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Storia dell estetica occidentale

Corso

Estetica (B003393)

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Anno accademico: 2014/2015
AutoreFabrizio Desideri, Chiara Cantelli
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FilosofiaEsteticaCORPARO

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MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 CAPITOLO 1 ANTICA 1 e nel pensiero mitico Grecia 1.1. Il bello come armonia come trattazione specifica dei problemi connessi alla percezione del bello naturale ed artistico nasce come disciplina nel 1700, ma non significa che pure in precedenza tali problemi non siano stati affrontati. La stessa genesi della parola deriva dal greco sensazione ed indica concetti e questioni elaborati nel corso tradizione fin Grecia. Le nostre moderne nozioni di bello ed arte, divergono da quelle degli antichi Greci. Moderni: il termine si riferisce alla dimensione soggettiva percettiva di qualcosa ed al sentimento di piacere che si prova nei confronti della sua forma. Antichi: del termine ha un significato molto ampio, con valenze di carattere cosmologico, gnoseologico (riguardo la conoscenza), religioso, Per i Greci il bello principalmente che ben congiunto. In quanto armonia, il bello manifesta innanzitutto struttura ed equilibrio che fanno del mondo un (un tutto ordinato ed armonico). Da qui deriva il legame tra natura e bello: in che la pervade, la natura costitutivamente bella. Il bello, in quanto manifestazione armonico della natura identificabile anche con la luce, lo splendore e la di quei fenomeni che ci fanno conoscere la trama intellegibile del mondo. Conoscere sollevarsi dal visibile da deriva lo stretto legame tra bellezza e Il Bello, in quanto della natura e parte integrante del vero, anche non disgiungibile dal Bene. Per i Greci conquistare il bene significa conformare il proprio carattere e la propria condotta armonico della natura. Da qui il legame tra che nella Grecia classica trova la propria espressione nel principio della da (bello) e (buono) condizione di chi sa dimostrarsi bello e buono insieme, ossia moralmente bello. Di conseguenza, il bello anche strettamente connesso con la Giustizia: il giusto ordine della una traduzione in termini sociali armonico del 1 MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 cosmo, ordine che, perfetto ed immutabile, ha carattere divino. Il Bello, quindi, in quanto manifestazione perfetto della natura, vissuto dai Greci come un accadimento divino. La concezione del bello come armonia trova le sue premesse nel pensiero mitico ed connessa alla vittoria della cosiddetta religione olimpica. Il principio del bello, per la sua origine divina, deve ispirare ogni e comportamento umano. Nel bello come luce ed armonia si manifesta divino della natura che stato stabilito dalla legge luminosa e celeste di Zeus ed al quale deve conformarsi ogni cosa, anche il comportamento umano. Il bello prima ancora che una una caratteristica della natura. ESIODO: nella Teogonia, afferma che la bellezza un attributo divino e, diffondendo gioia ed incanto, propriamente quella riconciliazione delle forze della natura che permette non solo di raccogliere universo di una forma, ma conferisce ad ogni cosa la sua propria forma. In quanto dono divino, il bello propriamente grazia, che suscita piacere ed incanto. La grazia esprime ed il piacere provocato sia dalla bellezza come armonia sia individuale di ogni cosa, dalla PINDARO: Il bello visto nel duplice aspetto della viene ripreso da Pindaro. Secondo la concezione aristocratica di P., la ed il valore di un uomo di un uomo in battaglia sono propriamente dono divino. La bellezza il rifulgere di una forma che esprime il dominio sul la bellezza, sul piano il rifulgere di una che suscita gioia della con la bellezza si celebra il ristabilimento e della concordia che sono espressione del ristabilimento in quanto volute dagli dei. 1.1 E La nozione di bellezza armonia, anche principio che non semplice produzione della bellezza esteticamente intesa. In riferimento alla produzione artistica, il termine bello sinonimo di cresimo utile, oppure di adatto, conforme allo scopo (scopo economico, domestico, conoscitivo o religioso). Arte e tecnica per i Greci non sono distinte: infatti per essi, essenzialmente ossia tecnica. Il termine deriva dal verbo tektainesthai costruire, congiungere. ogni umana connessa delle mani ed alla trasformazione fisica di materiali, che abbia carattere produttivo e che risulti fondata, da un lato, sulla conoscenza delle regole e dei procedimenti per produrre determinate cose, e sulla migliorabile con di mettere in pratica tali regole e procedimenti. 