Passa al documento

Epoca Giolittiana (riassunto breve)

Corso

Storia contemporanea (92046)

374 Documenti
Gli studenti hanno condiviso 374 documenti in questo corso
Anno accademico: 2021/2022
Caricato da:
Studente anonimo
Questo documento è stato caricato da uno studente come te che ha optato per l'anonimità.
Università degli Studi di Bergamo

Commenti

accedi o registrati per pubblicare commenti.

Anteprima del testo

L’età giolittiana

L’Europa all’inizio del Novecento è all’apice del suo sviluppo. Dopo il conflitto franco-tedesco del 1870 non c’era più stata guerra al suo interno; l’equilibrio delle alleanze aveva assicurato, nonostante frequenti tensioni, un prolungato periodo di pace. Gli Stati europei avevano potuto dedicarsi alle guerre coloniali e allo sfruttamento delle colonie conquistate, assicurandosi nuovi mercati per il loro prodigioso sviluppo scientifico, tecnologico, produttivo. L’Italia aveva tentato di inserirsi , buon ultima, in tale invidiabile quadro politico- economico. Non v’era riuscita del tutto. La sconfitta di Adua del 1896 è, a tal proposito, emblematica.

Giovanni Giolitti , deputato liberale progressista, ministro degli Interni del governo Zanardelli nel 1901, diventa Presidente del Consiglio nel 1903 e governa il paese, con brevi interruzioni, fino al 1914, quando lascer‡ il governo ad Antonio Salandra che, contro il suo parere, porterà l’Italia nella Prima guerra mondiale.

La politica <Giolitti è personalità complessa, su cui il giudizio dei contemporanei e degli studiosi fa registrare forti divergenze. Raffigurato dalla satira coeva come Giano bifronte, per denunciarne l’ambivalenza tra conservazione e progresso, accusato di trasformismo, tenne a sottolineare nelle Memorie che la sua azione aveva dovuto adeguarsi alle

condizioni effettive del paese, e che in queste dovevano essere ricercati i limiti e le contraddizioni dei suoi governi.= (Alberto De Bernardi – Luigi Ganapini, Storia d’Italia 1860-1995 , Milano, Bruno Mondadori, 1996, p. 320) La sua politica fu improntata, infatti, a un vasto programma di riforme sociali ed economiche , profonde quanto possibile nella situazione data. I suoi principi erano schiettamente liberali in politica : lo Stato non doveva intervenire nei conflitti tra datori di lavoro e lavoratori, se non per motivi di ordine pubblico. Non era, invece, un liberista integralista in economia : pensava, infatti, che lo Stato fosse attore principale dello sviluppo economico e sociale del paese. La sua concezione della democrazia era schiettamente liberale , individuando nella centralità del Parlamento, nell’allargamento del corpo elettorale, nella diffusione dell’istruzione e della stampa le leve per l’accrescimento del tasso democratico del paese. Ciò non gli impedì, tuttavia, di costruire le proprie maggioranze parlamentari usando, all’occorrenza, metodi trasformisti , nÈ di utilizzare strumenti al limite della legalit‡ in alcuni collegi elettorali del Mezzogiorno, attirandosi le ire di meridionalisti convinti come Gaetano Salvemini. Si alleÚ con i socialisti riformisti di Filippo Turati per migliorare le condizioni degli operai e favorire lo sviluppo dell’industria. FavorÏ l’ingresso dei cattolici nella vita politica italiana dopo il non expedit di Pio IX stipulando con loro il cosiddetto Patto Gentiloni per un’alleanza liberali-cattolici in vista delle elezioni del 1913, le prime a suffragio universale maschile. In politica estera si mantenne fedele alla Triplice Alleanza e creÚ le condizioni per la prima guerra coloniale vittoriosa, la conquista della Libia nel 1911, contro l’Impero ottomano.

L’economia Nell’età giolittiana l’Italia ebbe il suo decollo industriale. Nel triangolo Torino-Milano-Genova sorsero le nuove industrie automobilistiche, metallurgiche e chimiche. La produzione e lo sfruttamento dell’energia idroelettrica aumentÚ di circa sessanta volte nel giro di un decennio, per essere utilizzata dalle industrie, ma anche per i nuovi trasporti tramviari e ferroviari.

