- Informazioni
- Chat IA
Questo è un documento Premium. Alcuni documenti su Studocu sono Premium. Passa a Premium per sbloccarne la visualizzazione.
Questo documento è stato utile?
Questo è un documento Premium. Alcuni documenti su Studocu sono Premium. Passa a Premium per sbloccarne la visualizzazione.
Riassunto La banalita del male
Corso: Storia contemporanea (1025369)
255 Documenti
Gli studenti hanno condiviso 255 documenti in questo corso
Università: Sapienza - Università di Roma
Questo documento è stato utile?
Questa è un'anteprima
Vuoi avere accesso completo? Passa a Premium e sblocca tutte le 4 pagine
Accedi a tutti i documenti
Scarica senza limiti
Migliora i tuoi voti
Sei già passato a Premium?
La banalità del male
L’opera fu pubblicata nel 1963, da Hannah Arendt corrispondente per il settimanale New Yorker, e
riporta il resoconto del processo ad Adolf Eichmann, gerarca nazista catturato nel 1960 e processato
a Gerusalemme nel 1961, condannato a morte nello stesso anno mentre l’esecuzione per
impiccagione avvenne il 31 maggio del 1962. Il processo provocò non poche polemiche. In primo
luogo, Eichmann non fu mai arrestato legalmente, fu catturato e rapito dai servizi segreti israeliani
in territorio argentino, nonostante godesse dell’asilo politico; trasportato clandestinamente in
Israele contro la volontà dell’Argentina. In secondo luogo, fu processato per crimini contro
l’umanità dallo Stato d’Israele, che non poté costituirsi parte civile poiché all’epoca dei fatti ancora
non esisteva. Infine, venne processato dallo Stato d’Israele per crimini all’umanità che svenivano
considerati crimini contro al popolo ebraico e per questo contro qualunque diritto penale, dato che
era come se il carnefice fosse giudicato dalle proprie vittime e non da un giudice imparziale. Dal
dibattimento in aula, la Arendt ritenne che l’idea del male in Eichmann non fosse dovuto ad un
indole maligna, come era per la maggior parte dei tedeschi coinvolti nell’accaduto, ma ad una
totale inconsapevolezza del significato delle proprie azioni.
La banalità del male passa in analisi le condizioni sociali del processo, dove secondo l’Arendt fu
evidente il tentativo di G. Hausner, il pubblico ministero fortemente influenzato da Ben Gurion, il
quale era il primo ministro d’Israele, di porre l’attenzione non sul singolo imputato ma
sull’antisemitismo nazista per screditare la credibilità del medio oriente in conflitto con Israele
(simpatizzante del nazismo) e di convincere tutti gli ebrei sparsi per il mondo del fatto che Israele
fosse l’unico luogo dove poter vedere i propri diritti protetti, salvaguardati. La Arendt, inoltre,
critica fortemente il discorso di apertura di Hausner, in modo particolare la frase: non facciamo
distinzioni etniche; secondo lei, il processo voleva essere uno spettacolo voluto da Ben Gurion
strumentalizzato alla politica del nuovo Stato d’Israele per scovare altri responsabili nazisti.
Dopodiché si passa in esame Eichmann, il quale nacque a Solingen in Renania, nel 1906. Eichmann
non fu mai un brillante studente, infatti suo padre lo ritirò presto dalle scuole superiore e dalla
scuola d’avviamento professionale, facendolo lavorare come minatore nella sua compagnia fino a
quando non gli trovò un nuovo lavoro presso una compagnia elettro-tranviaria austriaca.
Successivamente, suo zio (sposato con un ebrea) convinse un suo amico, presidente della Vacuum
un importante compagnia petrolifera austriaca ad assumere Eichmann come rappresentante. Nel
1932 entrò a far parte del partito nazista austriaco senza molta convinzione e su consiglio
dell’amico Ernst Kaltenbrunner, non conosceva nulla del partito né mai aveva letto il Mein Kampf;
giustificava il proprio interesse politico non accettando le condizioni imposte dal Trattato di
Versailles (1919) alla Germania: motivazione generica che gli avrebbe consentito di entrare in
qualsiasi partito poiché era opinione diffusa fra i tedeschi che le condizioni imposte fossero state fin
troppo punitive. Quando il partito divenne illegale, tornò in Germania e qui grazie ad un ufficiale
fu spinto alla carriera militare. Dalle linee generali della sua vita, è chiaro che Eichmann non aveva
la personalità di un efferato criminale, ma di un uomo semplice che rasentava la mediocrità; nel
corso della sua vita non ebbe mai spirito di iniziativa, o spessore morale e fu sempre condizionato
prima dal padre, poi dalle amicizie e dalle condizioni imposte dalla società in cui viveva.
La carriera di Eichmann
L’idea della personalità di Eichmann, tracciata dalla Arendt, trova conferma in quelle che furono le
motivazione che lo spinsero ad arruolarsi nelle SS: lui confuse quello che era il servizio di sicurezza
delle SS con il servizio di sicurezza del partito, pensò di essere stato assegnato al servizio di scorta
Perché questa pagina è sfocata?
Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.
Gli studenti hanno anche visualizzato
Altri documenti collegati
- Storia-moderna-dalla-formazione-degli-stati-nazionali-alle-egemonie-internazionali-di-alberto-aubert-paolo-simoncelli
- CAPITOLO 14 riassunto sabatucci vidotto storia contemporanea
- riassunto del CAP.27 manuale Sabatucci-Vidotto
- LA Terra DI Nessuno
- IL REGIME FASCISTA IN ITALIA CAP 15
- Moro: i vescovi e l'apertura a sinistra