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La vita di Dio nell’Adorazione Eucaristica

University of Technology and Arts of Byumba (UTAB)
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Religious Studies

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Academic year: 2011/2012
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Don Lucien HAKIZIMANA

La vita di Dio

nell’Adorazione Eucaristica

Percorso di iniziazione

© 2012 Locorotondo Editore ISBN 978-88-86657-87- Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta del proprietario dei diritti e dell’autore.

e, perché no, della nuova evangelizzazione? Mettendo Gesù al centro la Chiesa potrà superare i problemi attuali della crisi di fede e della crisi di umanità. L’adorazione prolunga il tempo della comunione e l’adoratore è invitato ad entrare per tutta la sua persona nel dinamismo dell’offerta di amore di Cristo e s’impegna a spezzare le barriere alla missione della Chiesa nel mondo odierno. L’adorazione fonda così l’impegno missiona- rio dell’adoratore, secondo la promessa di Gesù di essere con noi fino alla fine dei tempi (Cf. Mt 29, 20).

  • Servilien Nzakamwita Vescovo di Byumba (Rwanda)

Condivido la prefazione di questo testo di Don Lucien Hakizimana che al termine del suo servizio pastorale in questa Parrocchia, ci consegna la sua riflessione teologica come sprone a istituire l’Adorazione Eucaristi- ca, almeno quotidiana. Nel ringraziarlo per il suo ministero in mezzo a noi, gli assicuriamo tutto il nostro impegno affinché nell’Anno della Fede ciò accada.

Latiano, settembre 2012 Mons. Angelo Altavilla Parroco di S. Maria della Neve in Latiano Diocesi di Oria

Introduzione

La cultura dell’adorazione conduce l’anima nell’immensa tranquillità e serenità che sta nel cuore di Dio. Nell’Eucaristia, le anime trovano la ricchezza infinita del meraviglioso amore di Dio. «Quando lo contem- pliamo presente nel Santissimo Sacramento dell’altare, Cristo si avvicina a noi e diventa intimo con noi più di quanto lo siamo noi stessi; ci rende partecipi della Sua vita divina in un’unione che trasforma e, mediante lo Spirito, ci apre la porta che conduce al Padre». 2 Adorare Gesù nell’Euca- ristia è una retta via di unirsi a Lui.

Secondo tante testimonianze, i cristiani constatano che adorare Gesù nell’Eucaristia è una soluzione per affrontare cristianamente i problemi che assalgono la persona umana: la povertà, la solitudine, i litigi, gli scon- tri, l’odio, la cattiveria, l’ingiustizia, le malattie, i problemi esistenziali, e soprattutto i problemi psicologici attuali, come la depressione, l’ansia, il panico,... 3 Infatti, è Gesu che dice: «Venite a me, voi tutti che siete affa-

2 Giovanni P aolo II, Lettera al vescovo di Liège per il 750° anniversario della festa del “Corpus Domini”, Roma 1996, n° 3.

3 Le statistiche del 2008 dimostrano che «in Italia almeno 1,5 milioni di persone soffrono di depressione mentre il 10% della popolazione italiana, cioè circa 6 mi- lioni di persone, hanno sofferto almeno una volta, nel corso della loro vita, di un episodio depressivo». depressione-ansia/upload/pdf/pub_89044503. pdf (consultato il 30 luglio 2012). «Del resto, basterebbe frugare nelle tasche degli italiani che vanno in macchina, in metropolitana, in ufficio, per trovarvi pillole antipanico (due milioni), ansiolitici (tre milioni), antidepressivi (cinque milioni), sonniferi a portata di mano per riuscire a reggere la qualità della vita che ci siamo costruiti, (...) Dunque in Italia, ma allargando l’orizzonte possiamo dire in Occi- dente, l’anima sta male, se è vero, come ci riferisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che del miliardo di sofferenti psichici (un sesto dell’umanità), ben seicento milioni abitano i paesi industrialmente e tecnicamente avanzati, dove gli uomini sono sempre meno “soggetti” della loro vita e sempre più “funzionari” degli apparati che li impiegano e concedono loro le condizioni per vivere. Preposte alla loro cura ci sono in Occidente schiere sempre più numerose di psichiatri, psicologi e psicoanalisti che, a pagamento, cercano di ricostruire, nelle anime desertificate dal dolore, delle trame di senso. A questi vanno aggiunti preti, educatori, operatori sociali, e perché no, medici di famiglia, omeopati, maghi, praticanti di tecniche

