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La scultura- il rilievo storico-narrativo, il ritratto e la statuaria romana

Appunti di lezione in cui si sono trattati la statuaria romana, i ritr...
Corso

Archeologia e storia dell’arte romana

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Anno accademico: 2023/2024
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Università degli Studi di Milano

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lunedì 24 ottobre 2022

Archeologia e storia dell’arte romana

PARTE B) ARTE ROMANA. STORIA DELL’ARCHEOLOGIA.

Lezione 11: la scultura, il rilievo storico-narrativo, il ritratto e la

statuaria romana

LA SCULTURA, IL RILIEVO STORICO NARRATIVO

Sono considerati spesso originali dell’arte romana, ma le radici le troviamo ben prima del periodo romano. Il rilievo è un racconto per immagini fatto di singoli pelosi di racchiusi da spazi delimitati da cornici o stacchi della narrazione (come alberi, una figura etc.). Questa soluzione permette di avere un racconto lineare senza particolari discontinuità. Una delle caratteristiche rincivilì del rilievo è la capacità di essere letto e compreso da tutti (tra cui gli analfabeti). Il rilievo non nasce a Roma: le prime tracce si possono trovare già in epoca Mesopotamica, dal III secolo a. in Egitto.

RILIEVO DI ATENA NIKE

Fregio ad Atene che rappresenta la battaglia di Platea, decisiva nella seconda guerra persiana. La battaglia è raccontata nel fregio continuo che, è un accozzaglia di battaglia di singoli soldati. Lo sfondo è neutro e non vi è alcuna contestualizzazione (tipico elemento classico). Questo rilievo è particolarmente astratto: sappiamo che sti tratta della battaglia di Platea solo grazie al periodo in cui è stato fatto. In realtà, il rilievo porterebbe rappresentare tranquillamente una battaglia mitologica, quindi, si dice che il suo significato è universalmente applicabile anche ad altri contesti e periodi.

FREGIO DI TELEFO (ALTARE DI ZEUS A PERGAMO, II

SECOLO a.) Viene raccontata la storia di Telefo, eroe fondatore della città di Pergamo. Questo fregio aveva uno scopo politico: legittimare la dinastia che al potere. Era collocato dietro l’altare. Il racconto è diviso in episodi scanditi da personaggi che si danno le spalle. Ha un’ambientazione che presenta rocce e alberi (questa tendenza a caratterizzare l’ambiente è tipica dell’età ellenistica).

IL RILIEVO STORICO ROMANO

Il rilievo trova massimo sviluppo in periodo romano. Generalmente, il rilievo storico narrativo è utilizzato per raccontare eventi legati alla vita dell’imperatore o le sue gesta. Possiamo dividere il rilievo storico narrativo in due generi:

- Rilievi storici a tutti gli effetti, che presentano eventi storici riconoscibili. Sono

particolarmente rari.

  • Rilievi allegorici che testimoniano la funzione ed il ruolo che l’imperatore ha avuto in una determinata battaglia. GLITTICA È un tipo di rilievo storico narrativo su gemme.

Cammeo di stato, cioè imperiale, che rappresenta su tre registri tre differenti realtà:

  • In quello inferiore abbiamo un gruppo di persone che sono i barbari conquistati.
  • Quello superiore è dedicato alle divinità. Troviamo Ottaviano Augusto su Pegaso, rappresentato in un apoteosi (nel momento in cui l’imperatore sale al cielo e viene divinizzato).
  • Nel registro centrale vi è l’imperatore Tiberio che accoglie Germanico, che rientra da una cagna militare. Accanto a Tiberio ci sono altri personaggi, tra cui Lidia e Giulia. Tiberio è la figura centrale, regge uno scettro e un lituo (uno strumento). Nonostante sia un evento realmente accaduto, presenta degli elementi fantastici, come le divinità e l’apoteosi.

RILIEVO DI MARCO AURELIO (ULTIMO QUARTO DEL II SECOLO

d.) I rilievi di Marco Aurelio vogliono rappresentare un evento storico ben reciso, ovvero le guerre Marcomanicche (173-176 d.). Presentano degli episodi specifici, di cui l’imperatore è sempre protagonista: si tratta di episodi standard, che vengono ripetuti più volte (come impernare ad locutio che ammonisce le truppe, imperatore che si allontana o rientra nella città, imperatore che sottomette i barbari); hanno quindi un valore talmente universale che Costantino li prende e li riutilizza per il suo arco.

MONUMENTO DI LUCIO EMILIO PAOLO (METÀ II SECOLO a.) Lucio Emilio Paolo si fa costruire questo momento nel santuario di Apollo, a Delfi. Si tratta di un grande pilastro su alto podio, la cui estremità superiore presentava una statua equestre. Al di sotto della statua vi era un fregio che rappresentava, probabilmente, le gesta compiute da lui e il suo esercito in Grecia. Ci troviamo di fronte a degli artisti greci che non sapevano come realizzare un rilievo romano: non troviamo nemmeno una rappresentazione delle armi romane, quindi non riusciamo a riconoscere chi sono i macedoni e chi i romani.

