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Riassunto Corso di Diritto Pubblico Barbera Fusaro

Riassunto completo del libro Corso di Diritto Pubblico Barbera Fusaro.
Corso

DIRITTO PUBBLICO DELL'ECONOMIA (ECO0010)

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Anno accademico: 2017/2018
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Università degli Studi di Torino

Commenti

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  • MA
    ottimo riassunto.... utile per l'appello
  • Student
    Grazie mille!
  • Student
    ...
  • Student
    edizione 2016?

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EeeeDirittodiritto

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DIRITTO PUBBLICO

Distinzione tra diritto pubblico e diritto amministrativo: DIRITTO PUBBLICO: settore che si occupa di studiare il funzionamento dell‘ordinamento giuridico statele , ovvero il funzionamento dello stato e degli organi costituzionali ; i rapporti tra stato e cittadino; e le posizioni giuridiche soggettive dei cittadini ( diritti, doveri, libertà, obblighi..). DIRITTO AMMINISTRATIVO: studia la disciplina giuridica della pubblica amministrazione, che agisce con sue regole e leggi, i poteri che esercita sono subordinati alla legge in modo che non vada contro ai diritti del cittadino. Ci si rivolge al giudice amministrativo; e si interessa dei rapporti tra la pubblica amministrazione e gli interessati.

CAPITOLO 1 L’ordinamento giuridico e il diritto costituzionale 1 le regole del diritto Una qualunque organizzazione sociale costituisce un ordinamento giuridico. Un organizzazione per essere tale ha bisogno di regole che ne disciplinano la vita e l’attività, queste leggi costituiscono il diritto di una determinata organizzazione, e formano un ordinamento giuridico. Le regole del diritto appartengono al mondo del “dover essere” che si distingue dal quello dell’”essere”. Al dover essere appartengono anche altre regole: religiose, etiche, di costume che prescrivono comportamenti. nonostante questo comunque vi è una separazione tra l’ambito religioso e quello giuridico , anche se vi sono alcuni paesi (islamico) che non fanno questa separazione. Le regole religiose ed etiche si occupano della salvezza dell’anima mentre le regole giuridiche regolano direttamente i rapporti fra i soggetti di un’organizzazione sociale, individuano e tutelano beni e valori (assicurano la vita normale). Le regole del diritto servono a regolare le azioni rilevanti per la vita di una specifica organizzazione sociale, e accanto ai doveri tutelano anche i diritti. Quando si instaura un rapporto fra due o piu soggetti si vengono a creare delle norme giuridiche, che sulla base di una regola comune (diritto oggettivo) sa luogo a vincoli reciproci. Il diritto non è monopolio di alcuna organizzazione ma riguarda qualunque organizzazione poiché vi è la teoria delle pluralità degli ordinamenti giuridici. L’ordinamento giuridico dello stato è il più complesso poiché è caratterizzato dalla POLITICITA’ (si occupa degli interessi della comunità) e dalla SOVRANITA’ ( non riconosce un autorità superiore esterna, possono determinare le proprie regole, e le leggi sono rispettate attraverso mezzi o attraverso punizioni per chi non le rispetta). 1 cosa è un ordinamento giuridico TEORIE NORMATIVISTE (Kelsen): ogni organizzazione ha un ordinamento che la regolano, dove la società subisce le norme che sono poste dal legislatore. Il diritto è distinto dalla società e viene imposto. Il legislatore da le regole prima di dar vita alla società. Controlla :Il merito è che esse fondano l’autonomia del diritto, cosi che assicura più certezza alla scienza giuridica. Il diritto è autonomo rispetto ai fenomeni sociali (= maggiore certezza del diritto). L’ordinamento è costituito dal complesso delle norme vigenti in un determinato spazio territoriale, isolato dalla società e da studiare secondo regole proprie. TEORIE ISTITUZIONALISTE: non sono le norme a dar luogo all’organizzazione, ma è questa che le produce; la loro funzione è di mantenerla, consolidarla e rafforzarla. Le norme sono il prodotto di fatti normativi intervenuti in un certo momento della storia. Fotografano meglio la complessità dell’organizzazione giuridica

In breve: per le teorie normativiste una società ha un ordinamento; mentre per le teorie istituzionaliste una società organizzata è un ordinamento. Le norme sono il prodotto di fatti normativi intervenuti in un certo momento della storia (rivoluzioni etc.). Un ORDINAMENTO GIURIDICO quindi è un insieme di precetti, consuetudini, fatti normativi, accumunati dal fatto di essere espressione di una determinata organizzazione sociale e coordinati fra loro secondo criteri sistematici. È un sistema unitario, completo e coerente. Le discipline giuridiche dovrebbero basarsi sul diritto positivo o postium ( prescrizioni normative riconosciute valide nell’ordinamento considerato) e sul diritto naturale ovvero i principi inderogabili che appartengono agli uomini in quanto tali (diritto alla vita). 1 ogni ordinamento è un sistema Ogni ordinamento è un sistema se: unitario(derivante da un principio unitario), coerente(non ammette contraddizioni) e completo(non ammette lacune). Frutto dell’intento del Legislatore e l’attività degli interpreti.

  • interpretazione letterale: emerge dalla semplice lettura del testo scritto;

  • interpretazione logico-sistematica: riguarda la connessione non soltanto degli enunciati e delle proposizioni normative del testo, ma del sistema stesso. L’interprete penetra nella logica del sistema giuridico e può dar vita a nuove regole per casi non espressamente presi in considerazione( interpretazione analogica). La dottrina moderna è solita distinguere le disposizioni e le norme. DISPOSIZIONI: sono formulazioni linguistiche, suscettibili di diverse interpretazioni. NORME: sono il risultato dell’interpretazione , operata su più criteri: letterale, logico-sistematico e storico- comparativo. 1 la costituzione e l’ordinamento costituzionale L’unità, la coerenza e la completezza di un ordinamento giuridico devono essere assicurati sia da un insieme di principi e valori fondanti e sia dalla catena di produzione di nuove norme, via via destinate a rinnovarlo e aggiornarlo; alla base dell’ordinamento vi deve essere un progetto costituente e per quello statale si parla di costituzione. Essa può essere scritta o non scritta, se scritta è o flessibile o rigida: RIGIDA: si può modificare solo con procedimento di revisione aggravato (rispetto al modo di produzione della legge ordinaria). FLESSIBILE: può essere modificata o a cui si può derogare con legge ordinaria. Le costituzioni contemporanee sono quasi tutte di origine rappresentativa e rigide. Ogni ordinamento statale ha un suo assetto costituzionale ma non c’è un solo tipo di costituzionalismo e di costituzioni; infatti alcuni paesi non hanno una costituzione scritta (es. regno unito) , ma possiedono un nucleo di norme che costituiscono l’ordinamento costituzionale di quel paese. L’ordinamento costituzionale è il complesso delle norme fondamentali, scritte e non scritte, che danno forma all’ordinamento giuridico e rappresentano, per cosi dire, il codice genetico che determina l’identità dell’ordinamento stesso, vale a dire il suo ordine costituzionale. Il diritto costituzionale ha la duplice funzione di assicurare l’identità dell’ordinamento giuridico e il suo sviluppo. L’ordinamento costituzionale di un paese non si identifica con le sole norme formalmente costituzionali e , viceversa, le norme di una costituzione non esauriscono i contenuti di un ordinamento costituzionale. Vi è una distinzione tra organi costituzionali e organi di rilevanza costituzionale: i primi (parlamento, governo, presidente della repubblica, corte costituzionale) delineano il volto dell’ordinamento costituzionale; i secondi non possono dirsi necessari (consiglio nazionale dell’economia e del lavoro). Il concetto di ordinamento costituzionale aiuta a :

