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Anastrofe - spiegazione con esempi

spiegazione con esempi
Corso

Letteratura italiana (SCV0087)

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Anno accademico: 2022/2023
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ANASTROFE

L’anastrofe è una figura retorica di parola.

Letteralmente significa rovesciamento, inversione, dal greco anastréphein.

L’anastrofe consiste infatti nell’inversione dell’ordine naturale delle parti del discorso per dare maggiore rilievo ad una parte sull’altra.

È affine all’iperbato, di cui rappresenta una variazione, ma a differenza di esso, non implica l’inserimento di un inciso tra i termini. L’iperbato più che spostare l’ordine delle parole lo interrompe inserendo una o più parole nel mezzo.

L’anastrofe è adoperata nei messaggi pubblicitari, in slogan come: “La Coop sei tu” o anche “che più bianco non si può”, e nel linguaggio corrente in espressioni come: “eccezion fatta”, “cammin facendo”, ecc.

Nel linguaggio poetico, l’anastrofe è utilizzata per esigenze espressive e per ottenere effetti fonici e ritmici, anticipando o posticipando un elemento della frase rispetto alla consueta struttura sintattica; per esempio Torquato Tasso scrive:”O belle agli occhi miei tende latine” anziché: “O tende latine belle agli occhi miei” (Ottava 104, VI canto della Gerusalemme liberata).

Esempi di Anastrofe:

"... di quel sangue ogni stilla un mar di pianto..." (T. Tasso, Gerusalemme liberata, Canto XI - Ottava 59) lo stravolgimento dell’ordine normale delle parole attira l’attenzione del lettore su ogni stilla e amplifica l’efficacia dell’immagine del mare di pianto.

"... Tosto che fermi v’ebbe gli occhi e fitti..." (L. Ariosto, L’Orlando furioso, Canto XXIII - Ottava 102)

".. caro mi fu quest'ermo colle..." (G. Leopardi, Infinito, v)

".. che all’opre femminili intenta sedevi, assai contenta ..." (G. Leopardi, A Silvia, vv-11)

"Mi scosse, e mi corse le vene il ribrezzo. Passata m’è forse

rasente, col rezzo dell’ombra sua nera, la morte..." (G. Pascoli, Il brivido, vv. 1-6)

".. il miglio gli uccelli ed erano subito di neve;..." (S. Quasimodo, Antico inverno, vv. 5-6)

".. non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza..." (E. Montale, Spesso il male di vivere ho incontrato, vv. 5-6)

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ANASTROFE
L’anastrofe è una figura retorica di parola.
Letteralmente significa rovesciamento, inversione, dal greco anastréphein.
L’anastrofe consiste infatti nell’inversione dell’ordine naturale delle parti del discorso per dare
maggiore rilievo ad una parte sull’altra.
È affine all’iperbato, di cui rappresenta una variazione, ma a differenza di esso, non implica
l’inserimento di un inciso tra i termini. L’iperbato più che spostare l’ordine delle parole lo
interrompe inserendo una o più parole nel mezzo.
L’anastrofe è adoperata nei messaggi pubblicitari, in slogan come: “La Coop sei tu” o anche “che
più bianco non si può”, e nel linguaggio corrente in espressioni come: eccezion fatta”, cammin
facendo”, ecc.
Nel linguaggio poetico, l’anastrofe è utilizzata per esigenze espressive e per ottenere effetti fonici
e ritmici, anticipando o posticipando un elemento della frase rispetto alla consueta struttura
sintattica; per esempio Torquato Tasso scrive:”O belle agli occhi miei tende latine anziché: O
tende latine belle agli occhi miei” (Ottava 104, VI canto della Gerusalemme liberata).
Esempi di Anastrofe:
"… di quel sangue ogni stilla un mar di pianto…"
(T. Tasso,Gerusalemme liberata, Canto XI - Ottava 59)
lo stravolgimento dell’ordine normale delle parole attira l’attenzione del lettore su ogni stilla e
amplifica l’efficacia dell’immagine del mare di pianto.
"… Tosto che fermi v’ebbe gli occhi e fitti…"
(L. Ariosto,L’Orlando furioso, Canto XXIII - Ottava 102)
"…Sempre caro mi fu quest'ermo colle…"
(G. Leopardi,Infinito, v.1)
"…Allor che all’opre femminili intenta
sedevi, assai contenta …"
(G. Leopardi,A Silvia, vv.10-11)
"Mi scosse, e mi corse
le vene il ribrezzo.
Passata m’è forse