La vita divina contenuta dall’Eucaristia è quella che fa vivere la Chiesa, 6 e fa cambiare il mondo con la luce che si riceve in quella Dimora di Dio: l’Eucaristia. Per tale motivo, questo libro sottolineerà il fatto che il cristia- no, nella sua stessa vita quotidiana, debba far risplendere il «Cristo-Euca- ristia», mirabile oggetto di adorazione. Perché la preghiera di adorazione sia frequentata, questo libro, basandosi sugli insegnamenti del Magistero della Chiesa, sulle esperienze dei Santi e sulle testimonianze degli adora- tori dell’Eucaristia, prova a descrivere il rapporto con Gesù nell’Eucari- stia. Speriamo che possa soddisfare le aspettative degli uni e degli altri.

6 Cf. Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, Lettera Enciclica, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 200, 3 n° 21.

parrocchie d’Italia, si vede il contrario, nel senso che c’è un crescente bi- sogno di spiritualità e di crescita della fede. Le conseguenze dello sviluppo della scienza e della tecnologia, che sono entrate nella cultura dei nostri tempi, non hanno avuto effetti negativi su tutti. Meno male! La sete dell’adorazione è in aumento; la persona vuole trovare il tempo per stare da solo con Dio.

La pratica dell’adorazione, come papa Giovani Paolo II ricordava ai cristiani, non è un privilegio solo dei consacrati. 9 Oggi i cristiani di tutte le categorie sono molto portati a compiere questa pratica spirituale. Si vedono tante persone radunate nelle parrocchie per l’adorazione: alcuni si organizzano anche per l’adorazione perpetua giorno e notte, lo fanno al- ternandosi con le persone di tutte le categorie.

Le persone che preferiscono fare questa preghiera, anche se partecipa- no alla messa (la preghiera più importante di tutte) e si comunicano, sentono che le loro anime hanno ancora il bisogno di ritirarsi nel silenzio per continuare una vita di unione e comunione interiore col Cristo. Le testimonianze di coloro che praticano questa preghiera suscitano il desi- derio nei cuori di tante persone, e nella direzione spirituale si sente come slogan: «insegnami ad adorare». Anche coloro che non praticano abba- stanza la fede, hanno la curiosità di sapere quale è il segreto che attira all’adorazione, durante la quale la persona sembra essere da sola, ma non lo è affatto. Anche quando si parla con i fedeli delle altre religioni, si av- verte che hanno la curiosità di sapere quello che possono cogliere coloro che fanno l’adorazione. Però, non mancano neanche di ammirare alcuni fatti rivestiti di una forza che non è solo umana.

Ogni persona può adorare Cristo nell’Eucaristia. Perché la sete di en- trare in comunione con Cristo sia soddisfatta, occorre che la persona sia guidata o formata a questa pratica spirituale. I cristiani credono che è nell’Eucaristia che si adempie pienamente questa comunione dialogale; e questo è vero. Tuttavia, numerosi fedeli desiderosi di vivere l’adorazione sembrano non sapere come comportarsi durante questo tempo silenzioso, cosa dire a Gesù, come evitare le distrazioni,... Ciò ci ha spronato a met- tere per iscritto qualcosa che possa aiutare i cristiani nell’adorazione.

9 Cf. Giovanni Paolo II, Lettera al vescovo di Liège, Op. Cit., n°7.

  1. I cristiani davanti a «Gesù-Eucaristia» Per giungere al Cristo Risorto, ci vuole il Sacramento dell’Eucaristia. In tante parrocchie italiane, come sopra detto, si diffonde il desiderio di vedere Dio e di vedere Gesù, con gli occhi dello spirito. Anche se gli im- pegni di ogni giorno impediscono ad un cristiano di placare il suo deside- rio come vorrebbe, egli cerca però uno spazio di tempo per incontrare il Cristo e trovarsi faccia a faccia davanti al Santissimo.