Le citt‡ L’Italia si modernizzò nel volto delle sue città illuminate, nei tram, nelle abitazioni della nuova borghesia imprenditoriale e della piccola borghesia impiegatizia, nelle case popolari delle nuove periferie,

nei palazzi e monumenti che magnificavano la grandezza dell’Italia borghese liberale.

La borghesia La borghesia dell’Italia giolittiana riunisce figure molto diverse: burocrati, professionisti, imprenditori, commercianti, proprietari terrieri grandi e piccoli, ma soprattutto impiegati del settore pubblico e privato. Sono le persone che riempiono i teatri, frequentano il cinematografo, vanno in villeggiatura al mare o in montagna, vanno in vacanza alle terme, fondano il Touring Club, fanno sport. » la Belle Èpoque.

Istruzione e cultura Nel 1911 una legge attribuÏ allo Stato , sottraendola alle poco solide finanze dei Comuni, la responsabilit‡ dell’istruzione primaria. CiÚ abbatter‡ significativamente l’analfabetismo diffondendo le scuole nelle zone rurali. Ma l’età giolittiana è anche un’epoca nella quale la cultura italiana visse una stagione ricca di fermenti in letteratura, musica, nelle arti figurative , nel pensiero filosofico. Il Decadentismo, il Futurismo, le riviste letterarie, artisti e studiosi come Pascoli, D’Annunzio, Marinetti, Mascagni, Croce caratterizzarono non solo questi anni, ma segneranno con il loro talento l’intero secolo.

Non solo luci Le ombre degli anni giolittiani si trovano nelle centinaia di migliaia di emigranti che partono per le Americhe e le cui rimesse contribuiscono al decollo industriale, sono nella profonda arretratezza del Mezzogiorno e nelle zone rurali , dove ancora alligna la malaria e una povert‡ troppo spesso estrema. Nelle campagne, anche se vengono introdotte, soprattutto al Nord, importanti innovazione tecniche, vigono ancora costumi e condizioni di vita estremamente arretrate , che penalizzano fortemente braccianti e mezzadri. Da ricordare, infine, il terribile terremoto che nel 1908 distrusse Messina e Reggio Calabria. Vero è che lo Stato reagì con tutti gli aiuti possibili all’epoca, ma la popolazione, specialmente meridionale, ne restÚ sconvolta.

Didascalie: Le immagini sono tratte dai siti: Wikipedia giovannigiolitti museorosate medea.provincia storiagiornalismo Da cinquantamila

Questo documento è stato utile?

Epoca Giolittiana (riassunto breve)

Corso: Storia contemporanea (92046)

374 Documenti
Gli studenti hanno condiviso 374 documenti in questo corso
Questo documento è stato utile?
1
L’età giolittiana
L’Europa all’inizio del Novecento è all’apice del suo sviluppo. Dopo il conflitto
franco-tedesco del 1870 non c’era più stata guerra al suo interno; l’equilibrio delle
alleanze aveva assicurato, nonostante frequenti tensioni, un prolungato periodo di
pace. Gli Stati europei avevano potuto dedicarsi alle guerre coloniali e allo
sfruttamento delle colonie conquistate, assicurandosi nuovi mercati per il loro
prodigioso sviluppo scientifico, tecnologico, produttivo.
L’Italia aveva tentato di inserirsi, buon ultima, in tale invidiabile quadro politico-
economico. Non v’era riuscita del tutto. La sconfitta di Adua del 1896 è, a tal
proposito, emblematica.
Giovanni Giolitti, deputato liberale progressista, ministro degli Interni del governo
Zanardelli nel 1901, diventa Presidente del Consiglio nel 1903 e governa il
paese, con brevi interruzioni, fino al 1914, quando lascerà il governo ad Antonio
Salandra che, contro il suo parere, porterà l’Italia nella Prima guerra mondiale.
La politica
<Giolitti è personalità complessa, su cui il giudizio dei contemporanei e degli studiosi fa
registrare forti divergenze. Raffigurato dalla satira coeva come Giano bifronte, per
denunciarne l’ambivalenza tra conservazione e progresso, accusato di trasformismo,
tenne a sottolineare nelle Memorie che la sua azione aveva dovuto adeguarsi alle