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Da Vasari a Burckhardt

Corso

Storia della Critica d'Arte (4312300043)

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Anno accademico: 2021/2022
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Università degli Studi di Salerno

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Anteprima del testo

Johan Huizinga (1872-1945) ha privilegiato l9indagine dei periodi storici caratterizzati da condizioni di liminarità e transizione. Uno storico delle mezze stagioni, a lui interessa lavorare sulla frontiera. (linea d9ombra passaggio da un periodo all9altro) Nei suoi due libri più famosi, l9Autunno del Medioevo , 1919, e Il problema del Rinascimento , 1920, quello che interessa a Huizinga è raccontare il confine tra due mondi, tra due epoche In questa stessa prospettiva, Huizinga racconta il problema del Rinascimento , perché se il Medioevo non finisce improvvisamente e non vi è una tappa precisa che ne segna la fine e l9inizio di una nuova epoca, questo accade allo stesso modo anche per il Rinascimento. Pedullà ci dice che sotto molti aspetti queste pagine risultano datate agli occhi di uno studioso del 21esimo secolo, perché è pieno di inesattezze, affermazioni grossolane, e molti dei dati fattuali presentati come indiscutibili possono ormai essere smentiti con molta facilità. Come ad esempio, quando data l9apparizione del termine Renaissance: non è vero che la parola Renaissance nel suo senso storico-culturale sia apparsa in Francia al principio del 1800, ma già nel 1690 troviamo censita questa espressione come Rinascimento delle belle arti; Allo stesso modo è scorretto sostenere che Giorgio Vasari sia stato il primo a vedere chiaramente la rinascita delle arti come un fatto storico. Perché dunque ristampare a distanza di tanti anni un testo ritenuto pieno di inesattezze e affermazioni grossolane? Perché leggere i saggi di Huizinga è tuttora la migliore introduzione agli enormi problemi che questo concetto fruttuoso ma al tempo stesso problematico di Rinascimento ha posto e continua a porre agli studiosi.

Da Vasari a Burckhardt – genealogia della nozione di Rinascimento e il problema dei precursori  Discorso: PRIMA SLIDE Il saggio di Huizinga, Il problema del Rinascimento, può essere diviso in due parti: da un lato abbiamo il dialogo con Burckhardt , suo principale interlocutore e risponde punto per punto alle nozioni centrali del suo libro 8 La civiltà del Rinascimento i Italia, 18609. Dall9altro una parte costruens , ossia in cui si ripercorre la storia della storiografia mettendo in evidenza le tappe che da Vasari arrivano fino alla nascita categoria storiografica di Rinascimento inventata da Burckhardt. Innanzitutto quando leggiamo il testo di Huizinga dobbiamo ricordarci della differenza tra la nozione del vocabolario di Renaissance e ciò che interessa a Huizinga , ossia quando questa etichetta di Renaissance è diventata una categoria storiografica , ossia quel concetto che ci ha resi tutti Burckhardtiani anche senza aver letto i suoi scritti. Questa nozione di Rinascimento si poteva trasformare in categoria storiografica, solo in un determinato periodo della modernità, ossia nella seconda metà dell9800, in quel momento di trasformazione dei rapporti sociali, di pressione dovuta alla modernità, di rinnovamento dei processi di produzione, un momento in cui si sentiva la necessità di ricercare un analogo nel passato. Burckhardt nella seconda metà dell9800 lo ritrova nel Rinascimento (lo scopo del libro è ricostruire la storia della nozione di Rinascimento , non per la sua affermazione all’interno del dizionario , ma quando questa è diventata la categoria storiografica che ancora oggi pesa nella nostra cultura occidentale e di cui per Huizinga in larga parte è responsabile Jacob Burckhardt ) SLIDE VASARI Secondo Huizinga, Giorgio Vasari è il primo ad applicare il concetto di Rinascita alla storia dell9arte, applicandolo ad un determinato periodo del passato. Questa rinascita è quella che lui racconta nelle due edizioni delle Vite (1550-1568) che ruotano entrambi intorno all9idea della rinascita delle arti. Questo grande rinnovamento si ha soltanto verso la fine del Duecento , con due grandi fiorentini, Cimabue e Giotto , vivrà la sua giovinezza per tutto il 8 400 , fino a raggiungere la perfezione nel secolo stesso di Vasari con Michelangelo. Dunque il progetto di Vasari prevede anche un periodo di decadenza. Quel concetto di decadenza che sarà sempre presente nella letteratura artistica di quegli anni fino al principio del 8900 il quale verrà eliminato dal lavoro degli storici della Scuola di Vienna. (Alois Rigel, concetto di Kunstwollen) Il grande rinnovamento introdotto da Cimabue e Giotto consiste nell9introduzione dell9imitazione diretta della natura. Il ritorno alla natura e il ritorno all9antico che sono la stessa cosa poiché gli artisti attraverso il filtro dell9antichità riescono a ritornare alla natura e determinano l9eccellenza della rinascita.

