Passa al documento

Santoro-Numeri reali potenza continuo

Corso

Algebra e Geometria (00114)

126 Documenti
Gli studenti hanno condiviso 126 documenti in questo corso
Anno accademico: 2014/2015
Caricato da:
Studente anonimo
Questo documento è stato caricato da uno studente come te che ha optato per l'anonimità.
Università degli Studi di Napoli Federico II

Commenti

accedi o registrati per pubblicare commenti.

Anteprima del testo

Raffaele SANTORO

ò

I numeri reali e la potenza del

continuo

Vieste, Liceo Scientifico Statale Lorenzo Fazzini, Anno scolastico 1977- (Riscrittura su computer di vecchi appunti manoscritti dati, dal 1977, a diverse generazioni di allievi)

1 Introduzione [1]

Nelle pagine che seguono affronteremo la costruzione rigorosa dei numeri reali effettuata verso la fine del secolo scorso (1872) da Georg Cantor. La costruzione di Cantor fu la prima costruzione rigorosa dell'insieme dei numeri reali e fu contemporanea ad un'altra costruzione, altrettanto rigorosa, effettuata da R. Dedekind. La coincidenza temporale delle due costruzioni non é casuale: nacque infatti da una precisa esigenza di sistemazione rigorosa di tutta la matematica, cominciata già verso la seconda metà del secolo scorso.

Con la nascita del calcolo infinitesimale e differenziale ad opera di Newton e Leibnitz, che facevano ricorso all'evidenza geometrica nell'introdurre i concetti di limite e di continuità, e con la successiva algebrizazione della geometria iniziatasi con Cartesio, la geometria venne detronizzata e quindi messa in secondo piano rispetto all'Algebra ed all'Analisi Matematica.

Però mentre della geometria e dei suoi metodi si conosceva una costruzione rigorosa e assiomatica, non succedeva altrettanto per l'algebra e l'aritmetica; i numeri (naturali, interi, razionali, reali) furono introdotti senza troppi scrupoli rigoristici, solo in funzione strumentale del loro uso. Infatti i numeri irrazionali erano già stati introdotti nell'antichità greca come rapporto fra grandezze incommensurabili (ad esempio lato e diagonale di un quadrato) per via, quindi, puramente geometrica; per via algebrica, invece, furono introdotti dalla necessità di risolvere equazioni del tipo x 2 - 2 = 0, né si aggiunse altro.

Oggi sappiamo che tutti gli insiemi numerici si possono ricondurre agli insiemi dei numeri naturali con successive estensioni. Diceva Kroneker: "I numeri naturali li ha fatti il buon Dio, tutto il resto é opera dell'uomo", dove l'espressione "il buon Dio" sta a significare semplicemente che l'uomo ha rinunciato a dare una spiegazione dei numeri naturali, essendo questi legati alla semplice e "naturale" operazione del contare.

Prima di introdurre i numeri reali secondo Cantor (a partire dai razionali), vedremo brevemente [2] come si possono introdurre i numeri interi ed i numeri razionali a partite dai numeri naturali; seguirà ancora un paragrafo sulle proprietà dell'insieme ñ dei razionali strutturato con le operazioni '+' , '.' e con la relazione d'ordine .

 Si considerano tutte le coppie ordinate ( x , y ) di numeri interi ø ù ,/, yxyx  úú 0 , con

y ù0 (il simbolo ( x , y ) sarà poi sostituito da quello più usuale y

x ).

 Tra queste coppie si definiscono le operazioni '+': ý yvyuxvvuyx ),(),(),( '.': ý yvxuvuyx ).(),(),( (le definizioni riflettono quello che si fa, in pratica, per sommare e moltiplicare i due

frazioni y

x e v

u ).

