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Letteratura E Giornalismo

Corso

Storia del Giornalismo

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Anno accademico: 2016/2017
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Università degli Studi di Milano

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LETTERATURA E GIORNALISMO

C’è sempre stata una costante intimità tra letteratura e giornalismo; si può definire il rapporto tra letteratura e giornalismo come un binomio serrato e vitale quanto spigoloso e frastagliato, sebbene faticoso poiché: 1) letteratura ambisce alla durata, il giornalismo è legato alla contingenza e quindi temporaneo; 2) la letteratura ha il suo statuto costitutivo nella menzogna intesa come rielaborazione della realtà, il giornalismo ha nella veridicità la sua giustificazione principale; 3) la letteratura è compresa nel mondo dell’arte, il giornalismo in quello della comunicazione mediatica; 4) la letteratura ha una autorevolezza incalcolabile, mentre il giornalismo si configura come un quarto potere in frizione con gli altri tre, a volte complice e a volte succube.

  1. SCRITTORI GIORNALISTI, GIORNALISTI SCRITTORI E’ incentrato sugli autori che si muovono a cavallo fra letteratura e giornalismo; si tratta di scrittori-giornalisti la cui duplice attività si configura non solo come lavoro parallelo ma come interazione fertile tale da incoraggiare nuove forme di giornalismo e dare nuovo impulso alla letteratura. La storia del giornalismo trabocca di scrittori ed il giornalismo stesso ha rappresentato fino al ‘00 inoltrato una tappa di passaggio obbligato per i talenti della penna. La stampa periodica fatica un sacco ad acquistare prestigio e già nel 18° secolo è bersagliata dalle critiche più disparate, ma nonostante questo esercita sulla letteratura un forte richiamo costituendo sin dal principio un punto di riferimento per il nuovo nato della letteratura, il romanzo. Nel 700 il panorama è composto dalle gazzette e dalle riviste critico filosofiche a cui si affiancano dei periodici promossi da grandi scrittori (Defoe, 1704 “The weekly review” – Swift, 1710, Examiner). Dall’800, invece, il panorama dei periodici si amplia grazie alle innovazioni tecnologiche (che permisero di accelerare i ritmi di produzione e diffusione) ed all’attenuazione della censura, acquistando importanza come veicolo d'idee e mezzo di sussistenza e autopromozione per scrittori. Due esempi fondamentali:
  2. Balzac (1799-1850)  dopo un impegno iniziale nel giornalismo, matura una certa insofferenza nei suoi confronti che riverserà in molti suoi romanzi e nei suoi mordaci “pamphlet” (breve saggio o scritto polemico di dimensioni variabili). L’impostazione giornalistica di Balzac lo abitua a trattare un’ampia gamma di argomenti, ma è soprattutto l’attenzione alla contemporaneità che lo caratterizza, attenzione da cui nasce il progetto per una delle sue opere più famose: “Comédie Humaine”, un ciclo di romanzi e racconti con lo scopo di descrivere la società francese dell’epoca.
  3. Dickens (1812-1870)  ha avuto un rapporto con il giornalismo meno sofferto e contorto rispetto a Balzac, e nella sua opera il contatto con la realtà rifugge da riferimenti specifici ad eventi e persone. La sua peculiarità stilistica consiste nel miscuglio di vari registri e dal rifiuto di una retorica monocorde. Viene assunto come cronista dal “Morning Chronicle” dove pubblica il primo degli “Sketches by Boz”, opera che nasce proprio dal suo lavoro di giornalista che gli aveva permesso di viaggiare in tutta la Gran Bretagna.