Burckhardt e Voltaire , hanno in comune la determinazione storica e geografica del germe del Rinascimento. Entrambi identificano nell9Italia , la terra ideale per la nascita di quel genio che avrebbe caratterizzato il Rinascimento. A seguire nel capitolo dedicato alle scienze e alle belle arti del 13esimo e 14esimo secolo, troviamo nel saggio di Voltaire il tema dei precursori, ossia quelle personalità che avrebbero già fissato alcuni di quei caratteri che poi l9epoca successiva avrebbe portato alla perfezione. Huizinga nutre una certa diffidenza riguardo alla nozione dei precursori e ci dirà che anche Burckhardt riconosce il ruolo di precursori , in quelle stesse figure che ci segnala Voltaire. Huizinga ci dice di stare in guardia da questa individuazione costante dei precursori perché si finisce per estendere al massimo una categoria storica come quella del Rinascimento al punto tale da distruggere i caratteri di tutto quello che è avvenuto prima. Per Voltaire Dante, Petrarca, Boccaccio, Cimabue e Giotto sarebbero stati precursori di una successiva perfezione. Dante con la sua 8Commedia9 si elevò al di sopra del cattivo gusto che perdurava nel suo secolo, a tal punto che potrebbe essere considerato un contemporaneo di Ariosto e Tasso. In Dante, ma soprattutto in Petrarca si trovano già quei caratteri di riconoscimento della forza dell9antichità insieme alla freschezza del moderno, che avrebbero portato poi alla perfezione nell9epoca successiva. E questa stessa situazione che è avvenuta nella lingua, si può riscontrare anche nelle arti figurative. Il motore dell9innovazione del Rinascimento secondo Voltaire si trova nella vivacità del genio Toscano. Firenze era la nuova Atene. Il fenomeno dell9arrivo dei Greci dall9Oriente, che si individuava come momento di nascita dell9Umanesimo in realtà per Voltaire non fu altro che un episodio che si aggiunge alla trasformazione che già era in atto nelle città dell9Italia centrale, e dunque i greci in questo processo di rinnovamento non aggiunsero altro che la conoscenza della lingua greca. Dal saggio di Voltaire ci aspetteremmo che facesse seguire una descrizione dettagliata del 8400 e del 8 500 , in modo da illustrare queste evoluzioni. In realtà liquiderà il discorso in poche righe dicendo solo che mentre gli altri paesi in quegli anni erano devastati dagli effetti politici della Riforma , in Italia nonostante il Sacco di Roma del 1527, l9arte continuò a fiorire. Dunque Voltaire non fa cenno a Leonardo, Raffaello, Tiziano , non perché non avesse abbastanza materiali a disposizione ma il motivo per cui Voltaire non vuole approfondire la questione sul rinascimento lo troviamo in un altro testo , quello dedicato al secolo di Luigi 14esimo. Per Voltaire il Rinascimento non è altro che una delle 4 età felici dell9umanità, ossia le epoche in cui si è arrivati alla perfezione delle arti, che hanno segnato il massimo splendore dello spirito umano e che servono per costruire lo sviluppo dell9umanità. Queste 4 età felici sono: - L9età di Pericle - L9età di Cesare e di Augusto