ARA DI DOMIZIO ENOBARBO

Viene chiamato “ara” cioè altare e viene associato a un generale del I secolo d. In realtà, questo monumento non era una ara e non sappiamo se davvero fosse associato a questo personaggio. Su l’alto podio vi era probabilmente una statua; il podio era decorato sui quattro da quattro panelli di rilievi: dal punto di vista stilistico, e di contenuto, i pannelli sono molto diversi tra loro.

  • Matrimonio di Poseidone e di Anfitrite, che era una ninfa marina. Entrambi i personaggi sono rappresentati su un carro da una figura pesciforme in un corteo nuziale.
    • È una rappresentazione molto barocca, virtuosa del punto di vista stilistico ma, che ha una grande tradizione iconografica che risale all’età arcaica.
  • Census e Couvetaurilla. Si tratta di due episodi separati:
    • A sinistra troviamo il census, che è il procedimento per cui un ufficiale romano documentava le proprietà dei cittadini romani all’interno di tabule censorie.

superiore presenta pannelli figurativi. I due senza porte presentavano scene di processione di alcuni ordini sacerdotale, da un lato, e dall’altro scene di processione di alcuni membri della dinastia Giulio Claudia.

  • Nasce per dare un messaggio chiaro: è già delineata tutta la successione di Augusto, quindi il rilievo legittima non solo il potere di Augusto ma, anche l’intera dinastia che salità al potere dopo di lui.
    • La narrazione ha come soggetto un evento storico ma, presenta anche alcuni elementi non ancorati alla realtà, perché ci sono dei personaggi che erano già morti. L’altro pannello è una rappresentazione sintetica dell’iter universo che, ha al centro la personificazione della Terra, con a lato due ninfe (la ninfa d’aria su cigno a sinistra, e la ninfa d’acqua su drago marino a destra). Il tutto corredato da animali simboli di prosperità, come il toro, la pecora ed il maiale e, piante da frutto. I due pannelli a ago dell’accesso principale rappresentano due scene mitologiche:
  • A sinistra c’è un rilievo con il lupercale, il luogo in la Luna ha allatta Romolo e Remo. Ai lati del lupo ci dovevano essere Faustolo e Marte, padre dei gemelli.
  • A destra c’è l’arrivo di Enea sulle coste laziali dopo la fuga da Troia. Dal punto di vista stilistico i due rilievi mitologici sono molto diversi da quelli che rappresentano le processioni, perché sono descritti anche nell’ambientazione, mentre le processioni hanno lo sfondo bianco e la composizione è ancora paratattica (persone una di fila all’altra. Rimando all’arte classica).

ARCO DI TITO (I SECOLO d.) Utilizza il rilievo storico narrativo per commemorare le gesta dell’imperatore. Non venne costruito da Tito ma, dal suo successore, Domiziano. È un arco trionfale fornice (con una sola arcata), ed è posto sulle pendici del Palatino, nel Foro di Roma. L’iscrizione sull’attivo reca la dedica del monumento da parte del Senato all’imperatore Tito, menzionato come “divus” e dunque posteriore alla sua morte. Il fregio sulla trabeazione, con figure piuttosto tozze e ad altissimo rilievo, rappresenta una scena di sacrificio, raffigurata secondo lo stile tipicamente romano (privo da influenze greche).

  • Si tratta di una precoce introduzione di stilemi dell’arte plebea nell’arte romana ufficiale, con elementi irreali e disorganici, come le figure sproporzionatamente grandi.
    • Si può intravedere un interesse verso la componente simbolica della rappresentazione, piuttosto che verso la verosimiglianza generale dell’episodio. Il fronte superiore dell’arco è decorato da due Vittorie alate affrontate che porgono i vessilli verso il centro. All’apice dell’arco sporge in rilievo a tutto tondo una figura femminile centrale, la dea Roma in costume amazzonico. La volta interna del passaggio conserva una ricca decorazione a cassettoni: al centro è raffigurato in una for nella Tito portato in cielo da un’aquila, allusione alla sua apoteosi. Un piccolo fregio sull’architrave raffigura la processione del Trionfo. I rilievi più interessanti sono i due pannelli che decorano i lati del fornice, che commemorano due fasi del trionfo di Tito dopo la cattura di Gerusalemme del 70, durante la prima guerra giudaica.
  • Il pannello destro mostra l’imperatore Tito sulla quadriglia trionfale, infornato dalla Vittoria. La quadriglia è condotta dalla personificazione della Virtus a piedi, mentre le altre due figure allegoriche al suo fianco sono forse Roma e il Genio del popolo romano, o il Senato del popolo romano. Sullo sfondo si affollano le teste e i fasci dei littori. - Sul lato sinistro è raffigurato l’ingresso del corteo nella Porta Triumphalis, che è raffigurata all’estrema destra in prospettiva scorciata. Nella scena si vedono gli inservienti che avanzano coi fercula, recando gli arredi saccheggiati al tempio di Gerusalemme e

le tabelle ansate con iscrizioni esplicative degli oggetti presi e delle città vinte. In quesi due rilievi si osservano alcune fondamentali innovazioni stilistiche: un maggiore affollamento nelle scene, la straordinaria spazialità data dalla variazione del rilievo secondo una precisa disposizione delle figure nell’atmosfera e, il superamento dell’andamento rettilineo del corteo.