2 MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 In questo senso e si affiancano: una scultura o diventano opere nel momento in cui assolvono alla funzione religiosa, conoscitiva, e che richiesta da loro essere mimesis della legge divina. Ed proprio assolvono a queste funzioni che sono belle. 1. Edonismo e convenzionalismo estetico nei sofisti 1.3. PROTAGORA: del bello ed artificio La riflessione dei Sofisti (V sec. a.) mette in crisi la concezione presocratica del Bello: la bellezza perde la sua valenza cosmica valida per tutti e il carattere di assoluta trasformandosi in qualcosa di essenzialmente relativo alla percezione sensibile di ognuno. PROTAGORA di questa corrente di pensiero: il principio del Bello risiede nel sentimento di piacere e non esiste la di stabilire un criterio oggettivo per distinguere che bello da che brutto. I sentimenti, legati alla percezione sensibile, dipendono dalla conformazione psicofisica di ognuno, che varia da persona a persona ed in base alle situazioni in cui ciascuno trovarsi. La bellezza quindi variabile, a seconda dei momenti, anche nello stesso individuo. Inoltre la percezione del bello dipende e in cui ciascun individuo cresciuto. Questo spiega popoli diversi trovano bello qualcosa ed altri lo trovano brutto. Non esiste, quindi, la di stabilire un criterio oggettivo per definire la bellezza, che non ha valore conoscitivo o morale, ma solo una valenza edonistica piacere). Seguendo la teoria edonista, Protagora afferma di arte come puro artificio slegato dalla mimesis. Gli uomini sono capaci di creare un mondo diverso circostante, un mondo artificiale (ossia ad ossia operando in modo diverso da come opera il mondo naturale. non solo produce cose che in natura non esistono, ma opera anche secondo regole fissate consapevolmente per realizzare un fine. PROTAGORA afferma che alcune arti hanno lo scopo di produrre cose utili (calzari, letti, case) altre invece hanno scopo di produrre piacere (scultura, pittura, poesia e musica). valutata solo dal punto di vista degli effetti che produce e non in base al proprio contenuto morale o di (conoscitivo). evidente soprattutto nella poesia: la saggezza e la sapienza sono argomenti propri della poesia, per Protagora non dovuto alle parole in ma a come sono espresse. che conta nella poesia non il contenuto, ma la forma che lo esprime. 4 MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 la forma a suscitare piacere, indipendentemente dal suo contenuto. La sapienza poetica una sapiente conoscenza dei meccanismi linguistici adatti a procurare piacere. Separando contenuto e forma, PROTAGORA dichiara che il valore della poesia non la mimesis, ma la la sua interna coerenza La poesia ha la valenza di una autonoma dal mondo, essendo svincolata dal principio della il valore della poesia risiede unicamente nel potere seduttivo che genera. La poesia una consapevole finzione, una cosciente messa in scena e 1.3. GORGIA: il potere della poesia GORGIA tra i sofisti quello che ha valorizzato la poesia come consapevole tecnica e La sua valorizzazione rientra nella sua concezione del linguaggio, considerato da GORGIA che produce una artificiale, come tutte le arti inventate come vi un mondo di cose artificiali, prodotto dalle arti e dalle tecniche, esiste anche un mondo di idee e pensieri prodotto dal linguaggio e che articola in modo del tutto arbitrario e convenzionale il significato delle cose. GORGIA: il linguaggio non rispecchia il significato ma produce questo stesso significato. La conseguenza che per non esiste se non in rapporto ai significati che egli ha stabilito arbitrariamente con le parole. Essendo le parole istitutrici della non sono vincolate a significati stabili e, a seconda della loro combinazione ed organizzazione, possono far apparire come vero, buono, giusto e bello che prima