Fino a metà 800, i confini tra letteratura e giornalismo non sono ancora bene definiti, ma nel momento in cui la stampa periodica inizia a prender piede, s’irrigidiscono anche i confini tra i due ambiti. Sono i diversi approcci al giornalismo a incidere sull’invadenza della letteratura nel giornalismo e viceversa: il giornalismo anglosassone è più improntato al mercato e quindi mira a vendere catturando l’attenzione del cliente, il giornalismo francese è in bilico tra mercato e politica, mentre il giornalismo italiano completamente assoggettato alla politica. Due figure di riferimento: 1) Zola (1840-1902)  svolge la professione di giornalista per molto tempo raggiunge l'apice solo quando, dopo un periodo di pausa, ritorna sulla scena su grandi questioni d’attualità, soprattutto con la campagna in favore dell’ufficiale ebreo Dreyfus con articoli, brochure e una lettera al presidente della Repubblica francese Felix Faure, il celeberrimo “J’accuse” per la quale viene accusato e condannato all’esilio. La sua attività traccia una parabola dell’impegno intellettuale che, grazie alla stampa, acquista un risalto senza paragoni e riesce ad influenzare l’opinione pubblica, tanto che il nuovo presidente della repubblica gli concesse la grazia. I suoi articoli si contraddistinguono per la tensione a esporsi in prima persona, la sfida ai preconcetti e sull’anticonformismo. Diversamente da Balzac, Zola non svilisce né rinnega la sua esperienza giornalistica, anzi ne sottolinea il valore ai fini di cogliere in modo più vero la dolorosità del mondo moderno 2) Matilde Serao (1856-1927)  tributa grande ammirazione a Zola collocandosi sulla sua scia sia in quanto scrittrice naturalista e giornalista d’attualità. È stata la prima donna italiana ad aver fondato, assieme al marito Edoardo Scarfoglio, e diretto un quotidiano, “Il Mattino” e poi "Il Giorno" dopo aver lasciato il marito. La sua attività giornalistica prevede numerosi compromessi e la sua figura è stata a lungo penalizzata da preconcetti di varia natura, oltre al fatto d’essere donna esuberante e troppo trasgressiva per il periodo. La giornalista mostra i tratti di quello che era il giornalismo italiano del tempo, strettamente legato alla politica. I suoi scritti ruotano attorno a personalità politiche e spesso presentano dei repentini cambi di opinione.

Altro aspetto della stampa periodica è quella di denuncia, tassello fondamentale del reportage sia di viaggio sia di guerra, che, incalzato dalle innovazioni tecnologiche relative ai trasporti, sollecita l’immaginazione dei lettori inserendo nella loro quotidianità il brivido di alterità remote. Affascina perché intreccia la sfera della scrittura e quella dell’azione tradizionalmente divaricate se non addirittura contrapposte. 1) Hemingway (1899-1961)  inviato di diverse testate (guerra spagnola e seconda mondiale), ostenta sempre per l’attività del reportage una certa noncuranza. Sulla produzione letteraria, le conoscenze di matrice giornalistica sono utilizzate non per descrivere naturalisticamente gli eventi e le situazioni ma per creare atmosfere. Per l’autore gli articoli sono un mezzo di esibizione della propria esistenza movimentata, sebbene fluttui tra autocompiacimento e autoironia, giocando continuamente a canzonare la propria figura di giornalista 2) Goffredo Parise (1929-1986)  è il caso esemplare di conversione profonda al reportage. Parise, scrittore gia affermato, diventa negli anni ‘60 un giornalista corrispondente per “l’Espresso” e per il “Corriere della Sera”. La caratteristica principale dei suoi reportage è quella non di ricavare una verità inoppugnabile ma ipotesi sulle logiche essenziali sottese alle situazioni indagate.

Cederna è un grande esempio di trasversalità a vari settori della stampa, si dedica all’informazione agguerrita, ma a causa del suo sesso e della sua provenienza alto borghese viene ritenuta adatta solo alla stampa più frivola. Autrice di libri pamphlet “Pinelli: una finestra sulla strage” e “Giovanni Leone: la carriera di un presidente”, due libri che suscitarono all’epoca sia sdegno sia consenso, ma a creare sconcerto non è stata l’eccessiva drammatizzazione degli eventi, ma la chiarezza giornalistica che ha messo a nudo le verità. Stajano, invece, evita di drammatizzare eccessivamente, si mantiene fuori dal testo e si attiene a toni più sobri. La letteratura non è bandita dai suoi testi, bensì una voce sommessa. Stajano usa le citazioni non per arricchire il discorso, ma per metterne in evidenza gli aspetti più profondi. Allusioni e citazioni rimandano spesso a grandi capolavori letterari.

  1. DALLA TERZA PAGINA AL NON FICTION NOVEL Giornalismo e letteratura intrecciano un rapporto di reciproca convenienza: il primo guadagna un prestigio maggiore e la seconda una diffusione più vasta. Il rapporto si risolve principalmente in due prassi dei periodici: pubblicazioni a fondo pagina di racconti o di romanzi a puntate (prende il nome di “feuilleton” e nasce nel 1836 su iniziativa di due quotidiani parigini “La Presse” e “le Siècle”) e le rubriche, pagine intere dedicate a commenti e recensioni culturali. Con l’avanzare del ‘900 la pubblicazione periodica della narrativa è sostituita da altre forme seriali: fumetti, fotoromanzi e soap opera.