  • Nei due rilievi si nota una differenziazione del rilievo coerentemente con la collocazione delle figure nello spazio, come sei si muovessero in un ambiente libero, invece dei soliti due o tre piani di rappresentazione.
  • Le figure non si muovono su una linea retta, ma la lettura procede su una grandiosa curva prospettica convessa, ben visibile nel rilievo della processione.

RILIEVI DELLA CANCELLERIA (ROMA, MUSEI

VATICANI, I SECOLO d.) Sono due rilievi con soggetto Domiziano e il fratello Tito. Furono realizzati nell’occasione della partenza di Domiziano in una campagna militare. La composizione è molto classicheggiante, con uno sfondo neutro e una fila di personaggi come nell’ara pacis. Grazie a questi rilievi possiamo notare che convivono due tipi di linguaggi per la realizzazione di questo tipo di rilievi narrativi, in quanto queste scene sono realizzate contemporaneamente alle scene dell’arco di Tito. I rilievi raffigurano eventi della vita di Domiziano e della storia della Dinastia Flavia, fondata dal padre di Domiziano, Vespasiano, nel 69 d. Si pensa che i rilievi facessero parte di una propaganda per legittimare il dominio della dinastia.

  • Il primo fregio raffigurava, originariamente, Domiziano mentre si prepara a partire per una campagna contro il Chatti. Domiziano viene presentato come un generale riluttante, spronato dagli dei Marte, Minerva e Roma (che sono raffigurati all’estrema sinistra), per difendere il suo paese d’origine.
  • Dopo il suo assassinio, tuttavia, il Senato passò damnatio memoriae nella memoria di Domiziano, il suo nome fu cancellato da tutti i registri pubblici e le sue statue e gli archi furono distrutti.
  • Il secondo fregio raffigura la riconciliazione di Vespasiano con Domiziano in seguito alla guerra civile, nel 69.
  • Ancora una volta gli autori antichi dipingono un quadro differente alla storia. Secondo Tacito e Svetonio, la condotta di Domiziano durante il governo provvisorio du Mucoo fu meno che soddisfacente. La motivazione principale del ritorno di Vespasiano era la necessità di trattenere Domiziano.
  • Le prove letterarie di questo periodo vanno trattate con cautela, poiché Tacito era pesantemente parziale contro Domiziano. D’altra parte, se i rilievi fossero davvero propaganda, potrebbero essere stati destinati a dissipare le voci sulla condotta del futuro imperatore.

LA COLONNA TRAIANA (ROMA, 113 d.) Colonna coclide (presenta un rilievo che si sviluppa a chiocciola), detta anche Centenaria (perché alta 100m), è stata costruita per celebrare le gesta dell’imperatore Traiano e dell’esercito romano che combatté nelle guerre daciche (101/106 d.). Questo bassorilievo di cui non conosciamo l’artista, è stato attribuita da Bianchi Bandinelli ad un anonimo maestro delle imprese, a capo di un gruppo di scalpellini che sono riusciti ad essere uniformi.

e pietas (una delle caratteristiche principali degli imperatori, insieme alla clementia. Era la religiosità, l’attenzione verso gli dei e ciò che era sacro). La cosa interessante è che questi altorilievi sono stati rielaborati: la faccia presenta ora il viso di Costantino. Lo stile utilizzato in questo caso è eclettico: da una parte per le scene di tipo sacrificale ci si trova difronte ad uno stile classico, ma per le scene dinamiche ci si ispira sempre al mondo ellenistico.

COLONNA DI ANTONINO PIO (MUSEI VATICANI, 161-162 d.) Non abbiamo la colonna ma solo il basamento: abbiamo tre importanti rilievi e un iscrizione. La colonna, in questo caso, era liscia. I rilievi presentano:

