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Elena Mosconi - Muto ma non silenzioso
Corso: Storia della musica nel cinema e negli audiovisivi
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Università: Università degli Studi di Milano
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Elena Mosconi – Muto ma non silenzioso
DALLE MACCHINE SONORE ALL’ACCOMPAGNAMENTO IN SALA
I fonografi, grafofoni, grammofoni che accompagnano le proiezioni sono generalmente
di provenienza straniera, come “il grafofono amplificatore” che nel 1897 accompagna
gli spettacoli del Cin.matographe Lumi.re di Giuseppe Filippi. Il grammofono agisce
negli intervalli tra un film e l’altro, non in sincronia; il primo spettacolo sincronizzato e
nel 1902 grazie al Phono-Cin.ma-Th.atre. Durante tutto il corso del cinema muto si
registrano molti brevetti per il sincronismo tra immagini e suono, ma in Italia non ci
sono invenzioni in grado di imporsi sul mercato. Es: sistema Pagliej e sistema Pineschi
per film d’argomento operistico, riproducono la voce dei cantanti. Negli anni ’20 si
intensificano gli esperimenti di sincronismo tra film e disco (es: Emilio Zeppieri o
Robimarga con il “Fonofilm Italico”) e quelli di registrazione del suono su pellicola (es:
fotofonografo di Nicola Magnifico, Elettrocinetofono di Rappazzo). In Francia e Gran
Bretagna si diffondono molto le macchine deputate al sincronismo dei rumori (ma
imperfette); il cinema ricorre poi molto anche alle macchine che producono musica
meccanica, come piani e organi a cilindro e a rullo. Nelle sale cinematografiche si
trovano invece pianoforti a rullo e orchestrali (o orchestrion), cioe piani meccanici
dotati di dispositivi in grado di simulare i suoni di pi? strumenti; presenti al Cinema
della Borsa di Bologna, Marconi di Firenze. Gli autopiani vantano invece una
produzione largamente italiana: tra le casi principali ci sono la Fabbrica Italiana
Pianoforti (FIP), Fratelli Zari di Milano e Rocca di Bologna. Nel corso degli anni ’20 si
intensificano le pubblicit@ degli orchestrali, ossia dispositivi applicati Nel corso degli
anni '20 si intensificano le pubblicit@ degli "orchestrali”, ossia dispositivi applicati ai
pianoforti o agli organi, funzionanti a corrente elettrica, Cn grado di riprodurre i suoni
dell'orchestra, comprese le percussioni: tra i pi? apprezzati vi sono gli orchestrali
Barbieri, presenti ad esempio presso il Teatro Verdi e il Cinema variet@ Garibaldi di
Milano, ma diffusi in tutta Europa. Lo strumento pi? perfezionato, il Barbieri Perfect
Unit Organs "Super O”, viene installato nel Cinema Odeon di Milano, un poderoso
edificio aperto nel 1929, proprio alla vigilia del sonoro.
Nonostante la proliferazione di macchine meccaniche, non vi e dubbio che una parte
cospicua dell’accompagnamento musicale ai film si svolga dal vivo. Nelle sale
cinematografiche di piccole dimensioni operano un pianista oppure piccoli ensemble,
mentre nei teatri sono presenti gruppi strumentali che vanno fino alle 30 persone (al
Politeama Rossetti di Trieste nel 1906), e anche oltre: nel 1926 al Cinema Palazzo di
Torino e scritturata (eccezionalmente) un'orchestra di ben ottanta elementi. Ulteriori
differenze dell'organico strumentale sono da mettere in relazione all'orario: se nelle
proiezioni pomeridiane interviene il solo pianista, alla sera e nei giorni festivi suona
l'orchestra. Oltre ad accompagnare le proiezioni, i musicisti e le orchestrine hanno il
compito di intrattenere gli spettatori durante gli intervalli: una consuetudine che si
manterr@ a lungo, anche dopo l'avvento del sonoro.
LA CANZONE AL CENTRO.
L'incontro tra cinema muto e musica si compie di frequente attraverso la mediazione
della canzone in tutte le sue forme. CiH accade non solo nei primi cortometraggi, ma
anche nei lungometraggi a soggetto. Il film fa uso della canzone sia come risorsa
narrativa, per arricchire una trama diventata pi? lunga e articolata, sia come risorsa
culturale: la canzone puH apportare alla pellicola uno statuto elevato 0 popolare,
promuovendo un diverso tipo di lettura del film. Si possono distinguere due
modalit@ prevalenti di relazione tra film e canzone: la canzone filmata (film-canzone)
e il film con canzoni.