  • L9età dei Medici a Firenze
  • L9età di Luigi 14esimo. L9ultima età, quella di Luigi 14 , è la preferita di Voltaire , è il 8 secolo più illuminato che ci sia mai stato’ Per questo motivo nel lavoro di Voltaire non si arriva alla definizione di Rinascimento come categoria storica assoluta , ci riuscirà solo Burckhardt. A Voltaire manca la piena adesione allo spirito del Rinascimento , quindi non riuscì ad immedesimarsi a pieno con maggiore simpatia* e un interesse che partisse dal cuore verso quel periodo, perché la sua epoca preferita è quella di Luigi 14esimo , alla quale riconosce un valore assoluto , rispetto alle altre età felici. Quella simpatica che si può manifestare solo nella seconda metà dell9800 con Burckhardt. Perché la modernità di quel tempo sente la necessità di cercare il proprio analogo nel passato per comprendere il presente e per progettare il futuro. Per Voltaire era impossibile perché questa adesione totale la dedicava ad un9altra epoca. Perciò Voltaire lasciò il quadro del Rinascimento a uno stato di abbozzo. SLIDE GOETHE Nel frattempo cambiano i tempi e cambiano gli interessi degli intellettuali. Ad attirare l9attenzione degli intellettuali romantici sarà il Medioevo. Tutta quella aristocratica perfezione che aveva caratterizzato la tradizione del Rinascimento perde progressivamente interesse a favore di una nuova sensibilità verso la natura. La fantasia dei Romantici si rivolse quindi al Medioevo , e interruppe per molto tempo la nascita di una visione completa del Rinascimento. Non è questo il momento per ritrovare e spiegare l9unità del Rinascimento, non c9era riuscito Voltaire, e non potevano riuscirci i Romantici che cercavano nelle avventure del cuore, nella relazione con la natura il tono della loro interpretazione del mondo e della storia. Per Huizinga neanche Goethe riesce a vedere pienamente il Rinascimento come categoria storica. L9esempio di Goethe in Huizinga è importante perché il suo lavoro è considerato tra quelli fondativi rispetto alla costruzione dell9identità culturale occidentale , e perché sicuramente ha contribuito alla definizione della cultura europea. La diffusione del suo libro 8 Viaggio in Italia9 è una vera e propria esperienza trasformativa non solo per la sua persona, ma contribuisce a creare un mondo di forme , che si identifica con il rapporto con la natura , ma anche nel rapporto con le arti e l9antico. In questo clima non c9è posto in Goethe per una riflessione sul Rinascimento. Questa questione non gli interessa particolarmente, conosce la nozione di 8 rinascita delle arti9 , ma tutto sommato non aggiungeva niente a quanto già espresso da Vasari. Nel suo libro ci sono gli artisti ma non ha alcuna intenzione di determinare un9etichetta storiografica o una categoria storica. L9interesse di Goethe è per la valutazione della qualità delle singole opere e dei singoli artisti , più che per una definizione di categoria storiografica. Tanto è vero che la cronologia che Goethe attribuisce alla rinascita delle arti corrisponde al 8 500 e si protrae fino ai primi decenni del secolo successivo. Nei suoi 8Diari9 questo periodo è rappresentato solo in minima parte da Raffaello, nel