dichiaravano essere falso, cattivo, ingiusto e brutto. Non esiste, quindi, un logos oggettivo ed immutabile, il linguaggio ha la di agire orientandone i pensieri e le azioni, in quanto ricorre alle passioni, che di lontano dalla ragione. Queste caratteristiche del linguaggio sono evidenti nella poesia (poiesis in quanto non legata alla mimesis e rivela come la sua di suscitare dipenda dalla di far entrare di mondi e mai immaginati e concepiti prima. Il potere seduttivo della poesia dipende dalla di trasferire in un mondo incantato, che Gorgia definisce per non esistendo nella In base agli effetti che la poesia produce umano, GORGIA le attribuisce il potere psicagogico di stimolo, ma senza carattere etico o lo scopo della poesia eccitare le passioni umane, buone o cattive che siano. 5 MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 La nata per divertire ed ha un valore puramente edonistico. Le arti musive si svincolano conoscitivo e morale ed hanno una dimensione autonoma, conferendo alle proprie produzioni un valore puramente illusionistico. La stessa concezione vale per le arti figurative: studiando le tecniche prospettiche dei pittori del tempo, che porta ad una mimesis perfetta della da perdere ogni carattere artificiale e presentarsi come reale. Questa ingannevole apparenza di ha il potere di attirare del fruitore e di generare in lui piacere e divertimento. In base alla illusionistica, DEMOCRITO attribuisce una sorta di potere magico. fondata su regole precise ma, con la propria di suggestionare il pubblico, come se avesse qualcosa di divino, che presuppone un potere al di del semplice possesso necessaria di un sapere tecnico. Il potere evidente nella poesia che il frutto di tecnica ed ispirazione. Il carattere ispirato delle arti musive non ricondotto ad divina, ma ad un dono naturale 1 PLATONE: il bello come splendore del vero e della mimesis 1.5. Il Bello come idea Platone riprende il tema del bello ideale (Socrate) nel senso di una forma o eidos idea che, pur essendo presente nei fenomeni, va al di di essi per il carattere di perfezione assoluta che esprime. Tale idea non un semplice contenuto mentale o un concetto, ma una che risiede in un mondo trascendente, al di non solo della terra ma anche del cielo. Platone definisce tale mondo trascendente Iperuranio (da hyper sopra uranio celeste) ed il mondo delle idee, divino ed eterno, immutabile ed incorporeo, che esiste prima ed indipendentemente dal mondo mutevole e corporeo in cui viviamo, nel quale non potremmo orientarci se non avessimo le idee come conoscenze innate in noi. PLATONE contesta del bello come risultato di una selezione fatta su individui concreti, delle loro parti belle, ricomposte in seguito in immagine. possibile selezionare le parti belle delle cose e sintetizzarle in se non sappiamo che cosa sia il bello? del Bello una conoscenza innata, presente in noi fin dalla nascita. Ma come fa ad avere in questa conoscenza? Secondo il mito platonico esposto nel immortale e, prima di incarnarsi in un corpo, viveva dove aveva potuto contemplare il mondo delle idee, compresa quella del bello. 7 MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 del Bello (definita come luce) distinta, ma non separata dalle altre idee e si qualifica come splendore del Vero e del Bene. Dove Bellezza non male inganno. La Bellezza il modo di apparire del Bene e del Vero. PLATONE sottolinea la funzione mediatrice del bello, la sua di introdurci alla conoscenza del vero e del bene che non solo a livello intellegibile conosciuto tramite ma anche a livello sensibile. 1.5 Eros e bellezza La bellezza sensibile la scintilla che ridesta il ricordo del mondo ideale ed il desiderio di tornarci. Questo desiderio si configura, per PLATONE, come Eros amore, desiderio erotico, e si manifesta come amore per un bel corpo. Nel desiderare un bel corpo, il Bello si rivela come che ci manca. Eros si ridesta sempre quando vediamo un bel corpo, rivelando come il suo desiderio vada al di della bellezza corporea. Nel Fedro, Eros viene presentato come che ridona le ali nel suo cammino verso il mondo ideale. Nel Simposio, descrive eros come un assillo lontano da quella e soddisfazione di che tipica della vita degli dei. Eros non un dio ma un demone, una forza superiore ma