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Chi ha ucciso la Musica Classica?

Saggio sulla disastrosa situazione attuale in cui versa la Musica Clas...
Corso

Storia e Tecnologia Degli Strumenti a Tastiera

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Anno accademico: 2018/2019
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__I GIALLI ITALIANI

di

Massimo de Bonfils

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Chi ha ucciso la Musica Classica?

di Massimo de Bonfils

Docente al Conservatorio S. Cecilia di Roma

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Ce lo si doveva aspettare. Ci stavano provando da molto tempo. E non riguarda solo una città e l’anno 2014. La vicenda del Teatro dell’Opera di Roma non è una novità ed è solo l’ultimo (per ora) rimbalzo di una controcultura musicale diffusa e condivisa da tutte le forze politiche e parte da lontano, addirittura dall’800. Colpisce non solo chi suona musica in una orchestra ma anche chi insegna musica in un Conservatorio.

RADICI STORICHE

Dopo aver vissuto un ‘700 fantastico, nell’ l'Italia diviene preda di una infatuazione assoluta e ineluttabile: era musicalmente affascinata dall'Opera. In assenza di qualunque altro tipo di intrattenimento (non vi erano radio, televisioni od internet) tutte le attenzioni – e le passioni – della nazione erano catalizzate dalle stelle della lirica, e le uniche infrastrutture che i governanti dell’epoca pensarono di costruire furono solo teatri concepiti per la lirica. Fu così che l’altra metà dell’universo musicale, gli strumentisti, si ritrovarono a lavorare unicamente nelle “buche” delle orchestre, accompagnando gli astri lirici del momento, ed iniziando da allora ad essere concepiti solo come utili maestranze. I migliori musicisti strumentisti, i virtuosi dell'epoca, per trovare il

Presidenza del Consiglio dei Ministri e continuando a dispensare il poco denaro pubblico rimasto a pochissimi "amici". Conseguenza del referendum di sinistra, applicato dal centro, fu la decimazione delle Orchestre, delle Fondazioni, delle Associazioni Concertistiche e delle Stagioni Teatrali.

E che dire dello sterminio delle varie orchestre RAI, oggi ridotte solo a quella moribonda di Torino?

E’ stata una ecatombe.

AI GIORNI NOSTRI

Tornando ai giorni nostri, a Roma oggi sembra che la cosa più importante sia riuscire ad attribuire tutta la colpa a qualcuno (Fuortes, l’Orchestra, Muti, i sindacati, Marino, etc.) e si tace – o forse si ignora totalmente ed incolpevolmente – l’origine primigenia di questa situazione.

Tra i vari commenti e prese di posizione letti in giro per la rete informatica colpisce il commento dell’ex sindaco Alemanno “ ... attorno all’Opera di Roma si sta attuando una manovra che parte da lontano, anche in ambienti ministeriali impegnati a riconoscere in Italia solo due poli d’eccellenza: la lirica a Milano con la Scala, e la sinfonica a Roma con l’Accademia di Santa Cecilia. Il futuro, già scritto, è nel depotenziamento dell’Opera di Roma e nel suo eventuale accorpamento con Santa Cecilia ... Domani, infatti, il Teatro dell’Opera potrebbe diventare la sede di Santa Cecilia, liberando molti spazi oggi occupati nell’Auditorium Parco della Musica. Questo può rispondere al

progetto di creare un’unica fondazione lirico- sinfonica con sede in piazza Beniamino Gigli. ” Tale commento ha il chiaro ed unico intento di attaccare le forze politiche avversarie. Ma fa sorridere che a parlarne sia chi nel passato ha gestito direttamente il Teatro.

Certo, colpisce soprattutto che ad essere licenziati siano stati solo gli artisti, musicisti in primis. Un giovane e bravo strumentista, che ha lavorato per un periodo al Teatro dell’Opera e che è dovuto emigrare in un altro paese per continuare a suonare in orchestra (vincendo un concorso internazionale), ha raccontato che nella istituzione dove lavora attualmente c’è un solo amministrativo per lo stesso lavoro che a Roma viene invece svolto da numerose persone (spesso assunte ... all’italiana proprio dalle cordate del Sindaco in carica lungo gli ultimi decenni). Sembrerebbe che per far funzionare un ente lirico siano indispensabili uscieri, amministrativi, macchinisti, vigili del fuoco, dirigenti, etc. ma non gli artisti!

E’ opinione diffusa e fondata che i prossimi nella lista degli eliminandi saranno i Conservatori Statali di Musica, con chiusure e accorpamenti: un vero e proprio smantellamento delle strutture pubbliche in favore dei privati. E’ già accaduto che decimino gli accrediti alle scuole pubbliche e contemporaneamente elargiscano fondi alle scuole private, in nome dell’incentivo alle imprese private. E così chi ha soldi studia in scuole con la piscina e chi va nelle scuole pubbliche sa che non ci sono i soldi neppure per sostituire le lampadine fulminate.

si può) insegnare solamente nelle scuole elementari. La riforma, con tutte le lacune del mondo, passò in fretta e furia. Ma siamo costretti a sorvolare sulle nefandezze della sua applicazione pratica, quando ad esempio la Direzione Generale del MIUR fece l’errore di delegare per le griglie e i campi paradigmatici il più incompetente degli organi, ovvero la Conferenza dei Direttori.

