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Riassunto Cosmologie violente. Percorsi di vite criminali

Riassunto integrale del libro, completamente sostitutivo dello stesso.
Corso

Criminologia (E1401A040)

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Anno accademico: 2015/2016
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Commenti

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  • Student
    breve ma molto ben fatto
    • Student
      hai gia dato l'esame?
  • Md
    Interessante, grazie mille!!!!

Anteprima del testo

COSMOLOGIE VIOLENTE, percorsi di vite criminali Natali Cortina Editore 2009 I LUOGHI DELLA VIOLENZA e Bene e Male divengono NOMINABILI ogniqualvolta sono triangolati dalla Violenza. Come la neutralizza e si autorappresenta rispetto alla violenza? la violenza? (con riferimento di ALTRI rispetto a noi) (ruolo ATTIVO nella costruzione delle proprie azioni persone che vengono un determinato violento viene sempre attuato in un mondo sociale DOTATO DI SENSO) Le definizioni di violenza e attori violenti, vanno intese come punti di approdo e ripartenza sempre fallibili in un incessante processo di costruzione del loro significato scientifico, politico, giuridico, sociale e Per Alfredo Verde e De Greef, La violenza nel sociale: con la potenza di un TRAUMA, il delitto squarcia il velo della facendo entrare le tenebre ( la un costrutto immaginario, a livello collettivo, che vela e nasconde il terribile Reale). il manifestarsi del delitto, viene visto in maniera AMBIVALENTE: da una parte vi da parte del semplice cittadino verso chi ha osato sovvertire le la paura di essere attaccati. Affrontare questi temi ci pone in una posizione in cui si deve andare oltre naturale nel quale siamo (il noto) e avventurarci nelle costellazioni ancora ignote. che abbraccia e comprende tutto che visibile da un certo punto di la chiusura di ogni orizzonte condizione di di punti di vista la fuoriuscita da un orizzonte permette di affacciarsi su un altrove che, a sua volta, apre nuovi ma per andare al di di un orizzonte conosciuto bisogna prima averlo esplorato, per farlo abbiamo bisogno di uno STRUMENTO (come astrolabio: strumento utilizzato dagli antichi per gli angoli conosciuto del fenomeno violento lo dobbiamo immaginare iscritto entro sei angoli celesti (costellazione a forma di stella), sei vertici che aprono e insieme contengono diversi livelli di riflessione con cui accostarsi alla questione della violenza costituito da 2 triangoli di Penrose, che creano un oggetto impossibile ogni vertice produce una torsione sugli i triangoli si modificano in base al punto di TRIANGOLO IN (stato tardo moderno e violenza tipo di violenza contro cui combattono lo stato costituito e la la violenza nelle elaborazioni della dottrina penalistica, come al dimensione MACRO della rappresentazione della violenza che concerne istituzioni, agire politico e discorsi che hanno per oggetto il suo controllo. TRIANGOLO IN e comportamento neuroscienze, patologie cerebrali, ragionamento morale e psicoanalisi e violenza) il della violenza, la dimensione MICRO della rappresentazione della violenza, che riguarda luoghi di origine e cause individuali. A) Primo vertice del triangolo in su: STATO TARDO MODERNO e VIOLENZA FONDATRICE . delle teorie sociogiuridiche che hanno sviluppato questi temi: che lega il diritto alla violenza COME la moderna e i suoi sistemi di giustizia hanno incorporato e provato ad la violenza: da un lato il suo , corpo sociale che viene TOCCATO nel vivo, chiamato a rispondere ad una nuova infrazione delle proprie regole, spinto a confrontarsi con del disordine che ingenera il thauma aristotelico: meraviglia, stupore, angoscia che un osservatore prova davanti a che gli appare come inspiegabile, Girard 1972, parla di meccanismi di autoinganno per cui la violenza viene MISCONOSCIUTA, OCCULTATA: essa non mai essere riconosciuta come propria, si dirne solo se la si trasferisce su qualcosa di differente da attorno al quale ruota tutto il processo di cura della degli effetti distruttivi nello stato moderno, quello GIUDIZIARIO che tuttavia, non rinuncia ad essa e non sopprime la vendetta, ma la incorpora in stesso, delegandola ad un sistema di controllo specializzato, dotato di un sapere competente e legittimato di una legge che rimanda ad un patto socialmente contratto da tutti (! PARADOSSO del sistema giudiziario): (Girard) il sistema penale contiene il medesimo di del di la violenta, RETRIBUZIONE anche se non a farsi giustizia da solo ma entra un terzo (il giudice), non coinvolto episodio violento. Resta: i meccanismi di autoinganno, vengono dalla promessa di il problema sociale della violenza, quale conseguenza di diritto e la RAZIONALIZZAZIONE del mondo non ne ha determinato la scomparsa quanto viceversa, la sua incorporazione nei sistemi del diritto e della politica, ma conteneva in le premesse per un suo occultamento che si sottrae a se stessa). la storia del diritto penale, riformatore di Cesare Beccaria in poi, si concentrata nel rendere la risposta operata dal sistema giudiziario, consonante rispetto alle individuali e collettive che si stavano organizzando moderna: la VENDETTA andava depurata dal libero arbitrio punitivo eccessivamente violento che aveva segnato le epoche storiche precedenti delimitazione della reazione punitiva mediante della (giusta retribuzione, tra pena e delitto) introduzione della nozione di prevenzione generale e speciale, basata su matrici di stampo utilitarista elaborazione e ricezione del modello flessibile e polifunzionale della RISOCIALIZZAZIONE del delinquente e della nozione di PENA UTILE: differenziazione dei singoli strumenti punitivi in ragione della del reo da emendare. da una parte non si rinuncia a punire con misure violente ormai legalizzate, del tutto uguali ai gesti altamente si costruiscono in nome di efficacia e della pena, programmi correzionalisti e risocializzativi. La differenza tra giudizio e vendetta non di principio, ma va ricercata sul piano sociale: la al contrario di quella privata, non vendicata, chiude il circolo vizioso: le decisioni del giudice si impongono come parola della vendetta (Girard 1972) il sistema giudiziario RAZIONALE: razionalizza la vendetta, la limita come meglio crede, la manipola senza pericolo, ne fa una tecnica efficace di guarigione e di prevenzione della violenza, impedisce di avvertire la violenza come violenza di tutti. VIOLENZA, SUO MISCONOSCIMENTO e STATO MODERNO la violenza nelle umane si genera tra eguali, tra doppi unisce gli individui in coppie rivali, agglutinandole poi in folle. della violenza un universo di POSSESSIONE, sdoppiamento, A livello animale, il mimetismo esiste ma controllato da MECCANISMI ISTINTUALI di CONTENIMENTO atti ad inibire del rivale: x es. di fuga, contribuisce a determinare una GERARCHIA (leggi: differenze) interindividuale ai beni fondamentali per la sopravvivenza della specie e di conseguenza evita le discordie nel gruppo, inibendo la prosecuzione interminabile delle mimetiche: imitano tutto del capo branco, tranne i comportamenti di Il processo di ominizzazione causato dal rafforzarsi del mimetismo: desiderio in cui i meccanismi istintuali sono ormai incapaci di contenere il conflitto dei doppi, inaugura il circolo della violenza: il conflitto divorzia esterno di possessione ma non si arresta, ciascuno ora vuole essere e il gruppo cade in preda alla violenza distruttivo e autodistruttivo del quale non si trova rimedio al suo interno crisi di indifferenziazione (perdita delle differenze). il e le hanno insegnato che si uscire, ma il passaggio contiene i presupposti si crei un AUTOINGANNO, una dissimulazione, un misconoscimento: per governare la replicazione infinita e dei comportamenti mimetici violenti dei consociati occorre DIFFERENZIARE. Lo stato moderno ha proceduto in tale direzione tramite la LEGGE: e degli atti violenti possono avere successo solo a patto di misconoscere il contesto a sua volta nel quale si originato il processo (che ha condotto alla pratica della individualizzazione dei singoli comportamenti violenti) una contenere la sua violenza solo se si inganna sui suoi modi di i suoi modi di ingannarla sono la sua Derrida 1994: il diritto europeo ha INTERESSE a monopolizzare la violenza, per escludere minacce al suo ordine giuridico stesso la paura dello stato riguarda, che la organizzata di stampo mafioso o quella dei narcotrafficanti, la violenza capace di giustificare, legittimare o trasformare delle relazioni di diritto e dunque, di rappresentarsi come avente diritto al diritto: quando il singolo rinuncia a vendicarsi spontaneamente e riconosce del sovrano, che la legge acquisisce la FORZA di regolamentare le relazioni umane, finanche la morte tramite la pena capitale. Nel viraggio dalla a quella del la prima viene sepolta dietro giudiziario, la seconda opporsi a violenze individuali collettive che minacciano le stesso diritto. OBIETTIVO: porre il diritto e assicurarne la permanenza tuttavia, vi ben rappresentata dal termine che indica tanto violenza quanto il gesto violento