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TFA Creativita' - Arieti, Williams, Amabile

Il seguente file riporta il pensiero di tre degli autori che sono stat...
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Tfa Sostegno (PED-04)

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Anno accademico: 2019/2020
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Lo psicoanalista Silvano Arieti distingue tra creatività ordinaria, capace di migliorare la vita dell’autore rendendola più piena e soddisfacente, e creatività straordinaria, quella che inventa nuovi paradigmi e migliora la vita di tutti contribuendo al progresso. Per Arieti ( Creatività , la sintesi magica , 1976) l’individuo capace di produrre creatività straordinaria conserva una possibilità più grande della media di accesso alle immagini, alla metafora, alla verbalizzazione accentuata e ad altre forme connesse al processo primario, che è inconscio o preconscio. Sia il sognatore sia lo schizofrenico e l’individuo creativo condividono un accesso facilitato alla sfera primaria, ma mentre lo schizofrenico ci resta intrappolato e il sognatore perde le sue suggestioni notturne quando si confronta con le logiche del giorno, l’individuo creativo seleziona, adotta e adatta materiali primari innescando il pensiero logico e integrato che appartiene al processo secondario. La magia della sintesi creativa – il processo terziario – chiede una dose superiore alla norma di passività ricettiva: quella che permette ai materiali primari di emergere improvvisamente, inaspettatamente, di getto, come in un lampo; durante la meditazione, la contemplazione, il fantasticare, il rilassamento, l’assunzione di droghe, i sogni... ma chiede anche una dose superiore di attività intenzionale e consapevole per gestire quei materiali adeguatamente. E’ una magia, dice Arieti, di cui la persona creativa rimane la depositaria..., un segreto che non può rivelare né a se stesso né agli altri. Quello che non è più un segreto è il modo in cui il suo processo creativo si svolge, raggiunge la sua conclusione, e quali condizioni facilitino la sua comparsa.

Hillman: anima, vocazione, possessione Il tema junghiano degli archetipi appartiene anche allo psicoanalista James Hillman, che lo proietta potentemente in una dimensione più ampia di quella terapeutica: è la psicologia archetipale, una terapia delle idee e non delle persone. Ne Il codice dell’anima – carattere, vocazione, destino (1996), Hillman dice che sulle immagini che hanno valore di archetipo, cioè che sono universali e necessarie, si fondano i miti, le strutture simboliche entrando in contatto con le quali l’anima può esprimere la propria energia e riconoscere, com’è necessario, la propria vocazione, al di là delle pressioni sociali e delle situazioni contingenti. Solo onorando il mito che ciascuno porta in sé – la piccola ghianda che contiene in sé la potenzialità della grande quercia – è infatti possibile ricostruire un rapporto equilibrato con la realtà, evitare derive patologiche, crescere nel mondo, compiere il proprio destino. Tutti abbiamo un destino: la creatività non è un dono o una grazia speciale, una capacità, un talento o un artificio. Piuttosto è un’immensa energia la cui origine è al di là della psiche umana e che spinge a dedicarsi a se stessi attraverso un nesso specifico con l’altro. La creatività costringe alla devozione verso la propria persona nel suo divenire attraverso quel nesso, e porta con sé un senso di impotenza e di crescente consapevolezza del proprio potere luminoso... è più umana e più potente del suo possessore. Questi, in realtà, corre sempre il rischio di essere posseduto. Operando come coazione, la forza è sempre eccessiva. E’ una possessione che può prendere varie forme. Modelli archetipici ai quali l’esperienza creativa può aderire in momenti diversi, e che possono combinarsi o contaminarsi: la saggezza del senex che mette ordine nel caos. La giocosità irresponsabile

del puer che cerca e sfida fiduciosamente l’ignoto. La sregolatezza del ribelle o del folle: ombra, distruzione, morte. L’audacia laica di Prometeo che ruba i segreti della natura, scoprendo e inventando. È il successo che premia l’ambizione e lascia l’individuo intrappolato nel mito che ha creato per se stesso. E’ la grande madre che accoglie e rigenera. E’ il femminile sensuale, immaginativo, stravagante, sensibile all’esperienza estetica. La bellezza, per Hilgard come per Poincaré, è fondamentale: quando siamo toccati, mossi e aperti all’esperienza dell’anima, scopriamo che ciò che vive in essa non soltanto è interessante e significativo, necessario e accettabile, ma è anche attraente, amabile, bello. È dunque l’anima quella che trova il senso delle cose, che interiorizza eventi come esperienze, che si comunica nell’amore, che ha un’ansia religiosa e un rapporto speciale con la morte, e che realizza la possibilità immaginativa insita nella nostra natura, il fare esperienza attraverso la speculazione riflessiva, il sogno, l’immagine e la fantasia (Re- visione della psicologia, 1983). Ne Il mito dell’analisi (1979-1991) Hillman considera la creatività degli stessi Freud e Jung: fatta di visioni fertili, vite produttive e scoperte. Per uno psicologo, essere creativo significa corrispondere al proprio destino scegliendo di fare anima , e mettendo in gioco la propria per guidare l’altro a riconoscere la sua. Ma, poiché all’uomo è richiesto di amare la sua anima, e poiché l’anima diventa psiche attraverso l’amore, è il mito di Eros e Psiche a poter diventare centrale per una psicologia creativa quale è oggi davanti a noi... esplicita, emotiva e umana.