inferiore alla La sua natura intermedia deriva da coloro che lo hanno generato: Penia e Poros (Espediente). Nella sua Eros avverte la mancanza che lo caratterizza, ma la sua non tale da non fargli sapere di cui ha bisogno. La forza demoniaca di Eros esprime della vita umana, sospesa tra molteplici belle forme sensibili, che attraggono ma sempre deludono, e la ricerca di quella forma intellegibile del bello che non appartiene a questo mondo. questa tensione tra due opposti poli che rende Eros sempre sensibile ai richiami del Bello. PLATONE nota che il termine Bello to deriva dal verbo kalein chiamare, ma anche nominare. Questo duplice significato del verbo kalein porta PLATONE a spiegare la del bello di ridestare della nostra anima, ma anche il ruolo decisivo nel riconoscere il Bello. Riconoscendo la del nostro intelletto nel nominare le cose belle, ne riconosciamo anche la di conferire loro senso. La del Bello di chiamarci a (coinvolgerci) attraverso le manifestazioni sensibili proporzionale alla di riconoscere in esse una dimensione intellegibile che va al di delle stesse manifestazioni sensibili. Il Simposio di PLATONE: la posizione di Platone rispetto al bello viene interpretata, nel Simposio, da Diotima, la sacerdotessa di Mantinea, ricordata da Socrate come colei che lo ha introdotto ai misteri di Eros. Diotima presenta la ricerca erotica del bello come un movimento ascendente, verso il singolo corpo bello, si passa alla di corpi belli, da qui per le istituzioni e le scienze. dal sensibile 8 MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 Eccitamento poetico sono entrambi definiti manie divine poetico ha la stessa funzione erotico. La poesia bella in quanto porta per il Bene ed il Vero. PLATONE ripristina anche la funzione pedagogica della intesa come canto accompagnato da suono musicale (II e libro della Repubblica, come curriculum educativo dei cosiddetti guerrieri, classe destinata alla difesa dello Stato ideale). Poesia e musica formano il carattere dei guerrieri e sono fondamentali nella loro formazione, per arrivare ad avere il coraggio e la temperanza per difendere lo Stato. Ma in base a questo scopo, non tutte le forme di poesia e di musica sono ammesse. PLATONE critica alcuni aspetti dei poemi omerici che risultano negativi per dei guerrieri. Omero ed i poeti tragici forniscono falsa degli dei, troppo umana: spesso mossi da passioni, interessi, desideri ed inimicizie, imperturbabile e serena che Omero fornisce degli dei risulta falsata. Inoltre, non si accettare che un dio sia menzognero o fonte di male. Omero ed i poeti tragici inducono, quindi, e ad assumere modelli di comportamento negativi. Utilizzando tali modelli negativi, i guerrieri potrebbero usare la propria forza militare non per il bene comune, ma per fini personali. La poesia omerica e quella tragica rappresentano spesso gli eroi in preda a dolore, paura della morte e con queste immagini infiacchiscono stimolarlo verso il coraggio e la compostezza necessari ai futuri guerrieri. La deve educare i guerrieri ad amare il bello, disponendoli inconsapevolmente verso il bene e la conoscenza, attraverso esempi di comportamento esemplari, accompagnandoli da ritmi regolari ed armonici, abituandoli a dominare le passioni ed infondendo il senso agevolando la conoscenza delle materie matematiche. 1.5. conflitto tra poesia e filosofia: della mimesis PLATONE, se da una parte valorizza la poesia come strumento di educazione al Bene ed al Vero, la critica (X libro della Repubblica) per la sua pretesa di mostrare direttamente la attraverso quanto produce. Il poeta viene assimilato al pittore: il pittore un volgare imitatore, per di presuntuoso. Egli imita semplicemente i fenomeni, incapace di andare al di della mera manifestazione sensibile della Inoltre, fermandosi alla superficie delle cose, non solo confonde la con ma pretende anche di possedere un sapere attorno ad ogni cosa. del pittore paragonata alla di uno specchio di riflettere di ogni cosa che crediamo sia paragonando questa sua ad un fare 10 MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 realmente produttivo, paragonabile a quello degli dei, egli tende ad occultare il carattere di immagine riflessa del proprio prodotto, attraverso del chiaroscuro e della