 Due coppie ( x , y ) e ( u , v ) rappresentano lo stesso numero se ý yuxv. In termini piú precisi: yx ),(  ),( ý yuxvvu.  La relazione appena definita é una relazione di equivalenza ed i numeri razionali si ottengono identificando tutte le coppie ordinate fra loro equivalenti. Ogni sottoinsieme di úôú 0 , costituito da tutte le coppie fra loro equivalenti in , costituisce una classe di equivalenza che verrà identificata prendendo una coppia qualunque della classe , di solito quella che noi chiamiamo frazione ridotta ai minimi termini. L'insieme di tutte queste classi, l'insieme quoziente , definisce l'insieme ñ:

ô ý 0

úú ñ.

Ad esempio sono equivalenti fra di loro le coppie ordinate:

(2, 3), (4, 6), (-2, -3), (-12, -18),...

Come rappresentante di questa classe di equivalenza si prende la coppia (2, 3) che definisce quella che chiamiamo frazione ridotta ai minimi termini.

La coppia (0,1), equivalente alle coppie del tipo (0,2), (0, -3), ... diventa lo zero dei razionali. La coppia (1,1), equivalente alle coppie del tipo (-3,-3), (2, 2), (7, 7), ... diventa l'unità dei razionali. I numeri interi, contenuti nei razionali, sono tutte le coppie del tipo ( x , 1).

5 Corpo ordinato dei numeri razionali

Enunciamo qui, senza dimostrarle, le proprietà dell'insieme ñ quando venga strutturato con le operazioni interne '+' , '' e venga munito di una relazione d'ordine.

a) (ñ,+,) é un corpo commutativo: questo significa che

(ñ,+) é una struttura di gruppo abeliano (ñ{0},) é una struttura di gruppo abeliano la moltiplicazione é distributiva rispetto all'addizione

b) ñ é totalmente ordinato dalla relazione ''. In simboli:

:  xxx (riflessività) (1)

yx xy

yx yx ý þ

ý

ü 

  :, (antisimmetria) (2)

zx zy

yx zyx  þ

ý

ü 

  :,, (transitività) (3)

:,  xyoppureyxyx (4)

Le (1), (2) e (3) sono le note proprietà della relazione di ordine largo (in ñ), mentre la (4) stabilisce che la relazione é di ordine totale in ñ, cioè che l'insieme ñ é totalmente ordinato dalla relazione ''.

c) La relazione d'ordine é compatibile con l'addizione:

:,,  zyzxyxzyx (5)

d) Il prodotto di di due numeri maggiori o uguali a zero é un numero maggiore o uguale a zero:

xy y

y yx  þ

ý

ü 

  0 0

0 :, (6)

Si chiama corpo totalmente ordinato ogni corpo che soddisfa agli assiomi da (1) a (6).

e) Il corpo ñ é denso:

e:chetale,,,  yzzxzyxyx ,

cioè, comunque sono assegnati due numeri razionale x e y , con xy , esiste almeno un numero razionale z (e quindi infiniti) compreso tra x e y.

f) Valore assoluto di un numero razionale:

þ ý

ü ü

 ý 0SE

0SE xx

xx x .

Rispetto all'addizione ed alla moltiplicazione in ñ valgono le seguenti proprietà.  yxyx ý yxxy

g) Intervalli In ñ si chiama intervallo aperto determinato da a e b il sottoinsieme di numeri razionali compresi in senso stretto tra a e b. In simboli:

an =ÿ( n ) si chiama termine generale della successione. La successione sarà indicata simbolicamente con ( an ).

Esempi:

a) , 4

1 , 3

1 , 2

1 , n

an

1 ý

b) , 12

7 , 9

5 , 6

3 , 3

1 n

n an 3

 12 ý

c) 1, -1, 1, -1, ... an ø ùý 1 n  1

d) , 16

1 , 8

1 , 4

1 , 2

1 ,1  ø ù 1

1

2

1 

  ý n

n an

e) 0, 0, 0, ... 