  • L’apoteosi di Antonino Pio, ossia la sua divinizzazione e salita in cielo.
    • È rappresentato insieme alla moglie Faustina, sulle di un giovane che taglia obliquamente il rilievo, è Aion (il tempo eterno). Ai lati delle due figure imperiale abbiamo delle aquile, simbolo di Giove, che incarnano appunto l’apoteosi. In basso ci sono due figure, una che tiene in mano un obelisco e un’altra seduta su una catasta di armi: sono il Campo Marzio e la personificazione di Roma.
    • Vediamo elementi sperimentali, come lo scudo e l’ala sinistra che fuoriescono dal rilievo. Ci fa capire come in questo periodo gli scalpellini volessero uscire dagli schemi. Dal punto di vista stilistico è particolare classicheggiante, con figure stanti su sfondo neutro.
  • Due scene di decursio, una giostra a cavallo condotta durante la cerimonia funebre della cremazione.
    • In realtà ci troviamo davanti a due elementi distinti, una è la decursio vera e propria e, dall’altra parte c’è la processione funebre rappresentata all’interno di un cerchio formato da uomini a cavallo.
    • L’intera composizione è non classicheggiante e la prospettiva è ribaltata, per permetterci di vedere tutto il carosello. Questo è un accorgimento che si trova nell’arte plebea, a riprova che questi scalpellini amavano sperimentare con stili e stilemi sempre differenti, mescolando l’arte ufficiale con l’arte plebea.

COLONNA DI MARCO AURELIO (CAMPO MARZIO, ROMA, 193

d.) Apparentemente identica a quella di Traiano, presenta delle differenze: coclide, sempre centenaria, il fregio (realizzato da Commodo, discendente di Marco Aurelio) nacque per celebrare le gesta dell’imperatore ed esercito nelle battaglie contro le popolazioni germaniche, tra il 160 e 170 d.

  • Rispetto alle guerre daciche, queste non sono di conquista ma di difesa. Presenta all’estremità una statua di Marco Aurelio (sostituita poi con una di S. Paolo). La colonna è all’interno cava, con una scala a chiocciola per arrivare alla balconata. L’opera è realizzata in marmo lunense. Il fregio è più altro rispetto a quello di Traiano, quindi le figure sono più riconoscibili. I due principali protagonisti sono nuovamente l’imperatore e l’esercito: l’imperatore è ancora più isolato rispetto a Traiano, spesso ai alti podi, quindi più individuabile. Il fregio è un altorilievo che consente maggiore visibilità e maggiori giochi di chiaroscuro. Le figure sono tutte circondate da questo solco che ne aumenta la visibilità. Lo stile è particolarmente espressionistico, patetico (ricco di pathos).

A differenza della colonna di Traiano, gli episodi sono alcune su più registri, come se ci fosse una tendenza al desiderio di coprire ogni spazio vuoto dell’episodio. Non è visibile la clementia dell’imperatore: entrambe vengono rappresentanti nella loro cruda realtà con decapitazioni e saccheggi. Gli episodi sono spesso puntellati da eventi miracolosi, quindi la narrazione è molto più drammatica e, assume a tratti torni miracolistici in cui l’esercito viene mostrato come salvatore, protettore e macchina da guerra distruttrice nei confronti dei popoli vinti. Si presentano poi le caratteristiche tipiche del rilievo storico narrativo: a episodi ma, sono meno rispetto all’altra. Funse da modella per altre opere, non solo pubbliche ma anche private.

SARCOFAGO DI PORTONACCIO (MUSEO NAZIONALE

ROMANO, ROMA, 180-190 d) Doveva essere la tomba di un generale romano impegnato nelle campagne militari di Marco Aurelio, dalla fine del 160-170 d. È un esempio di scultura privata che mostra le tendenze affermatesi con la colonna Aureliana. Ai lati presenta due cataste di armi e, al centro c’è un rilievo su più registri che vede l’esercito romano in guerra con le popolazioni germaniche. È un alto rilievo con uno stile patetico, drammatico, in un aggrovigliarsi di corpi che viene ripreso dal modello della colonna. Simao ben lontani dai modelli dell’ara pacis e dai modelli ellenistici: è molto frenetica ed articolata. Non vi è pietà per i vinti che sono rappresentati nella parte inferiore e calpestati dai cavalieri. Il coperchio è di qualità inferiore, gli acroteri sono costituiti da mascheroni di barbari, al centro vediamo la storia della vita del personaggio. Al centro della composizione c’è questo cavaliere intento a combattere contro le popolazioni germaniche, ma c’è un particolare interessante: probabilmente è il defunto ma, il volto non è stato concluso. Sono state avanzate varie ipotesi, ma probabilmente chi doveva ritirare il sarcofago non si presentò in laboratorio.

QUESTA TENDENZA ALLA SPERIMENTAZIONE CONTINUÒ PER TUTTO IL III SECOLO E SI PUÒ INTUIRE DA: RILIEVI DELL’ARCO DI SETTIMIO SEVERO (FORO ROMANO, ROMA, 203 d.) È dedicato anche ai figli di Settimio. Ci interessa perché al suo interno vi sono quattro pannelli interessanti: sono al di sopra dei fornici laterali e rappresentano, o celebrano, la vittoria sui Parti ottenuta da Settimio Severo alla fine del II secolo d. (sono due campagne).