In seguito arrivò il centro-destra il cui ministro delle pubblica istruzione, oltre a distribuire consulenze strapagate ai soliti amici, tagliò fondi e competenze ai Conservatori arrivando a ipotizzare la chiusura (con conseguente declassamento) di tutti i Conservatori a Licei, mantenendone solo tre o cinque a livello universitario, ma non mancò di fare un dovuto regalo al partito alleato "del nord", proponendo che il Conservatorio di Milano passasse da subito al livello dell'Accademia Santa Cecilia di Roma, declassando così quest'ultima da Accademia “Nazionale" ad Accademia “Centro-Sud" Santa Cecilia.

E potremo mai dimenticare la beffa dell’ARAN che per anni a noi docenti – in fase di rinnovo di contratto - ci diceva che non c'erano soldi, ma potevano in cambio offrirci delle giornate libere e flessibilità nel congedo artistico, salvo poi toglierci queste e quello senza ridarci più nulla? Questa ultima bravata è avvenuta sotto il governo di colori differenti, del centro destra, del governo tecnico e del primo governo a guida PD di Letta.

Ed ora, col secondo governo a guida PD, quello di Renzi, crediamo che se insorgessimo e protestassimo cambierebbe qualcosa? L’idea di qualche collega è stata: “Fermiamo per protesta l'attività artistica”

che molti di noi già fanno gratis per il Conservatorio!

Ma sì, facciamo il loro gioco; l’unico vantaggio sarebbe accorciare la nostra agonia.

E’ inutile, e ce lo stanno urlando nelle orecchie da decenni: la Musica non produce, la Cultura è superflua, gli artisti sono fannulloni e vanno zittiti, maltrattati e malpagati. In questo i politici di tutti i partiti hanno concordemente mostrato una rara unità di sforzi ed intenti!

UNA GRANDE OCCASIONE MANCATA

Ma che rabbia!! E pensare che sarebbe bastato rifletterci un po’: l'Italia non ha ricchezze, né petrolio, né diamanti. Ma abbiamo una risorsa unica: l'Italia stessa. Immaginate quanto sarebbe ricca una nazione che organizzasse un turismo di alta qualità, offrendo ai visitatori mezzi di trasporto efficienti e confortevoli, meraviglie di paesaggi, bellezze artistiche, moderni e numerosi musei, eccellenze gastronomiche e spettacoli musicali di altissimo livello. E tutto questo ben organizzato, tutti i giorni e tutte le sere! Allora tutto il mondo verrebbe a passare le vacanze in Italia e l'unica vera produzione italiana di eccellenza sarebbe la gioia di vivere, e ci camperemmo tutti benissimo.

Se avessimo nuovamente un Ministero “Turismo e Spettacolo”, e se fosse il Ministero ‘con portafoglio’ più importante d’Italia con enormi fondi e potenti mezzi, allora finalmente avremmo la fonte di guadagno che il resto del mondo ci invidierebbe, pulita e profumata, che non produce

soprannumerarietà, i trasferimenti di sede, l'autonomia didattica, permessi di malattia e per altri motivi retribuiti, l’autorizzazione a svolgere attività professionale e tante altre cose. Ma poi c’è stata la crisi, col blocco della contrattazione e degli aumenti salariali per tutto il pubblico impiego! E forse è anche un bene perché quando rimetteranno mano al Contratto potrebbero essere dolori. Siamo considerati infatti una categoria di esseri inutili e parassitari!. I conti che fanno sono questi: 1) considera il costo della struttura 2) pensa al ricavato che lo Stato o gli enti locali potrebbero avere se vendessero i locali del Conservatorio a privati, 3) immagina i costi dei servizi, dei coadiutori, assistenti, amministrazione, i costi di funzionamento, le bollette, gli strumenti, ecc. 4) considera uno stipendio di un docente, raddoppialo al lordo, dividi per le ore che in effetti fa di lezione e infine scoprirai che anche con uno stipendio basso come il nostro diventa una cifra spaventosa, fuori da qualsiasi mercato, a livello mondiale.

Questi sono i ragionamenti che giornalmente si sentono in ambiente politico e sindacale.

Sarà anche vero, ma io proverei ad applicare lo stesso ragionamento al Parlamento, Camera e Senato insieme:

  1. considera il costo delle strutture

  2. pensa al ricavato che il popolo italiano potrebbe avere se vendessero gli immobili della Camera e del Senato a privati,

  3. immagina i costi dei servizi, dei coadiutori, assistenti, amministrazione, i costi di funzionamento, le bollette, le auto blu (che ora sono grigie), ecc.