Ci sono i cristiani che dopo la messa, rimangono in chiesa per prolun- gare il loro «stare insieme con Gesù-Eucaristia», mentre altri lo hanno fatto prima della messa o pensano di farlo in un altro momento propizio. La devozione all’adorazione eucaristica comunque, è una cosa notevole. Un cristiano che crede fermamente che Gesù si è fatto Eucaristia, non passa vicino alla chiesa senza fare un saluto a Gesù, sostandovi almeno per un po’ di tempo. Anche nei gruppi di preghiera, alcuni programmano un tempo da dedicare allo «stare insieme con Gesù-Eucaristia». Quando sen- tono che ci sarebbe qualcuno che può parlare loro della pratica dell’ado- razione, lo ascoltano attentamente. Ci sono anche coloro che fanno le preghiere con i canti di lode che hanno lo scopo di introdurre la pratica dell’adorazione. Nelle cappelle dove non c’è il Santissimo Sacramento, è bello osservare come alcuni cristiani vanno alla parrocchia solo motivati dal fatto che devono incontrarsi con «Gesù-Eucaristia». Se per caso manca un sacerdote e questi viene sostituito da un diacono, o da un ministro straordinario dell’Eucaristia, ciò che importa a loro, secondo le testimo- nianze, è «Gesù-Eucaristia» esposto sull’altare.

Tutto ciò dimostra quanto la sete dell’adorazione eucaristica è cresciu- ta nella vita cristiana. Questa crescita è anche l’effetto degli insegnamenti dei pontefici, soprattutto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Un cristia- no vuole smettere di camminare sulla via larga praticata da tanti, che gli arreca diversi disturbi che verifichiamo nella società di oggi e preferisce una via stretta che conduce però alla vita eterna (Cf. Mt 7, 13-14). La crisi di fede e la crisi dell’essere umano, che tra l’altro hanno come conse- guenza anche seri disturbi psicologici, ha fatto si che alcuni cerchino una maturità spirituale, la quale si trova solo grazie a Gesù che li chiama: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi, ed io vi darò sollievo» (Mt 11, 28). A questa chiamata che Gesù rivolge alle persone stanche e

la Parola di Dio, parliamo amorosamente con Dio, mettiamo in Lui la nostra speranza e gustiamo la nostra pienezza che è Gesù 11. La Parola di Dio è Dio stesso, in mezzo a noi, che ci guida con essa. Come entrare in comunicazione con questa Parola di Dio?

Alcuni adoratori hanno l’abitudine di leggere la Parola di Dio perché questa possa attizzare una sete più grande dell’adorazione eucaristica, per- ché l’anima possa essere affascinata e rapita dallo splendore dell’Eucari- stia, e possa slanciarsi in essa. Meditando la Parola di Dio si prepara que- sto rapimento dell’anima.

La Parola di Dio, che si trova all’inizio del rapimento spirituale degli adoratori, non è per loro un testo da studiare; cercano dentro la luce, la forza, il nutrimento della loro anima, un incoraggiamento al bene. Acco- gliendola come nutrimento, si sente che è dolce come il miele (Cf. Ez 3,3).

Per pregare con la Parola di Dio davanti al Santissimo, occorre predi- sporsi alla preghiera con spontaneità, lasciando ogni preoccupazione alla luce dello Spirito Santo. Tutto deve svolgersi nel silenzio. È come a scuo- la, dove si impara da Gesù ad utilizzare la Parola nella comprensione di se stessi, tenendo presente che l’intelligenza della rivelazione diventa sempre più profonda, quando lo Spirito Santo sta perfezionando l’amore. La me- ditazione della Parola di Dio serve ad approfondire la ricchezza di «Gesù- Eucaristia» per poter iniziare gli slanci e le elevazioni spirituali. Entrare in contatto con essa, è come prendere una via che porta alla sorgente della vita: «Gesù-Eucaristia».