  • Presenta quattro colonne scanalate con capitelli corinzi, sorretti da piedistalli con decorazioni accessorie, con la sottomissione dei parti vinti (tutto sempre su sfondo neutro).
    • Le rappresentazioni sono in stile classico.
    • Presenta alcune delle gesta, e degli eventi, avvenute durante queste campagne. Da notare è la differenza tra questi pannelli su più registri e lo stile dei rilievi visiti in precedenza: la presenza di un rilievo su più registri l’avevamo già notata sulla colonna di Marco Aurelio ma, qui si tratta di più registri che rappresentano episodi completamente differenti.
  • E’ qualcosa di nuovo che probabilmente trae ispirazione da quelle che sono le pitture trionfali, pitture che venivano esposte durante le processioni dei trionfi. Realizzate da artisti, portate al senato come documentazione visiva degli eventi e poi, in occasione di trionfi, esposte al pubblico alle processioni.

caratterizza per una rappresentazione di tipi paratattica, con proporzioni gerarchiche. L’imperatore è ben visibile (al centro); c’è una tendenza alla semplificazione del rilievo (per essere letto dal popolo).

  • Questa raffigurazione comporta una rappresentazione delle masse con una serie di teste, prospettiva che rendesse chiaro quello che accadeva nel foro romano (prospettiva ribaltata, molto in uso nell’arte tardo-antica, che tende alla semplificazione).

OBELISCO DI TEODOSIO (COSTANTINOPOLI, 390 d.) Fu eretto nella spina del circo di Costantinopoli, insieme ad altri monumenti. È composto da tre parti:

  • Un obelisco egiziano in granito rosso, prelevato dall’Egitto.
  • Una base con dei rilievi.
  • Un basamento con iscrizione che presenta la dedica a Teodosio e, sottolinea il motivo per cui venne eretto. I rilievi:
  • Racconto del trasporto dell’obelisco dall’Egitto a Costantinopoli.
  • Su una delle facce l’imperatore Teodosio I è raffigurato mentre porge la corona della vittoria al vincitore della corsa, incorniciato tra arcate e colonne corinzie, mentre gli spettatori assistono alla cerimonia allietata da music e danzatori.
  • Negli altri lati ci sono scene dell’imperatore che assiste all’apertura dei giochi e alla sottomissione, o all’invia, di doni da parte di popoli barbari.

IL RITRATTO

Ci sono quattro tipi di ritratto:

  • Simbolico, immagine generica, non caratterizzata da tratti individuali.
  • Tipologico, la figura viene caratterizzata da certi elementi e caratteristiche (es. corona=re).
  • Ricostruzione, di personaggi noti dopo secoli dalla loro morte. Non è realistico ma, si rifà ai preconcetti di quella che era l’immagine tipo di quel personaggio storico.
  • Fisionomico, ritratto reale di una persona. Molto dettagliato, ricalcava la verosomigliza di un volto. Nel mondo greco i primi ritratti sono simbolici:
  • Kurdish, kore- statue idealizzate di giovani. Utilizzate come offerte votive/funerarie In periodo classico si sviluppa il ritratto tipologico, nasce nel V secolo assieme al ritratto di ricostruzione, in cui vengono ricostruite le fattezze di personaggi vissuti molto tempo prima. Quello fisionomico compare solo in periodo ellenistico.

RITRATTO DI ALESSANDRO MAGNO

Il primo è il ritratto di Alessandro Magno: sappiamo dalla fonti scritti che molti ritratti fisionomici furono realizzati in periodo ellenistico, tutti che hanno preso spunto dal modello del ritratto di Alessandro scolpito da Lisippo. Alcuni aspetti salienti di questo ritratto sono:

  • Il modellato particolarmente morbido.
  • La capigliatura molto folta, a ciocche con linea centrale.
  • La torsione del collo verso sinistra (forse un problema fisico che aveva Alessandro), che garantisce al ritratto, e alla statua, una certa espressività.
  • Lo sguardo è spesso rivolto verso il cielo (come nella copia del ritratto proveniente da Pelle in Giordania), è lo sguardo rivolto alla divinità. È il modello del sovrano ispirato dalla divinità che, avrà grande seguito sia nel mondo ellenistico che in quello romano (lo sguardo indica il letamò dell’imperatore con il divino). Alcuni esempi di ritratti ellenistici che prendono come riferimento il ritratto di Alessandro Magno sono la copia di busto di Antistene (filosofo cinico), e una quasi copia del ritratto di Alessandro ma di Attalo I di Pergamo (sovrano pergamene

ellenistico profondamente legato a Roma). In realtà, il ritratto in età greca non esiste. I volti sono rappresentanti nelle statue o nelle erme:

  • Piccoli pilastri sulla cui estremità veniva collocato il ritratto di una persona. Sono comuni in periodo classico/ellenistico, spesso usate in funzione apotropaica, anche a Roma.
  • Chiamate così perché i primi esempi rappresentavano il dio Hermes. Venivano collocati anche presso i cippi delle strade.