ý

ý

ý

nk

k

an k 110

3

f) 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, ... þ

ý

ü óý

ýý  )2(

1 11

21 naaa

aa nnn

g) , 4

1 ,1, 3

1 , 2

1 , ÿþ

ÿ ý

ü

ý

 ý

1

1

1

2

12

n

a

a

n

n

h) 2, 2, 2, 2, ... n 2 na ý þ.

La successione dell'esempio h) è una particolare successione chiamata successione costante.

Si dice che una successione è crescente se si ha:

,, óþ aamnnm mn.

Le successioni degli esempi b), e), f) sono crescenti; esse sono anche strettamente crescenti perché:

,, þþ aamnnm mn.

Si dice che una successione è decrescente se si ha:

,, þ aamnnm mn.

La successione dell'esempio a) è decrescente, anzi è strettamente decrescente perché;

,, üþ aamnnm mn.

I termini delle successioni a) e d) diventano sempre più piccoli (in valore assoluto). In termini più precisi, qualunque sia il numero , óñ+, a partire da un certo termine, gli

elementi della successione appartengono all'intervallo ]-, [:

 per la successione a), scegliendo  = 1/7, tutti i termine della successione, dal termine a 8 in poi, sono compresi nell'intervallo ]-1/7,1/7[.

 per la successione d), prendendo  = 1/5, tutti i termine della successione, dal termine a 4 in poi, sono compresi nell'intervallo ]-1/5,1/5[.

Si dice allora che la successione, quando n tende all'infinito, tende a zero o anche che la successione converge a zero. In termini più precisi:

Si dice che una successione ( an ) tende a zero se, per ogni , (óñ+), tutti i termini della successione, a partire da un certo termine di posto n 0 , appartengono all'intervallo ]-, [: û (óñ+), ý n 0 , n 0 óþ / n> n 0 û an ó]-, [.

Quando la successione ( an ) tende a zero, si scrive:

an  0, oppure ý0lim n  n a.

É facile verificare che la somma di due successioni che tendono a zero è una successione che tende a zero:

0 0

0  þ

ý

ü 

nn n

n ba b

a .

Analogamente, il prodotto di due successioni che tendono a zero è una successione che tende a zero:

0 0

0  þ

ý

ü 

nn n

n ba b

a .

Infine, se la successione tende a zero, lo stesso accade per la successione ( an ), ûóñ:

Se una successione razionale converge ad a , allora, comunque si sceglie un óñ+, è possibile trovare un indice n 0 tale che: û n > n 0 , û m > n 0 risulta: aa mn ü .

Infatti, se la successione razionale converge ad a , allora, û/2óñ+, esiste un n 0 óþ tale che,

û m > n 0 risulta:

2

aa m ü ;

varrà anche la relazione, per n > m :

2

m aa ü.

Allora:

ø ù ø ù 

 ýüý mnmnmn 22 aaaaaaaaaa.

Dunque aa mn ü  (come volevasi dimostrare, c.v.).

"... questo criterio ... si riferisce soltanto ai termini della successione presa in esame, e non suppone la conoscenza di alcun numero oltre ad essi. In parole povere, il criterio esige che i termini della successione si addensino gli uni agli altri, sicché la differenza fra uno di essi (scelto abbastanza in avanti) ed un qualunque termine successivo diventi piccola ad arbitrio..." [3].

Come si è già anticipato, il criterio di convergenza di Cauchy è solo necessario e non sufficiente: esistono cioè successioni razionali che, pur soddisfacendo al criterio di Cauchy, non convergono ad alcun numero razionale.

Consideriamo un numero decimale periodico: a ý 352,2 , ed a partire da questo costruiamoci la successione ( an ): aaaaa 54321 ýýýýý ;23535,2;2353,2;235,2;23,2;2,2 

questa successione soddisfa il criterio di Cauchy e converge ad un numero razionale. Infatti abbiamo:

ø ù ýýýý ñ

990

2213 33 2213101035,2210,35,223510 aaaaa.

