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Neoconservatori
Corso: Storia Contemporanea (M-STO/04)
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Università: Università degli Studi di Milano
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NEOCONSERVATORI (Mario Del Pero)
Nel corso del Novecento ci sono state tre crisi che hanno portato alla ribalta i “Neocon”:
Crisi dell’ordine del New Deal : frammentazione nei suoi pilastri politici fondamentali con la
defezione di un sud democratico e segregazionista non più contenibile in un partito democratico la
cui leadership appoggia e promuove una legislazione onnicomprensiva in materia di diritti civili.
Nel momento in cui vengono estese le maglie dei diritti politici e sociali viene messa in discussione
l’universalismo di cui si alimenta il Cold War Liberalism. I programmi della Great society promossa
da Lyndon Johnson, a partire dalle prime forme di “discriminazione positiva” a favore della
minoranza afroamericana, suscita le critiche crescenti di un fronte di liberali democratici, tra i quali
si distingue subito Daniel Patrick Moynihan (offre letture della presunta disfunzionalità della
comunità (o famiglia) nera. Irving Kristol fonda il Public Interest nel 1965 con l’iniziale obiettivo
di riaffermare un approccio pragmatico, empirico e liberale in contrapposizione all’utopismo
ideologico di cui sarebbe caduto vittima il Partito Democratico (a Kristol si deve l’affermazione
«liberals who have been mugged by reality», i liberal assaliti dalla realtà).
Fronte di crisi interna al Partito Democratico : il blocco sociale ed elettorale del New Deal inizia a
sgretolarsi; una delle sue componenti primarie – elettorato tendenzialmente operaio, con basso
livello d’istruzione e redditi mediani – da un lato vede un’erosione del suo peso relativo nel paese,
frutto di processi che stanno iniziando a stravolgere e de-industrializzare gli USA, Dall’altro lato
quell’elettorato inizia a spostarsi verso il Partito Repubblicano del quale diventerà nel tempo una
colonna portante. Per la Nuova Sinistra lo scontro con l’URSS nella guerra fredda rimane un
confronto tra civiltà e barbarie, libertà e schiavitù.
Terza crisi : fronte interno alla Guerra fredda. Lo scontro non agisce più come fattore coesivo e
mobilitante di un’opinione pubblica sempre più concentrata su altre priorità. La linea della fermezza
nei confronti della minaccia sovietica e della sfida comunista sembrava poter essere giustificata con
solide argomentazioni strategiche, storiche ed etiche. Le tante guerre periferiche della Guerra fredda,
Vietnam incluso, erano necessarie ed inevitabili. Interesse, principi e missione s’intrecciavano
inestricabilmente nell’informare e definire l’universalismo dei Cold War liberals che i neocons
avrebbero ripreso e riaffermato con forza quando esso iniziò a essere apertamente contestato o
rigettato.
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Anni Settanta : erosione consenso interno, guerra Vietnam, contestazione globale della leadership
americana, crisi del dollaro.
Confronto tra New Left (radicalismo e infatuazioni terzo-mondiste, era fenomeno interessante
culturalmente ma marginale politicamente) e fronda mondo liberal (prima grande contestazione delle
certezze della Guerra Fredda).
J. William Fulbright : influente senatore dell’Arkansas, Presidente della Commissione Esteri del
Senato (1959-1974). Già nel 1966 attaccava il senso di onnipotenza e l’arroganza della potenza
statunitense (portava «confondere il potere per la virtù con le grandi responsabilità per missione
universale»).
Edward Mansfield : leader del Partito democratico e candidato alla Presidenza. Tra anni Sessanta e
Settanta introdusse vari emendamenti finalizzati a tagliare il bilancio del Pentagono e, nel maggio
1971, addirittura ridurre del 50% il numero di soldati statunitensi dispiegati all’estero.