che interrompe lo stato di natura fonda in un preciso istante inaugurale la quale porre validamente la sua norma solo dopo aver trionfato e dopo avere la violenza fondatrice: questo il percorso che le di diritto creazione di POTERE, e intanto un atto di immediata manifestazione di (Benjamin 1920). il diritto tende a rimuovere la violenza che lo precede, ma essa ricompare come sintomo nella il diritto inseparabile dalla violenza, nel momento in cui la forza diviene norma si realizza un momento sintetico: quanto antecedeva cancellato e allo stesso tempo conservato sempre e comunque un GIOCO DI FORZA: Oggi il sistema politico non ordina norme giuridiche in uno spazio determinato, ma contiene al suo interno una che lo eccede, uno di il (profughi, concentramento, aree periferiche delle nostre pezzi di territorio posti FUORI giuridico normale, ma non per questo vanno considerati semplicemente come al sistema, vi invece una relazione tra la SOSPENSIONE non il caos che precede ma la che risulta dalla SOSPENSIONE norma si applica disapplicandosi da Questa sospensione fa che gli individui siano considerati come ! Si invita a ragionare sul fatto che la della vita, che si vorrebbe oggi far valere contro il potere sovrano come un diritto umano, esprime invece, proprio la soggezione della vita a un potere di morte, la sua irreparabile esposizione nella relazione di abbandono. STATO (TARDO) MODERNO e CRISI del MONOPOLIO LEGITTIMO della VIOLENZA del monopolio della funzione disciplinare da parte del sistema della giustizia penale, evidenzia oggi i suoi limiti: di delle violenza ha smarrito progressivamente i caratteri di che avevano informato la promessa nata agli albori del moderno Stato di diritto, con la delega conferita al sistema giudiziario penale a e PREVENIRE LA inoltre la violenza fondatrice sembra non riuscire ad occultarsi dietro gli apparati istituzionali deputati a contenerla: questo modo di governare la violenza non produce nella DEMOCRAZIA TARDO MODERNA sempre difficile trovare una definizione di parlare di principi stabili e fondanti una filosofia della crisi anche rispetto al concetto di lo stato sovrano non ammetteva concorrenti, al suo interno esterno assoluta), la cui teoria stata minata dal pluralismo politico e sociale e dalla progressiva formazione di centri di potere portatori di interessi, ideologie e progetti che si AFFIANCANO a quelli dello stato. DISPERSIONE STRUTTURALE del diritto, nascita di sfere normative asimmetriche e instabili: le pluraliste attuali non sono caratterizzate dal ricorso a strategie politiche calate verso il basso, ma tendono ad una politica costituzionale basata su un delle in cui concessa la NEGOZIAZIONE, in cui ciascuna delle parti sociali avviare la COMPETIZIONE per dare concretamente allo Stato un indirizzo di un segno o di un altro. mendicanti, chi possiede armi da fuoco o ad aria compressa, scolari che marinano la disordine sociale necessita una disinfezione dello spazio barboni, ubriachi e giovinastri offendono con la loro presenza tanto quanto la spazzatura, i graffiti e le macchine abbandonate, tutti sono considerati antisociali alimentano la paura del per e nelle nostre strade, per e nelle nostre Tuttavia questi evidenziarono solamente come indicare quale bersaglio varie categorie di soggetti problematici, alcuni dei quali vengono etichettati come antisociali solo vivono in strada vuol dire spiegare spudoratamente un concetto clinico a fini politici. Il comportamento antisociale sembra essere dovuto ad una mancanza di controlli interni, sia etici sia cognitivi: di controllo degli impulsi, problemi di attenzione, mancanza di senso di tra queste caratteristiche di infantili, la diffusione della dovuta di gruppo e la messa in questione degli adulti, produce la TENDENZA ANTISOCIALE ADOLESCENZIALE. In conclusione, le politiche ufficiali rispetto a tali condotte che, di ogni altra, sembrano indebolire, nello stato tardo moderno, la TENUTA DEL CONTRATTO SOCIALE, non trovano soluzioni coerenti e progettuali, MA offrono risposte espressive per restituire almeno di prendersi carico delle angosce collettive che nascono dalla rabbia, dal risentimento per il dilagare della e dalla (percezione della) perdita della coesione sociale. (secondo vertice che si torce sul primo) C) Terzo vertice triangolo in su: la violenza nelle elaborazioni della dottrina penalistica, LA VIOLENZA COME AL Oltre tra diritto e violenza, vi un ulteriore pericolo che deriva corretta del concetto di che si tra ambito giuridico, politico e giudiziario confronto dottrinale che avviane in Italia nel campo del diritto penale: la dottrina dominante e la pratica giurisprudenziale, non ne diano una definizione di carattere generale, sono orientate verso estensiva in base alla quale VIOLENTA condotta in grado di esplicare sulla vittima un effetto di un Storicamente infatti, si vista una progressiva smaterializzazione del concetto di violenza, che ha perso i contenuti sintetizzati originariamente nella formula corpore corpori ponendo invece sul risultato della COAZIONE: la coartata, la di AUTODETERMINAZIONE lesa della vittima, piuttosto che sul mezzo utilizzato (la violenza fisica da parte tutela della individuale di autodeterminazione . Tuttavia, oggi, diversamente dalla logica della tutela penale, nella concezione delle persone, pre ed extra giuridica, non la individuale MA, che fonda il disvalore del fatto penale, la FORMA STESSA DELLA del della forza e della minaccia per sopraffare (il momento coattivo non infatti necessariamente presente ogniqualvolta che il legislatore ricorre al termine interpretazione restrittiva e materiale di violenza definizione), che riconduce originaria legata alla arricchita dei nuovi significati che il trascorrere del tempo e i cambiamenti sociali hanno prodotto: una sorta di ritorno al In questa direzione, Francesco compone una definizione di violenza in grado di rispettare la natura dei discorsi edificati sia dal DIRITTO PENALE, che dalla SOCIALE: violenza come fisica, ATTACCO AL il disvalore della condotta si radica qui in a INTERESSI PRIMARIAMENTE INDIVIDUALI del proprio corpo), distinti e ulteriori rispetto individuale, e neppure riconducibili pubblicistico della non violazione del monopolio statuale della forza. La violenza anche a forme primitive di interazione visione che permette di considerare la dimensione diacronica di ogni gesto violento: affiora in un suo spazio e in un suo tempo, situato in un punto preciso di quello che Norbert Elias 1939 ha denominato di afferma che oggi, nella la violenza marca la soglia oltre la quale i conflitti intersoggettivi perdono ogni connotato di adeguatezza sociale e vengono stigmatizzati come brutali e primitivi. Se egli ha ragione, violenta deve necessariamente ricomprendere le condotte che rappresentano un attivo esercizio di una forza fisica sul corpo, direttamente o tramite mezzi meccanici, anche se non produce dolore nella vittima (es quando si trattiene o si strattone una persona per il braccio). Inoltre, la sua definizione include anche quelle condotte che si limitano a creare un di lesione della vita o in cui ha iniziato la condotta lesiva in cui la vittima si sentirebbe esposta a un vero e proprio pericolo (es. pungo andato a vuoto, pietre Infine, sarebbe la condotta di chi impedisce ad una persona di allontanarsi dal luogo in cui si trova: esercita un gesto di con pregnanza simbolica e In conclusione, la dottrina penalistica, chiamata a delimitare il in nella quale convergono tradizionalmente istanze di SENSO COMUNE, SOCIALI, POLITICHE, DI SICUREZZA INDIVIDUALE e lamenta confusione tra queste sfere e propone quale soglia di che dobbiamo intendere per una definizione radicata corporea, in grado di recuperare una chiara distintiva. soggetti della che con il suo gesto fa affiorare in noi, vittime o spettatori, la DOMANDA: la domanda centro attorno al quale si organizzano tutte le possibili spiegazioni che tentano una risposta circa D) Primo vertice triangolo in COMPORTAMENTO le domande di J. Haidt Haidt: Modello socioistituzionista (SIM): della condotta violenta uno sviluppo morale inadeguato? Le convinzioni e motivazioni in campo morale derivano da un ridotto numero di veloci e automatiche intuizioni che ingenerano ragionamenti lenti e coscienti, e che supportano e vincolano la costruzione sociale di e valori. stata a predisporre il cervello a sviluppare queste da un lato il RAGIONAMENTO MORALE operato da ogni individuo ha per oggetto le motivazioni che supportano le iniziali intuizioni individuali, i ragionamenti morali vanno intesi come processi sociali e culturali, che producono effetti rimarchevoli su individui e morale non prodotto da convinzioni che vengono da e che sono interiorizzate (come nel modello Freudiano), e non ha nulla a che fare con il modello proposto dal razionalismo etico secondo cui il giudizio morale sarebbe frutto del ragionamento. Il modello si propone di catturare tra INTUIZIONE, GIUDIZIO, RAGIONAMENTO nel campo della morale, tenendo conto dei VINCOLI SOCIALI. Haidt, partendo di Hume secondo cui: le convinzioni