In generale, ogni sviluppo decimale periodico converge ad un numero razionale: ammettiamo la facile dimostrazione che è simile a quella del caso particolare precedente.

Consideriamo ora un allineamento decimale limitato non periodico: , 210 mmma n . A

partire da questo allineamento costruiamoci la successione razionale:

ýýý 2102101101 mmmabmmabmab nn ;,;,;, .

Tale successione verifica il criterio di Cauchy:

nnnn

n nn

m bb 10

1 10

10 10

9 10 111

1 1  ýüý

  ;

posto ý 10  n , ý n 0 =10 n óþ / û n > n 0 :

ĀĀ+1− ĀĀ < 1 10 Ā=𝔖.

Però tale successione non converge ad alcun numero razionale , perché, se fosse limĀ→∞ĀĀ=ÿ ∈ñ, a dovrebbe essere razionale, contro l?ipotesi che è invece uno sviluppo illimitato non periodico. Pertanto abbiamo bisogno di ampliare l?insieme numerico ñ per far sì che ogni successione razionale di Cauchy converga ad un numero appartenente al nuovo insieme, ampliamento di ñ. Ovviamente, questo nuovo insieme numerico che andremo a definire dovrà contenere come suo sottoinsieme proprio l?insieme ñ; non solo, ma, oltre ad avere tutte le proprietà strutturali già viste di ñ, dovrà eventualmente risultare una struttura >più ricca?, proprio perché dovrà permettere la convergenza di tutte le successioni di Cauchy.

8 Esistenza dei numeri irrazionali

Sappiamo che l?equazione 𝕥 2 −2 = 0 non è risolubile in ñ. I greci conoscevano già una dimostrazione di questo fatto. La dimostrazione la troviamo negli <Elementi= di Euclide. Supponiamo che esista un numero razionale x il cui quadrato sia uguale a 2; possiamo, allora, rappresentare x con una frazione irriducibile ÿ Ā: 𝕥= ÿ Ā ⇒ 𝕥

2 =ÿ 2 Ā 2 = 2⇒ ÿ

2 = 2Ā 2 ; (*)

Da quest?ultima espressione risulta che ÿ 2 è un numero pari, quindi anche m sarà pari e potremo scrivere: ÿ= 2ÿ′ con ÿ′óþ.

Con questa sostituzione la (*) diventa: 4 ÿ′ 2 = 2Ā 2 ⇒ 2 ÿ′ 2 =Ā 2 ; da quest?ultima espressione risulta che anche Ā 2 è pari e quindi anche n è pari; allora, se m e n sono pari, avranno in comune il fattore 2, contro l?ipotesi che 𝕥= ÿ Ā è una frazione irriducibile. Siamo arrivati ad una conclusione assurda supponendo che x sia razionale; quindi è assurda quest?ultima ipotesi: 𝕥= 2 non è razionale. D?altra parte, però, 2 rappresenta la misura della diagonale di un quadrato di lato 1; quindi la sua esistenza è altrettanto legittima come qualunque altro numero razionale. Non abbiamo, dunque, motivi di dubitare dell?esistenza di numeri come 2. Però non servirebbe a nulla creare un nuovo simbolo come 2 senza verificare che questa estensione della nozione di numero non conduce a contraddizioni. Noi abbiamo accennato brevemente, nei paragrafi 3 e 4, alle estensioni successive di þ. Per assicurare l?esistenza di interi relativi abbiamo considerato delle classi di equivalenza in þxþ. Poiché tutte le operazioni conducono a coppie i cui elementi appartengono a þ, la teoria degli interi relativi non può essere contraddittoria, se è coerente l?aritmetica di þ. Analogamente, l?esistenza dei razionali è assicurata dalla studio di classi di equivalenza in úx ú− 0 ,

Proviamo che  è una relazione di equivalenza in :

Proprietà riflessiva: û ÿĀ ó∶ ÿĀ  ÿĀ perché: limĀ→ ÿĀ− ÿĀ = 0.