Parlare con Dio nella Sua Parola in vista dell’adorazione, diviene un lasciarsi avvicinare e guidare, perché l’evento della Parola di Dio, che all’improvviso si riveste di una forza nuova nel cuore di un credente, mo- stra tutto il suo potere di creazione e di rinnovamento 12. Si impara a concentrarsi sulla Parola di Dio, per entrare nella ricchezza del mistero del Cristo, per attingere la bellezza e il vigore che Dio ha donato alla stes- sa Parola quando essa usciva dalla sua bocca attraverso l’autore ispirato.

11 Cf. L. J. Gonzalez, Sviluppo umano in pienezza. Teologia spirituele, Effata editrice, Torino 2007, 2007, p. 192.

12 Cf. A. Louf, Initiation à la vie spirituelle, Parole et Silence, Lethielleux 2008, p. 37.

Per ottenere la forza spirituale dalla Parola di Dio che orienta nell’ado- razione, si deve riuscire ad assaporarne la ricchezza e trarne un nutrimen- to dell’anima, secondo l’illuminazione di Gesù nell’Eucaristia. «La lettura rimane nella scorza, la meditazione penetra la noce, (...) la contemplazio- ne è nel godimento della dolcezza raggiunta». 13 Tante volte, davanti al Santissimo, leggere la Parola di Dio è il primo passo, ma non ci si deve fermare solo alla lettura. Si deve arrivare a riempirsi delle energie dello Spirito di Gesù il quale ci porta nella profondità del mistero adorabile dell’Eucaristia. La Parola di Dio è la sostanza vitale della nostra anima, la nutre, la pascola e la governa, nient’altro può fare vivere l’anima dell’uo- mo a prescindere dalla Parola di Dio. 14

Per trarre dalla Parola di Dio l’energia dello Spirito Santo che sprona lo slancio e l’elevazione spirituale, si deve superare il livello di intelligenza per arrivare alla contemplazione del mistero di Dio nascosto nell’Eucari- stia: «una scienza d’amore, vale a dire i racconti amorosi infusi da Dio, che illumina allo stesso tempo l’anima innamorata» 15 davanti al suo Cre- atore. Quando Dio si intrattiene con l’uomo, la Sua parola è per l’uomo una forza, un’energia nuova che porta nella profondità del Suo Cuore. La Sua Parola è una «sorgente pura e perenne della vita spirituale». 16

Dietro questa Parola, c’è Dio che si fa sentire, c’è il Suo splendore e la Sua luce. Dio parla, si può sentirLo, scambiare con Lui i sentimenti del cuore; è un incontro teologale, a tu per tu, con Dio Padre, per mezzo di Cristo nello Spirito Santo. A questo livello si usa il cuore, si sperimenta l’amore di Dio, si vede come in una luce, infatti Dio è Luce (1 Gv 1, 5), che fa avvertire una potenza divina alla quale si deve rispondere a livello del cuore. La Parola di Dio, «che è potenza divina per la salvezza di chiun- que crede (Cf. Rm 1,16), si presenta e manifesta la Sua forza in modo eminente negli scritti del Nuovo Testamento» 17. Quando leggiamo la Pa-

13 Ivi.

14 Cf. R. Cantalamessa, La tua Parola mi fa vivere, Ed. Ancora, Milano 2008, p. 89.

15 S. Giovanni Della Croce, Notte oscura, 18,5.

16 D., n°21.

17 D., n°17.

mo, tra il vigore della Parola di Dio e la paura dell’uomo, tra la forza di amare della Parola di Dio e l’odio che rode il cuore dell’uomo, tra il bal- samo prezioso della Parola di Dio e le dolorose ferite dell’uomo. Infine, una porta di luce si apre, permettendo l’ingresso ancora più profondo in «Gesù-Eucaristia». «L’Eucaristia è davvero uno squarcio di cielo che si apre sulla terra. È un raggio di gloria della Gerusalemme celeste, che pe- netra le nubi della nostra storia e getta luce sul nostro cammino». 21 La Parola di Dio, sintonizzandosi così con l’Eucaristia, porta i raggi di luce eucaristica nell’intimità dell’uomo per la sua liberazione. Davvero «la pa- rola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore. E non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a Lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di Colui al quale dobbiamo render conto» (Eb 4, 12-13).

