- Information
- AI Chat
Was this document helpful?
Riassunto Terra di nessuno. Esperienza bellica e identità personale nella prima guerra mondiale - E. J. LeeE
Course: Antropologia culturale (E1901R004)
516 Documents
Students shared 516 documents in this course
University: Università degli Studi di Milano-Bicocca
Was this document helpful?
LA TERRA DI NESSUNO di Leed
CAPITOLO PRIMO: LA STRUTTURA DELL’ESPERIENZA DI GUERRA
Nell’agosto 1914 le aspettative di una maturazione rapida e profonda indussero moltissimi giovani a
presentarsi agli uffici di reclutamento. Alla fine della guerra si svolsero innumerevoli dibattiti in merito al
problema se i soldati fossero stati brutalizzati o nobilitati, regrediti o maturati dall’esperienza di guerra.
Coloro che sono disturbati psichicamente dall’esperienza di guerra, lo sono dall’ossessione di aver vissuto 2
vite distinte e tra loro incompatibili.
In guerra gli uomini furono “estraniati” dalle loro società: essi furono “resi” estranei rispetto alle persone e alle
cose del loro passato e anche rispetto a sé stessi.
Il modello “scarica pulsionale” è quello più comunemente impiegato nelle teorie psicoanalitiche della guerra.
Secondo Arno Mayer una guerra o una rivoluzione liberano le tensioni accumulate nelle società in fase di
modernizzazione.Nel modello “scarica pulsionale” il soldato di linea avrebbe potuto dimostrarsi incapace di
riacquisire le abitudini e le regole della convivenza civile. Questo modello definisce la guerra alla stregua di
un’attività aggressività; ma si tratta di una definizione molto più idonea a comprendere le diversità culturali e
le varietà di esperienza emotive riscontrabili in guerra.
Il modello di “continuità culturale” rappresenta un momento di scarica dell’aggressività repressa. Questo
modello si riferisce sia all’esperienza di guerra sia a quella di pace.
Per operare con successo a una situazione di disordine, gli uomini dovrebbero lasciarsi alle spalle la loro
cultura; ma gli uomini non smettono di attribuire un significato e di dare un senso a ciò che li circonda.
La guerra produsse uomini che avrebbero condiviso una nuova, comune identità.
La comparazione fra l’esperienza di guerra e il rituale di passaggio ci permette 2 cose: accantonare la
nozione che la guerra sia esclusivamente aggressione e violenza; ci consente di vedere la natura
convenzionale delle discontinuità fra la vita in tempo di pace e la vita in tempo di guerra.
Dopo il suo rientro in società, l’uomo che ha ucciso in combattimento è considerato pericoloso, contaminato,
diverso, almeno fino a quando non si sottopone a un processo rituale di purificazione.
L’uomo che va in guerra deve sottostare a rituali di passaggio. Van Gennep divide i riti in 3:
-riti di separazione (o riti preliminari): trasferiscono un individuo dal suo luogo abituale
-riti di margine (o riti liminari): fissano l’identità del “passeggero” come dimorante fra 2 stati
-riti di aggregazione (o riti post-liminari): con i quali l’individuo è riaccolto nel gruppo di origine.
Il termine “Terra di nessuno” cattura l’essenza dell’esperienza di essere stati inviati oltre i limiti della vita
sociale, posti fra il noto e l’ignoro, fra il familiare e il perturbante.
Mary Douglas sottolinea che “sporco” è attributo di qualcosa fuori posto e che “contaminazione” è il risultato
di un qualsiasi contatto fra sostanze, luoghi che normalmente sono tenuti separati da regole.
La guerra di trincea produsse una ambivalenza: la terra era al tempo stesso rifugio e minaccia permanente.
La morte diventò per tanti in guerra un’esperienza continua e una volta che il desiderio della morte si era
fissato nella mente del soldato, era certo il suo collasso nervoso.
che escludeva ogni altra possibilità d’esperienza. L’incubo dell’essere sepolto vivo divenne fin troppo spesso
realtà durante la guerra: causa più frequente delle nevrosi di guerra.
Molti veterani (uomini bloccati nella fase di passaggio, individui la cui caratteristica divenne l’essere senza
patria) individuarono nella loro esperienza la presenza di elementi positivi e cameratismo che cancellava le
barriere sociali “artificiali”, il condividere un destino comune e le condizioni egalitarie di vita.
Andando in guerra il soldato viene privato dei segni visibili del suo status (vestiti, abitazione, proprietà, titoli
sociali) che abitualmente connotano il suo posto nella società civile.
Nella guerra tutto diventa macchinico: si potrebbe quasi definire la guerra come un’industria per il macello
umano specializzato. Ai soldati in guerra la realtà non viene insegnata ma mostrata.
Molti accolsero la guerra come via d’uscita dalla società industriale: ma in guerra appresero che la
tecnologia dominava l’organizzazione di soldati.
Come in un TESTO l’esperienza di guerra è composta da coerenze interne, quotidianità, e
un’impressionante successione di fenomeni normalmente non correlati fra loro, e comunque ben lontani
dalle interazioni di stato maggiore o di alto comando.
Il mutamento di identità nel soldato di linea appare come una chiave per interpretare l’esperienza di guerra.
Le alterazioni nell’identità sono viste come funzione della liminarità dell’esperienza di guerra.
CAPITOLO SECONDO: LA COMUNITA’D’AGOSTO E LA FUGA DEL MODERNO