    • Interpretare meglio le norme costituzionali vigenti
  • politicità: (da polis) sta ad indicare che l’ordinamento statale assume fra le proprie finalità la cura di tutti gli interessi generali che riguardano una collettività stanziata su un determinato territorio.

  • Sovranità: vale a dire la supremazia rispetto ad ogni altro potere costituito al suo interno e la sua indipendenza rispetto a poteri esterni.

  • Uno stato può definirsi tale se riesce a conseguire il monopolio della forza (senza resistenze dall’esterno e dall’interno) ,lo esercita in modo diretto (attraverso la forza legale, quali i tribunali e le forza di polizia) e indiretto (ponendosi come unico soggetto in grado di legittimare altri soggetti all’uso della forza). Per aversi uno stato sono necessari tre elementi:

  • un popolo: una popolazione che si sia data un unico ordinamento costituzionale;

  • un territorio: non necessariamente contiguo;

  • un governo sovrano; La sovranità è un potere non costituito ma costituente, ovvero solo gli stati sovrani possono darsi una costituzione. Stato, sovranità, popolo, potere politico, costituzione sono concetti che appartengono alla nozione di comunità politica. Nell’ordinamento italiano la sovranità è considerata appartenente al popolo, cio porta a due aspetti:

    1. Il popolo è la fonte di legittimazione di ogni potere statale
    2. Il popolo/ corpo elettorale è il titolare dei poteri sovrani (elegge gli organi dello stato e degli enti territoriali). L’esercizio del potere sovrano trova dei limiti:
  • Limiti di fatto: derivanti dalla globalizzazione, rendono difficile il controllo degli stati sia sulla circolazione delle informazioni sia sulla circolazione di capitali e delle risorse

  • Limiti giuridici: derivanti dall’evoluzione , dell’ordinamento internazionale che mira non più solo ad assicurare la coesistenza fa stati ma considera anche i popoli e i singoli individui da proteggere in nome dei diritti umani. Sembra contraddire lo schema classico della sovranità lo stato federale, nel quale la sovranità è distribuita su due livelli, quello del stato federale e degli stati federati ognuno con una propria costituzione, che porta alla nascita di un nuovo stato dove vi è un solo popolo, un solo potere costituente, una sola costituzione, un solo stato. Diverso è il caso della confederazione di stati. Qui non si da vita ad un nuovo stato, ma a un’unione tra stati indipendenti e sovrani attraverso strutture di cooperazione, disciplinate dal diritto internazionale e prive di una costituzione. L’unione europea è in bilico tra il modello federale e quello della confederazione. 2 la giustificazione dello stato Le funzioni della comunità statale stanno alla base delle diverse dottrine dello stato, le quali si riflettono sulle forme di stato succedutesi in epoca moderna. Il costituzionalismo di matrice liberale (Locke), afferma che gli uomini possiedono tre diritti: alla vita, alla libertà e alla proprietà. Per salvaguardarli in modo più efficace essi si trasferiscono per contratto(dottrina contrattualistica) ad un’autorità sovrana, detto trasferimento può essere revocato. Il compito dello stato è difendere i diritti naturali dei cittadini. Secondo Thomas Hobbes lo stato di natura è una condizione di grave conflitto, per uscire da tale situazione l’uomo delega al sovrano il potere di disporre di se stesso. Il sovrano diviene “leviatano”, dove lo stato non ha obblighi verso i sudditi ed è un potere autoritario. Il contratto non può essere scisso. Stato statolatre(Hegel): teorizza il concetto di “stato totale” su cui si fondano i totalitarismi, nella quale lo stato è la totalità che precede le parti, non uno strumento per la tutela dei diritti. È il popolo che riceve identità dallo stato e non viceversa. Tutto è separato dalla società , il cittadino si identifica con lo stato.

Le dottrine Marxiste (Marx) : il principale fattore di civilizzazione non era lo stato , ma la società civile. Negava il valore dell’individuo al di fuori dei rapporti sociali e dalla sua collocazione in una classe( la storia è la storia delle lotte di classi sociali). lo stato era solo uno strumento attraverso cui una classe esercitava il proprio dominio sulle altre. Lenin: il compito del proletariato sarebbe stata la conquista dello stato al fine di instaurare la propria dittatura di classe, serviva per superare gli antagonismi di classe e porre le condizioni per il massimo sviluppo delle libertà e delle forze produttive. I costituenti italiani furono influenzati dalla idee liberalcontrattualiste e da alcune idee marxiste. 2 le forme di stato moderne e il costituzionalismo liberaldemocratico Le forme di governo riguardano il modo come si distribuisce il potere politico fra i vari organi dello stato(come vengono assunte le decisioni politiche), mentre le forme di stato riguardano il modo in cui si atteggia il rapporto fra governanti e governati, nonché i fini ultimi che si pone l’ordinamento. Si identificano le seguenti forme di stato: - stato assoluto: si caratterizza: la legittimazione del sovrano proviene da Dio; il sovrano detiene tutto il potere pubblico senza distinzione fra le diverse funzioni; divisione in classi sociali. - stato liberale: frutto della vittoria della rivoluzione della borghesia, è contrassegnato da una base sociale ristretta perché il diritto di voto è in base al censo, ma riconosce a tutti i cittadini i diritti di proprietà e libertà garantite da regole ( stato di diritto).