prospettiva, producendo un consapevole atto di mistificazione ed inganno. fanno i poeti (da Omero ai tragici): cantando le azioni umani nei vari campi, i poeti non solo trasformano la loro parola in uno specchio del mondo, ma pretendono di identificare il loro saper cantare ogni cosa con un sapere universale, tale da poter surrogare qualsiasi altro sapere, anche quello divino di dar vita alle cose. Essi, invece, sono degli imitatori incapaci di andare al di imitano le passioni umane per attribuirle agli dei, dandone falsa che spacciano per vera, facendo appello non alla ragione umana ma a quella parte sensibile al piacere, seduzione ed inganno: la percezione sensibile e la dimensione emotiva umano. La poesia che si serve come di una tecnica in grado di simulare un sapere ed una competenza che non possiede e che pretende di sostituirsi al sapere filosofico in aperto dissidio con la filosofia e non buona poesia. La buona poesia mantiene la misura di se stessa e non nega di essere semplice apparenza riflessa, ossia una mimesis di che la anima. Da qui del concetto di mimesis che deve essere chiarita. Nel Sofista, PLATONE riflette sulle arti in generali, che divide in arti ctetiche (da acquistare, procacciarsi, procurarsi), volte ad acquisire che esiste in natura (caccia, pesca) e in arti poietiche, finalizzate a produrre cose che non esistono in natura. Arti poietiche: le arti realmente produttive, per produrre oggetti utili (vestiti, edifici, strumenti), e le arti mimetiche o imitative, (pittura, scultura) che producono immagini di oggetti esistenti. Esistono, due forme di mimesis: 1. mimesis icastica: realizza immagini fedeli delle cose imitate 2. mimesis fantastica: realizza oggetti sotto forma di immagine illusoria e quindi, produce apparenze. 1 ARISTOTELE: come mimesis tra piacere e conoscenza 1.6. e perfezione artistica Mentre Platone indica il bello come idea trascendente, Aristotele lo identifica con quella bellezza formale che diventa riconoscibile in una cosa quando questa raggiunge la sua intima perfezione. Le idee o forme non sono che trascendono la ma sono immanenti in essa: la forma o idea del cane, per esempio, non esiste separatamente dal concreto e materiale individuo cane, ma un con esso. 11 MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 deve comunque obbedire alle caratteristiche della materia che lavora: solo rispettando i limiti e gli spunti forniti dalla materia, egli in grado di realizzare la propria la sua riuscita non quindi, arbitraria casuale. propriamente tecnica, disposizione produttiva accompagnata da ragione, riguardante Una produzione fondata unicamente e non anche sul ragionamento non essere autentica arte, manca di norme e di consapevole dei mezzi ai fini. porta che latente nella natura, ma allo stesso tempo, imitandola, la migliora, sviluppando quelle che essa non riuscita a realizzare. 1.6. LA POETICA: il possibile come oggetto della poesia Aristotele attribuisce alla mimesis artistica una dimensione di finzione che si sottrae al mero illusionismo, esaltato da Gorgia e paventato da Platone. GORGIA: la poesia consapevole tecnica e Il potere seduttivo della poesia dipende dalla sua di trasferire in un mondo incantato. (posizione Sofista) PLATONE: il poeta non mosso dalla propria ma per il Vero ed il Bene. Egli un puro medium fra il mondo umano ed il mondo divino, mettendo in contatto gli ascoltatori con il dio. I poeti sono messaggeri degli dei e la poesia deriva da ispirazione divina. (posizione non Sofista). La posizione di Aristotele utilizza il nesso tra arte come produzione guidata dalla ragione ed arte come imitazione perfettiva della natura per arrivare alla propria riflessione sulla mimesis artistica. ARISTOTELE esprime la propria posizione nella che a noi ci giunta solo per la parte dedicata alla tragedia. La poesia rappresentazione mimetica delle azioni umane e per questa ragione in grado di sviluppare le umano e, quindi, di farci conoscere i nostri comportamenti e le loro possibili conseguenze. Anche se non rappresenta eventi reali ed azioni reali, la poesia in grado di conferire a tali eventi ed azioni un valore esemplare, permettendo al fruitore di trarre insegnamenti di carattere proprio tramite il piacere della fruizione. Vi sono due modi di rappresentare umano: 1. quello narrativo o indiretto (condotto in 3a persona) 2. quello drammatico o diretto (condotto in 1a persona) Epica: genere misto, che alternare narrazioni in terza persona e drammatizzazioni in prima persona. 