SLIDE JACOB BURCKHARDT

L9unico a riuscirci è Jacob Burckhardt , Huizinga ci dice che tale adesione può avvenire solo nella seconda metà dell9800. Burckhardt è consapevole di vivere in un9epoca di straordinarie trasformazioni , di spinta verso il futuro , verso la modernità. Burckhardt vive a pieno quel tempo e aderisce con il cuore e con la mente ad un9epoca del passato come quella del Rinascimento per comprenderla perché la sua intenzione è quella di trovare un analogo nel passato, e sceglie di trovarlo nel Rinascimento. (Michelet lo cercava per l9Illuminismo) Burckhardt su questa base costituisce una rappresentazione così potente del Rinascimento , che influenzerà tutti gli studi sull9argomento. Il rinascimento con Burckhardt assume una fisionomia ricca di colori, diventa un aspetto della vita che oltrepassa i limiti della pura e semplice storiografia. Fu il primo a vedere il Rinascimento svincolato dall9illuminismo e dal progresso, non era più un preludio o un preannunzio di una futura eccellenza ma era visto come un9ideale di civiltà. Definizione B. (...) Per Burckhardt il Rinascimento era una necessità mondiale , non poteva non accadere. Questa nuova epoca per essere allo stesso tempo necessità e miracolo, univa due aspetti fondamentali: la riscoperta dell9antico e l9affermarsi dell9individualismo. Questo nuovo spirito italiano diventa un9onda che partendo dall9Italia si propaga per tutto il mondo occidentale e lo trasforma. Il rinascimento diventa il momento fondativo della cultura occidentale moderna, uno spazio di vita e culturale in cui tutti gli uomini che condividono i valori dell9umano trovano spazio. La citazione presa dalla Civiltà del Rinascimento, sintetizza al meglio il lavoro di Burckhardt il quale, con la nozione di Rinascimento fonda una vera categoria storiografica a cui attribuisce una necessità per l9umanità. Nel 1860 , Burckhardt pubblica il suo libro, la Civiltà del Rinascimento in Italia. L9importanza del libro è dimostrata proprio dal ritmo con cui si succedettero le varie edizioni, soprattutto all9inizio del 20esimo secolo, questo sta a significare che solo la generazione successiva aveva raggiunto la maturità necessaria per poter comprendere quello che Burckhardt offriva. La struttura di questo libro è solida e armonica proprio come quella di un capolavoro rinascimentale:  Nella prima sezione < Lo Stato come opera d’arte = vengono trattate le condizioni politiche e sociali che già nel Medioevo, determinarono negli Stati italiani un atteggiamento più individualistico e più libero da parte dei singoli nei confronti dello Stato e della vita. Fin da subito entriamo in contatto con questo spirito di iniziativa, l9individualismo che per Burckhardt è la caratteristica fondamentale del Rinascimento.  La seconda parte 8 Lo svolgimento dell’individualità’ espone il pensiero che è alla base della sua opera. Ci dice che gli italiani furono il primo popolo a trasformarsi in uomini moderni ,