In Italia, a inizio ‘900, nasce la così detta Terza Pagina interamente dedicata alla cultura. Inventata da Alberto Bergamini sul “Giornale d’Italia” che, nel 1901 e in occasione della prima della Francesca da Rimini di D’Annunzio, inviò i suoi redattori con l’incarico di approfondire ogni aspetto della rappresentazione: dagli elementi tecnici al parere degli spettatori. La cultura diventa così un’esperienza mondana. La struttura ben definita dell’Elzeviro (nome del carattere di stampa usato) lo rende l’ambito ideale per il contatto tra letteratura e giornalismo. Muove da fatti del giorno insignificanti da cui sprigiona fantasia e creatività, non rispettando quindi il dovere di cronaca. Inizialmente l’Elzeviro permette di scompaginare le regole, ma nella seconda metà del '900 finisce per abbandonare la sua veste di divagazione estrosa per prediligere quella del mirato intervento critico.

Negli anni ’60 appare il New Journalism, corrente portata avanti da diversi reporter con capofila Tom Wolfe, e si contraddistingue per la ribellione al giornalismo canonico imperniato sulla regola delle "5 W" e per la voglia di scavare in atmosfere e personaggi ricorrendo a strategie letterarie, ponendo l’attenzione su fenomeni tragici o sconvolgente. Un altro tratto che contraddistingue questa corrente è la focalizzazione ristretta su specifiche prospettive: oltrepassa il limite dei dati verificabili e si fonda su informazioni estrapolate da biografie, interviste e lettere. Cambia anche la figura del giornalista che si ritrova spesso direttamente coinvolto nella trama e non cronista imparziale. Gli autori di tali testi preferiscono restituire atmosfere e psicologia piuttosto che riportare l’oggettività dei fatti.

Non Fiction Novel è un termine che designa un filone parallelo al New Journalism e come questo si dirama in diverse direzioni mantenendo però una costante di fondo: la rielaborazione narrativa di materiali autentici raccolti con metodi giornalistici, l’autore non è protagonista, ma rientra nella trama come proiezione o espressione delle sue potenzialità represse. Il filone che ci interessa è quello che parte da un lavoro sul campo portato avanti con tecniche giornalistiche (sopralluoghi e interviste) per essere poi riplasmato con tecniche

narrative (digressioni, montaggi incrociati) senza beneficiare di una prospettiva privilegiata (non come nell’autobiografia) e senza trasfigurare i fatti (come nel romanzo storico). Un esempio è a “A sangue freddo” di Truman Capote: la vicenda ruota intorno ad un fatto di cronaca nera avvenuto nel novembre del 1959 in Kansas, e vede protagonisti due criminali pregiudicati che hanno sterminato tutti e quattro i componenti della famiglia di contadini senza apparenti ragioni. Capote inizia a seguire la vicenda come reporter e decide di farne un libro che esce a puntate sul New Yorker nel 1965. Il libro espone l’intera storia, dal giorno dell’assassinio a quello dell’impiccagione dei colpevoli e raffigura diffusamente tutti i personaggi, ma la caratteristica peculiare sta nel fatto che, sebbene il racconto sia orchestrato secondo strategie romanzesche (flashback, colpo di scena, dialoghi ecc), Capote non si avvale troppo delle libertà di giudizio concesse dalla letteratura. È una scelta consapevole quella di lasciare il fatto impigliato nella sua confusione rinunciando sia alle possibilità della denuncia sia a quelle della narrativa. Esiste anche una Non Fiction sul giornalismo in cui alcuni fatti di cronaca nera particolarmente insoliti sollecitano una riflessione più profonda, come il "Mistero napoletano" di Ermanno Rea (incentrato sul suicidio di Francesca Spada, giornalista de L’Unità), e “l'Abusivo” di Antonio Franchini (incentrato sull'assassinio del reporter Giancarlo Siani). Questi due testi sono molto diversi tra loro, ma, oltre all’ambientazione, hanno in comune anche la vena autobiografica, l’inseguimento di enigmi che contano per i dubbi e i quesiti che suscitano e la loro concentrazione sulla stampa periodica.

Bisogna considerare anche che la letteratura è in un certo senso in gara con la stampa. Il realismo letterario del 900 e contemporaneo, pur non muovendo dal giornalismo, seguono spesso degli obbiettivi analoghi ai suoi, ritrovandosi in due filoni:

  1. Romanzo documentaristico  una tendenza che abbraccia testi diversi tra loro, ma accomunati dall’attrazione per lo spaccato d’ambiente. Talvolta l’impegno documentaristico si traduce in inseguimento ravvicinato della realtà

  2. Romanzo storico  utilizza il passato come filtro per raccontare il presente rendendo la storia sfondo o fulcro della trama; affronta nodi ancora considerati dal giornalismo ma con la libertà di ricostruzione congettura ipotesi precluse al giornalismo

  3. GIORNALISMO COME TEMA LETTERARIO Analizza la tematizzazione letteraria del giornalismo con attenzione alle sue diverse facce (giornalismo come potere, il suo rapporto con la vocazione artistica e il suo impatto sul pubblico) e alla dinamica conflittuale con la letteratura. Come in "Illusioni perdute" di Balzac o "Pendennis" di Tackheray dove il giornalismo risulta spazio infido e corrotto in grado di travolgere i destini individuali (la visione della stampa come grande strumento di azione intellettuale costellato sia da insidie sia da risorse).