Il ritratto etrusco-italico ha alcune differenze da quello greco:

  • Il ritratto è un lamento molto importante. Secondo le popolazione etrusco-italiche la personalità ed il carattere di un individuo potevano essere sintetizzati nel volto.
    • Non era quindi necessario rappresentare un’intera statua, anche se ce ne sono comunque.

SARCOFAGO DEI SPOSI (MUSEO NAZIONALE DI VILLA

GIULIA, ROMA, VI SECOLO a.) La scultura ritirare una coppia di sposi saprai ti in un triclinio ad un banchetto.

  • Entrambe le figure hanno i capelli lunghi e gli occhi allungati.
  • La donna indossa un copricapo caratteristico ed un paio di sandali ai piedi, mentre il marito presenta una barba lunga e appuntita.
  • Le braccia bianche della donna rappresentano la sua importanza a livello politico e sociale. La realizzazione del sarcofago richiese la ricerca di più pezzi, poi uniti, modellati e dipinti con l’aggiunta di dettagli. I due coniugi sono raffigurati semidistesi su una Kline (letto a piazza matrimoniale di bronzo, ricoperto di stoffe e cuscini, sopra il quale gli ospiti si adagiavano durante le feste).
  • Questa Kline si presenta con zampe a volute e, gli sposi giacciono su un materasso munito di coperta e cuscino, in posizione di perfetta parità (come se partecipassero ad un banchetto).
  • La posizione di rilevanza della donna nella società non fu ripresa dai romani, che non ammettevano le donne al convivio, se non in epoca imperiale.

Il ritratto nel mondo romano era molto importante: il suo scopo era a fine funerario.

  • Al defunto, prima di essere seppellito, veniva preso un calco della faccia con una maschera di gesso (o cera), che veniva conservata.
    • Spesso di questa faceva una copia, un vero ritratto. Si chiamavano immagines maiorum (volti degli antenati) e, venivano conservati nell’area pubblica/semi pubblica della casa, il tablinium.
    • Erano oggetti di culto per i romani, tanto che spesso, in certe occasioni, queste maschere venivano portate in processione insieme ai vivi a ricordare che i morti non erano andati via del tutto, per far vedere ai vivi la lunga linea di antenati di cui le famiglie patrizie erano fiere.

STATUA DEL TOGATO BARBERINI (MUSEO DELLA CENTRALE

MONTEMARTINI, ROMA, I SECOLO a.) Rappresenta un Patrizio romano in toga, ritratto a figura intera, mentre tiene nelle mani i busti dei propri antenati defunti. Si sa molto poco riguardo questa scultura, in particolare riguardo a chi essa rappresenti ma, si suppone possa trattarsi di una semplice rappresentazione dell’usanza romano di scolpire busti e maschere mortuarie di personaggi defunto, specialmente antenati illustri delle famiglie patrizie.

La costruzione plastica è salda, con un punto focale all’attaccatura della capigliatura, dove le lunghe ciocche culminano nella ciocca ribelle al centro. Forse deriva da una statua onoraria che doveva trovarsi nella curia di Pompeo, opera dello scultore Pasitele ma, non abbiamo possibilità di riscontri. L’autore doveva avere ben presente i modelli ellenistici, come il ritratto di Alessandro Magni di Lisippo, che ha un’acconciatura simile. La rigidezza patrizia del ritratto romano repubblicana è mitigata da un plasticismo più ricco ed un’espressione più serena, con le fattezze del viso che sono trattate con morbidezza.

LA STATUARIA ROMANA

Il primo tipo di statua nel mondo romano sono le statue togate, ossia un personaggio con la toga (indumento che rappresenta i cittadini romani). Veniva usato anche per i bambini che, però, avevano in mano, o al collo, degli oggetti che simboleggiavano il loro essere ancora fanciulli. Un altro tipo è il nudo eroico o statue achillee: usate soprattutto in età ellenistica e classica per rappresentare i grandi eroi. Queste statue erano un miscuglio di stili, il corpo atletico ma il viso segnato dalle rughe. Statua loricata: le statue indossano la lorica, ossia la corazza romana. Solitamente vengono rappresentati secondo questo modello i soldati vittoriosi, o gli imperatori, le cui gesta militari sono ben note. Statue equestri: spesso i personaggi rappresentati erano vincitori a cavallo.

I RITRATTI IMPERIALI

È un ritratto particolarmente importante che ritrae l’imperatore e, che è solitamente seriale: l’imperatore veniva ritratto in posa e, poi, il modello veniva spedito in tutto l’impero e copiato. Così come le monete, anche le statue erano molto importanti: erano uno degli unici mezzi per far vedere a tutti il volto del proprio imperatore.

