesca mai a far valere le sue argomentazioni e soccomba inesorabilmente alla forza dei ragionamenti contrari, Galilei non riduce mai il personaggio a una risibile marionetta comica e lo descrive piuttosto come un uomo limitato, ma non del tutto privo di qualità. In questo modo Galileo dimostra come la disputa non si svolga soltanto sul piano intellettuale o scientifico ma anche e soprattutto tra due visioni del mondo e della vita contrapposte e inconciliabili. Una vera rivoluzione culturale per Galileo, dunque, è possibile soltanto se si riesce “a rifare i cervelli degli uomini”, cioè a trasformare abitudini secolari di vita oltre che di pensiero. Dal punto di vista linguistico la grande innovazione di Galileo risiede nel ricorso al volgare. L’autore sceglie una lingua vicina all’uso comune accessibile, non tecnicistica e soprattutto in grado di avvicinare un ampio pubblico a una materia fino ad allora di interesse esclusivo dei dotti. Lo stile è preciso, rapido e originale tanto da costituire un modello per molti autori successivi.

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Galileo Galilei
Nasce a Pisa nel 1564 da una nobile famiglia fiorentina. Compie i suoi primi studi a Firenze, nel 1580 si
scrive all’Universidi Pisa dove si dedica alla medicina, alla matematica e alla filosofia naturale. Nel 1585
abbandona gli studi e torna a Firenze dove si occupa soprattutto di problemi di meccanica e idraulica. Nel
1589 ottiene la cattedra di matematica presso lo studio pisano che conserva fino al 1592 quando accetta di
trasferirsi all’Università di Padova attirato da guadagni più consistenti oltre che da un vivace ambiente
intellettuale. Galilei stringe amicizia con lo storiografo Paolo Sarpi e con lo scienziato Giovan Francesco
Sagredo e avvia corrispondenze epistolari con grandi personalità straniere. In questo periodo formula la
legge sulla caduta dei gravi, costruisce il cannocchiale per approfondire i suoi studi astronomici e realizza
alcune invenzioni basandosi sui principi della meccanica.
Nel 1610 si trasferisce a Firenze come matematico e filosofo al servizio del granduca di Toscana e si dedica
esclusivamente alla ricerca scientifica pubblicando il trattato in latino intitolato Sidereus nuncius. L’anno
successivo si reca a Roma dove i gesuiti si mostrano interessati a rivoluzionari esiti dei suoi studi che
avevano portato alla scoperta dei satelliti di Giove, dell’irregolarità della superficie lunare e delle fasi di
Venere. Nonostante l’appoggio di molti autorevoli studiosi Galilei si scontra con alcuni esponenti della
Chiesa preoccupati delle ripercussioni che le sue scoperte avrebbero potuto avere in ambito teologico.
L’autore decide, quindi, di ricorrere nei suoi scritti al volgare per permettere a un pubblico più vasto di
studiosi e di tecnici di partecipare al dibattito scientifico. Nel 1615 Galilei viene denunciato dai domenicani
al tribunale dell’Inquisizione e l’anno successivo gli viene imposto il divieto di insegnare la teoria
eliocentrica di Copernico ritenuta incompatibile con la fede cristiana. Nel 1623 viene eletto papa, con il
nome di Urbano VIII, il cardinal Barberini amico ed estimatore di Galilei. Lo scrittore riacquista, quindi,
fiducia nella possibilità di persuadère il mondo ecclesiastico della veridicità della nuova visione scientifica
dell’universo. Nel 1632 pubblica perciò il celebre “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” in cui
propone un confronto tra le opposte tesi cosmologiche tolemaica e copernicana. L’anno seguente
inaspettatamente il pontefice lascia che i gesuiti conducano nuovamente Galilei di fronte al tribunale del
Sant’Uffizio. Il nuovo processo si conclude per lo scrittore con l’abiura e con la condanna agli arresti
domiciliari a vita. Tenuto in condizioni di quasi assoluto isolamento lo scienziato trascorre gli ultimi anni
della vita nella sua residenza di Arcetri vicino a Firenze. Nonostante le precarie condizioni di salute Galilei
prosegue gli studi sul moto e sulla meccanica riuscendo a far pervenire in Olanda il frutto delle sue ultime
ricerche. Muore ad Arcetri nel 1642.
Opere
Tra il 1610 e il 1640 Galileo conduce una battaglia culturale per cercare di rassicurare la Chiesa
convincendola che le posizioni copernicane non mettevano a repentaglio la fede nell’autorità religiosa.
Testimonianza di questa battaglia culturale perduta sono le cosiddette “Lettere copernicane” scritte fra il
1613 e il 1615. Le lettere sono indirizzate a colleghi, allievi e nobili protettori. In esse con un linguaggio
piano, aperto e diretto lo scienziato sostiene pubblicamente la validità dei propri studi, si difende degli
attacchi della Chiesa e fornisce dettagli sulle accese dispute filosofiche e teologiche che le sue opere
suscitano nel mondo culturale. Particolare interesse rivestono le lettere copernicane o teologiche che sono
composte tra 1613 e il 1615. In questi scritti lo scienziato affronta il delicato tema del rapporto fra le sacre
scritture e la teoria eliocentrica. Pur senza mettere in discussione la validità dei testi sacri dal punto di vista
religioso, Galileo afferma che la ricerca scientifica dovrebbe procedere in modo autonomo rispetto a essi.
Alcune lettere vennero impugnate dall’Inquisizione e determinarono la censura dei postulati della teoria
copernicana sulla centralità del sole e sulla mobilità della terra.
La prima grande opera di Galileo è il “Sidereus Nuncius” nel 1610. Il trattato è composto in latino per
annunciare al mondo dei dotti le scoperte astronomiche effettuate con l’uso del cannocchiale. Tra queste
Galileo tratta l’imperfezione della superficie lunare, i satelliti di Giove e le fasi di Venere. L’opera
rappresenta un duro colpo alla cosmologia tradizionale poiché quest’ultima non era in grado di spiegare con
le sue teorie le nuove realtà rivelate dall’osservazione. Ebbe una fortuna immensa e segnò una svolta
epocale: l’uomo cessava di essere il centro del mondo, la rigida gerarchia dello spazio che dall’antichità si
era prolungata a tutto il medioevo veniva sconvolta.
Nel 1623 Galilei pubblica “Il saggiatore” un trattato, a differenza del precedente, composto in volgare con
chiaro intento divulgativo. Sotto l’aspetto formale l’opera si presenta come una via di mezzo tra un’epistola
scientifica e un dialogo. L’occasione per la stesura dello scritto è costituita da una disputa sulla natura delle
comete che lo scienziato intrattiene con il padre gesuita Orazio Grassi. Citando scrupolosamente le teorie del
suo avversario, Galileo ne dimostra inesorabilmente l’inattendibilità scientifica attraverso l’indicazione di
errori grossolani e di insanabili contraddizioni logiche, in questo modo lo scienziato offre anche un brillante
esempio del suo rigoroso metodo dialettico che cerca la verità sottoponendo le ipotesi a ogni tipo di