WILLIAMS

Williams ha ideato il TCD o Test della creatività e pensiero divergente che consiste di due strumenti diversi: il Test del pensiero divergente e il Test della personalità creativa. Tale test rivela una combinazione di caratteristiche che contribuiscono al pensiero creativo. Un terzo strumento la Scala Williams, è un protocollo di valutazione rivolto a genitori e insegnanti dei bambini cui è stato somministrato il primo test.

Il test del pensiero divergente misura una combinazione di capacità verbali che dipendono dall’emisfero sinistro del cervello e di capacità visivo-percettive che dipendon oda quello destro. Il test da punteggi per i 4 fattori di pensiero divergente (fluidità, flessibilità, originalità elaborazione). I processi di base valutati sono le trasformazioni divergenti di figure e l’attribuzione di titoli ad esse, che richiede capacità verbali ed è definita trasformazione semantica divergente.

Il test della personalità creativa è una lista di 50 item a scelta multipla, in cui si chiede ai soggetti quanto pensino di essere curiosi, immaginativi, attratti dalla complessità, propensi ad accettare rischi e dà punteggi relativi ad aspetti di natura emozionale: curiosità, immaginazione, complessità, disponibilità ad assumersi rischi.

La SCALA WILLIAMS è una scala di stima che indica il grado di cui ciascun fattore è posseduto dal bambino osservato e può servire anche per una valutazione delle attitudini del genitore o dell’insegnante rispetto ad un bambino creativo.

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Lo psicoanalista Silvano Arieti distingue tra creatività ordinaria, capace di migliorare la vita
dell’autore rendendola più piena e soddisfacente, e creatività straordinaria, quella che
inventa nuovi paradigmi e migliora la vita di tutti contribuendo al progresso.
Per Arieti (Creatività, la sintesi magica, 1976) l’individuo capace di produrre creatività
straordinaria conserva una possibilità più grande della media di accesso alle immagini, alla
metafora, alla verbalizzazione accentuata e ad altre forme connesse al processo primario, che
è inconscio o preconscio.
Sia il sognatore sia lo schizofrenico e l’individuo creativo condividono un accesso facilitato
alla sfera primaria, ma mentre lo schizofrenico ci resta intrappolato e il sognatore perde le
sue suggestioni notturne quando si confronta con le logiche del giorno, l’individuo
creativo seleziona, adotta e adatta materiali primari innescando il pensiero logico e
integrato che appartiene al processo secondario.
La magia della sintesi creativa il processo terziario chiede una dose superiore alla
norma di passività ricettiva: quella che permette ai materiali primari di
emergere improvvisamente, inaspettatamente, di getto, come in un lampo; durante la
meditazione, la contemplazione, il fantasticare, il rilassamento, l’assunzione di droghe, i
sogni… ma chiede anche una dose superiore di attività intenzionale e consapevole per
gestire quei materiali adeguatamente.
E’ una magia, dice Arieti, di cui la persona creativa rimane la depositaria…, un segreto che
non può rivelare né a se stesso né agli altri. Quello che non è più un segreto è il modo in cui il
suo processo creativo si svolge, raggiunge la sua conclusione, e quali condizioni facilitino la
sua comparsa.
Hillman: anima, vocazione, possessione
Il tema junghiano degli archetipi appartiene anche allo psicoanalista James Hillman, che lo
proietta potentemente in una dimensione più ampia di quella terapeutica: è la psicologia
archetipale, una terapia delle idee e non delle persone.
Ne Il codice dell’anima – carattere, vocazione, destino (1996), Hillman dice che sulle
immagini che hanno valore di archetipo, cioè che sono universali e necessarie, si fondano
i miti, le strutture simboliche entrando in contatto con le quali l’anima può esprimere la
propria energia e riconoscere, com’è necessario, la propria vocazione, al di là delle
pressioni sociali e delle situazioni contingenti. Solo onorando il mito che ciascuno porta in
la piccola ghianda che contiene in sé la potenzialità della grande quercia è infatti
possibile ricostruire un rapporto equilibrato con la realtà, evitare derive patologiche,
crescere nel mondo, compiere il proprio destino.
Tutti abbiamo un destino: la creatività non è un dono o una grazia speciale, una capacità, un
talento o un artificio. Piuttosto è un’immensa energia la cui origine è al di là della psiche
umana e che spinge a dedicarsi a se stessi attraverso un nesso specifico con l’altro. La
creatività costringe alla devozione verso la propria persona nel suo divenire attraverso quel
nesso, e porta con sé un senso di impotenza e di crescente consapevolezza del proprio potere
luminoso… è più umana e più potente del suo possessore. Questi, in realtà, corre sempre il
rischio di essere posseduto. Operando come coazione, la forza è sempre eccessiva.
E una possessione che può prendere varie forme. Modelli archetipici ai quali
lesperienza creativa può aderire in momenti diversi, e che possono combinarsi o
contaminarsi: la saggezza del senex che mette ordine nel caos. La giocosità irresponsabile

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