I RITRATTI DI AUGUSTO

Ottaviano Augusto diventa augusto nel 27 a. La caratteristica dei suoi ritratti è la progressiva idealizzazione dell’imperatore: troviamo un distaccamento della realtà, una freddezza accademica che porta all’idealizzazione del viso del sovrano che sembra eternamente giovane. Ci sono dei per riconoscere Augusto: uno di questi è la frangia dell’imperatore, caratterizzata dalle ciocche a tenaglia sulla tempie. Tutti i membri imparentati con la gens Giulia Claudia usano questa pettinatura.

1. AUGUSTO DI PRIMA PORTA (MUSEI VATICANI, CITTA’ DEL

VATICANO, I SECOLO a.) È una statua che ha lineamenti e influssi classicheggianti, ad esempio la posizione della gamba è uguale a quella del Doriforo di Policleto del V secolo a. Augusto indossa il paludamentum e la lorica. Il braccio è alzato perché sta richiamando l’attenzione dell’esercito prima dell’allocutio. La lorica, che caratterizza la statua, è decorata con rilievi e ci da un’idea sulla datazione. È divisa in tre registri:

  • Registro superiore- personificazione di caelum che regge la volta celeste, al di sotto del quale c’è la biga del sole e, a desta due figure (la Luna coperta dalla personificazione di Aurora).

  • Registro centrale- vi è rappresentata un’importante scena con due figure. La prima, vicina ad un lupo (simbolo di Roma), che riceve dalla seconda delle insegne romane.

    • È la scena della restituzione delle insegne romane perse da Crasso nel 53 a. e, riconsegnate ai romani dal re dei parti Frate IV nel 20 a.
    • Ai lati di questa rappresentazione ci sono due figure femminili che rappresentano le popolazioni barbare senza armi, già domate ma ancora da conquistare.
  • Registro inferiore- rappresentazione di Tellus che regge una cornucopia, simbolo di prosperità. Ai lati vi sono Apollo e Diana, uno su un grifone l’altra su un drago marino. La raffigurazione ci suggeriscono che la scultura sia stata realizzata dopo gli eventi del 20 a., dopo la consegna dell’insigne. Alcuni dicono che si tratti di una copia tiberina di un’originale di bronzo. La datazione, quindi, è discussa anche se possiamo dire con sicurezza che può risalire a partire dal 20 a.

2. AUGUSTO DI VIA LABICANA (PALAZZO MASSIMO, ROMA, FINE I

SECOLO a.- INIZIO DEL I SECOLO d.) Augusto è rappresentato con il capo velato e, indossa una toga. Il braccio destro è rivolto vero lo spettatore e, probabilmente, teneva una patera (piatto per sacrificio). Il capo velato è simbolo che Augusto era nella sua funzione religiosa. In tutti i ritratti della famiglia Giulio Claudia troviamo la stessa freddezza classicheggiante.

RITRATTI DI NERONE

Inizialmente veniva rappresentato con la stessa freddezza accademica tipica della famiglia Giulio Claudia.

  • Un esempio di questo tipo di ritratto lo troviamo nel ritratto di Nerone

ad Afrodisia, in cui Nerone è rappresentato loricato con il paludamentum retto dal braccio sinistro e, incoronato da Agrippina come vincitore.

  • Lo possiamo riconoscere per la ciocca a coda di rondine al centro della frangia di Nerone, che possiamo ritrovare nei ritratti augustei. Nerone, alla fine del suo regno, ha poi cambiato modo di venire rappresentato: la capigliatura realizzata con il calamistro che si usava per arricciare i capelli, ed era considerata molto elegante e che dettò la moda, come possiamo notate sugli altri ritratti contemporanei Nerone viene rappresentato anche più paffuto: questo tratto è un simbolo di lusso e di abbondanza, che si scontra contro l’idealizzazione del ritratto tipica della prima età Giulio-Claudia.

VESPASIANO

L’allontanamento dal classicismo iniziato con Nerone entra nel suo pieno con Vespasiano. Vespasiano regna tra il 69 e il 79 d., prima della dinastia Flavia, seguito da Tito (79-81) e Domiziano (81-96). Vespasiano si fa rappresentare in due modi:

  • Il primo è il ritratto pubblico, in cui lo stile ed i tratti sono morbidi.
  • Nel secondo si tratta di un ritratto privato, in cui Vespasiano si fa rappresenta con i segni dell’età. Vespasiano veniva dalla Sabina e nacque in condizioni umili. Si fa rappresentare sia in ambito pubblico che privato con gli acciacchi dovuti alla vecchiaia anche causati dalle imprese militari.

TRAIANO

Si fa rappresentare spesso in statue loricate o in nudità eroica, con un’acconciatura molto pratica: un taglio militare con capelli sbarazzini. Motivo di queste scelte di modelli era il suo essere imperatore soldato, che riuscì ad annettere l’impero con i territori Balcani.