morali vengono dai sostiene che: mette sempre in atto VALUTAZIONI IMMEDIATE, giudizi repentini, prodotti dalla somiglianza con noi stessi, su ogni cosa che vede e ascolta, in base alla dimensione Il modello sociointuizionista composto da SEI PROCESSI PSICOLOGICI che descrivono le relazioni tra iniziale del rispetto al un giudizio morale conscio e un ragionamento morale conscio: I processo psicologico (modello intuizionista): il giudizio morale ONNIPRESENTE messo in atto velocemente, spontaneamente e intuitivamente generalmente il risultato di processi automatici: i comparsa nella coscienza, o ai suoi margini, di un SENTIMENTO che valuta (in termini di emozione e il carattere o le azioni di una persona, senza la consapevolezza conscia di essere passati attraverso livelli di ricerca, aver valutato le prove o inferito una conclusione (o gesto violento o gesto di gratitudine). II processo psicologico: il ragionamento morale un processo complesso (non automatico), ingaggiato normalmente ex posteriori, per supportare un giudizio morale formato. processo psicologico: persuasione ragionata, vd. riflessioni di Allan Gibbard 1990: approccio evoluzionista riguardo alla natura sociale del discorso morale, un aspetto universale umana. (PERSUASIONE): uomini sono tendenzialmente orientati ad agire nel rispetto delle NORME SOCIALI COSTRUITE e CONDIVISE in una data (RAGIONATA:) tuttavia gli uomini non seguono pedissequamente ogni norma che incontrano, ma nelle persone si rinviene una combinazione di risolutezza (nel rispettare le norme alle quali accordano PREFERENZA) e (ad essere PERSUASI dalle buone argomentazioni altrui). generalmente operiamo seri sforzi per cercare consensi riguardo alle questioni concernenti le NORME che regolano la nostra cerchiamo argomenti vincenti per convincere gli ALTRI, cerchiamo di PERSUADERE RAGIONEVOLMENTE QUALCUNO IN CAMPO agisce raccogliere i benefici della Questa persuasione non avviene per forza solo attraverso la logica (condivisione di ragionamenti), ma vuol dire anche tentare di scatenare negli altri anche il giusto lampo intuitivo vd. esp. di Milgram in cui gli individui la definizione della situazione indicata (forma di obbedienza), senza che venga scaturita in loro alcuna persuasione IV processo psicologico: la persuasione sociale, automatico processo inconscio che si verifica quando si devono affrontare circostanze ambigue si cerca aiuto per interpretare e comprendere che si dovrebbe pensare in relazione a quello che sta accadendo: diventiamo estremamente influenzabili rispetto a che FANNO e PENSANO gli ALTRI (di noi). quattro processi formano il nucleo del modello sociointuizionista che conferisce al ragionamento morale un ruolo causale nel giudizio morale, ma esclusivamente quando il ragionamento passa attraverso altri tuttavia, possibile anche il: V processo psicologico: il giudizio ragionato giudizi morali formatisi individualmente, affidandosi a processi (ragionamento, coerenza), senza tener conto in questi contesti il RAGIONAMENTO causale e non delle (situazioni non molto frequenti, avvengono specialmente se iniziale debole e la individuale di elaborazione alta) VI processo psicologico: la riflessione privata dialogo interiore che avviene senza un confronto interpersonale: si verifica quando un ragionamento, il soggetto spontaneamente coglie una NUOVA INTUIZIONE che contraddice il giudizio intuitivo originale, di solito del di chi deve affrontare un dilemma da punti di vista, mettendosi nei panni cogliere intuizioni in competizione tra il giudizio finale essere sia robusta, sia nel ricorrere al ragionamento per pesare i pro e i contro o applicare una regola o un principio (es. violenza un qualcosa da 3 FONDAMENTI UNIVERSALMENTE CONDIVISI della morale (presenti in tutte le culture): 1) o avversione per i segni di sofferenza e dolore subiti o inflitti altri (vd. violenza) 2) risposte emotive alle situazioni di reciprocazione o di mancata 3) risposta alla gerarchia sociale: ad esempio la rabbia verso chi non mostra segni appropriati di deferenza e rispetto (vd. dominio). A questi 3 se ne possono affiancare altri due presenti nella maggior parte delle culture, ma non in tutte: 4) attenzione per la pulizia e il disgusto, che ci porta ad evitare situazioni particolari concernenti il cibo, il sesso e i 5) senso ad un gruppo: i vincoli di appartenenza che escludono da un altro gruppo (ingroup e outgroup). Come si sviluppa la Predisposizione individuale innata ( ! conoscenza morale innata), ad acquisire alcune forme di conoscenza morale facilmente di altri modelli (la mente umana stata modellata ai bambini si possono facilmente trasmettere insegnamenti circa la sofferenza, gerarchia, gruppo di appartenenza e purezza. della mente: le cognitive sono determinate da migliaia di (istinti ad apprendere, il cui sviluppo determinato dalle caratteristiche genotipiche della nostra la basata sui 5 fondamenti universalmente condivisi della morale, ognuno dei quali essere concepito come un MODULO MORALE INNATO o un aggregato di ciascun modulo il risultato di una differente storia studi vari concludono che bassi livelli di ansia favoriscano lo sviluppo di condotte (condotte antisociali gravi, sarebbero viceversa associate ad ALTI livelli di ansia) Sistemi neurali che operano nella COSTRUZIONE DEL RAGIONAMENTO MORALE: sistema amigdala, ippocampo, striato e cingolato (presente anche nei primati sociali), selettivamente DANNEGGIATO negli psicopatici e in alcuni pazienti che riportano lesioni frontali, selettivamente ATTIVATO da violazioni di norme morali ritenute significative, dalla percezione di e da altri comportamenti socialmente rilevanti che erano adattivi ancestrale. sistema cognitivo sviluppato nella nostra specie, che in altre): selettivamente ATTIVO in pazienti con lesioni frontali e negli psicopatici (non viene innescato in modo stereotipato da stimoli sociali) probabile che uno psicopatico, nel mettere a punto i suoi comportamenti antisociali STRUMENTALI, attivi gli stessi sistemi neuro cognitivi a cui ricorre ogni altro AGIRE FINALIZZATO AD UNO SCOPO. recente studio di neuroimaging in cui gli psicopatici esibiscono una minore neurale connessa alle emozioni e un incremento della cortex frontotemporale. Blair ecc sostengono che la psicopatia causata da un INDEBOLIMENTO di alcune forme specifiche di apprendimento tale indebolimento, anche cognitivo, sarebbe sintomatico di una sottostante disfunzione che interessa specifici sistemi neurali e neurotrasmettitoriali FATTORE CAUSALE DI TIPO BIOLOGICO, sebbene non significhi che sviluppo e funzionamento del cervello siano totalmente predisposti Recenti studi di neuroscienze hanno dimostrato che potrebbe essere proprio la degli stimoli ambientali a determinare il modo in cui si formano le reti neuronali: alcuni fattori stressanti di natura ambientale possono pregiudicare lo sviluppo cerebrale: x es. abuso sessuale, provocare danni alla funzione altri fattori stressanti possono modificare la soglia di attivazione dei sistemi neuronali che mediano le risposte alle minacce o alterare i livelli di risposta ormonale in situazione di questi fattori aumenteranno il rischio di attivare CONDOTTE AGGRESSIVE REATTIVE, ma non quelle psicopatiche, associate per Blair ad una risposta emozionale indebolita Tra gli stimoli ambientali rilevanti per lo sviluppo di CONDOTTE AGGRESSIVE STRUMENTALI (psicopatia) ci sono quelli provenienti dai la definizione delle strutture neuroanatomiche del cervello avviene in funzione relazione in cui il bambino si trova immerso e se gli stimoli sono scorretti lo sviluppo delle reti neuronali risultare alterato: per i neonati, oltre agli stimoli intellettuali, sono fondamentali i coinvolgimenti emotivi e della madre, in una certa percentuale di casi, determina la crescita scorretta con permanenti disturbi di fondamentali anche le relazioni di attaccamento: socializzazione naturale una delle mete rilevanti i bambini con rispetto agli altri, sviluppano una migliore di regolare la rabbia in una frustrante le insegnavano loro a spostare verso gli aspetti meno frustranti (modello della distrazione). le prime esperienze di vita favoriscono una di interpretazione delle relazioni sufficientemente buona per poi poter sopportare alcune situazioni negative, allora NON assisteremo ad un costante ricorso ai comportamenti Kohlberg 1969: dove il ragionamento cognitivo si sviluppava in modo complesso e articolato, risulta elaborato anche quello morale. il ragionamento morale dei delinquenti psicopatici e non psicopatici basso di quello di individui senza precedenti penali Turiel 1983: gli psicopatici non sono in grado di distinguere tra trasgressione morale (violazione dei diritti e del benessere altrui) e convenzionale (disordine sociale), al contrario altre persone (non psicopatiche) definivano quella morale grave. gli psicopatici non sono in grado di attuare RAGIONAMENTI MORALI. e violenza: dalla componente biologica a quella psicopatologica teoria innata: Si a pensare che le spinte aggressive rinviino ad INTERAZIONI TRA SOSTANZE nella neurotrasmissione