e per questo possono essere detti figli primogeniti della presente Europa. Nel medioevo i due lati della coscienza, quello che riflette il mondo esterno, e quello che rende l9immagine della vita interna dell9uomo se ne stavano avvolti in un velo che era composto da fede, ignoranza, vane illusioni. Il mondo visto attraverso questo velo appariva come rivestito di colori fantastici, ma l9uomo non aveva nessun valore , se non come membro di una famiglia , un popolo o un partito. L9Italia è la prima a squarciare questo velo e a trattare lo Stato come una cosa oggettiva e allo stesso tempo si risveglia il sentimento soggettivo dell9uomo che si trasforma e si afferma come individuo spirituale. L9individualità acquista coscienza in ogni campo, e nel capitolo 8il perfezionamento della personalità, Burckhardt indica Leon Battista Alberti come il tipo perfetto d9uomo universale, che ha coscientemente sviluppato e controlla tutte le sue capacità.  Nella terza parte 8 Il risveglio dell’antichità 9 questo risveglio non fu per Burckhardt la causa principale del rinascimento , ma ciò nonostante è un elemento indispensabile dell9evoluzione. Non l9antichità da sola , ma essa unita allo spirito del popolo italiano ebbero la forza di trascinare con sé tutto il mondo occidentale.  Nella quarta parte 8 la scoperta del mondo esteriore e dell’uomo’ Burckhardt ci mostra per la prima volta che cosa dovrebbe essere una storia della civiltà; come lo spirito acquista coscienza della bellezza del paesaggio; e poi la nascita della descrizione psicologica con Dante, Petrarca e Boccaccio; lo sviluppo della biografia, la nuova visione del carattere popolare e infine il sorgere di un nuovo ideale di bellezza.  Il libro nell9ultima parte 8 La vita sociale e le feste 9 si chiude con la sezione 8la morale e la religione9 in cui emergono tutte le conclusioni delle concezioni di Burckhardt , la figura dell9uomo rinascimentale riceve la sua ultima pennellata. Lo smisurato individualismo diventa corrotto. L9atteggiamento soggettivo nei confronti della religione diventa tollerante, scettico e a volte ribelle. Con Burckhardt la parola Rinascimento acquista il suo pieno significato , di categoria storiografica con una cronologia e uno spazio preciso : l9Italia tra il 400 e la prima metà del 8 500. SLIDE TEMA DEI PRECURSORI : Diventò un9abitudine considerare appartenenti alla civiltà rinascimentale tutte quelle personalità libere, geniali che si innalzavano al di sopra della dottrina e della morale. Di questo fraintendimento Burckhardt non aveva colpe poiché questi concetti furono travisati dalle generazioni successive. In qualunque momento la storia ha cercato un9età dell9oro, un momento in cui tutto è cambiato. Se il carattere del Rinascimento è l9individualismo , è difficile anche per Burckhardt ammettere che questo carattere si manifesti per la prima volta solo nel 8400, e che nessuna personalità prima di allora avesse presentato questi caratteri, qui entra in gioco la questione dei precursori.

questa modernità inizia molto prima con l9esperienza di Francesco d9Assisi e più in generale con il movimento francescano. Inoltre dice Thode che la manifestazione di questo processo di laicizzazione, e liberazione dell9individuo ha avuto la sua manifestazione più evidente nelle arti figurative. Thode ci parla di Giotto che è l9interprete figurativo delle esperienze di San Francesco. Dunque San Francesco e Giotto due grandi innovatori , interpreti della modernità. Secondo Huizinga, la proposta attraente di Thode, finisce per cambiare le carte in tavola, e finisce per attribuire a San Francesco il potere dell9inizio di una modernità che probabilmente non ebbe. L9artefice però della grande ammirazione nei confronti di San Francesco negli ambienti artistici non fu Henry Thode, ma Paul Sabatier. Poiché il suo libro non fu conosciuto da coloro che studiavano storia dell9arte, e così nella ristampa rivendicò a sé l9onore di aver tracciato l9immagine nuova di San Francesco prima di Sabatier. L9opera di Sabatier, si innalzava al di sopra della controversia relativa alle origini del Rinascimento, perché il suo intento non era quello di determinare i rapporti tra San Francesco e il Rinascimento, ma era quello di descrivere la vita dell9affascinante Santo. Francesco come spirito lirico che introduce nella religione le esigenze della vita sentimentale individuale, e che inginocchiandosi davanti alla vecchia e rigida Chiesa, diverrà il martire della propria anima. Huizinga ci dice che questa che inizia in questi anni è un9inaugurazione di una moda , ossia un filone di studi inaugurato da Thode che porta all9invenzione moderna dell9immagine di San Francesco. Tutto questo comporta una nuova visione della cronologia del Rinascimento e la tesi di Burckhardt sull9individualismo e sulla scoperta dell9uomo e del mondo fu portata alle estreme conseguenze , e la riscoperta dell9antico come fattore del processo del rinascimento passò definitivamente in secondo piano. Il concetto di Rinascimento ormai identificato solo con l9individualismo e la mondanità era stato teso a tal punto che ormai non significava più nulla. Non c9era grande fenomeno del medioevo che non venisse subito ricondotto al Rinascimento. Thode così facendo, ha cancellato di fatti il Medioevo, per lui il Rinascimento inizia nel 200 e si protrae almeno fino al 8500. A questo punto dato che tutto è dominato dall9individualismo, Huizinga ci dice che il passo successivo da fare è quello di staccare completamente dal concetto di Rinascimento la riscoperta degli studi classici , per consentire l9affermazione di rinascimenti nordici. Questo passo era già stato compiuto in Francia, da Louis Courajod. In Courajod il tema del rinascimento entra per la necessità di distinguere se esiste un Rinascimento francese e che rapporto ha con la lezione dell9arte italiana del Rinascimento. L9idea di Courajod è che esiste una Reinassece Classique ossia quel rinascimento latino che attraverso la diaspora della scuola di Raffaello si diffonde in tutta Europa e arriva in Francia.

