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Il primo congressso delle donne italiane

Libro completo il primo congresso delle donne italiane
Corso

Storia delle donne e dell'identità di genere (M-STO /04)

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Università degli Studi di Urbino Carlo Bo

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BIBLIOTECA DI STORIA MODERNA E CONTEMPORANEA

Novecento periodico

Donne e uomini nella stampa periodica del XX secolo

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Novembre 2008 Biblink editori, Roma

Tutte le idee nuove, che nascono dall’incessante divenire dell’uomo muovono prima, timide facelle, embrioni di vita non ancor affermatisi in se stessi, fra le aure vitali, che sembrano non avere per loro né soffi d’ire, né blande carezze. Passano quasi inosservati nel regno dei fulmini e delle stelle o tra le forti e secolari esistenze, già affrancatesi, attraverso i secoli, figlie di vita, generatrici di vita. [...] Noi, pioniere di idee civili [...] se vogliamo acquistare il mondo, abbracciare la società, bisogna correre fra... le nemiche, le indifferenti, le apate [...]. Ci vuol coraggio... si sa; ci vuol del sacrificio... si sa [...]. Noi possiamo aspettarci qualche fischio, qualche canzonatura; qualche... insulto [...]; non deve importaci, sono gli incerti dell’apostolato [...]. Avanti, dunque, propaganda sempre colla parola viva colla parola scritta... fra le infedeli. [...] Se vogliamo essere veri apostoli banditori di nuova verità, di nuova vita, cerchiamo il cuore le menti degli ignari, dei nemici, degli addormentati.

Carmela Baricelli, Apostolato fecondo , “L’alleanza”, 19 luglio 1908.

Ai miei genitori, Maria e Vittorio

Indice

Stefania Bartoloni, Prefazione pag. 9

1. Il primo congresso nazionale delle donne italiane pag. 13

Il congresso al via: istruzione, educazione e lotta contro l’analfabetismo pag. 30

La questione del suffragio al Congresso del 1908 pag. 43

Gli echi del Congresso presso la stampa e l’opinione pubblica pag. 64

2. Donne e rappresentanza. Dibattito e legislazione

tra Ottocento e Novecento pag. 101

Il femminismo italiano nel quadro internazionale pag. 101

Le associazioni femminili: alle radici dell’emancipazionismo pag. 106

I nodi del dibattito pag. 115

3. Femminismo e stampa politica nell’Italia liberale pag. 155

Conclusioni pag. 179

Fonti e bibliografia pag. 185

affermazione del proprio valore. Viceversa, per numerosi osser- vatori, fu un’occasione per banalizzare l’avvenimento con sarcastici commenti sui vari aspetti della mobilitazione femmi- nile, compreso il banchetto di chiusura dei lavori aperto solo alle congressiste. Che peso ebbe, quali risultati produsse quel momento di protagonismo e di straordinaria visibilità sulla vita pubblica e sulla condizione delle donne italiane? Il movimento, come era avvenuto nel resto del mondo occidentale, aveva puntato sul ruolo materno, su quella diffe- renza in nome della quale le donne potevano rivendicare dei diritti, vale a dire agire la sfera pubblica, anche in nome dei doveri. La società – era un comune convincimento – avrebbe così potuto beneficiare delle loro capacità e dell’impegno generosamente profuso nelle attività assistenziali. Ma tanto insistere sul lavoro di cura e di assistenza, su quelle funzioni di servizio aveva, di fatto, rafforzato ruoli e modelli tradizionali. E il Congresso del 1908, una vetrina dell’«operosità femminile italiana», pur trattando questioni gravi e spinose, soprattutto sul piano giuridico, confermava tale indirizzo. D’altra parte, gli orientamenti politici all’interno del movimento femminile stavano mutando. La consapevolezza delle disuguaglianze patite dalle donne si ampliava, ma paral- lelamente si manifestavano differenze ideologiche che alla lunga ne avrebbero spaccato l’unità. Ne sono una prova i comitati organizzati poco più tardi proprio dal Consiglio nazio- nale delle donne italiane a sostegno delle famiglie dei soldati partiti per la guerra di Libia. Non era la prima volta che le donne italiane reclamavano e costruivano uno spazio di visibilità. Quello, di particolare ampiezza, ottenuto in occasione del Congresso era stato possi- bile grazie al lavoro e alla mobilitazione delle operaie, delle maestre, delle telegrafiste, oltre che di molte militanti socialiste; ma nell’incontro di Roma i soggetti si moltiplicarono anche

grazie alla presenza di artiste, scrittrici e giornaliste, cui si aggiunse un compatto drappello di militanti cattoliche e repub- blicane, e – novità di gran lunga più interessante per la stampa