del segnale, tra aree neuroanatomiche stimolate o inibite, tra ormoni e cose correlate al patrimonio genetico. Si tratta di una spinta biologica sempre finalizzata a qualche rapporto con Fonagy va oltre: la predisposizione biologica e sociale non creano la ma compromettono quei processi sociali che solitamente la regolano e la dominano. la teoria innata deve prendere in considerazione di positiva, orientata alla sopravvivenza, e anche di che rappresenta una genuina protesta contro della e violenza sarebbero strategie funzionali di particolari contesti e comprensibili per la presenza di PSICOLOGICHE selezionate come vantaggiose nel corso anche al di fuori del controllo cosciente In tale ottica evoluzionista le condotte violente affiorerebbero con quando appaia vantaggioso cooptare risorse dagli altri, conquistare uno status, difendersi da minaccia ecc... Marchetti, per scongiurare di alla COSTANTE della (che ci caratterizza come specie e che rappresenta la base dei nostri principali comportamenti), la individuale a rappresentare il fondamento biologico non saranno quindi i a condurre alla violenza, questa una caratteristica necessaria e immutabile di un determinato individuo: sarebbe invece una incessante intermodulazione tra fattori e fattori ambientali a produrre i vettori del comportamento strategie contingenti, legate a particolari situazioni, e vincolate a un calcolo complesso di che talvolta avviene ai margini della nostra coscienza. Rimangono aperte questioni cruciali: quali margini di scelta sono lasciati del soggetto? Come possibile annullare e rispetto alla cosmologia che orienta scelte e azioni anche violente? Il comportamento umano in costante modulazione, non bisogna ridurre la comportamentale ad una serie di motivazioni solo evolutive che si limitano a innescare meccanismi funzionali rispetto a quella specifica situazione ambientale. La dimensione comportamenti estremo) sono una manifestazione comportamentale di una dimensione sottostante di estremo) che emerge per ragioni diverse in condizioni di MANCANZA DI sistema di controllo (generale del SNC) il MEDIATORE tra vissuti e comportamenti la patologia dei sistemi di controllo rimanda alle di associazione e al peso relativo di 3 COMPONENTI: I eventuale deficit della programmazione del comportamento in vista del raggiungimento di uno scopo (memoria del II alterazione del principio organizzatore della valutazione termini di del rapporto mancata della rete neurale di supporto. Il valore principale di questo modo di esaminare le manifestazioni aggressive risiede nella rinnovata consapevolezza della di tracciare netti confini tra e patologia, e nella tendenza ad individuare nella prima comportamenti lievi, circoscritti, difensivi e proporzionati, mentre nella seconda comportamenti meno proporzionati rispetto allo stimolo, una riduzione del controllo e motivazioni meno comprensibili, adottando parametri descrittivi e di funzionamento quali la frequenza, la durata, rispetto alle cause ecc. questione se e quanto il manifestarsi della violenza sia da attribuirsi a condizioni di patologia mentale: Violenza e patologia mentale: Troisi e Marchetti 1994 hanno concluso che i pazienti psichiatrici sono responsabili solo di una minoranza dei crimini commessi e solo alcune specifiche condizioni psichiatriche (schizofrenia paranoidea, abuso di alcol e droghe, disturbo antisociale di borderline, demenza) comportano un maggior rischio di comportamenti violenti. Eronen, Angermeyer, Schulze 1998 ci sono 3 metodi per mettere in relazione i disturbi psichici ed i comportamenti violenti: 1) Studiare i della commessa dai sofferenti psichici in cura nei servizi psichiatrici: analisi di Modestin e Ammann 1995: pazienti ricoverati Psichiatrico Universitario di Berna VS. gruppo di controllo in base alla importanti caratteristiche sociodemografiche: chi soffriva di FORMA ACUTA di schizofrenia aveva una quattro volte maggiore di essere condannato per crimini VIOLENTI, mentre quelli cronici non avevano consistenti di commettere violenze. (hp. associazione disordini mentali e violenza, rinforzata da una sintomatologia acuta confermata anche da altri studio di coorte condotto a Simon Wessley 1994: i maschi affetti da schizofrenia avevano un rischio alto di commettere ogni forma di reato rispetto a pazienti non psicotici. Paesi Scandinavi: rischio di COMMETTERE OMICIDI 6 volte alto da parte di rei con diagnosi di SCHIZOFRENIA, rispetto ai malati nella popolazione in il dei maschi e il delle donne autori di omicidio erano diagnosticati il dei maschi ed il delle donne che avevano commesso questo rato abusavano di i maschi alcolisti e schizofrenici avevano una di commettere il delitto 17 volte maggiore della popolazione in generale. Italia: Emanuela di Giovanbattista 2006 ha reclutato 29 soggetti con diagnosi di schizofrenia paranoide e che presentavano al centro comportamenti aggressivi: forte associazione tra presenza e della sintomatologia psicotica e le dimensioni di e i soggetti psicotici con alto livello di avevano comportamenti aggressivi gravi rispetto ai soggetti con basso livello di e nonostante si riducesse nel tempo in ambedue i gruppi, tendeva a mantenere valori significativamente elevati nel gruppo 2) Studiare i tassi della violenza commessa da coloro che sono reclusi nelle carceri: Linda Teplin 1990 ha rinvenuto nei detenuti tassi di schizofrenia e disturbi 2 volte maggiori che nella popolazione generale. Diagnostic Interview Schedule 1981 per diagnosticare un campione casuale di 456 detenuti: 107, disturbo mentale maggiore, di cui 71 sofferenti anche di disturbo antisociale di essi avevano commesso sia delitti violenti che non (distinzione trascurabile, per i detenuti con disturbo mentale) Danimarca, 1996: su 228 imputati detenuti in attesa di giudizio, soffriva di disturbi dello spettro schizofrenico, di disturbi legati e disturbi da abuso di sostanze. 3) studi epidemiologici di studiare i tassi della violenza di chi non entra in contatto con istituzioni segreganti (soggetti non dati abbastanza omogenei con quelli sopra. Israele, 1997: tra i pazienti psicotici di uso di droghe, di presenza di un disturbo antisociale e tenute ferme le caratteristiche socio il rischio relativo di comportamento violento era 3 volte maggiore per reati di rissa e 6 volte maggiore per uso delle armi. Swanson ecc 1990 supporta che i disturbi NON aumentino considerevolmente il rischio di reati violenti. 2007 Catanese, Carabellese, Guarino: disamina comportamento violento su campione di pazienti psichiatrici le condotte violente esercitate qui sopratutto nei confronti del nucleo familiare ristretto, riguardano la storia clinica del dei pazienti, questi in generale erano quelli gravi, maschi, affetti da disturbo schizofrenico o da abuso di sostanze, con esordio precoce di malattia, che non hanno intrapreso mantenuto un trattamento psicofarmacologico efficace e con alle spalle ripetuti Nonostante le diverse procedure di campionamento, affiora un QUADRO sostanzialmente ANALOGO per tutti gli ambiti di ricerca: che esiste una MODERATA ma SIGNIFICATIVA associazione tra violenza e disturbo mentale: non toglie che, del rischio associato con i gravi disturbi mentali (vd. schizofrenia) sia basso, SE messo a confronto con quello associato con la combinazione dei disturbi di del genere maschile e di sostanze. In generale: a) scarsa del disturbo mentale globale della violenza, b) incidenza del genere e della sul fenomeno violento, c) percentuale di OMICIDI correlati alle condizioni sociali. e poi la sono esito della fissazione ad un arcaico e primitivo, terribilmente SEVERO quanto contrario alle fantasie tipiche delle FASI PREGENITALI (anale e caratterizzate da libido e PULSIONE il criminale un MALATO, le radici della sono le stesse del DELIRIO DI PERSECUZIONE proprio della paranoia (posizione schizoparanoide): di che di buono impedendo di rinvenire forme provoca DISPERAZIONE, quindi attacco degli su cui convergono PROIEZIONI delle PARTI CATTIVE DI un spaventosamente severo), che quindi diventa fonte di infinita PERSECUZIONE (imago: come persecutore immaginario) e, in seguito, di senso di colpa se al mondo non esistono che (questo che il criminale sente dentro di x alleviare il suo inconscio senso di colpa, queste ricorrono a ODIO e a comportamenti manipolativi, basati sulla svalutazione degli altri, che permettono di rinforzare il proprio senso di (meccanismi di difesa suscitata dal . il narcisismo la struttura portante di ogni risposta distruttiva? ROSSI, KERNBERK, KOHUT: narcisismo, inteso quale struttura portante di ogni risposta distruttiva e quale risposta a subita anticamente e vissuta come ferita intollerabile, collegata alla frustrazione di una pretesa onnipotente arcaica di essere totalmente tenuti e accuditi. ROSSI: Una volta considerata un ELEMENTO PULSIONALE FONDAMENTALE, rimane il fatto che, se si vogliono esaminare i NUCLEI che sono alla base tener conto di una serie di fattori quali: GLI ELEMENTI ESPULSIVI: esterno via di scarico della tensione in esso manca MENTALE di fronte della pulsione: immediato, scatta e spesso il soggetto non capace di spiegare il proprio gesto oppure lo fa in modo stereotipato o con razionalizzazioni la PERDITA la FERITA NARCISISTICA (relativa alle offese alla propria autostima): attaccato dal disprezzo, ma interamente amato, viene introiettato per evitarne la perdita ma riporta tutto il che connesso che lo riceve.. si dirige verso le CORRENTI INVIDIOSE invidioso un un assassino potenziale: devia verso con la tipica implosione psicosomatica, essa si mantiene sempre a livello di superficie, senza mai affiorare del tutto, MA con la di comportamenti distruttivi lo SCORPORO PROIETTIVO: modo di gestire in due modi: 1) ponendola sul piano mentale (DELIRIO), 2) sul piano somatico (ACTING OUT). KERNBERG: il COMPORTAMENTO ANTISOCIALE il prodotto di un amore rivolto a in senso patologico (per di legarsi e dipendere dalle figure di relazioni oggettuali manipolative mosse da INVIDIA e di uno stato di base connotato da senso di vuoto e dalla patologia del caratterizzata dalla predominanza della VERGOGNA e non della colpa (comportamento quale variante primitiva del continuum del DISTURBO NARCISISTICO) i disturbi antisociali sono messi in atto da: individui psicopatici (antisociali freddi, non muniti di etica e di di instaurare relazioni oggettuali) narcisisti maligni (sadici egosintonici con orientamento paranoide), individui affetti da disturbo narcisistico di (capaci di sperimentare un certo livello di senso di colpa e di creare relazioni oggettuali, seppur basate sullo degli altri). organizzazione borderline di di funzionamento intrapsichica, specifica e stabile nel tempo, diagnosticabile fondamentalmente tramite 3 criteri di carattere psicodinamico: 1) presenza di una diffusione di 2) di un esame di 3) di meccanismi di difesa primitivi (negazione, scissione, identificazione proiettiva, onnipotenza, svalutazione ecc) alcuni altri criteri meno specifici: vd. bassa basso controllo limitate sublimatorie. Il comportamento antisociale individuato anche come parte di una nevrosi sintomatica (es. ribellione adolescenziale) o di un disturbo nevrotico con tratti antisociali (delinquenti per senso di colpa). KOHUT: distruttiva e maligna diviene VIOLENTA soprattutto dove si conforma quale risposta ad una ferita quando il proprio investito di inconscia onnipotente e grandiosa, diventa incapace di tollerare che provocano una RABBIA NARCISISTICA che mira alla distruzione del colpevole bisogno di vendetta su quella persona su cui il narcisista si aspettava di esercitare controllo pieno, ma che invece risultata indipendente o diversa (OFFESA) Alle radici Freud, Bergeret, Lacan FREUD, 1915: come di VIOLENZA e il primo movimento di soggettivazione un movimento di di che causa il male ingovernabile e non del implica quindi un OGGETTO, che tale in quanto e una differenza tra soggetto e oggetto, per cui il soggetto viene come inevitabilmente egli tenta quindi di la con un lavoro interminabile di vs. binomio per cui dipende dalla circostanza che amato non mai essere del tutto incorporato: dello Stesso contro BERGERET 1994: riconcettualizza la naturale che sta alla base del movimento di espulsione, con il nome di un ISTINTO di vita o sopravvivenza, violento e primitivo, presente in ogni essere umano, un atteggiamento mentale DIFENSIVO nei confronti buono cattivo, senza nessuna connotazione di ma anche senza alcuna colorazione nettamente un allo stato LACAN: derivata dal rapporto di del soggetto con la propria IMMAGINE SPECULARE e ideale (stadio dello specchio): essa, se pure rende possibile la costituzione e illude di realizzare una compiutezza narcisistica, contemporaneamente rivela al soggetto la sua struttura alienata: io sono che vedo riflesso nello specchio ma mai coincidervi realmente INTERAZIONISMO SIMBOLICO e VIOLENZA. La prospettiva criminologica di Lonnie ATHENS. Cercheremo con Athens, e mettendo a frutto gli insegnamenti degli di affacciarci che apre nuovi orizzonti di conoscenza del fenomeno violento: le sfere simboliche costruite sociale nel corso delle sue esperienze nei che i suoi riconoscere che i suoi assumono nel processo di e di quando egli, decide che deve ricorrere alla violenza per risolvere uno scenario drammatico. sociale come esito di una costruzione entro cui nasciamo e da cui non possiamo mai tirarci fuori, dove ognuno acquisisce un che non ci permette di definire la violenza come Verso simbolico di George Mead e Herbert Blumer: simbolico nasce dalle lezioni tenute negli anni da George MEAD presso il Dipartimento di Filosofia di ben presto il suo ambito originario, si apre a contaminazioni sociologiche e psicologiche, che dotano il movimento stesso di un carattere di (Nel 1931 quando Mead, il corso venne proseguito da Blumer, che diffonde, sistematizza, modifica il suo pensiero e conia il termine la NATURA UMANA e SOCIALE si strutturano tramite processi il vettore di senso delle CONDOTTE individuali dato dal reciproco dare e avere di SOGGETTI INTERDIPENDENTI che si adattano la (insieme di quei peculiari MODELLI DI COMPORTAMENTO che ci caratterizzano), in continuo sviluppo grazie con gli altri associati, che partecipano tutti, di fatto, a un intricata RETE di of significa che esseri umani si rivolgono al mondo sulla scorta dei SIGNIFICATI che ha per loro, i significati si generano nelle interazioni sociali e sono modificati e trasformati tramite i processi interpretativi che intervengono quando ognuno entra in relazione con i SEGNI che incontra il partecipante, dopo aver identificato lo stimolo (la REAZIONE lo interpreta, e scegliere tra varie forme di risposte I simboli, dopo essersi formati, tendono ad autosostenersi, e consentono di concepire il mondo come ragionevolmente stabile, anche se accadono costantemente nuovi eventi. ! Tuttavia, tra individui, avvenire anche a livello non simbolico: la il partecipante risponde immediatamente e spontaneamente allo stimolo o alla senza previa riflessione, senza impegnarsi ad assumere il suo punto di vista. I punti cardinali del pensiero interazionista INDIVIDUO e non separabili. SELF: CABINA DI REGIA che orienta le condotte individuali, qualcosa di intermedio tra istinti, pulsioni, bisogni e fattori sociali. Al self e alla natura umana riconosciuta OGGETTI SOCIALI: cosa che una persona possa indicare o indicarsi, sia essa fisica (tavolo) o immateriale (attribuzione di senso degli ATTORI SOCIALI) la in cui opera una SIMBOLICA, una che lui stesso dota di senso mediante la creazione e di SIGNIFICATI associandoli agli OGGETTI SOCIALI, che rappresentano anche le METE individuale (le persone agiscono con e dirigendosi verso anche se non si sempre consapevoli di che si cerca di raggiungere) mentre si svolge, cambiarne notare nuovi oggetti e ignorare quelli inizialmente usati SOCIALE consiste solo di quegli oggetti conosciuti e SIMBOLI e SIMBOLICA classe di oggetti ! solo alcuni oggetti sociali sono simboli, impiegati per RAPPRESENTARE tutto che le persone intendono, via accordo, rappresentare. Un simbolo qualsiasi cosa (oggetto, condotta, parola) nei cui confronti le persone agiscono come se fosse di cui il simbolo prende il posto rappresenta il suo SIGNIFICATO ( la connessione tra un simbolo e il suo significato arbitraria, MA, di qualsiasi discorso, esiste una certa di accordi predefiniti rispetto a che rappresentato da ciascuna parola. a) i simboli sono SOCIALI: definiti nelle sono che fanno ricorso ad essi sanno che sono anche significativi sia per chi li riceve che per chi li usa intenzionalmente con lo scopo di comunicare a se altri un significato dotato di senso. b) le parole sono simboli, ma lo sono anche gli oggetti impiegati come tali (vd. bandiera, croce). c) I simboli permettono a ciascuno di abbandonare il proprio corpo, uscire dal proprio Self e immaginare il mondo dalla prospettiva degli altri se i significati assegnati agli oggetti sociali condivisi dagli appartenenti a una stessa NON sono identici per ogni attore che interagisce in quel contesto, la comunicazione NON risulta efficace, e ogni forma di cooperazione tra gli individui ne risulta MINATA alla base. d) la DEI MONDI SIMBOLICI assicurata dalla di assumere il ruolo altrui a mezzo di una di gesti GESTI e CONVERSAZIONI DI GESTI SIGNIFICATIVI momento che stimola una RISPOSTA di adattamento da parte del soggetto a cui indirizzata, producendo una CONVERSAZIONE DI GESTI. Essa avvenire secondo lo schema propria del mondo animale oppure di gesti quando il gesto presuppone un significato (convenzionale) di un individuo e suscita il medesimo significato nel ricevente (che lo ha siamo di fronte ad un gesto che si fa mediante la il trasferimento a LIVELLO COSCIENTE del significato implicito nel gesto). Tra i gesti importanti ci sono le ESPRESSIONI DEL VISO. mondo simbolico carico di valori condivisi che sono costitutivi delle RELAZIONI INTERSOGGETTIVE delle parola tutti sono pronti a volgere lo sguardo la voce che risuona per costituisce, quelle che prima erano solitudini, come che si riconoscono quindi ! sta alla sociale come alla regola: solo apparentemente contraddice