13 MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 Tragedia e commedia: sono generi esclusivamente drammatici (raccontati in 1a persona), dove le azioni umane sono viste dal punto di vista di chi le compie. Ma mentre la tragedia espone le vicende di uomini migliori di noi, che sono oggetto di e terrore nel momento in cui la vicenda volge in disgrazia, la commedia rappresenta vicende di uomini peggiori di noi, suscitando il riso quando hanno esito negativo. tragica trova il suo punto centrale nel mythos intreccio del racconto, rispetto al quale i caratteri dei protagonisti hanno un ruolo puramente funzionale e subordinato. Un intreccio reale deve avere un inizio, uno sviluppo ed una fine e deve essere coerentemente sviluppato in tutte le sue parti. Deve avere anche proporzionale alla nostra memoria: armonia e grandezza adeguata, caratteristiche uguali al Bello. rende possibile cogliere il significato ed il suo valore universale, al di degli eventi che racconta. Aristotele maggior valore filosofico tragica rispetto a quella storica, per due ragioni: 1. oggetto della poesia non il reale, ma che accadere (il che non esclude eventi reali esposti nel racconto). La poesia racconta le vicende quindi non solo la semplice cronaca degli eventi, ma anche il protagonista fa determinate cose e gli capitano determinati eventi. La differenza non sta nel racconto in versi, piuttosto che in prosa, ma nel valore universale che il racconto riveste proprio racconta il possibile e lo racconta secondo conferendo senso ed ai fatti raccontati. La mimesis poetica secondo Aristotele, il giusto equilibrio tra e finzione, proprio racconta il possibile, e quindi diventa finzione verosimile, suscettibile di accadere, non svincolata dal rapporto con la una finzione non ingannevole, in quanto raccontando il possibile e sviluppando con coerenza e rigore le latenti della la poesia fa assumere e significato agli episodi ed alla della vita. 2. la funzione cognitiva della poesia, in quanto funzione verosimile, avviene attraverso la partecipazione emotiva del fruitore. La verosimiglianza del racconto porta il fruitore ad identificarsi con il personaggio, coinvolgendosi emotivamente nelle sue sorti, ma il carattere di finzione permette al fruitore di mantenere il distacco necessario per cogliere il significato rappresentata. 1.6 Il fine della tragedia: la catarsi delle passioni Nella tragedia rappresentata verosimile e, quindi, suscita e terrore: per colui a cui successo qualcosa di terribile, terrore ci potrebbe accadere altrettanto. Il protagonista soccombe: 14 MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 che forma ed a tutto che da esso discende. Da esso deriva (Nous) che, in quanto molteplice di tutte le forme intellegibili delle cose (le idee platoniche) rappresenta la ragione divina del mondo. deriva o che ordina e vivifica la materia tramite le idee intellegibili. La materia assumere tute le forme, ma proprio non ha una sua propria determinazione, ha bisogno per essere plasmata nella sua indeterminata conferendole forma ed Il bello consiste nella di una forma. Il bello il segno di una forma unificante che si caratterizza per la propria natura immateriale, priva di parti, indivisibile e semplice. Essendo indivisibile, non essere identificato nella simmetria o proporzione, che presuppongono la presenza di parti, qualcosa di composto e divisibile, di materiale. Se il bello simmetria, come potrebbe essere bella una cosa che tale nel suo insieme, ma brutta nelle sue parti? Se un volto ci appare brutto non ne riusciamo a cogliere interiore ed indivisibile. umano, toccato e colpito dal bello, si allontana dal corpo e dalle passioni che esso suscita, e si rivolge dal bello sensibile al bello intellegibile, fino a trasformarsi in contemplazione pure piacere. il principio di ogni forma e di ogni bellezza. PLOTINO: estetica ha come suo termine in quanto sorgente di vita, di forma e quindi di bellezza. 