  • stato liberaldemocratico: riconosce i diritti politici a tutti i cittadini maggiorenni e favorisce l’organizzazione dei cittadini in partiti e sindacati (stato pluriclasse) ; esso si caratterizza in stato sociale poiché vi è l’intervento dello stato nell’economia e nel riconoscimento giuridico; è uno stato costituzionale poiché i diritti civili, politici e sociali sono tutelati da una costituzione rigida.
  • stato fascista: si ispira alla concezione autoritaria dello stato; valore assoluto dell’autorità statale; diritti tutelati solo se conciliano con l’interesse dello stato; impostazione organicistica.
  • stato socialista: si ispira alla concezione della lotta di classe propria delle teorie marxiste- leniniste(unico partito formato dalla classe operaia, collettivizzazione dei mezzi di produzione, libertà riconosciute solo se funzionali alla costruzione di una società socialista);
  • stato confessionale: il potere dello stato concilia con la sfera religiosa, il potere statale si foda su basi religiose, rispetto delle leggi religiose, un esempio è lo stato islamico. REPUBBLICA ITALIANA: costruita sulla base della costituzione del 1948, è uno stato sociale che si ispira al costituzionalismo liberaldemocratico e ha le caratteristiche dello stato costituzionale che sono: i diritti dell’uomo hanno il primato su ogni valore; tutela dei diritti civili, politici e sociali (diritti di cittadinanza); il titolo che consente il riconoscimento di diritti e doveri sta nella condizione di cittadino/persona umana; principio di eguaglianza formale e sostanziale; principio di maggioranza; sfera religiosa e politica sono separati; costituzione rigida e scritta, la legge vale per tutti; sovranità appartiene al popolo; separazione dei poteri; chi esercita il potere politico è sottoposto alla legge; l’ordinamento giuridico deve essere conforme con i principi costituzionali.

Capitolo 3

L'ordinamento internazionale Il diritto internazionale

Il diritto internazionale è l'ordinamento della “comunità degli stati”, nato in seguito all'istituzione del Trattato di Vestfalia del 1648. Un elemento che caratterizza l'ordinamento internazionale rispetto agli altri ordinamenti giuridici è quello di avere una base sociale costituita non da persone fisiche, e quindi da esseri umani, ma esclusivamente da

Nell'ordinamento italiano si possono individuare tre modalità, le prime due si applicano agli obblighi internazionali di origine pattizia; la terza solo agli obblighi internazionali di origine consuetudinaria:

  • Il ricorso a procedimenti ordinari di produzione giuridica: in questo caso vengono attuate norme in cui contenuto serve ad adempiere agli obblighi internazionali. La fonte tipicamente utilizzata è la legge che può prevedere l'introduzione di nuove norme o la modifica/soppressione di norme preesistenti al fine di adattarsi.
  • Il ricorso a un procedimento speciale (modalità più utilizzata): in questi casi viene approvata una legge che prevede l'adattamento dell'ordinamento interno agli obblighi internazionali attraverso l'ordine di esecuzione. Questo consta nella seguente formula: "piena e intera esecuzione è data al trattato... (vengono quindi indicati la denominazione, i contraenti, il luogo e la data dello strumento di diritto internazionale)". Il testo del trattato viene, quindi, allegato alla legge. Inoltre, gli obblighi stabiliti dal trattato non vengono riformulati all'interno della legge poiché l'ordine di esecuzione rimanda già al trattato. L'ordine di esecuzione è, quindi, contenuto nella legge di autorizzazione alla ratifica. L'estinguersi del trattato prevede l'abrogazione delle norme adottate con l'ordine di esecuzione e la sua applicazione può comportare la modifica dell'ordinamento interno.
  • La terza modalità non richiede l'approvazione di alcun atto statale per conformare l'ordinamento interno agli obblighi internazionali, poiché l'adattamento avviene in forma automatica. Questo adattamento risulta essere immediato e diretto, completo e continuo ma deve essere previsto dall'ordinamento interno. Ciò avviene nella Costituzione italiana secondo quanto stabilito dall'art. 10 Cost. : "l'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute". Si fa quindi riferimento a quelle fonti fatto atte a creare, modificare o estinguere norme giuridiche interne e che, nel sistema delle fonti del diritto, ricoprono una posizione intermedia tra Costituzione e legge. Tuttavia, l'adattamento automatico non sempre risulta essere efficace. Infine, sulla base dell'art. 10 Cost., violare una norma del diritto internazionale generalmente riconosciuta costituisce violazione indiretta della Costituzione.

Le norme di diritto internazionale generalmente riconosciute: la protezione dei diritti umani

Fanno parte delle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute diversi principi, quali l'uguale sovranità degli stati, l'estensione delle acque territoriali e la piattaforma continentale, ecc. Tuttavia, il diritto internazionale si è sviluppato notevolmente in seguito alla Seconda guerra mondiale, sia sotto il profilo sostanziale (cosa l'ordinamento vuole) che sotto il profilo processuale (quali strumenti dispone per far osservare i suoi comandi). A tal proposito si può far riferimento al grande campo della protezione dei diritti umani. Infatti, sotto il profilo sostanziale molteplici strumenti internazionali hanno rivolto la propria attenzione alla tutela di singoli individui. Si possono quindi ricordare, a titolo esemplificativo, le seguenti dichiarazioni e convenzioni sui diritti umani ad oggi adottate: la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948) e i Due patti internazionali relativi ai diritti civili e politici e ai diritti economici, sociali e culturali (1966). Sotto il profilo processuale, invece, nell'ambito di varie organizzazioni internazionali si sono stabilite procedure atte a garantire il rispetto delle norme inerenti la tutela dei diritti umani. A tal proposito, nel 1993 e nel 1994 sono stati istituiti i tribunali penali internazionali per la ex Jugoslavia e il Ruanda. Questo avvenimento sancì, inoltre, la nascita della Corte penale internazionale, definita da un accordo internazionale a cui hanno aderito 139 paesi. La Corte rappresenta un tribunale permanente e giudica quei soggetti che si siano macchiati dei più gravi crimini di rilevanza internazionale, vale a dire genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Sotto i profili sostanziale e processuale si può far riferimento alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cedu). Infine, lo sviluppo del diritto internazionale in campo di diritti umani deriva principalmente da norme pattizie e, quindi, da trattati.

Le organizzazioni internazionali: ONU

L'organizzazione delle Nazioni Unite venne fondata il 26 giugno 1945 attraverso la Carta di San Francisco e, oggigiorno, ha sede centrale a New York. L'ONU è composto dai seguenti organi principali:

  • Assemblea generale, costituita da tutti gli stati membri (198). Delibera a maggioranza semplice e, per definire l'ammissione di nuovi membri o questioni inerenti il mantenimento della pace, a maggioranza dei due terzi.
  • Consiglio di sicurezza, costituito da 15 membri di cui 5 permanenti e gli altri eletti dall'Assemblea generale per un periodo di due anni. I membri permanenti corrispondono ai paesi vincitori della Seconda guerra mondiale: Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti. Il loro voto è necessario per qualsiasi deliberazione, tranne che per le questioni procedurali. Inoltre, essi godono di una sorta di potere di vero con cui possono bloccare il processo decisionale.
  • Segretariato generale, il cui detentore (titolare) è eletto dalla Assemblea generale su proposta del Consiglio di sicurezza per un periodo di 5 anni. Esso rappresenta l'organo esecutivo dell'ONU e svolge attività di iniziativa e mediazione.
  • Consiglio economico sociale, costituito da 54 membri eletti dall'Assemblea generale per un periodo di 3 anni. Esso promuove e dirige iniziative economiche e sociali dell'ONU.
  • Corte internazionale di giustizia, costituito da 15 giudici eletti dall'Assemblea generale e dal Consiglio di sicurezza per 9 anni. Essa svolge funzioni di arbitrato tra stati membri e di consulenza degli organi ONU.