condiviso, sostanzialmente, invece, lo la devianza, al contrario, presuppone un sistema valoriale e normativo rispetto al sistema prevalente, fino ad affermare una sua natura Il processo di interpretazione: da Mead a Blumer della parola di Mead) individuo dotato di un Self che nasce e si sviluppa nel corso il Self permette di avere CONSAPEVOLEZZA DI attraverso la visuale esterna a a cui accede mediante (la comunicazione interiore e interindividuale avviene in forza di un LINGUAGGIO SIGNIFICATIVO, che consente una continua assunzione di ruolo altrui) non si limita a ad uno stimolo esterno, al contrario oppone una resistenza riflessiva data dalla presenza del Self, filtro simbolico della ogni azione preceduta da una FASE DI PREPARAZIONE in cui elabora attivamente la con cui si sta confrontando, seguendo un processo di interpretazione di cruciale importanza per il dispiegarsi della sua condotta futura flusso interminabile di ricerca di un senso compiuto in cui collocare che passa per la testa nostra e degli altri. (! non siamo riducibili ai nostri impulsi, alla sociale) Il Self, per Blumer: un PROCESSO RIFLESSIVO (non una struttura) continuamente creato e ricreato in ogni situazione sociale in cui ci si viene a trovare in grado di interagire con stesso tramite incessanti (una forma di COMUNICAZIONE INTERIORE, un dialogo tra e Ogni volta che qualcuno indica qualcosa a se stesso se ne rende CONSAPEVOLE, e ritagliato dalla viene immesso nel processo interpretativo azione FLUIDA) dipende dalle nuove interpretazioni di che si ! Tale processo si svolge nel foro interiore (dove ci si CONFRONTA CON STESSI alla luce dei pdv altrui), e non risulta visibile riconoscibile ad uno sguardo estraneo e percepibile da chiunque, costituisce solo la parte esterna ! Seppure sociale sottenda un significato stabilizzato nel corso seleziona, controlla e modifica sempre tale significato alla luce della concreta situazione in cui si trova (il contesto di estrema importanza per spiegare che nasce necessariamente di una situazione). Il PROCESSO INTERPRETATIVO essere distinto in 2 fasi: 1) DEFINIZIONE della situazione: assume il ruolo delle persone presenti in quella situazione e INDICA a se stesso, dal LORO pdv, il SIGNIFICATO dei LORO gesti e parole, creando in un CONTESTO capace di tenere conto di tutte le variabili del momento e dei possibili svolgimenti successivi 2) giudizio: una volta precisata la propria definizione della situazione, assume il PROPRIO pdv. e decide a che genere di AZIONE (PROPRIA) dare avvio INTERPRETAZIONE come processo formativo nel quale i SIGNIFICATI sono usati e modificati come STRUMENTI per la guida e la formazione In questo giudizio egli soccorso generalizzato: astratto che il soggetto ha scolpito nel tempo attraverso le interazioni sociali, e di cui ora assume il ruolo per poter orientare la PROPRIA Il PRIMATO e la MUTEVOLEZZA DEL SELF in relazione alla delle situazioni in cui collocata marcano una divergenza notevole tra il pensiero meadiano e quello di Blumer: per il SIGNIFICATO di UN ATTO frutto di una continua negoziazione tra i protagonisti sociale, collocati in una specifica x Mead invece, il SIGNIFICATO come calato di un mondo simbolico pacificato, di cui generalizzato il riflesso. La versione di Blumer si adatta meglio ad una VISIONE CONFLITTUALE della essa ragione della differenziazione nella strutturazione fisica della in numerosi piccoli gruppi, ognuno con un grado differente di influenza a seconda della posizione occupata nella gerarchia dei costrutti mentali Il Self come OGGETTO: di Il Self essere analizzato, oltre che nella sua essenza processuale, anche come OGGETTO: che ciascuno ha di in della riflessiva si osserva e giudica che vede solo indirettamente, dal pdv di altre persone di cui assume il ruolo. Metafora dello specchio: se desideriamo osservare il nosto VISO, necessitiamo di uno specchio che ne la quale sempre per definizione una proiezione della Analogalmente, se desideriamo accedere alla nostra IMMAGINE SOCIALE, dovremmo immaginare una mano che la sostiene e poi molte altre che sostengono altrettanti la mano che porge il collegamento che instauriamo con mentre ci osserva La superficie rifrangente di questi specchi non perfetta, la deformazione creata da noi stessi, che osserviamo riflessa: che abbiamo di noi stessi e che mutuiamo dagli altri mediante non corrisponde necessariamente che gli altri hanno di noi non il giudizio degli altri a condizionarci, quanto la NOSTRA PERCEZIONE del loro giudizio, delle loro visuali. Il MECCANISMO CON CUI COSTRUIAMO LA avviene in 2 fasi (Athens 1977): 1) inizialmente il soggetto assume il ruolo di un gruppo selezionato di persone e si OSSERVA dalla LORO questo gruppo composto da persone a cui il soggetto legato affettivamente. che LORO hanno di lui si sviluppa a partire dalle loro interpretazioni delle sue AZIONI, egli per loro si risolve prevalentemente nelle azioni che compie. 2) Nella seconda fase ASSUME il ruolo del suo e GIUDICA che tali persone selezionate hanno di lui, da giudizio deriva la sua IMMAGINE DI generalizzato lega il Self come processo e il Self come oggetto, esercitando la funzione giudicante ultima tanto quanto nella messa a punto del proprio autoritratto: generalizzato affidata parola in entrambi i momenti del Self, intonati quindi nel segno della stessa nota base: se il nostro altro generalizzato cambia di sia il processo interpretativo che subiranno il medesimo slittamento tonale. METODI (Blumer) Contrariamente alle scuole metodologiche positiviste, che vogliono il METODO DELLE SCIENZE SOCIALI uniformato a quello delle scienze fisiche, Blumer rivendica la e delle scienze sociali in ragione del loro specifico oggetto: relazione strutturale fra e per cui dismette ogni pretesa di per plasmarsi sulla forma unica del proprio viene prima del metodo. mentre Mead rimane ancorato a un metodo basato sulla sperimentazione, Blumer esalta il carattere intuitivo ed individuale della ricerca PROCESSO mediante il quale gli attori costruiscono le proprie azioni: lo studioso deve adottare del significato data dal (s)oggetto di studio, per non ricadere nella peggiore forma di soggettivismo non deve cadere nella trappola di collocare le proprie interpretazioni dei fenomeni sociali a un rispetto a quello di coloro che ne fanno personalmente esperienza: deve entrare nella e guardarla dal suo pdv. Dal momento che acquista senso solo se collocata in un determinato universo simbolico, solo le scienze fisiche possono usare concetti che hanno pretese di definire chiaramente gli attributi di una specifica classe di al contrario, gli scienziati sociali devono servirsi di concetti sensibilizzanti che si limitano, per inquadrare i fenomeni sociali da studiare, a suggerire le GUIDE DI RIFERIMENTO, le direzioni verso cui orientare lo sguardo, senza determinarlo decisone di optare per concetti elastici e suscettibili di adattamento, data dalla di salvare del reale sociale, la cui natura tipicamente ambigua dal pdv del significato per osservare la sociale indispensabile essere sempre disponibili ad accogliere rispetto a concetti che hanno trovato una prima definizione. differenza con il metodo delle scienze fisiche sta nel MODELLO DI ADOTTATO: nelle scienze sociali il modello meccanico di non rappresenta necessariamente la soluzione migliore, Bruner propone il modello di processuale: fenomeni sono prodotti da processi in continuo sviluppo, le cui prime fasi NON determinano per forza le ultime. e rispetto che uno studioso deve osservare verso la NATURA del fenomeno da studiare, evitando pregiudizi, senza imporre un ordine precostituito sulle il ricercatore, ancora outsider rispetto alla da scandagliare, deve avere la di assumere il ruolo del soggetto che vuole conoscere metodologico). Il percorso di ricerca si compone di 2 fasi: 1) esplorazione: il ricercatore si forma le prime idee elementari e parziali che fungono da guida nella ricerca (una descrizione pregante delle CARATTERISTICHE del fenomeno osservato) mediante le non le di le autobiografie, lo studio dei e PARTECIPANTE 2) ispezione: esame di un elemento analitico specifico, guardandolo da punti di vista facendo domande non omogenee su di esso i dati descrittivi raccolti nella fase esplorativa sono ora sottoposti ad analisi ininterrotto PROCESSO DI AFFINAMENTO si giunge alla STABILIZZAZIONE DI UN CONCETTO (concetto sensibilizzante) passo da compiere quello si assemblare i vari concetti sensibilizzanti, per andare a comporre delle preposizioni teoriche generali. Ricerca qualitativa e criteri di valutazione Athens, per costruire la sua teoria sulla violenza, ha dovuto affinare i criteri indicati da Blumer per orientarsi nella della sociale, senza sacrificare del significato: ha lavorato, in particolare, sui criteri scientifici di valutazione degli studi qualitativi, utili ad individuarne scientifica 3 criteri, in ordine decrescente di importanza: 1) Valore teorico scala valoriale in ragione della rilevanza del CONTRIBUTO che una ricerca qualitativa apporta allo sviluppo di una t. posto sviluppano una teoria formale: il cui