Proprietà simmetrica: û ÿĀ , ÿ′Ā ∈◊: ÿĀ  ÿ′Ā ⇔lim Ā→

ÿĀ− ÿ′Ā = 0 ⇔ limĀ→ ÿ′Ā− ÿĀ = 0⇔ ÿ′Ā  ÿĀ .

Proprietà transitiva:

û ÿĀ , ÿ′Ā , ÿ′′Ā ∈◊◊:

ÿĀ  ÿ′Ā , ÿ′Ā  ÿ′′Ā ⇔ lim Ā→

ÿĀ− ÿ′Ā = 0, lim Ā→

ÿ′Ā− ÿ ′′Ā = 0 ⇒

[û𝔀óñ+,ýĀ 0 óþ û Ā>Ā 0 : ÿĀ− ÿ′Ā <𝔀 , ÿ′Ā− ÿ ′′Ā <𝔀 ]û ÿĀ− ÿ′′Ā ≤ ÿĀ− ÿ′Ā + ÿ′Ā− ÿ′′Ā < 2𝔀 û Ā→∞lim ÿĀ− ÿ′′Ā = 0 û ÿĀ  ÿ′′Ā.

Inoltre, utilizzando le proprietà del valore assoluto viste alla fine del paragrafo 5, possiamo provare che (esercizio per il lettore):

ÿĀ  ÿ′Ā ∧ ĀĀ  Ā′Ā û

ÿĀ+ĀĀ  ÿ′Ā+Ā′Ā ÿĀĀĀ  ÿ′ĀĀ′Ā (*)

La relazione di equivalenza , definita in , determina una partizione di  in classi di equivalenza, ogni classe ÿĀ  essendo costituita da tutte le successioni fondamentali ÿ′Ā in relazione con ÿĀ , cioè tali che la successione ÿĀ− ÿ′Ā converga a zero. Nell?insieme quoziente /, cioè nell?insieme delle classi suddette, si può definire un?operazione di addizione e di moltiplicazione ponendo :

ÿĀ + ĀĀ = ÿĀ+ĀĀ  ÿĀ ∙ ĀĀ = ÿĀ∙ ĀĀ .

Tali definizioni sono ben poste in virtù delle (*), affermanti che la somma (o il prodotto) di una qualunque successione ÿ′Ā ó ÿĀ  e Ā′Ā ó ĀĀ  è una successione di ÿĀ+ ĀĀ  (o di ÿĀ∙ ĀĀ ).

Poiché  è un anello, anche / è un anello rispetto alle operazioni ora definite ; lo zero, che denoteremo con 0, è la classe individuata dalla successione nulla (0) è quindi la classe costituita da tutte le successioni che tendono a zero; l?unità, che denoteremo con 1, è la classe individuata dalla successione (1) e quindi costituita da tutte le successioni che tendono a 1. Tale anello, /, come l?anello , risulta essere anche commutativo. Inoltre si può dimostrare che ogni elemento di /- 0  ammetto inverso; quindi (/, +, ∙) risulta essere un corpo commutativo, cioè un campo. Ma il campo è la più povera struttura che cercavamo per il nostro nuovo insieme numerico. Allora identifichiamo l?insieme quoziente / con l?insieme dei numeri reali ò :

=ò.

Quindi gli elementi di questo nuovo insieme numerico, cioè i numeri reali, vengono

identificati con le classi di equivalenza di /. Se α, β, ... denotano gli elementi di ò, avremo:

ÿ ≡ ÿĀ , Ā ≡ ĀĀ ,...