  • di figure appartenenti ai milieux aristocratici e alto-borghesi. Queste ebbero un ruolo di spicco anche grazie alla fondazione del Corpo delle infermiere della Croce rossa italiana, avvenuta qualche mese prima, nel febbraio, alla presenza della regina Elena – la «prima infermiera d’Italia» – e delle ‘dame’ più rappresentative dell’aristocrazia romana. Si può dire che proprio l’istituzione del Corpo delle croce- rossine abbia rappresentato l’inizio del nuovo protagonismo femminile affermato da chi proveniva dalla nobiltà, la risposta istituzionale di Casa Savoia, e dei settori a essa vicini, alle batta- glie delle suffragiste, alle rivendicazioni delle socialiste, all’atti- vismo delle cattoliche. Il 1908, l’anno che aveva dunque segnato il punto più alto in termini di interesse e di attenzione per il movimento delle donne, si sarebbe chiuso con il terremoto di Messina, una sciagura di proporzioni mai viste prima nel Paese, un evento che chiamava tutta la popolazione a dare il proprio contributo nell’opera di soccorso: ne seguì una gara di solidarietà che, ancora una volta, vide le donne in prima fila. Tra queste duecen- tosessanta aristocratiche che, indossata la divisa di infermiera, partirono per le zone devastate sui treni-ospedale della Croce rossa italiana: un altro incredibile evento per quei tempi, segno della modernità e del desiderio femminile di interpretarla. Altre donne diedero vita a comitati di soccorso, raccolsero indumenti, cibo e generi di prima necessità, si adoperarono per trovare una nuova famiglia ai bambini rimasti orfani. Come premio per tanta generosità le autorità pubbliche distribuirono centinaia di medaglie, quasi un’anticipazione delle benemeren- ze che le donne avrebbero portato a casa per l’impegno patriot- tico e filantropico profuso nei lunghi anni del primo conflitto mondiale.

1. Il primo Congresso nazionale

delle donne italiane

Mattina, un poco fresca, ma bella, serena; non passano nuvole su Roma. Sin dalle nove e mezzo il clivo capitolino è animato dalla folla varia e diversa delle congressiste – pensate, più di mille – e dei signori invitati alla cerimonia inaugurale di questo primo Congresso delle donne italiane. Tutto è mutato oggi: le carrozze nella salita tengono la destra anzi che la sinistra, le guardie di città sono gentili e sorridono, e molte automobili sono guidate, forse per una anticipata affermazione del femminismo, dalle signore proprietarie. Folla sulla scalinata, sulla piazza, lungo le vie d’accesso al Campidoglio: una folla di donne curiose e uomini scettici che han gran voglia di deridere e di ridere, ma che rimane per contro confusa dalla lunga teoria di congressiste disinvolte che vede passare 1.

Roma, 23 aprile 1908, ore 10,30. Più di mille signore affollano la sala degli Orazi e Curiazi in Campidoglio, per assistere a una importante inaugurazione. Alla presenza della regina Elena, della principessa Laetitia 2 e di alcune tra le più importanti personalità del mondo politico e istituzionale, prende il via ufficialmente il primo Congresso nazionale delle donne italiane, che proseguirà sino al 30 aprile presso il monumentale Palazzo di Giustizia, «per studiare e discutere un problema complesso e grave: la questione femminile» 3.

Fig. 1 congressiste entrano al Palazzo di Giustizia, “La donna” 5 Maggio 1908.