oggetto copre una classe generale di fenomeni. (MAGGIORE VALORE SCIENTIFICO) sviluppano una teoria sostantiva: teoria il cui oggetto limitato ad un tipo particolare di fenomeno sociale. posto: studi che hanno solo contribuito sviluppo di nuove teorie formali o crescita di teorie formali esistenti posto: 2) Base empirica dei concetti scientifici sviluppati: devono essere COERENTI con le osservazioni e i casi empirici da cui sono stati per compiere questa valutazione, necessario che il ricercatore fornisca separatamente riscontri empirici di partenza vs. concetti edificati sulla loro base. scientifica il ricercatore deve dare un adeguato resoconto delle con cui ha svolto il proprio studio: prassi e procedure, strumenti usati metodo di analisi dei dati. analitica, quel metodo che esige che ogni caso raccolto nella ricerca convalidi pena la riformulazione stessa, ne un esempio. (Lonnie Athens criminologo Americano, si avvicina alla violenza vissuta in persona LOGICA sottostante la violenza) else is with my mouth, but listening only to my Bob Dylan radicale, diversamente da quello simbolico, riconosce quale alla base del funzionamento della e delle sue principali istituzioni il dominio (domination) nozione che sostituisce quella meadiana di fornendo una spiegazione persuasiva e quotidiano delle nostre INTERAZIONI SIMBOLICHE. Inoltre, la nozione di sostituisce quella di SIGNIFICATIVAMENTE il soggetto La continua a svilupparsi e mutare durante tutta (ha una I tredici principi del soliloquio FLUSSO attivo, monologo e ascolto interiore nel corso del quale le persone conversano con se stesse, si interrogano e si danno risposte rispetto a che sta accadendo e a che decidono accadere. Charles PEIRCE (1934), ha permesso di oltrepassare la scissione temporale tra e (modello introspettivo tradizionale ritenendo che questi non si prestino a forme di complesse come quelle a cui ricorriamo quando facciamo autocritica... al contrario, soggetto e oggetto INTERAGISCONO tra loro generando una forma di AUTOCONOSCENZA in cui ciascuno ha la di rispondere alle domande che lui stesso si pone, SENZA che implichi una scissione di coscienza e assumendo la forma di una vera e propria CONVERSAZIONE TRA e che si sviluppa e perpetua nel corso del TEMPO la che si manifesta via conversazione a renderci capaci di trascendere il semplice monologo. RIFLESSIVA, che opera nel fluire del soliloquio, essere scandita per ATHENS da 13 principi: 1) persone conversano con se stesse come se stessero parlando con qualcun altro, con la differenza che parlano quando conversiamo con noi stessi lo facciamo in modo rapido e abbreviato, mediante in modo stenografico, le sensazioni ed emozioni possono entrare nel discorso interiore di ognuno di noi, agendo sintatticamente come parti di tale discorso. (omicida che, davanti alla paura dei suoi interlocutori, non parla MA sghignazza costituisce dialogo interiore). 2) le persone dialogano tra loro, non possono comprendersi se non conversano contestualmente anche con loro dobbiamo comunicarci che contemporaneamente stiamo comunicando agli altri. 3) qualcuno si rivolge a noi, x comprenderlo, dobbiamo raccontarci simultaneamente che egli ci sta la prospettiva interpretando che si ascolta. questo principio e il precedente dimostrano come il Self sia attivamente coinvolto nella trasmissione e ricezione di informazioni rivolte a e provenienti da altre 4) Via soliloquio, noi trasformiamo le sensazioni corporee quotidiane (indefinite, diffuse, amorfe) in emozioni che riconosciamo (linguaggio che le nomina: orgoglio, vergogna, Senza la nostra attitudine a comunicare con noi stessi saremmo semplici punti di transito di un rapido flusso di sensazioni corporee, di differente ma vaghe. 5) Nel soliloquio, i nostri interlocutori diretti sono le persone con cui stiamo effettivamente parlando, MA simultaneamente colloquiamo anche con che, a differenza dei primi, rappresentano stabile, costante e dato per scontato di tutte le nostre mutevoli esperienze sociali. 6) paradosso: e una voce singola nei soliloqui siamo in grado di parlare con un solo alla volta una voce plurale nel dialogo con noi stessi abbiamo a disposizione di un con cui colloquiare necessaria per affrontare le disparate esperienze sociali). dei va a comporre la 7) Il soliloquio opera sia in superficie: osservabile quando, discorrendo con noi stessi nel corso delle interazioni sociali, riusciamo ad essere consapevoli di che affermiamo. in dobbiamo riflettere in sulla presenza degli per divenirne (dolorosamente) consapevoli drammatico di che costringe ad aprire gli occhi su una fantasma normalmente data per scontata: prendere consapevolezza di tale equivale a decretare la morte dei vecchi compagnifantasma e intravedere nuovi possibili interlocutori. 8) Dedotto dalla combinazione di 4,5,7: sono la sorgente nascosta delle nostre emozioni e che possono accrescere la nostra verso alcune esperienze di il dialogo con questi ultimi generare ricadute emotive assai pregnanti e anticipare a tal punto gli esiti futuri di un accadimento da far che una profezia si autodetermini. 9) soliloquio consente di comporre vd Self come La costruzione di si sviluppa in due fasi: a) il soggetto considera che i suoi familiari e persone prossime pensano e provano nei suoi confronti immagine che ne b) assume la prospettiva della propria e rivede, da questo nuovo pdv, che costoro hanno di lui. ! Solo dopo giudizio una persona mette a fuoco di ! se la nostra frammentata, un ritratto contraddittorio di noi una NON chiara visione di (ogniqualvolta non si trova un accordo sufficientemente buono fra i differenti groviglio di giudizi contraddittori, accompagnati da pensieri ed emozioni altrettanto conflittuali.) 10) riveste sempre il ruolo principale nei nostri se relazionarsi, interagire e parlare con coloro con cui condividiamo di capitale importanza per capirne il significato quello passa NECESSARIAMENTE attraverso il dialogo con essa, che costituisce stabile e costante del Self , che sopravvive alle singole esperienze sociali e ai mutevoli soliloqui che vi prendono parte. 11) soliloqui sono, per loro stessa natura, dialoghi a voci nei quali sempre possibile che emergano conflitti di opinione tra i molteplici ufficiale della vs. ogni volta che Them e Us operano in stretto accordo tra di loro, risuoneranno quasi come una sola canto, essi possono entrare in forte contrasto, e le loro voci dissonanti possono essere ascoltate distintamente sempre la a influenzare maggiormente il Self). 12) Questo principio sfuma la differenza tra conformisti e individualisti, in quanto individui possono essere a volte camaleonti e certe volte creativi, a seconda di quello che la (Us) suggerisce loro nel corso delle esperienze creativi: se la proposta in disaccordo con il loro Them camaleonti: se non vi discrepanza tra Us e Them, le persone si comporteranno in modo meno creativo, soddisfando maggiormente le aspettative generali della ! A dispetto generale, i conformisti NON sono i proverbiali pinguini che soddisfano istintivamente le richieste di chi condivide le loro esperienze sociali, essi esercitano abilmente un controllo sociale sulla propria partecipazione alle esperienze sociali. 13) sociale lo scultore occulto della nostra ma per modellarla servono esperienze sociali memorabili, che hanno un impatto significativo e duraturo nelle biografie delle persone. Il flusso temporale del Self Nella critica di Athens, un ulteriore interrogativo lasciato irrisolto da Mead si appunta sulla NATURA TEMPORALE del Self: trovare il giusto bilanciamento tra la sua nel corso del tempo da una parte, e la sua natura MUTEVOLE e PROCESSUALE Rosenberg: dei pensieri e sentimenti che individuo ha verso se stesso come IMMAGINE di (In una certa misura tale immagine stabile nel tempo e nel corso delle situazioni, parte qualcosa di situazionale) Shibutani: mutuato nel tempo, la CONCEZIONE DI che un uomo SIGNIFICA per se stesso: modo in cui un individuo abituato ad agire in riferimento agli oggetti sociali, primo tra tutti se (! non il proprio corpo, di esso) Il Self NON si riduce mai ad un oggetto circoscritto in particolari contesti, MA anche un oggetto orientato al PASSATO e al FUTURO, e che viene portato in ciascuno di la rappresenta una parte centrale di tendiamo ad interpretare che stiamo facendo ora come collegato a che facevamo prima, e a che faremo in futuro (il vero Self quello che definisce come il suo vero Self a un dato punto Dopo Mead, gli interazionisti hanno convenuto che occorreva oltrepassare il modello meadiano, racchiuso nella conversazione tra I e Me, e individuare almeno una costante del Self, ciascuno possa percepirsi anche al di delle esperienze immediate, situazionali. Nella come testimoniato dai le singole componenti di tale MOVIMENTO DIALETTICO NON si differenziano, si ritrovano come in un flusso: il flusso temporale del Self. KUHN ha il merito di aver evidenziato di un elemento costante e stabile del Self, BLUMER, ne ha sottolineato processuale. Secondo Athens, nessuno dei due comunque riuscito a fornire una versione esauriente