  4. considera uno stipendio di un parlamentare, raddoppialo al lordo, dividi per le ore che DAVVERO fa di presenza in seduta plenaria o in commissione e infine scoprirai che sia per lo stipendio alto che per i privilegi e le prebende che prevede, la media delle retribuzioni dei parlamentari olandesi o tedeschi è una barzelletta, mentre il nostro stipendio da professori di musica al confronto è un’offesa bruciante, fuori da qualsiasi mercato, a livello mondiale.

Solo che nel frattempo il nostro governo continua a sminuire la funzione della rappresentatività dei lavoratori; il governo preferisce decidere autonomamente e, pur ascoltando tutti, non ‘sente’ nessuno. I sindacati confederati ed autonomi pensano ai metalmeccanici, agli edili, ai grossi numeri (che si potrebbero tradurre in tessere) e ai docenti del comparto scuola (la stramaggioranza dei loro iscritti) che sognano di raggiungere la nostra retribuzione, sia pur di poco superiore alla loro: è una guerra fra poveri. E quando qualche sindacato autonomo prova davvero a fare qualcosa per noi si ritrova contro i poteri forti dell'Università (e moltissimi deputati insegnano all'Università). Ad esempio, da anni un sindacato autonomo chiede di far passare anche i Conservatori al sistema Pubblicistico, come l'Università (e all'Università gli stipendi dei docenti li stabilisce il Parlamento), ma ovviamente i baroni universitari non ci vogliono nel loro sistema perché gli Artisti sono ingestibili e invece loro vogliono il

Auguro a tutti i giovani colleghi ogni bene per il loro futuro, ma purtroppo però ormai lo intravedo solo all'estero, così come è già stato per i miei ultimi allievi diplomati e laureati. Racconto qui solo una recente esperienza: una mia allieva laureata stava facendo la fame a Roma vivacchiando con qualche lezioncina privata. Ho faticato a lungo per convincerla a spostarsi in Germania, ma dopo 15 giorni già insegnava e dopo 1 anno era interna ad una orchestra di medio livello. Ora, dopo 2 anni, strabenedice la decisione di essere andata via. Intendiamoci: ORA anche in Germania stanno arrivando tempi duri per le orchestre, ma noi stiamo combattendo per la sopravvivenza dal 1993!!

Il problema è chi ha guidato sinora e sta guidando ora in Italia le cose, a prescindere dal colore. La loro ignoranza artistica (in generale) e musicale (in particolare) da anni congiura contro di noi.

La vera protesta passa per il rifiuto di un "Sistema Musica in Italia" che non funziona, passa per il sostegno ad una forza diversa da tutti questi governi avidi e miopi.

Anche io ho avuto una esperienza di Direzione in un Conservatorio del nord. La figura del direttore di Conservatorio negli anni cinquanta aveva un parametro stipendiale superiore al Provveditore agli studi ed era di ruolo. Poi la figura è stata gradualmente distrutta e oggi chi gestisce realmente i Conservatori sono i Presidenti del Consiglio di Amministrazione e i Direttori Amministrativi. Quando io sono stato nominato Direttore ad Alessandria e Novara, nel 1989, l’indennità di Direzione consisteva in 200 lire che se ne andavano già nelle prime 2 settimane se si considera che facevo il pendolare tra la Puglia

e il Piemonte. Ma fare il direttore anche per altri motivi è cosa spesso ingrata: doversi barcamenare fra politici locali affamati solo di notorietà e conseguenti voti, politici nazionali miopi e avidi, pastoie burocratiche costruite dai dirigenti ministeriali apposta per non funzionare (in certi ambiti, qualunque cosa fai c'è qualche legge od ordinanza o circolare che stai violando: vi sono norme perfettamente contraddittorie che vigono contemporaneamente, l'una l'opposto dell'altra), ecc.

Ritengo che i anche ns. sindacati non siano stati eroi al ns. fianco: è vero che diversi fra loro hanno brillato per assenza/incompetenza/menefreghismo/miopi interessi di tesseramento/ecc., ma anche gli altri non hanno sempre azzeccato le scelte fatte.

Onoro la battaglia fatta da alcuni di loro (o uno soltanto) per il pari valore del titolo finale di studio alla laurea, ma mi chiedo perché lo stesso sindacato che ha condotto tale sacrosanta battaglia non si è accorto che la ns. posizione stipendiale "nella scuola media superiore” era superiore a quella "nella università"? Ne ebbi conferma diretta presso il Ministero del Tesoro proprio quando vi andai per chiedere spiegazioni con le ultime 2 fascette "della scuola superiore" e le prime 2 fascette "universitarie" in mano! Mi dissero: “Come, non sapevate di stare facendo un regalo allo Stato? Lavorare di più e ad un livello superiore per guadagnare meno? Ma il vostro sindacato che vi aveva detto?” In realtà il nostro sindacato questo argomento lo aveva presentato al contrario: “Sarete docenti universitari, darete lauree di 1° e 2° livello, Master e Dottorati. Dovrete essere retribuiti come docenti universitari”.

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