Il Congresso viene convocato dal Consiglio nazionale delle donne italiane, principale federazione di associazioni presie- duta dalla contessa Gabriella Spalletti Rasponi e fondata nel 1903 dalle aderenti alla Federazione delle opere di attività femminile, come branca italiana dell’International Council of Women, nato a Washington nel 1888 4. Rimandato una prima volta «per la grave difficoltà di trovare alloggi convenienti prima di Pasqua» 5 , l’appuntamento romano era stato prece- duto da una lunga fase preparatoria, come anticipato, già nel mese di marzo, da Sofia Albini, direttrice della rivista mensile “Vita femminile italiana” 6 :

Si lavora da mesi, ma il tempo incalza, e ora ogni sezione intensifi- ca l’opera sua e va animandosi di sempre più viva fede ne’ risultati di questa magnifica mostra delle forze femminili italiane [...]. È una nobile gara a chi avrà relatrici di maggior valore, e saprà impronta- re il proprio lavoro a maggiore praticità ed elevatezza insieme [...]. Il Consiglio Nazionale delle donne italiane che ebbe l’idea di questo Congresso, trasfonde anche in tutta la sua preparazione, la purezza dei suoi ideali e il suo sincero altruismo 7.

Tra i promotori dell’evento anche il periodico “L’alleanza”, che già nel mese di gennaio – allo scopo di contenere l’imposta- zione moderata del CNDI e l’influenza delle aristocratiche e delle borghesi – aveva diramato una circolare, firmata da «un gruppo di democratiche», contenente un appello a tutte le donne e a tutte le associazioni perché intervenissero al Congresso diret- tamente o tramite proprie delegate, per imprimere all’iniziativa un «carattere eminentemente democratico, liberale, femmini- sta» 8. E si era preparato per tempo all’incontro romano, specifi- cando in diverse occasioni le premesse e gli obiettivi con i quali vi avrebbe partecipato:

L’Alleanza fedele al suo programma, sintetizzato nel titolo, sarà rappresentata al Congresso dalla sua direttrice, che porterà, con

altre amiche, la nota schiettamente democratica e popolare, in nome di tutte le donne, di ogni condizione, conculcate e oppresse; ma specialmente delle lavoratrici di ogni specie. Noi speriamo di trovare colà moltissime nostre alleate, sparse in tutta Italia, e di poter cominciare, in unione alle Signore romane, un vero lavoro di pressione sui cardini, arrugginiti per noi, della nostra legislazione, così che il femminismo possa a breve scadenza ottenere una vittoria legislativa. Uniamoci tutte, in quest’ora, o compagne, senza preoc- cupazioni di partito diverso, la nostra piattaforma è l’eguaglianza politica, civile e giuridica delle donne cogli uomini; ottenuto questo, ognuna interrogherà la propria coscienza e seguirà sua via; ma nell’ora della battaglia contro il comune nemico, “la legge ingiusta”, ci vuole unione 9.

Allo scopo di favorire e agevolare la partecipazione delle rappresentanti di tutte le classi sociali, le organizzatrici avevano ottenuto una riduzione sui biglietti ferroviari del 40%-60%; avevano, inoltre, sollecitato il Ministero dell’Istruzione perché, dietro presentazione della tessera d’iscrizione, venisse concesso a tutte le insegnanti il permesso di assentarsi durante i giorni del Congresso. E ciò in quanto proprio le insegnanti erano una categoria fortemente rappresentata nel movimento femminile 10. Iniziative analoghe furono adottate anche da altri enti e ammini- strazioni pubbliche come il Ministero delle Poste, che concesse alle proprie impiegate due giorni di permesso per consentire loro di prendere parte alle sedute del Congresso 11. Misure che produssero certamente un qualche effetto, visto che le cronache raccontano di «una sala del Campidoglio piena di donne di diversa estrazione sociale, dalla corona [...] all’officina, anche se quello operaio fu nell’occasione tra i ceti sociali di gran lunga il meno rappresentato» 12. L’iniziativa era riuscita a richiamare su di sé l’attenzione di un pubblico numeroso e soprattutto dei principali organi di stampa, come osservava “Il giornale d’Italia”, che riferiva di «una legione di fotografi che corre innanzi e indietro e tramanda ai posteri

tribuna illustrata” del 3 maggio spigola alcuni nomi delle inter- venute, note, per la maggior parte, nel mondo letterario:

Luigi di S. Giusto, la contessa Pasolini, donna Adelaide Maraini, lady Egerton, la contessa Taverna, la contessa Suardi, la prof Labriola, la signora Wollemborg, la principessa di Sonnino, Clelia Bertini-Attili, signorina Ponzio-Vaglia, contessa Danieli, signorina Maria Stella, Grazia Pierantoni Mancini, signora Scialoia, marchesa di Roccagiovane, donna Anna Orlando, signorine Marazzi, Dora Melegari, Teresah ed altre tante 22.