circa la natura mutevole e al tempo stesso costante del Self.: se vero che la del Self proviene dalla a cui ci rivolgiamo quando dialoghiamo con noi stessi, esso mantiene, al contempo, una sua costante che tende a unificare in uno svolgimento temporale ininterrotto i frammenti di esperienza che compongono le nostre vite, inserendoli in una scena unitaria complessiva. CAMBIAMENTO DRAMMATICO DEL Cambiamento drammatico del del Self, assai simili ai processi che accadono nel corso di una ma che, a differenza dei primi, sono drastici e improvvisi e non implicano una istituzionalizzazione del processo di Nel corso il Self, che da quel centro decisionale definito altro fantasma, essere MESSO IN fatto slittare drammaticamente verso una nuova valoriale e simbolica. In questi frangenti di crisi, la CONSAPEVOLEZZA della nostra comunicazione interna tende a farsi acuta (come quando, in una situazione problematica, parliamo di noi stessi per valutare le diverse vie MA ora si tratta di snodi decisivi dolorosi e privati: trasformazioni radicali che li inducono a rifiutare molti dei principi assimilati nella socializzazione primaria: in certi casi, i mutamenti appaiono significativi da dividere la vita in 2: prima e dopo la TRASFORMAZIONE. La frammentazione segna la fine di un capitolo (della nostra vita) e del ! se si struttura con successo un nuovo Self, comunque attraversare una nuova frammentazione (un nuovo capitolo), iniziando da capo processo di cambiamento drammatico. 5 fasi che, ancora una volta, NON si determinano automaticamente in modo lineare ( di passare alla fase successiva occorre aver portato a pieno compimento quella 1) Frammentazione del vecchio Self: periodo tormentoso, di autoesame, il livello di autostima si abbassa, la nostra entra in CRISI e viene abbandonata In corrispondenza di SOCIALE il peso di una pressione psicologica crescente, gli attori non sono capaci di contenere pensieri ed emozioni inconciliabili tra loro (ALTRI FANTASMA INCOERENTI riguardo ai comportamenti che bisognerebbe adottare), non sanno come comportarsi precipitando in uno STATO DI INERZIA PARALIZZANTE: il Self si infrange, lasciandoli divisi e indifesi di fronte a loro stessi in un mondo che sembra essere diventato comprensibile questo mondo drammatico ci porta a cercare qualcosa di NUOVO, ancora ignoto. 2) provvisoria: la COMPARAZIONE CRITICA fra e doloroso e le certezze fino ad allora date per scontate, impone di PRENDERE COSCIENZA del proprio Self e a d

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Riassunto Cosmologie violente. Percorsi di vite criminali

Corso: Criminologia (E1401A040)

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COSMOLOGIE VIOLENTE, percorsi di vite criminali Ceretti; Natali – Cortina Editore 2009
I LUOGHI DELLA VIOLENZA
Violenza e istituzioni
Bene e Male divengono NOMINABILI ogniqualvolta sono triangolati dalla Violenza.
- Come la società neutralizza e si autorappresenta rispetto alla violenza?
- Perché la violenza? (con riferimento all'agire di ALTRI rispetto a noi) – “attori sociali” (ruolo ATTIVO nella costruzione
delle proprie azioni -=\ persone che vengono “agite” nell’attuare un determinato comportamento- l’atto violento viene
sempre attuato in un mondo sociale DOTATO DI SENSO)
Le definizioni di violenza e attori violenti, vanno intese come punti di approdo e ripartenza sempre fallibili in un
incessante processo di costruzione del loro significato scientifico, politico, giuridico, sociale e individuale-personale.
Per Alfredo Verde e De Greef,
- La violenza è un'ombra nel sociale: con la potenza di un TRAUMA, il delitto squarcia il velo della società, facendo
entrare le tenebre ( la società è un costrutto immaginario, a livello collettivo, che vela e nasconde il terribile Reale).
- il manifestarsi del delitto, viene visto in maniera AMBIVALENTE: da una parte vi è l'ammirazione da parte del
semplice cittadino verso chi ha osato sovvertire le regole; dall'altra, la paura di essere attaccati.
Affrontare questi temi ci pone in una posizione in cui si deve andare oltre l’orizzonte naturale nel quale siamo "iscritti"
(il noto) e avventurarci nelle costellazioni ancora ignote.
"Orizzonte": "cerchio che abbraccia e comprende tutto ciò che è visibile da un certo punto di vista" la chiusura di
ogni orizzonte è condizione di possibilità dell'esistenza di punti di vista differenti; la fuoriuscita da un orizzonte
permette di affacciarsi su un altrove che, a sua volta, apre nuovi orizzonti; ma per andare al di là di un orizzonte
conosciuto bisogna prima averlo esplorato, per farlo abbiamo bisogno di uno STRUMENTO (come astrolabio: strumento
utilizzato dagli antichi per “misurare gli angoli celesti”):
l’orizzonte conosciuto del fenomeno violento lo dobbiamo immaginare iscritto entro sei angoli celesti (costellazione a
forma di stella), sei vertici che aprono e insieme contengono diversi livelli di riflessione con cui accostarsi alla
questione della violenza [poliedro costituito da 2 triangoli di Penrose, che creano un oggetto impossibile - ogni
vertice produce una torsione sugli altri; i triangoli si modificano in base al punto di osservazione]:
- TRIANGOLO IN Sù (stato tardo moderno e violenza fondatrice; tipo di violenza contro cui combattono lo stato
costituito e la politica; la violenza nelle elaborazioni della dottrina penalistica, come “attacco al corpo”) dimensione
MACRO della rappresentazione della violenza che concerne istituzioni, agire politico e discorsi che hanno per oggetto il
suo controllo.
- TRIANGOLO IN Giù (moralità, virtù e comportamento violento; neuroscienze, patologie cerebrali, ragionamento
morale e violenza; psicoanalisi e violenza) il perchè della violenza, la dimensione MICRO della rappresentazione
della violenza, che riguarda luoghi di origine e cause individuali.
A) Primo vertice del triangolo in su: STATO TARDO MODERNO e VIOLENZA FONDATRICE .
[Percorsi delle teorie sociogiuridiche che hanno sviluppato questi temi: AMBIGUITÀ che lega il diritto alla violenza -
COME la società moderna e i suoi sistemi di giustizia hanno incorporato e provato ad arginare/occultare la violenza: da
un lato il suo DARSI; dall'altro , l'intero corpo sociale che viene TOCCATO nel vivo, chiamato a rispondere ad una
nuova infrazione delle proprie regole, spinto a confrontarsi con l'irruzione del disordine che ingenera il thauma
aristotelico: meraviglia, stupore, angoscia che un osservatore prova davanti a ciò che gli appare come inspiegabile,
orrendo.]
- Girard 1972, parla di meccanismi di autoinganno per cui la violenza viene MISCONOSCIUTA, OCCULTATA: essa
non può mai essere riconosciuta come propria, si può dirne solo se la si trasferisce su qualcosa di differente da sé.
L'ASSE attorno al quale ruota tutto il processo di cura della violenza/contenimento degli effetti distruttivi è, nello stato
moderno, quello GIUDIZIARIO che tuttavia, non rinuncia ad essa e non sopprime la vendetta, ma la incorpora in sè
stesso, delegandola ad un sistema di controllo specializzato, dotato di un sapere competente e legittimato
dall'universalismo di una legge che rimanda ad un patto socialmente contratto da tutti (! PARADOSSO del sistema
giudiziario): (Girard) il sistema penale contiene il medesimo "principio di giustizia" del "principio di vendetta": la
reciprocità violenta, RETRIBUZIONE - anche se non è l'offeso a farsi giustizia da solo ma entra un terzo (il giudice),
non coinvolto nell'originario episodio violento.
- Resta: i meccanismi di autoinganno, vengono dalla promessa di "risolvere il problema sociale della violenza, quale
conseguenza dell'instaurarsi di diritto e sovranità" la RAZIONALIZZAZIONE del mondo non ne ha determinato la
scomparsa quanto viceversa, la sua incorporazione nei sistemi del diritto e della politica, ma quest'introiezione,
conteneva già in sè le premesse per un suo occultamento (un'osservazione che si sottrae a se stessa).
-Tutta la storia del diritto penale, dall'illuminismo riformatore di Cesare Beccaria in poi, si è concentrata nel rendere
la risposta operata dal sistema giudiziario, consonante rispetto alle sensibilità individuali e collettive che si stavano
organizzando nell'epoca moderna: la VENDETTA andava depurata dal libero arbitrio punitivo eccessivamente violento
che aveva segnato le epoche storiche precedenti delimitazione della reazione punitiva mediante l'"umanizzazione
della pena" (giusta retribuzione, proporzionalità tra pena e delitto) + introduzione della nozione di prevenzione
generale e speciale, basata su matrici di stampo utilitarista elaborazione e ricezione del modello flessibile e
polifunzionale della RISOCIALIZZAZIONE del delinquente e della nozione di PENA UTILE: differenziazione dei singoli
strumenti punitivi in ragione della "personalità" del reo da emendare. AMBIGUITÀ: da una parte non si rinuncia a
punire con misure violente ormai legalizzate, del tutto uguali ai gesti altamente devianti; dall'altra si costruiscono in
nome di efficacia e utilità della pena, programmi correzionalisti e risocializzativi.

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