Gli orizzonti aperti, offrono all’anima l’opportunità di slanciarsi ed ele- varsi in «Gesù-Eucatistia». La Parola di Dio costituisce una forza e una chiave d’ingresso nel mistero di Dio. La meditazione è anche una buona preparazione per l’incontro con Dio nella Santa Messa per i cristiani. Non possiamo parlare dell’adorazione eucaristica senza parlare della Santa Mes- sa, dove Dio offre all’umanità questo meraviglioso dono: l’Eucaristia.

  1. La celebrazione della messa e l’adorazione eucaristica Durante il sacrificio della messa, Cristo è presente, è al centro di tutto, come dice Egli stesso: «dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18, 20). Pertanto, la celebrazione della messa rappresenta il momento in cui si offre il sacrificio del Cristo, ma è anche il momento in cui si esprimono i sentimenti più profondi dell’uomo ver- so Dio in Gesù Cristo per lo Spirito Santo. Cristo è presente per donarsi ai credenti come nutrimento delle anime attraverso la sua Parola di vita e attraverso il suo Corpo e il suo Sangue. Dire che la messa si celebra ado- rando Gesù che è presente in mezzo ai suoi, è una affermazione giusta. Potersi slanciare e abbandonarsi a Lui durante la messa, come avvienne attraverso le tappe dell’adorazione che descriveremo nel secondo capito-

21 Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n° 19.

lo, è un vero offrirsi al Padre con il sacrificio di Gesù, l’unico sacrificio che Gli è gradito.

Durante la messa o l’adorazione, anche quando la persona si sente dispersa nel mondo o si sente come se stesse dormendo, quando si sveglia può ancora slanciarsi e abbandonarsi in questo continuo «va-e-vieni» 22 della vita tra il cielo e la terra. Infatti, «anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo. Essa unisce il cielo e la terra. Com- prende e pervade tutto il creato» 23. L’adoratore, per non creare un clima di ansia e di agitazione nel suo cuore mentre si trova davanti al Santissi- mo, assume gli atteggiamenti di un bambino. Come un bambino, «è bel- lo intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo predilet- to (Cf. Gv 13, 25), essere toccati dall’amore infinito del suo cuore» 24.

Ciò che avviene durante l’adorazione è paragonabile a quando un bambino sta dormendo o si distrae stando in braccio alla sua mamma. Quando si sveglia e incrocia lo sguardo della sua mamma, ciò che accade tra loro è semplicemente un guardarsi e sorridere, con il cuore felice, sen- za pensare al sonno o alle distrazioni precedenti. La stessa cosa accade per l’adoratore che era disperso nel mondo, distratto dalle cose materiali o che sembrava assopito per svariati motivi, anche solo per debolezza uma- na. Questo perché egli non aveva scelto di voltare le spalle al suo Signore. Ecco perché prova una gioia immensa quando si sveglia come un bambi- no, che può fissare il suo sguardo in quello della sua mamma, la quale ha vegliato su di lui, proteggendolo da ogni pericolo. Infatti, coloro che Dio ama li colma dei Suoi beni anche quando dormono (Cf. Sal 126 (127), 2). Quando si svegliano, sono colmi di gioia: è come quando il Signore fece tornare i reduci di Sion, ai quali sembrava di sognare. Allora spunta- rono sorrisi sulle loro labbra e canti di gioia sulle loro lingue (Cf. Sal 125 (126), 1-2).

22 In generale l’espressione «va-e-vieni» è utilizzata in questo libro per significare il mo- vimento di scambio di vita tra l’Essere divino e l’essere umano o tra il cielo e la terra.