1.8 Arte e Bellezza Il bello una della natura e PLOTINO: IL BELLO ARTISTICO Se confrontiamo un pezzo di marmo con quello scolpito da uno scultore, risulta chiaro che la bellezza non dipende dal materiale, ma dalla forma che ha dato ad esso sulla base di che risiedeva nella sua mente. Grazie a stato capace di trasformare il carattere indeterminato e caotico della materia di una forma. mimesis di presente nella mente che tale partecipe Il vero artista non tale in quanto ha esperienza manuale o basa la sua empirica, ma partecipa al principio generativo che alla base della che regolata 16 MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 conferisce forma ed alla materia attraverso conferisce forma ed alla materia attraverso le idee provenienti dalla propria mente, che non sono una sua invenzione, ma il riflesso di quelle stesse forme intellegibili che hanno il loro principio. imita la natura attraverso le forme ideali dalle quali deriva la natura stessa ed a cui egli accede con gli occhi della mente. Tradizionalmente le arti musiche erano le sole di ispirazione divina, Plotino estende tale ispirazione anche alle arti figurative. Quando applica le regole di simmetria e proporzione, sa di essere guidato da un principio, che non spiegabile in una regola. 17 MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 Il principio implica non solo il rapporto di somiglianza del mondo con Dio, ma anche di dissomiglianza. Ogni cosa segno della sapienza e della divina ma non nella misura incommensurabile in cui esse sono presenti in Dio. 2.1 La bellezza del creato: consonantia e claritas Anche la concezione del Bello rientra nella dimensione del mondo: la bellezza non non appartenere al mondo creato da Dio. I filosofi medioevali inseriscono la bellezza nei cosiddetti ossia tra quelle che costituiscono le generali e sono condivise da tutte le cose esistenti. Il bello non soggettivo, ma qualcosa di oggettivo: le cose non sono belle ci piacciono, ci piacciono sono belle, in quanto create da Dio. Il mondo esiste per grazia divina e anche il bello. Il mondo bello in quanto opera divina e la sua bellezza ci parla continuamente di Dio. Attraverso la bellezza del mondo stimolato a considerare la perfezione formale e finale di tutte le cose ed spinto ad ammirare la potenza creatrice di Dio ed a considerarne la perfetta sapienza ordinatrice. Dalla bellezza sensibile possiamo risalire che Dio ha imposto al mondo ed anche a Dio stesso. Questa concezione trova il supporto filosofico nella teoria platonica del bello fenomenico come riflesso ed immagine del bello ideale. Tale teoria stata ripresa in epoca medioevale da Agostino e Dionigi La loro rielaborazione in senso cristiano della tradizione neoplatonica medioevale. AGOSTINO: approfondisce del bello fondata sulla proporzione o consonantia. Nella Bibbia si trovano le premesse di questa concezione: Dio, una volta creato il mondo, lo ha disposto ordine, peso e Da qui medioevale del mondo come ordine matematico che trova nel numero e nella proporzione la propria legge. Nel bello come proporzione si esprime la tensione di tutto il creato verso il Creatore, il suo impulso a rendersi simile a Lui. Un altro tributo a Platone deriva nettamente neoplatonica, del bello inteso come luce o claritas. Anche questa idea trova la premessa nella Bibbia, dove la sapienza ordinatrice di Dio viene paragonata alla luce perenne. La luce rappresenta naturale simile a Dio ed per questo capace di far trascendere alla mente umana la di che si vede. Dal bello come luce, sulla scia di Dionigi accentuata la dimensione trascendentale della riflessione estetica. 2.1 Non La cultura medioevale nega umano qualsiasi forma di creazione, non concepisce umana come una produzione liberamente creativa. Assegnare un 2 MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011 ruolo puramente creativo al fare artistico sarebbe assunzione di una prerogativa che spetta esclusivamente a Dio in quanto Creatore. imparare, capire o produrre qualcosa solo se lavora umilmente sotto la guida ed il sostegno dello Spirito Santo (padre Teofilo). vista come un dono di Dio ed una sua mentre un semplice servo di Dio, un semplice imitatore divino della creazione ed anche quando fa qualcosa che non esiste in natura (cattedrale) il suo modello ispiratore sempre di Dio. 2.1 la funzione allegorica come la natura, anche assume la funzione di guida