Tra i presenti anche alcuni uomini, che pur senza diritto di voto furono ammessi a partecipare dietro regolare pagamento della quota d’iscrizione. Molti diedero al Congresso «dapprima una capatina, scettici e ridenti, [e] furono subito presi da stupore [...], poi da così sincera ammirazione che non mancarono nessuna seduta» 23. Fra gli altri,

l’on. Sonnino, l’on. Orlando, l’on. Lucifero, l’on. Credaro, l’on. Baccelli, l’on. Lollini, l’on. Luciani, l’on. Monti Guarnieri, l’on. Rosadi, l’on. Barzilai, l’on. Mirabelli, il senatore Pasolini, il senatore Roux, il prof. Vivante, il prof. Foà, il prof. De Gubernatis, il prof. Carusi, il comm. Magaldi, il comm. Mortara, [il] dottor Marchetti, [il] dott. Guglielminetti 24.

E circa l’atteggiamento della «maschilissima» politica italiana di fronte agli argomenti oggetto dell’incontro, qualche interes- sante indizio ci arriva dalle pagine della “Nuova antologia” e dalla penna di Giovanni Cena:

L’On. Sonnino, che fra gli uomini parlamentari i quali assistettero a parecchie sedute del Congresso fu uno dei più assidui, mostran- do che l’uomo di Stato deve rendersi conto anche di questo fatto nuovo nella vita italiana che è l’intervento attivo delle donne, è

favorevole all’abolizione dell’autorizzazione maritale, ma vuol che si studi più profondamente la proposta che è aggiunta all’ordine del giorno del prof. Vivante, la quale vorrebbe stabilire un fondo famigliare sottratto alle crisi economiche. E il Congresso approva l’abolizione senz’altro 25.

La presidenza venne affidata alla contessa Gabriella Spalletti Rasponi – già presidente del Consiglio nazionale delle donne italiane – eletta per acclamazione. A vicepresidenti: Berta Turin, Antonia Suardi, Giulia Bernocco Fava Parvis, Elena French, Elisa Noerbel, Felicita Buchner, Avril De S Croix, Irma Melany Scodnick. Segretarie: Beatrice Betts, Giorgia Ponzio Vaglia, Anita Pagliari, Maria Roesler Franz, Giuseppina Le Maire, Luisa Rava, Valeria Benetti e la signorina Ascoli Nathan 26. Presidenti di sezione: Maria Pasolini (educazione e istruzione), Etta De Viti de Marco (assistenza e previdenza), Teresa Labriola (condizione morale e giuridica della donna), Giovanna Picardi (igiene), Dora Melegari (letteratura e arte) e Lisa Danieli (emigrazione) 27. Inaugurando il primo Congresso nazionale delle donne italia- ne «nel nome di S. la Regina», la contessa Spalletti illustrò le principali motivazioni dell’iniziativa, non mancando mai di rassicurare il pubblico sulla fedeltà della donna ai propri tradi- zionali doveri e ringraziando le istituzioni, le delegate straniere e tutte le intervenute:

I Congressi sorgono generalmente appoggiandosi a forti sostegni, noi invece non siamo sorrette che dalla fede profonda in una idea [...]. A noi è sembrata giunta l’ora nella vita della donna, il cui spirito va rapidamente maturando, per far sentire alto e forte quali siano le sue aspirazioni, quali i vantaggi che la famiglia e la società hanno il diritto di attendere da un movimento che diventa più importante ogni giorno [...]. Il nostro femminismo non suona lotta, come molti credono [...]. Se rivendichiamo per la donna alcuni diritti, è perché la crediamo pronta a sostenere i nuovi doveri che la

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