Alla base dell'ONU vi è, inoltre, l'idea che l'uso della forza sia centralizzato, ovvero affidato esclusivamente al Consiglio di sicurezza: i singoli stati, infatti, non possono farvi ricorso se non per difendersi o difendere uno stato aggredito da un attacco armato e solo a titolo temporaneo. L'Italia aderì all'ONU il 14 dicembre 1955. L'ammissione era conforme all'art 11. Cost. secondo cui:

  • Il nostro paese ripudia la guerra sia come strumenti di offesa contro altri popoli sia come mezzo per risolvere le controversie con altri stati, ma non come strumento di difesa.
  • L'Italia promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte allo scopo di assicurare la pace e la giustizia fra nazioni.

Proprio in base all'art. 11 Cost. si discute la partecipazione dell'Italia a missioni militari all'estero.

Le organizzazioni internazionali regionali: NATO

In seguito alla Seconda guerra mondiale nacquero le prime organizzazioni internazionali regionali, composte da gruppi di stato rivolte al mantenimento della pace in determinate aree attraverso alleanze nei confronti di stati non membri. Ne è un esempio la NATO (Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico) a cui l'Italia aderisce dal 1949. Essa è, inoltre, costituita dagli Stati Uniti, dal Canada, dai paesi non neutrali dell'Europa occidentale e da 12 paesi dell'Europa centro-orientale (in totale 28). Il Trattato si basa sull'art. 5 secondo cui ciascun paese alleato è obbligato a prestare assistenza in caso di attacco contro uno stato membro.

Capitolo 4

  1. Il Consiglio europeo, organo che attua scelte non legislative fondamentali

  2. Il Consiglio dei ministri e il Parlamento europeo, organi legislativi

  3. La Commissione europea, organo esecutivo e detentore dell'iniziativa legislativa

  4. La Corte di giustizia dell'Unione europea, organo giurisdizionale

  5. La Banca centrale europea che svolge compiti di politica monetaria

  6. La Corte dei conti che controlla l'Unione

  7. Il Consiglio europeo è composto dai capi di stato degli stati membri, dal suo presidente e dal presidente della Commissione. Vi possono, inoltre, partecipare l'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza e il presidente del Parlamento europeo. Il Consiglio europeo si riunisce almeno due volte ogni sei mesi a Bruxelles, "capitale" dell'Ue. Il presidente viene eletto dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata per un mandato di due anni e mezzo rinnovabile una sola volta. Egli rappresenta l'Unione, coordina i lavori del Consiglio europeo e ne garantisce la continuità, favorisce il raggiungimento del consenso e la coesione tra i componenti, infine presenta dopo ogni riunione una relazione al Parlamento. Il Consiglio europeo rappresenta l'organo di indirizzo politico dell'Ue, si occupa del suo sviluppo e individua la priorità politiche generali. Non esercita, però, funzioni legislative. Il Consiglio europeo delibera per consenso, quindi senza votare, a meno che non vi siano decisioni mediante votazione regolate da trattati, all'unanimità o a maggioranza qualificata. In questi casi, il suo presidente e il presidente della Commissione non partecipano alla votazione.

  8. Il Consiglio dei ministri o, semplicemente, Consiglio è composto da un rappresentante per ogni stato membro a livello di ministro. Esso si riunisce in "formazioni differenti" in base ai temi da affrontare: per esempio coi ministri dell'agricoltura se il tema è la politica agricola o coi ministri dell'ambiente se il tema è la politica ambientale. Il TFUE prevede, tuttavia, due formazioni: il Consiglio "affari generali" composto dai ministri degli affari europei; e il Consiglio "affari esteri" composto dai ministri degli esteri. Vi sono attualmente altre otto formazioni, definite dal Consiglio europeo. Il Consiglio "affari esteri" è diretto dall'alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, attraverso un servizio diplomatico detto servizio europeo per l'azione esterna. Le altre formazioni del Consiglio sono, invece, presiedute a turno dai rappresentanti di ciascun stato membro per un periodo di sei mesi. Le principali funzioni svolte dal Consiglio sono le seguenti:

  • Esercita, assieme al Parlamento europeo, la funzione legislativa e la funzione di bilancio.
  • Individua e dirige le politiche dell'Unione europea
  • Garantisce il coordinamento e la sorveglianza delle politiche economiche
  • Prende le decisioni inerenti la politica estera e di sicurezza comune

Il Consiglio dei ministri delibera tipicamente a maggioranza qualificata, a meno che non vi siano trattati che dispongano diversamente. La maggioranza si ottiene con il 55% degli stati membri (oggi 16 su 28), i quali devono rappresentare almeno il 65% della popolazione dell'Unione. Non è ammesso, inoltre, che solo tre stati interrompano le decisioni se pur la loro popolazione supera il 35% : questa norma è stata adottata per evitare che tre dei quattro grandi stati (Germania, Francia, Italia e Regno Unito) si accordino per bloccare il processo decisionale; è necessario essere almeno in quattro. Inoltre, se la proposta di deliberazione non arriva dalla Commissione occorre raggiungere il 72% degli stati (quindi 21); questo a partire dal 2014, fino ad allora la maggioranza qualificata si otteneva secondo quanto stabilito dal Trattato di Nizza (ad ogni stato membro corrispondeva un voto ponderato in base alla dimensione dello stesso stato e il Consiglio deliberava con 260 voti su un totale di 352). Infine, il Consiglio decide all'unanimità solo quando lo prevedono i trattati.