spirituale e religiosa ed ha un senso ha un fine pedagogico contemplativo e le sue opere hanno significato solo in quando assumono un significato al di del piacere che offrono, acquistando un valore morale, ed anagogico. La teoria dei 4 sensi delle Sacre Scritture viene attribuita alla natura, ma anche in quanto celebrazione della divina. artistica deve essere indirizzata alla lode a Dio, contribuendo umana ed ad indirizzarla verso il Creatore. Architettutura Cattedrale La cattedrale celebra la sapienza del Creatore ed eleva dal mondo materiale intellegibile e da qui a Dio. Idea questa che lo stile gotico, con il suo sviluppo ascensionale. Pittura e scultura con delle Chiese, hanno la funzione di illustrare, attraverso la bellezza dei colori e delle figure, le Sacre Scritture con una funzione nei confronti dei fedeli analfabeti. 2.1 La poesia come inganno a servizio della Nella cultura medioevale assume una rilevanza fondamentale lo studio delle arti della parola per trasmettere correttamente ed in modo esatto la Parola di Dio. Le arti della parola o trivio (grammatica, retorica e dialettica) vengono insegnate intorno ai monasteri ed alle cattedrali cittadine ed insieme alle arti del quadrivio (aritmetica, geometria, musica ed astronomia) costituiscono la cosiddetta filosofia, il sapere preparatorio allo studio ed esercizio della teologia, volta alla lettura ed alla meditazione delle Sacre Scritture. La poesia, rientrante nel trivio e considerata sia come grammatica che come retorica, viene considerata utile della Parola Divina, visto che molti libri della Bibbia erano scritti in forma poetica, scritti dai profeti. Il poeta divinamente ispirato non solo filosofo ma anche teologo, in quanto vi una stretta parentela tra il Dio artefice della natura ed il poeta. 3

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MANUALE DI ESTETICA PROF. DESIDERI ANNO 2011
1
CAPITOLO 1
L’ESTETICA ANTICA
1.1 Harmonìa e téchné nel pensiero mitico dell’antica Grecia
1.1.1. Il bello come armonia
L’estetica come trattazione specifica dei problemi connessi alla percezione del bello
naturale ed artistico nasce come disciplina nel 1700, ma ciò non significa che pure in
precedenza tali problemi non siano stati affrontati.
La stessa genesi della parola deriva dal greco àisthèsis=percezione, sensazione ed
indica concetti e questioni elaborati nel corso dell’intera tradizione filosofico-culturale
dell’occidente, fin dall’antica Grecia.
Le nostre moderne nozioni di bello ed arte, divergono però da quelle degli antichi
Greci.
Moderni: il termine “bello” si riferisce alla dimensione soggettiva dell’esperienza
percettiva di qualcosa ed al sentimento di piacere che si prova nei confronti della sua
forma.
Antichi: l’equivalente del termine “bello” (tò kalòn) ha un significato molto più ampio,
con valenze di carattere cosmologico, gnoseologico (riguardo la conoscenza),
religioso, etico-sociale.
Per i Greci il bello è principalmente harmonìa = ciò che è ben congiunto.
In quanto armonia, il bello manifesta innanzitutto l’ordine dell’universo, struttura ed
equilibrio che fanno del mondo un kòsmos (un tutto ordinato ed armonico).
Da qui deriva il legame tra natura e bello: in virtù dell’armonia che la pervade, la
natura è costitutivamente bella.
Il bello, in quanto manifestazione dell’ordine armonico della natura è identificabile
anche con la luce, lo splendore e la luminosità di quei fenomeni che ci fanno conoscere
la trama intellegibile del mondo.
Conoscere = sollevarsi dal visibile all’invisibile; da ciò deriva lo stretto legame tra
bellezza e verità. Il Bello, in quanto proprietà della natura e parte integrante del vero,
è anche non disgiungibile dal Bene.
Per i Greci conquistare il bene significa conformare il proprio carattere e la propria
condotta all’ordine armonico della natura. Da qui il legame tra BELLO/BUONO che
nella Grecia classica trova la propria espressione nel principio della Kalakagathìa = da
kalòs (bello) e agathòs (buono) condizione di chi sa dimostrarsi bello e buono
insieme, ossia moralmente bello.
Di conseguenza, il bello è anche strettamente connesso con la Giustizia: il giusto
ordine della pòlis (città) è una traduzione in termini sociali dell’ordine armonico del

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