L?insieme ò, strutturato con le operazioni (interne ad ò) somma e prodotto, risulta essere un corpo commutativo:

(ò, +, ∙) corpo commutativo

dove

+ : òxòò / (α, β)  α + β, : òxòò / (α, β)  αβ

Lasciando al lettore l?idea intuitiva di numero reale positivo e di numero reale negativo, si

vede subito che il campo ò è totalmente ordinato dalla relazione  :

α  β ü α – β  0;

(ò, +, ∙, ) campo totalmente ordinato

Facciamo ora vedere che effettivamente ò è un ampliamento di ñ. Infatti ad ogni numero

razionale a óñ rimane associato univocamente il numero reale α individuato dalla successione fondamentale

( a ) = ( a , a , ..., a , ...)

Rimane così determinata l?applicazione iniettiva:

φ : ñ  ò, φ : a  ÿĀ  , φ( a ) = ÿĀ  ó ò

Siccome abbiamo manifestamente:

φ(a + b) = φ(a) + φ(b) φ(a∙b) = φ(a)∙φ(b),

la struttura (ñ, +, ∙, ) e (ñ?, +, ∙, ) con ñ? = φ(ñ), sono isomorfe e possiamo identificare

il campo ñ con il sottocampo ñ? di ò, a meno dell?isomorfismo φ. Allora ñ?ò û ñò:

ò può considerarsi, dunque, un ampliamento di ñ.

Prima di chiudere questo paragrafo vogliamo solo aggiungere che, in ò, le nozioni di

successioni convergenti e di successioni di Cauchy sono coincidenti. In ò ogni successione convergente soddisfa il criterio di Cauchy, ed ogni successione che soddisfa il criterio di

Questa relazione (~) si chiama anche relazione di equipotenza ed è una relazione di equivalenza definita nella totalità degli insiemi. Infatti:

 è riflessiva AA  è simmetrica A B û B ~ A  è transitiva (A~ B, B ~ C) û A~ C.

La ~ , essendo una relazione di equivalenza, induce nell?insieme di tutti gli insiemi G una partizione in classi di equivalenza, in ciascuna delle quali ci sono tutti e soli gli insiemi equipotenti fra di loro: nella prima classe ci sarà solo l?insieme vuoto, nella seconda classe tutti gli insiemi con un solo elemento, nella terza classe tutti gli insiemi con due elementi, ecc; e questo indipendentemente dalla natura degli elementi appartenenti agli insiemi.

Chiameremo potenza di un insieme A, e scriveremo potA, la classe di tutti gli insiemi equipotenti ad A.

Se l?insieme A ha un numero finito di elementi, potA è il numero cardinale finito relativo ad A (scritto cardA). Ad esempio, se A = ÿ,Ā,ā , allora cardA = 3.

Se, invece, A è costituito da un numero non finito di elementi, potA prende il nome di numero cardinale transfinito.

Dati due insiemi A e B, supponiamo che si possa stabilire una corrispondenza biunivoca tra A ed una parte di B. Diremo allora che la potenza di A è minore o ugual alla potenza di B e scriveremo: potApotB. Tale definizione è ben posta perché se A? è equipotente ad A (cioè

se A?ó potA) e B? è equipotente a B (cioè se B? ó potB), evidentemente si potrà porre una corrispondenza biunivoca tra A? ed una parte di B?.

La relazione  definita tra le potenze è una relazione d?ordine; infatti gode evidentemente della proprietà riflessiva e transitiva ed inoltre gode della proprietà antisimmetrica in base al seguente teorema di Cantor-Bernstein, di cui ometteremo la dimostrazione:

Se un insieme A può essere messo in corrispondenza biunivoca con una parte propria di B e l?insieme B si può mettere in corrispondenza biunivoca con una parte propria di A, allora A e B sono equipotenti: (potA  potB, potB  potA) û potA = potB.

Facciamo notare che, affinché abbiano senso le premesse di questo teorema, è necessario che gli insiemi A e B siano infiniti.