Il Parlamento europeo è composto da 751 membri e rappresenta i cittadini dei singoli stati in modo proporzionale rispetto alla loro popolazione, con un minimo di 6 seggi per stato a un massimo di 96. I membri del Parlamento vengono eletti dai cittadini dell'Unione per 5 anni. Inoltre non vi è una legge elettorale uniforme, bensì ogni stato ha la sua legge elettorale. I membri si suddividono, quindi, in gruppi politici costituiti per lo meno da 25 deputati eletti in almeno un quarto degli stati; questi gruppi rappresentano per lo più le ripartizioni politiche presenti nel continente: partito popolare europeo, partito del socialismo europeo, liberali democratici e riformatori, verdi e sinistra unitaria europea. Essi operano suddivisi in venti commissioni. Il Parlamento europeo dispone di un proprio regolamento e, tipicamente, delibera a maggioranza dei voti espressi. Inoltre l'attività del Parlamento si divide tra Strasburgo (sede ufficiale), Bruxelles (dove si riuniscono assemblea e commissioni) e Lussemburgo (dove vi sono segretariato e uffici). Le principali funzioni svolte dal Parlamento sono le seguenti:

  • Esercita, assieme al Consiglio, la funzione legislativa
  • Esercita, assieme al Consiglio, la funzione di bilancio
  • Esercita funzioni di controllo politico e funzioni consultive; elegge il presidente della Commissione; può obbligare alle dimissioni la Commissione; elegge il Mediatore europeo al quale può rivolgersi per denunciare casi di cattiva amministrazione.
  1. La Commissione è composta da 28 membri, uno per stato, incluso il presidente e l'alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Essa dura in carica 5 anni. Il presidente della Commissione è scelto dal Consiglio europeo e, quindi, eletto dal Parlamento europeo a maggioranza dei membri. Il Consiglio europeo, assieme al neo presidente determina i componenti della Commissione, la quale, incluso l'alto rappresentante, viene approvata dal Parlamento e nominata, infine, dal Consiglio europeo. Il Parlamento, attraverso la maggioranza dei due terzi dei voti purché corrispondenti alla maggioranza dei membri, può approvare una mozione di censura con cui portare alle dimissioni l'intera Commissione e l'alto rappresentante. Il presidente della Commissione può obbligare alle dimissioni un suo componente; l'alto rappresentante può ricoprire il ruolo di vicepresidente. La Commissione ha sede a Palazzo Berlaymont, a Bruxelles. Le principali funzioni svolte dalla Commissione sono le seguenti:
  • Ha l'iniziativa degli atti legislativi; presenta il programma legislativo annuale; possiede poteri normativi delegati ed esecutivi
  • Presenta il progetto annuale di bilancio
  • Vigila sull'applicazione del diritto dell'Unione
  • Avverte gli stati membri per coordinare le politiche economiche e, quindi, controlla la situazione di bilancio in ogni stato
  1. La Corte di giustizia è composta da 28 giudici assistiti da 9 avvocati generali che studiano le cause e presentano alla Corte le loro proposte di conclusione. Sono tutti nominati dai governi per 6 anni e i giudici, inoltre, eleggono al proprio interno il presidente. La Corte ha sede a Lussemburgo e dispone di un proprio statuto e regolamento. Questa istituzione ha il compito di assicurare "il rispetto del diritto nell'interpretazione e nell'applicazione dei trattati", giudicando le controversie:
  • Tra stati membri
  • Tra l'Unione e uno stato membro
  • Tra istituzioni dell'Unione
  • Tra persone fisiche o giuridiche e l'Unione

Per quanto riguarda il primo, l'Unione interviene solo se e in quanto i suoi obiettivi non possono essere conseguiti dagli stati e possono essere meglio conseguiti dall'Unione; con riferimento al secondo, l'azione dell'Unione non deve andare al di là di quanto necessario al conseguimento dell'obiettivo. Il principio di sussidiarietà, inoltre, ha doppia valenza: da una parte, se un obiettivo non può essere conseguito dallo stato membro, allora, e solo allora, l'Unione può intervenire; dall'altra, se l'Unione non può fare meglio dello stato membro deve astenersi dal farlo. Per quanto riguarda il punto e), la cittadinanza europea non si sostituisce, ma si aggiunge a quella nazionale ed è riconosciuta di diritto a tutti i cittadini di uno stato membro. Essa conferisce:

  • Il diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli stati membri
  • L'elettorato nelle elezioni comunali ed europee nello stato in cui risiede
  • Il diritto alla tutela da parte delle autorità diplomatiche di un qualsiasi stato membro quando quello di cui è cittadino non ha rappresentanza
  • Il diritto di presentare petizioni al Parlamento europeo e di rivolgersi alle istituzioni dell'Unione e avere risposta

Inoltre, l'art. 11 TUE prevede il diritto di iniziativa dei cittadini dell'Unione che consiste nella richiesta alla Commissione, da parte di almeno un milione di cittadini di stati differenti, perché presenti una proposta appropriata su una materia per la l'Unione è competente. Molto importante è la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, proclamata dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione; alla quale è riconosciuto lo stesso valore giuridico detenuto dai trattati. Essa contiene in 54 articoli un ampio e aggiornato catalogo di diritti.

Fonti derivate dell'Unione

Gli strumenti giuridici a cui le istituzioni dell'Unione fanno riferimento per esercitare le loro competenze sono disciplinati nel titolo I della parte sesta del TFUE. In particolare, il capo 2 disciplina gli atti giuridici dell'Unione: si tratta di tutto ciò che compone il diritto derivato dell'Unione. Gli atti giuridici dell'Unione, indicati dall'art. 288 TFUE, sono i seguenti:

  • Regolamenti: si tratta di vere e proprie leggi dell'Unione applicabili in tutti gli stati membri e possono essere destinate a persone fisiche o giuridiche, soggetti pubblici o privati.
  • Direttive: si tratta di atti che vincolano uno o più o tutti gli stati membri in relazione ad un risultato che essi devono raggiungere, entro un certo termine, applicando gli strumenti giuridici di diritto interno più opportuni e adatti a tal fine. La formula che caratterizza le direttive è la seguente: "gli stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il" (segue data). Lo stato assume un obbligo di conformarsi in modo analogo a quanto accade per l'adattamento agli obblighi di diritto internazionale.
  • Decisioni: i destinatari possono essere sia persone fisiche e giuridiche sia stati membri. Possono avere o meno portata generale.
  • Raccomandazioni e pareri: non fanno sorgere diritti o obblighi nei destinatari, quindi non sono vincolanti

Gli atti giuridici dell'Unione si classificano in atti legislativi, delegati e di esecuzione:

  • Atti legislativi: sono adottati mediante procedura legislativa (ordinaria o speciale), siano essi regolamenti, direttive o decisioni
  • Atti delegati: sono atti di portata generale con cui un atto legislativo può delegare la Commissione ad adottare per integrare o variare propri elementi non essenziali
  • Atti di esecuzione: sono previsti da un atto legislativo

Il procedimento di formazione del diritto derivato dell'Unione

Per la formazione degli atti giuridici descritti, il TFUE prevede:

  • una vera e propria procedura legislativa ordinaria basata sulla competenza legislativa di Parlamento e Consiglio
  • alcune procedure legislative speciali che, a seconda dei casi, attribuiscono una prevalenza al Parlamento o al Consiglio

La procedura legislativa ordinaria, prevista dall'art. 294 TFUE, comprende il seguente iter:

  1. Presentazione da parte della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio di una proposta
  2. Prima lettura da parte del Parlamento e trasmissione al Consiglio
  3. Prima lettura da parte del Consiglio, conseguente approvazione del testo trasmesso dal Parlamento e adozione dell'atto oppure approvazione con emendamenti e trasmissione al Parlamento
  4. Seconda lettura da parte del Parlamento entro tre mesi: se il Parlamento approva il testo del Consiglio o non si pronuncia, l'atto è adottato nella versione del Consiglio; se il Parlamento lo respinge, il processo dell'atto proposto vien sospeso; se il Parlamento approva emendamenti a maggioranza dei suoi componenti, il testo torna al Consiglio e la Commissione manifesta la sua posizione
  5. Seconda lettura da parte del Consiglio entro tre mesi: se il Consiglio approva gli emendamenti del Parlamento a maggioranza qualificata (all'unanimità se la Commissione si era espressa contro), il testo è adottato; se non li approva, viene convocato un comitato di conciliazione
  6. Il comitato di conciliazione deve raggiungere un accordo su un progetto comune entro sei settimane; se non lo fa, l'atto non è adottato
  7. Se il comitato di conciliazione ha approvato un progetto comune, si procede con la terza lettura da parte del Parlamento e del Consiglio, i quali hanno sei settimane per pronunciarsi sul testo dell'accordo senza altre variazioni; in mancanza di una decisione, l'atto non è adottato

Le procedure legislative speciali, nella maggior parte dei casi, prevedono che l'atto sia adottato dal Consiglio previa consultazione oppure previa approvazione del Parlamento europeo.

CAPITOLO 5 Le fonti del diritto 5 cosa sono le fonti del diritto Si chiamano fonti del diritto i fatti o gli atti che l’ordinamento giuridico abilita a produrre norme Giuridiche che sono :

  • Generali: l’essere riferite ad una pluralità indistinta di soggetti;

  • Astratte: è quella caratteristica della legge applicabile una serie di volte, potenzialmente infinita; La teoria delle fonti del diritto si occupa sia delle regole che individuano quali sono le fonti del diritto, sia delle regole che stabiliscono i modi di produzione del diritto. Fonti di produzione del diritto sono quei atti (o fatti) a cui l’ordinamento riconosce capacità di produrre norme giuridiche Fonti sulla produzione sono quelle particolari regole giuridiche che disciplinano i modi di produzione del diritto oggettivo. Fonti fatto: l’ordinamento riconosce direttamente al corpo sociale la capacità di produrre norme senza l’osservanza di una particolare procedura.

  • Profilo Passivo: capacità di un atto normativo di resistere a modifiche o abrogazioni che provengono da fonti che non hanno la medesima forza; Per tutto il resto, ossia per gli atti fonte subordinati a quelli primari, il sistema costituzionale delle fonti secondarie è aperto, l’individuazione degli atti fonte secondari è lasciata alla disponibilità dei soggetti titolari di potere normativo primario. 5 unità, coerenza e completezza dell’ordinamento La pluralità delle fonti del diritto richiede che siano predeterminati i criteri attraverso i quali l’ordinamento possa mantenere le caratteristiche di:

  • Unità: tutte le norme possono farsi risalire al potere costituente;

  • Coerenza: l’ordinamento non tollera contraddizioni tra le parti che lo compongono. La continua produzione di diritto rende inevitabile il formarsi di antinomie(contrasti tra norme). Ciascun ordinamento prevede criteri e meccanismi per risolvere le antinomie normative;

  • Completezza: l’ordinamento predispone rimedi per colmare le lacune o vuoti normativi e quindi vi è assenza di lacune o vuoti normativi. 5 i criteri per ordinare le fonti del diritto La risoluzione delle antinomie è un’operazione essenzialmente pratica essendo svolta in sede di applicazione del diritto, i criteri : 1: regola la successione degli atti normativi nel tempo; in caso di contrasto tra norme stabilite da fonti aventi il medesimo rango gerarchico e competenza , ovvero fonti equiparate, prevale e deve essere applicata la norma posta successivamente nel tempo e quella precedente viene abrogata. L’abrogazione deriva dall’applicazione di tale criterio. Una volta completato il procedimento di formazione gli atti normativi entrano in vigore e producono la loro efficacia, valgono di norma solo per il futuro e quindi non hanno efficacia retroattiva, ma solo per i rapporti pendenti (suscettibili di essere ancora regolati). Abrogazione: circoscrizione nel tempo l’efficacia di una determinata disciplina giuridica. L’abrogazione può essere:

  • Espressa: quando lo stesso legislatore dichiara espressamente che la norma è stata abrogata (riguarda le disposizioni). è disposta direttamente dal legislatore quando nel testo di una legge vengono indicate le disposizioni preesistenti specificatamente abrogate;

  • Tacita o per incompatibilità: viene accertata per via interpretativa quando l’interprete rileva il contrasto tra due norme dal contenuto incompatibile, per cui deve scegliere tra l’una e l’altra;

  • Per nuova disciplina dell’intera materia: già regolata da una legge anteriore, per cui la nuova disciplina si sostituisce alla precedente;

  1. GERARCHICO: risolve il contrasto fra norme poste da fonti non equiparate, ossia poste su livelli normativi differenti. Prevale la norma posta dalla fonte superiore o sovraordinata. La norma viene dichiarata invalida (e non abrogata), per non aver rispettato l’ordine gerarchico delle fonti(Contrasto diretto). Essa deve essere eliminata dall’ordinamento giuridico mediante l’annullamento. Ha efficacia retroattiva.
  2. COMPETENZA: riguarda la competenza delle leggi che non hanno la medesima competenza (sennò cronologico), non sono equiparate(sennò gerarchico)risolve il contrasto fra norme poste da fonti pari ordinate, poste in separazione di competenza (es. legge stato vs legge regionale si deve individuare la fonte competente e si da una prevalenza). Se la norma è incompetente, si pone il problema di validità e invalidità con i medesimi effetti del criterio gerarchico, poiché viene indirettamente violata la Costituzione (es. art. 117 cost.). (Contrasto indiretto). Contrasto tra norma valida e norma invalida, quest’ultima è quella non competente e viene eliminata dall’ordinamento tramite annullamento.