Nella seconda metà dell’800 lo schema inizia a cambiare: l’ingresso di giovani nei periodici resta il filo conduttore, ma il giornalismo non è più soltanto scelto per tirocinio o surrogato di ambizioni letterarie, bensì come obbiettivo primario, come mezzo per lasciare un’impronta sulla società. È uno spostamento dell’asse che però non altera la visione pessimistica d’insieme. L’unico romanzo che supera davvero la scissione tra il fervore di pochi e la cinica rassegnazione dei più è “Bel Ami” di Maupassant (1885), il quale racconta dell'ascesa sociale di Georges Duroy, un uomo ambizioso e seduttore, che da povero militare in congedo e modesto impiegato nelle Ferrovie del Nord diventa uno degli uomini

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C’è sempre stata una costante intimità tra letteratura e giornalismo; si può definire il
rapporto tra letteratura e giornalismo come un binomio serrato e vitale quanto spigoloso e
frastagliato, sebbene faticoso poiché:
1) letteratura ambisce alla durata, il giornalismo è legato alla contingenza e quindi
temporaneo;
2) la letteratura ha il suo statuto costitutivo nella menzogna intesa come rielaborazione
della realtà, il giornalismo ha nella veridicità la sua giustificazione principale;
3) la letteratura è compresa nel mondo dell’arte, il giornalismo in quello della
comunicazione mediatica;
4) la letteratura ha una autorevolezza incalcolabile, mentre il giornalismo si configura
come un quarto potere in frizione con gli altri tre, a volte complice e a volte succube.
1) SCRITTORI GIORNALISTI, GIORNALISTI SCRITTORI
E’ incentrato sugli autori che si muovono a cavallo fra letteratura e giornalismo; si tratta di
scrittori-giornalisti la cui duplice attività si configura non solo come lavoro parallelo ma
come interazione fertile tale da incoraggiare nuove forme di giornalismo e dare nuovo
impulso alla letteratura. La storia del giornalismo trabocca di scrittori ed il giornalismo
stesso ha rappresentato fino al ‘00 inoltrato una tappa di passaggio obbligato per i talenti
della penna. La stampa periodica fatica un sacco ad acquistare prestigio e già nel 18° secolo
è bersagliata dalle critiche più disparate, ma nonostante questo esercita sulla letteratura un
forte richiamo costituendo sin dal principio un punto di riferimento per il nuovo nato della
letteratura, il romanzo. Nel 700 il panorama è composto dalle gazzette e dalle riviste critico
filosofiche a cui si affiancano dei periodici promossi da grandi scrittori (Defoe, 1704 “The
weekly review” Swift, 1710, Examiner). Dall’800, invece, il panorama dei periodici si
amplia grazie alle innovazioni tecnologiche (che permisero di accelerare i ritmi di
produzione e diffusione) ed all’attenuazione della censura, acquistando importanza come
veicolo d'idee e mezzo di sussistenza e autopromozione per scrittori. Due esempi
fondamentali:
1) Balzac (1799-1850) dopo un impegno iniziale nel giornalismo, matura una certa
insofferenza nei suoi confronti che riverserà in molti suoi romanzi e nei suoi mordaci
“pamphlet” (breve saggio o scritto polemico di dimensioni variabili). L’impostazione
giornalistica di Balzac lo abitua a trattare un’ampia gamma di argomenti, ma è
soprattutto l’attenzione alla contemporaneità che lo caratterizza, attenzione da cui
nasce il progetto per una delle sue opere più famose: “Comédie Humaine”, un ciclo
di romanzi e racconti con lo scopo di descrivere la società francese dell’epoca.
2) Dickens (1812-1870) ha avuto un rapporto con il giornalismo meno sofferto e
contorto rispetto a Balzac, e nella sua opera il contatto con la realtà rifugge da
riferimenti specifici ad eventi e persone. La sua peculiarità stilistica consiste nel
miscuglio di vari registri e dal rifiuto di una retorica monocorde. Viene assunto come
cronista dal “Morning Chronicle” dove pubblica il primo degli “Sketches by Boz”,
opera che nasce proprio dal suo lavoro di giornalista che gli aveva permesso di
viaggiare in tutta la Gran Bretagna.

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