Cantor, quando enunciò la prima volta questo teorema (senza dimostrarlo, in quanto la dimostrazione fu fatta da altri), non disse esplicitamente che gli insiemi A e B dovevano essere infiniti per tacitare alcune critiche sull?infinito attuale, in quanto era ancora viva la tradizione aristotelica di considerare solo gli infiniti in potenza [5].

Cantor aveva aperto la strada all?infinito attuale rompendo con una tradizione bi millenaria.

11 Insiemi numerabili

Gli elementi dell?insieme þ possono, almeno in linea di principio, essere numerati, contandoli uno di seguito all?altro; per questo diciamo che l?insieme þ è numerabile. Però, in virtù della relazione di equipotenza fra insiemi, saranno numerabili anche tutti gli insiemi che possono essere messi in corrispondenza biunivoca con l?insieme þ. Alla potenza della classe degli insiemi numerabili Cantor ha dato un nome particolare:  0 (da leggere alef zero )

potþ =  0 Esempi: a) L?insieme dei numeri pari è numerabile. Infatti basta considerare la biiezione f : n  2 n þ: 1 2 3 4 ...  : 2 4 6 8... e questo nonostante sia manifestamente Pþ! b) L?insieme ú è numerabile. Infatti possiamo stabilire fra þ e ú la biiezione: þ: 1 2 3 4 5 6 7... ú: 0 1 -1 2 -2 3 - 3... c) L?insieme ñ è numerabile. <Non si commetta l?errore di sottovalutare l?importanza matematica e filosofica di questo risultato, di cui dimostreremo la validità. E? evidente infatti che ad ogni numero naturale 1, 2, 3 corrispondono le frazioni 1/1, 2/1, 3/1 .... Ma l?insieme ñ ha infiniti altri elementi! Di più: presi due numeri naturali, ad esempio 5 e 8, è possibile o no determinare un numero naturale compreso tra essi. In questo caso sì, per esempio 6 o 7; ma il risultato non vale sempre. Basta prendere due naturali consecutivi, ad esempio 4 e 5, e già non esiste più alcun numero naturale maggiore di 4 e minore di 5. Questo limita notevolmente la >capacità? dell?insieme dei naturali di contenere elementi: esso non è denso. Bene l?insieme dei razionali, invece, è denso. Presi due termini qualunque 7/15 e 19/5, esiste sempre almeno un elemento compreso fra essi, per esempio: 7 15 +

19 2 2

=

32 15

... Analogamente tra 7/15 e 32/15 è compreso, per es.: 7 15 +

32 15 2

=

39 30

. Analogamente, tra 7/15 e 39/30 è compreso, per es.: 7 15 +

39 30 2

=

53 60 e così via all?infinito. Eppure, contro il senso comune, contro l?intuizione, Cantor afferma, come abbiamo detto, che i naturali e i razionali possono essere messi in corrispondenza biunivoca. Vediamo come. Se abbiamo il numero razionale t / r (con r 0), supponiamo di averlo ridotto ai minimi termini, cioè di aver semplificato, come si dice in gergo scolastico, t con r. Dunque partiamo dal presupposto di non considerare 10/30 diverso da 1/3 o da 20/60. Sotto questa ipotesi, definiamo l?altezza di un numero razionale n / m come segue: h = n + m , supposto n 0, m 0. Dato un valore, per esempio 5, il numero delle frazioni possibili

Partendo da 1/1 e seguendo le frecce (eliminando i numeri in rosso già presi in considerazione), si percorre l?intero insieme dei razionali positivi. In modo analogo si procede per quelli negativi.

12 Insiemi non numerabili: potenza del continuo

Un insieme infinito che non può essere messo in corrispondenza biunivoca con þ viene detto non numerabile. Dimostriamo il seguente teorema:

L’insieme ò dei numeri reali è non numerabile.