5 l’interpretazione del diritto I criteri che regolano l’interpretazione del diritto sono quelli indicati all’art delle Preleggi e quelli elaborati in dottrina e giurisprudenza. Si parla di: - Interpretazione letterale o testuale: secondo il senso fatto palese dal significato proprio delle parole; - Interpretazione teleologica: secondo il fine o l’intenzione del legislatore, nel doppio significato - Scopo soggettivo perseguito del legislatore al tempo in cui ha posto una determinata disciplina; - Scopo oggettivo ricavato dal tenore dell’atto normativo; - Interpretazione logico-sistematica: secondo la connessione tra le diverse disposizioni all’interno dell’atto normativo considerato. Le lacune normative richiedono una soluzione giuridica: si applica lo strumento dell’analogia( applicare a un caso non previsto una disciplina prevista per casi simili); vi sono due tecniche:

  • Analogia legis: quando la lacuna può essere colmata rinviando alla disciplina dettata per un caso simile o per materie analoghe;
  • Analogia iuris: nel caso in cui manchino norme che regolino casi simili, la lacuna può essere colmata ricorrendo ai principi generali dell’ordinamento giuridico, ricavabili per via interpretativa dal complesso delle norme giuridiche. L’art delle Preleggi prevede un divieto di analogia per le leggi penali e per le leggi speciali(cioè quelle che fano eccezione rispetto a discipline di carattere generale). Per le disposizioni della costituzione che prevedono i diritti fondamentali vale il criterio di stretta interpretazione: in caso dubbio, l’interprete non può attribuire alle disposizioni costituzionali un significato in alcun modo restrittivo(favor libertatis). Diversa è la legge di interpretazione autentica: interpretazione effettuata con legge dal legislatore stesso, con riferimento a un precedente testo legislativo di dubbio significato. Sono leggi retroattive, dato che il significato stabilito dal legislatore riguarda le disposizioni già in vigore, dove l’interprete deve applicare la legge secondo il senso prescritto dal legislatore. 5 la costituzione e le fonti costituzionali La Costituzione è l’atto supremo dell’ordinamento in quanto posta dal potere costituente, la sua caratteristica principale è la rigidità, per cui può essere modificata solo attraverso un procedimento di revisione costituzionale. L’art. 138 cost. prevede tra le fonti del diritto di rango costituzionale:
  • Legge di revisione costituzionale: modifica, aggiunge o sopprime parti del testo della Costituzione.
  • Legge costituzionale: sono quelle richiamate da disposizioni della costituzione per integrare la disciplina di determinate materie, e quelle che il parlamento decide di deliberare nelle forme dell’art. 138. Esse affiancano la costituzione pur non facendone parte. Il procedimento di formazione delle leggi di rango costituzionale si chiama procedimento aggravato e prevede una duplice lettura da parte di entrambe le camere:
  • 1° lettura: occorre ottenere maggioranza relativa (50 % + 1 dei presenti, raggiunto il numero legale dei componenti, ossia la metà + 1), usa le stesse regole per un procedimento legislativo.
  • Pausa di riflessione di 3 mesi
  • 2° lettura: occorre ottenere maggioranza qualificata:
  • se approvata a Maggioranza assoluta (50 % + 1 dei componenti), pubblicata su gazzetta ufficiale, entro tre mesi si può chiedere un referendum costituzionale e la legge costituzionale viene promulgata, se non viene chiesto si procede alla pubblicazione della legge.
  • se approvata a Maggioranza dei 2/3 ; non è consentito richiedere un referendum e la legge viene promulgata e pubblicata.

La legge ordinaria dello stato è fonte a competenza generale, infatti riguarda le materie che riguardano interessi e valori generali. Alla legge la costituzione affida importanti materie mediante la riserva di legge :è un istituto costituzionale specifico, posto a tutela dei diritti fondamentali, per cui la Costituzione riserva alla legge la disciplina di una determinata materia (rinvia alla legge ordinaria). E’ sostanzialmente una regola di ripartizione d’intervento delle fonti su una determinata materia. La riserva di legge è contraddistinta da due punti:

  • aspetto negativo: divieto di interventi da parte di atti diversi dalla legge.
  • Aspetto positivo: obbligo per la legge di intervenire nella materia riservata. Le riserve di legge garantiscono il principio democratico e tutelano i diritti fondamentali e il principio di eguaglianza. Ci sono diversi tipi:
    • Riserve assolute: l’intera disciplina della materia(dettagliata e completo ogni aspetto) è riservata alla legge
    • Riserve relative: rinvio alla legge per gli aspetti generali della materia (in base/secondo la legge)
    • Riserve rinforzate: quando la costituzione stabilisce che l’intervento legislativo debba avvenire secondo certe procedure, o che debba avere certi contenuti costituzionalmente prestabiliti. Vi sono casi in cui si verifica una dissociazione tra la forma( la legge) e i suoi contenuti, un esempio sono le leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali. Vi sono casi di atti la cui forma è la legge ma il cui contenuto sono veri e propri atti amministrativi: il contenuto non è il prevedere comportamenti da permettere o vietare, ma è il provvedere immediatamente alla cura di un determinato interesse, si parla di leggi provvedimento, esse sono escluse quando la costituzione richiede leggi generali. 5 atti normativi del governo equiparati alla legge: i decreti legislativi La costituzione attribuisce poteri normativi di rango primario al governo che può adottare decreti legislativi e decreti legge, che hanno la medesima forza della legge ordinaria. Il procedimento di delegazione legislativa è un procedimento duale di produzione del diritto dove vede come protagonisti il parlamento e il governo. La legge di delegazione ha la funzione di conferire al governo il potere di adottare atti aventi forza di legge ( decreti legislativi),si tratta di materie complesse e tecniche, essa deve: . contenere l’individuazione dell’oggetto della delega chiaramente definito . stabilire i principi e i criteri direttivi . indicare il termine entro il quale la delega può essere esercitata Il decreto legislativo è l’atto che il governo adotta in attuazione della legge di delegazione, deliberato dal consiglio dei ministri ed emanato dal presidente della repubblica. Vi è una costante collaborazione tra parlamento e governo. Il governo predispone uno schema di decreto legislativo che viene esaminato dalle camere, infine il governo delibera definitivamente e alla fine emana il decreto legislativo. 5 atti normativi del governo equiparati alla legge: i decreti legge Il governo , in casi particolari può adottare il decreto legge, che sono provvedimenti provvisori con forza equiparata alla legge ordinaria, essi recano misure concrete immediatamente applicabili. In base all’art 77 il decreto legge:
  • Può essere adottato solo in casi straordinari di necessità e urgenza
  • Deve essere presentato alle camere per la conversione lo stesso giorno in cui è adottato;
  • Dura 60 giorni e ha efficacia provvisoria , e se non è convertito in legge la perde sin dall’inizio; Appena viene adottato dal governo il decreto diventa oggetto di un disegno di legge di conversione e poi presentato alle camere o al senato. La legge di conversione è l’atto mediante il quale il parlamento si riappropria della funzione legislativa. In sede di conversione le camere posso portare modifiche al testo; gli emendamenti hanno efficacia pro futuro (giorno dopo alla pubblicazione della legge di conversione).