L9idea di Courajod è che esiste un9identità di stile nazionale , ma questa identità viene ad un certo punto azzerata dall9invasione di quel Rinascimento italiano che innesta sul linguaggio artistico francese basato sulla arte sincera, democratica, ispirata alla natura, una rigidità , un carattere accademico. La Renaissance Classique irrigidisce anche le istituzioni e costituisce delle gerarchie tra gli artisti, premia quelli accademici e instaura un regime fortemente aristocratico, che è quello del secolo d9oro del classicismo francese. Nel 1927 su questa linea, venne inaugurata una mostra all9Orangerie, sui pittori della realtà, ossia sull9altro Seicento quello delle pitture intime e attente alla realtà, non quello dei pittori accademici del secolo d9oro. Questo è quel Seicento in cui continuano ad agire i caratteri che Courajod aveva identificato come semplici e genuini e che sarebbero poi stati azzerati da quella Reinassece Classique, ossia il Rinascimento italiano. Staccare il rinascimento dal quel rapporto con l9antico significa per Courajod proclamare l9esistenza di un rinascimento francese autonomo, che ha caratteri propri e non dipende dal Rinascimento italiano. Sulla stessa linea di Courajod lavora Carl Neumann , la versione tedesca del pensiero affermato da Courajod. Neumann dice che i greci non hanno portato niente di nuovo, non c9è niente di Bisanzio che possa alimentare l9innovazione del Rinascimento. Bisanzio è dannosa per la cultura rinascimentale, queste dinamiche si muovono a partire dalla necessità di stabilire origini autonome di questi rinascimenti.

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(linea d9ombra passaggio da un periodo all9altro)
Nei suoi due libri più famosi, l9Autunno del Medioevo, 1919, e Il problema del Rinascimento,
1920, quello che interessa a Huizinga è raccontare il confine tra due mondi, tra due epoche
In questa stessa prospettiva, Huizinga racconta il problema del Rinascimento, perché se il
Medioevo non finisce improvvisamente e non vi è una tappa precisa che ne segna la fine e l9inizio
di una nuova epoca, questo accade allo stesso modo anche per il Rinascimento.
Pedullà ci dice che sotto molti aspetti queste pagine risultano datate agli occhi di uno studioso del
21esimo secolo, perché è pieno di inesattezze, affermazioni grossolane, e molti dei dati fattuali
presentati come indiscutibili possono ormai essere smentiti con molta facilità. Come ad esempio,
quando data l9apparizione del termine Renaissance: non è vero che la parola Renaissance nel suo
senso storico-culturale sia apparsa in Francia al principio del 1800, ma gnel 1690 troviamo censita
questa espressione come Rinascimento delle belle arti;
Allo stesso modo è scorretto sostenere che Giorgio Vasari sia stato il primo a vedere chiaramente
la rinascita delle arti come un fatto storico.
Perché dunque ristampare a distanza di tanti anni un testo ritenuto pieno di inesattezze e
affermazioni grossolane?
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