Per dimostrare il teorema basta dimostrare che non è numerabile un suo sottoinsieme proprio: l?insieme dei numeri reali compresi tra 0 e 1. Supponiamo per assurdo che tale insieme sia numerabile; allora possiamo scrivere:

ÿ 1 = 0,ÿ 11 ÿ 12 ...ÿ 1 Ā... ÿ 2 = 0,ÿ 21 ÿ 22 ...ÿ 2 Ā... ............................... ÿĀ= 0,ÿĀ 1 ÿĀ 2 ...ÿĀĀ... ...............................

Qui aik denota la k -esima cifra decimale del numero ñ i. Costruiamo un numero decimale Ā= 0,Ā 1 Ā 2 ...ĀĀ... con il procedimento diagonale di Cantor, in modo che Ā 1 sia una cifra arbitraria diversa da a 11 , Ā 2 una cifra arbitraria diversa da a 22 , ecc.; in generale ĀĀ deve essere una cifra arbitraria diversa da ann. Il numero ò così costruito non può appartenere alla successione (). Infatti ò differisce da ñ 1 almeno per la prima cifra decimale, da ñ 2 per la seconda cifra decimale, ecc.; in generale, poiché bnann per ogni n , ò è diverso da tutti i numeri ñ i della successione (). Di conseguenza l?insieme dei numeri reali compresi tra 0 e 1 non è numerabile. In questa dimostrazione c?è un piccolo >errore?. Infatti certi numeri possono avere diversi sviluppi decimali o avendo 0 come periodo o avendo 9 come periodo; per esempio 1 2

= 0,5000...= 0... Dunque se i numeri sono rappresentati da sviluppi decimali distinti, non è detto che siano diversi. Allora è necessario costruire il numero ò con più prudenza, evitando le cifre 0 e 9; per esempio, ponendo bn =2 per ann =1 e bn = 1 per ann  1, la dimostrazione è corretta.

La potenza dei numeri reali, superiore alla potenza del numerabile, viene detta potenza del continuo e si indica con c :

####### potò =ā >  0

Abbiamo allora trovato un insieme con potenza superiore a quella del numerabile.

####### Esistono insiemi la cui potenza è compresa tra  0 e c?

Cantor ha supposto che tali insiemi non esistono: questa ipotesi viene chiamata in matematica

ipotesi del continuo

Solo recentemente [7] sono stati considerati degli insiemi che non soddisfano a tale ipotesi; la teoria degli insiemi che ne è risultata viene chiamata teoria non cantoriana degli insiemi. L?analisi matematica che è stata sviluppata su tali insiemi numerici viene chiamata analisi non standard.

Note bibliografiche

[1] Corrado Mangione : < Logica e problemi dei fondamenti nella seconda metà dell’Ottocento = in L: Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico , Garzanti, 1971, Vol. V, pp. 755-764.

[2] Gabriele Lolli : < Nuovi modelli del sistema dei numeri reali = in < Le Scienze =, n. 48, Agosto 1972, p. 87 e segg..

[3] Friederich Waismann : Introduzione al pensiero matematico , Boringhieri, 1968, p. 203

[4] Gabriele Lolli : op. cit., p. 87

[5] B. D?Amore – M.L. Matteuzzi : Dal Numero alla struttura – Breve storia della matematica moderna , Zanichelli, 1975, p. 82

[6] Ibidem , pp. 85-

[7] P.J – R. Hersh : < La teoria non cantoriana degli insiemi = in < Le Scienze =, n. 1, Settembre 1968, pp. 86 e segg.

Questo documento è stato utile?

Santoro-Numeri reali potenza continuo

Corso: Algebra e Geometria (00114)

126 Documenti
Gli studenti hanno condiviso 126 documenti in questo corso
Questo documento è stato utile?
Raffaele SANTORO
ò
I numeri reali e la potenza del
continuo
Vieste, Liceo Scientifico Statale Lorenzo Fazzini, Anno scolastico 1977-78
(Riscrittura su computer di vecchi appunti manoscritti dati, dal 1977, a diverse generazioni di allievi)