2. CARACALLA

Caracalla ha ricci e barba corti, lo sguardo è torvo e indossa il palundamentum. Viene spesso rappresentato in nudità eroica e statue loricate perché sotto il suo regno vi furono diversi eventi che portarono tensioni e, lo abboffarono a ricorrere alle armi.

3. ELIOGABALO

Cercò di reinserire all’interno del Pantheon romano una divinità orientale di tipo solare, El Gabal: per questo viene rappresentato come lui. Come Settimio Severo, si fa rappresentare con lo sguardo del sovrano ispirato.

4. ALESSANDRO SEVERO

Rappresentato con capelli corti, tipici militari, la barba non sempre presenti ma, è sempre accennata (non in rilievo ma, scalpellata sul volto). Ci si trova nel periodo che da il via alla crisi del III secolo e, che vide l’inizio di una serie di imperatori che durarono pochi anni. Molto importante è l’attenzione del ritratto, spostata dalla barba e l’acconciatura, agli occhi che diventano più grandi e magnetici:

  • Le pupille sono scavate (II-III secolo. Fino ad Adriane erano disegnate).
  • Questa usanze viene usata anche per tutti gli imperatori del III secolo ma, trova sviluppo in periodo tetrarchico: l’imperatore in posizione quasi divina, pupille scavate, semplificazione delle forme, volumi accentuati, frontalità.
  • Questa ieraticità e il distaccamento da chi osserva la si trova anche nella situata colossale di Costantino.

L’ETA’ DELL’ANGOSCIA

Dopo la dinastia dei Severi inizia un periodo caratterizzato dalla crisi delle certezze. Questo periodo si riflette sui volti degli imperatori che, vengono rappresentato corrucciati, impauriti, preoccupati. Un scempio è il ritratto di Probo, in cui vengono riprese le pupille e gli occhi scavati.

PERIODO TARDO-ANTICO

L’interesse verso gli occhi magnetici e aperti, mostrato da Eliogabalo, viene ripreso e sviluppato al massimo nel periodo della Tetrarchia e di Costantino. Le forme si semplificano e c’è una rappresentazione frontale dei soggetti. Questo concetto viene espresso col colosso di Costatino.

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La scultura- il rilievo storico-narrativo, il ritratto e la statuaria romana

Corso: Archeologia e storia dell’arte romana

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lunedì 24 ottobre 2022!
Archeologia e storia dell’arte romana
PARTE B) ARTE ROMANA. STORIA DELL’ARCHEOLOGIA.
Lezione 11: la scultura, il rilievo storico-narrativo, il ritratto e la
statuaria romana !
LA SCULTURA, IL RILIEVO STORICO NARRATIVO!
Sono considerati spesso originali dell’arte romana, ma le radici le troviamo ben prima del
periodo romano. !
Il rilievo è un racconto per immagini fatto di singoli pelosi di racchiusi da spazi delimitati da
cornici o stacchi della narrazione (come alberi, una figura etc.). Questa soluzione permette
di avere un racconto lineare senza particolari discontinuità.!
Una delle caratteristiche rincivilì del rilievo è la capacità di essere letto e compreso da tutti
(tra cui gli analfabeti).!
Il rilievo non nasce a Roma: le prime tracce si possono trovare già in epoca Mesopotamica,
dal III secolo a.C. in Egitto.!
!
RILIEVO DI ATENA NIKE
Fregio ad Atene che rappresenta la battaglia di
Platea, decisiva nella seconda guerra persiana. La
battaglia è raccontata nel fregio continuo che, è un
accozzaglia di battaglia di singoli soldati.!
Lo sfondo è neutro e non vi è alcuna
contestualizzazione (tipico elemento classico).!
Questo rilievo è particolarmente astratto: sappiamo
che sti tratta della battaglia di Platea solo grazie al
periodo in cui è stato fatto. In realtà, il rilievo
porterebbe rappresentare tranquillamente una battaglia mitologica, quindi, si dice che il suo
significato è universalmente applicabile anche ad altri contesti e periodi.!
FREGIO DI TELEFO (ALTARE DI ZEUS A PERGAMO, II
SECOLO a.C.)
Viene raccontata la storia di Telefo, eroe fondatore della
città di Pergamo.!
Questo fregio aveva uno scopo politico: legittimare la
dinastia che al potere.!
Era collocato dietro l’altare. Il racconto è diviso in episodi
scanditi da personaggi che si danno le spalle. Ha
un’ambientazione che presenta rocce e alberi (questa
tendenza a caratterizzare l’ambiente è tipica dell’età
ellenistica).!
IL RILIEVO STORICO ROMANO
Il rilievo trova massimo sviluppo in periodo romano.!
Generalmente, il rilievo storico narrativo è utilizzato per raccontare eventi legati alla vita
dell’imperatore o le sue gesta.!
Possiamo dividere il rilievo storico narrativo in due generi:!
-Rilievi storici a tutti gli eetti, che presentano eventi storici riconoscibili. Sono
particolarmente rari.!
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