L’abuso della decretazione d’urgenza produsse il fenomeno della reiterazione dei decreti legge, consistente nella riproduzione delle norme di un decreto legge in un altro decreto legge. La corte costituzionale sancisse il divieto di reiterazione , cioè di riprodurre lo stesso identico decreto allo scopo di protrarne l’efficacia nel tempo. 5 il referendum abrogativo Disciplinato dall’art cost., il referendum popolare per l’abrogazione, totale o parziale, di leggi e di atti aventi forza di legge. La dottrina include l’atto abrogativo referendario tra le fonti del diritto in quanto non è un <<non disporre>>, bensì <<disporre diversamente>> e come tale esercizio di potestà normativa. 5 le fonti legislative specializzate Le fonti legislative specializzate non costituiscono una categoria autonomia, ma sono fonti tra loro diverse che nulla hanno in comune se non l’atipicità rispetto a tutte le altre fonti primarie, chiamate fonti atipiche. Sono caratterizzate da: a) Procedimenti di formazione particolare; b) Sussiste una dissociazione tra forma e forza dell’atto, cioè hanno una forza attiva o passiva rinforzata; c) Sono chiamate a disciplinare determinate materie; Rientrano i seguenti atti legislativi:

  • Leggi di esecuzione dei Patti Lateranensi ( disciplinano i rapporti tra stato e chiesa)
  • Leggi che disciplinano i rapporti fra lo Stato e le altre confessioni religiose
  • Leggi che staccano una provincia o un comune da una regione per aggregarli ad un’altra
  • Leggi di amnistia e indulto
  • Leggi statali che stabiliscono <<forme e condizioni particolari di autonomia>> alle regioni ordinarie
  • Decreti legislativi di attuazione degli statuti delle regioni speciali
  • legge di attuazione del principio dell’equilibrio di bilancio. 5 le fonti espressione di autonomia degli organi costituzionali L’art cost. stabilisce che ciascuna Camera adotta il proprio regolamento a maggioranza assoluta dei suoi componenti. I regolamenti parlamentari sono atti fonte di rango primario a competenza materiale riservata(riserva di regolamento parlamentare), in quanto attuano direttamente la Costituzione. Sono fonti del diritto perché non regolano soltanto l’organizzazione e le funzioni spettanti alle Camere, ma anche perché regolano i rapporti delle Camere con altri organi. I regolamenti a loro volta prevedono l’adozione di regolamenti parlamentari speciali che disciplinano l’organizzazione e il funzionamento di particolari organi delle Camere. Distinti da questi sono i regolamenti di organizzazione che disciplinano l’organizzazione amministrativa degli apparati dei due rami del Parlamento. La Corte Costituzionale ha escluso che i regolamenti parlamentari possano essere oggetto del sindacato di costituzionalità ex art cost. e non riconducibili agli atti aventi forza di legge cui esso si riferisce, perché la Corte li considera espressone della posizione di autonomia costituzionalmente garantita al Parlamento(sentenza 154/1985). I regolamenti degli altri organi costituzionali:
  • per quanto riguarda la Corte Costituzionale, la l. 87/1953 prevede la possibilità che essa adotti un regolamento per disciplinare l’esercizio delle sue funzioni.
  • per quanto riguarda la Presidenza della Repubblica, la l. 1077/1948 prevede la possibilità di adottare regolamenti interni, soltanto in relazione all’organizzazione e funzionamento dell’apparato amministrativo servente. Si ritiene che abbiano natura secondaria.
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Riassunto Corso di Diritto Pubblico Barbera Fusaro

Corso: DIRITTO PUBBLICO DELL'ECONOMIA (ECO0010)

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DIRITTO PUBBLICO
Distinzione tra diritto pubblico e diritto amministrativo:
DIRITTO PUBBLICO: settore che si occupa di studiare il funzionamento dell‘ordinamento giuridico statele ,
ovvero il funzionamento dello stato e degli organi costituzionali ; i rapporti tra stato e cittadino; e le
posizioni giuridiche soggettive dei cittadini ( diritti, doveri, libertà, obblighi..).
DIRITTO AMMINISTRATIVO: studia la disciplina giuridica della pubblica amministrazione, che agisce con sue
regole e leggi, i poteri che esercita sono subordinati alla legge in modo che non vada contro ai diritti del
cittadino. Ci si rivolge al giudice amministrativo; e si interessa dei rapporti tra la pubblica amministrazione e
gli interessati.
CAPITOLO 1 Lordinamento giuridico e il diritto costituzionale
1.1 le regole del diritto
Una qualunque organizzazione sociale costituisce un ordinamento giuridico. Un organizzazione per essere
tale ha bisogno di regole che ne disciplinano la vita e l’attività, queste leggi costituiscono il diritto di una
determinata organizzazione, e formano un ordinamento giuridico. Le regole del diritto appartengono al
mondo del “dover essere” che si distingue dal quello dell’”essere” . Al dover essere appartengono anche
altre regole: religiose, etiche, di costume che prescrivono comportamenti . nonostante questo comunque vi
è una separazione tra l’ambito religioso e quello giuridico , anche se vi sono alcuni paesi (islamico) che non
fanno questa separazione.
Le regole religiose ed etiche si occupano della salvezza dell’anima mentre le regole giuridiche regolano
direttamente i rapporti fra i soggetti di un’organizzazione sociale, individuano e tutelano beni e valori
(assicurano la vita normale). Le regole del diritto servono a regolare le azioni rilevanti per la vita di una
specifica organizzazione sociale, e accanto ai doveri tutelano anche i diritti. Quando si instaura un rapporto
fra due o piu soggetti si vengono a creare delle norme giuridiche, che sulla base di una regola comune
(diritto oggettivo) sa luogo a vincoli reciproci.
Il diritto non è monopolio di alcuna organizzazione ma riguarda qualunque organizzazione poiché vi è la
teoria delle pluralità degli ordinamenti giuridici.
Lordinamento giuridico dello stato è il più complesso poiché è caratterizzato dalla POLITICITA’ (si occupa
degli interessi della comunità) e dalla SOVRANITA’ ( non riconosce un autorità superiore esterna, possono
determinare le proprie regole, e le leggi sono rispettate attraverso mezzi o attraverso punizioni per chi non
le rispetta).
1.2 cosa è un ordinamento giuridico
TEORIE NORMATIVISTE (Kelsen): ogni organizzazione ha un ordinamento che la regolano, dove la società
subisce le norme che sono poste dal legislatore. Il diritto è distinto dalla società e viene imposto. Il
legislatore da le regole prima di dar vita alla società.
Controlla :Il merito è che esse fondano l’autonomia del diritto, cosi che assicura più certezza alla scienza
giuridica. Il diritto è autonomo rispetto ai fenomeni sociali (= maggiore certezza del diritto). Lordinamento è
costituito dal complesso delle norme vigenti in un determinato spazio territoriale, isolato dalla società e da
studiare secondo regole proprie.
TEORIE ISTITUZIONALISTE: non sono le norme a dar luogo all’organizzazione, ma è questa che le produce; la
loro funzione è di mantenerla, consolidarla e rafforzarla. Le norme sono il prodotto di fatti normativi
intervenuti in un certo momento della storia.
Fotografano meglio la complessità dell’organizzazione giuridica

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