23 Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n° 15

24 Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n° 25

Una buona comprensione del sacrificio della Messa aiuta l’adoratore ad entrare di più nel mistero adorabile dell’Eucaristia. Durante la Messa, quando il sacerdote impone le mani sul pane e il vino, lo Spirito Santo discende e Gesù viene a dimorare nelle offerte. Lui che abita contempo- raneamente nel cielo e fra di noi, viene dal cielo, per incontrare sacramen- talmente tutti coloro che sono offerti con il Suo sacrificio. Nell’atto di consacrazione delle specie eucaristiche, viene consacrata anche l’assem- blea.

La grazia di Dio si estende in tutto il mondo con il sacrificio della Messa e in ognuno individualmente. Esprimendo questa realtà, Santa Faustina vede nella Cena del Giovedi Santo l’unica Cena, che è sempre attuale per raggiungere tutte le anime di tutti i tempi, inclusa la sua: «O Gesù misericordioso con quale ardente desiderio Ti sei affrettato verso il Cenacolo per consacrare l’Ostia che debbo prendere durante la mia vita. Hai desiderato, o Gesù, dimorare nel mio cuore; il Tuo Sangue vivo si unisce al mio sangue. Chi può comprendere quest’intima unione? Il mio cuore racchiude l’Onnipotente, l’Incomprensibile». 29

Tutto il creato viene offerto a Dio ed è santificato nel sacrificio del pane e del vino. Il creato è rappresentato dall’acqua che viene mescolata con il vino: «L’acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana». 30 L’adoratore, secondo le testimonianze, non solo celebra, ma anche vede tutti questi prodigi che Dio realizza durante la messa. Quest’ultima, per lo Spirito Santo, diventa un punto di incontro tra la divinità e l’umanità.

Il cielo si unisce alla terra, dove l’uomo incontra Dio, come durante la notte della gioia pasquale. 31 La messa viene celebrata nell’atmosfera di questa notte santa, in cui Gesù è risorto, rientrando vittorioso dagli infe- ri. La santità di questa notte che si celebra nella messa «salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del

29 Santa Maria Faustina Kowalska, Diario. La misericordia divina nella mia vita, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano, 2007, n° 832.

30 P. Jounel, Missel du dimanche, Desclée, Paris, 2001, p.

31 Cf. P. Jounel, Op. Cit., p. 112.

mondo, li consacra all’amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi». 32 In tal modo, la messa diventa un momento di contemplazione e di adorazione di Dio in questi grandi avvenimenti.

Questa notte pasquale che si celebra nella messa, al centro della quale c’è Gesù che si fa Eucaristia, rimette l’armonia tra gli uomini, calma la malvagità dei regni del mondo, rompe le catene dell’odio e la sua luce brilla nella Chiesa universale. Una moltitudine di angeli si rallegra con questo santo mistero e il mondo nella sua natura primordiale esulta 33. Tutto ciò dona gioia alla Santa Chiesa, fatta anche dai peccatori, pur ri- manendo sempre la sua fidanzata, per opera dello Spirito Santo, splen- dendo di gloria nei suoi figli vestiti in oro (Sal 44 (45), 14).

«Celebriamo il sacrificio dell’Agnello, ci uniamo alla liturgia celeste, associandoci a quella moltitudine immensa che grida: “La salvezza appar- tiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello!” (Ap 7,10) » 34. I santi di Dio gioiscono perché è un unico atto, che viene prolungato dall’adorazio- ne, capace di unire in comunione gli abitanti del cielo, quelli del purgato- rio e quelli della terra. È l’anticipo della gioia celeste quando tutti saranno tutto in Cristo. «Perciò la Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede» 35.

Gli adoratori, avendo una conoscenza relativamente scarsa del signifi- cato della messa, hanno bisogno e richiedono sempre tante informazioni che possano aiutarli a celebrare meglio Dio nella messa. È una responsa- bilità del pastore locale quella di fornire le istruzioni o di curare la forma- zione dei laici per celebrare con una forma di adorazione, scambiando la vita e l’amore con Dio in Gesù Cristo.

32 Ibid., p. 112.

33 Cf. Ibid. p. 112.

34 Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n° 19

35 SC n° 48.

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