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Processi e dinamiche di gruppo (SCED 12)

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Anno accademico: 2018/2019

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Fondamenti di gruppoanalisi

Processi e dinamiche di gruppo (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)

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Fondamenti di gruppoanalisi

Processi e dinamiche di gruppo (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)

FONDAMENTI DI GRUPPOANALISI _ Di Maria, Formica

I quattro concetti su cui si fonda un gruppo sono: relazione, circolarità (qualunque fenomeno che coinvolga il gruppo riguarda tutti i partecipanti), trasformazione (di semplici narrazioni in esperienze dotate di senso), molteplicità.

  1. Dal mondo pulsionale al mondo soggettuale: una nuova prospettiva
  2. Dalla teoria pulsionale alla teoria delle relazioni oggettual i Freud→ le relazioni sono diretta conseguenza dell'azione delle pulsioni. Teoria delle relazioni oggettuali→ le pulsioni emergono nel contesto delle relazioni con il mondo esterno, dal quale non possono essere separate. L'elaborazione di tali relazioni struttura la personalità dell'individuo. Ad essere interiorizzata è l'intera relazione.
  3. Dalla teoria delle relazioni oggettuali alla teoria delle rel azioni soggettuali La teoria delle relazioni soggettuali propone una frattura sia epistemologica che clinica dai modelli individualistici, intendendo il rapporto del soggetto col mondo esterno e la relazione terapeutica stessa come un fenomeno complesso. L'interiorizzazione delle relazioni non si ferma all'ambito familiare, ma si allarga al sistema sociale e culturale. Neotenia: supporto biologico alla fondazione relazionale della vita psichica→ la deficienza organica e la non specializzazione dell'essere umano lo pongono nella condizione di essere biologicamente predisposto ad apprendere dal proprio nucleo antropologico di appartenenza le modalità attraverso le quali adattarsi al mondo esterno. Foulkes→ «il gruppo è la matrice della vita mentale dell'individuo». Tra i due agenti di una relazione se ne inserisce un terzo: la relazione stessa tra i due.

3. La concezione gruppale

Coordinate metodologiche/assi concettuali: a) aspetto storico-cronologico che considera il complessificarsi dell'oggetto gruppo; b) asse terapeutico/non terapeutico; c) tre poli con cui viene fissata una distinzione tra fenomeni «in» gruppo, «di» gruppo o «mediante» il gruppo. Joseph Pratt (1904) è stato il primo a utilizzare il gruppo per fini terapeutici. The class method→ Pratt integrò il trattamento di pz tubercolotici con periodiche riunioni durante le quali venivano discussi aspetti medici e psicologici della malattia. I fattori agenti sono correlati alla condivisione e universalizzazione dei temi psicologici legati al disturbo oggetto dell'intervento. Trigant Burrow (anni '20)→ concezione del gruppo come strumento terapeutico; il gruppo sta alla base dello sviluppo normale e patologico. La nevrosi ha origine da un conflitto sociale, tra l'istinto naturale al legame e le relazioni sociali che non ne consentono lo stabilirsi. Il gruppo ha funzione terapeutica nel momento in cui consente la messa in discussione delle false immagini di sé dettate dai ruoli e dalla morale sociale (→espulsione di Burrow dalla società psicoanalitica). I primi psicoanalisti che lavorarono con gruppi terapeutici concepivano questi trattamenti come terapie individuali condotte «in» gruppo, e vedevano il gruppo sostanzialmente come un ambiente in cui svolgere una terapia rivolta al singolo. Paul Schilder sottolinea i vantaggi dell'approccio gruppale. Uno di questi è l'universalizzazione, ossia la scoperta da parte di ogni pz delle basi comuni della personalità attraverso il confronto con gli altri. Questo comporta una riduzione della pressione del Super-Io e un rafforzamento dell'Io attraverso l'identificazione con dei simili→ espressione più libera e spontanea dei vissuti emotivi e affettivi e, quindi, della libera associazione.

le relazioni tra i membri del gruppo. Sono di tre tipi: a) a.d. per dipendenza→ i membri del gruppo dipendono affettivamente dal leader del gruppo, che li guida come un padre;

b) a.d. per accoppiamento→ i membri credono che insieme faranno grandi cose (è

fondamentale che lo scopo non venga mai raggiunto); c) a.d. per attacco-fuga→ i membri manifestano vissuti persecutori e controaggressivi, proiettando la propria aggressività sull'oggetto persecutorio. Gli assunti di base sono sempre presenti ma possono essere più o meno influenti e, quindi, disturbanti rispetto al compito del gruppo; non sono mai compresenti. Gli assunti di base inattivi rimangono confinati all'interno di un sistema protomentale. In una seconda fase Bion definisce istituzione il gruppo di lavoro. Il gruppo-istituzione realizza sia modalità tipiche del gruppo di lavoro, sia aspetti emotivi, passionali e mitici del gruppo di base. Gruppo bioniano o esperienziale→ gruppo di apprendimento per esperienza, in cui l'analista presta attenzione al gruppo nella sua totalità piuttosto che ai singoli individui. Orientamento del Tavistock (mix tra i modelli lewiniano e bioniano)→ modello della conferenza. Harry Ezriel individua tre tipi di transfert tra pz e terapeuta: necessario, evitato, calamitoso. Se c'è risonanza fantasmatica tra un numero sufficiente di partecipanti, si stabilirà una tensione inconscia comune, dalla quale emerge un atteggiamento transferale di gruppo, cioè una sorta di denominatore comune dei transfert individuali che consente di considerare il gruppo come se si trattasse di un singolo pz. Nel gruppo possono verificarsi due tipi di comunicazione: quella per procura e quella reattivo-coatta (incapacità di pensare). Didier Anzieu dà particolare importanza alle componenti inconsce dei gruppi. Ognuno tende a investire il mondo reale di propri significati inconsci che sono stati in tempi precedenti molto importanti, e cercherà di stabilire con tali oggetti simbolici relazioni simili a quelle già vissute (coazione a ripetere). Fantasmi: proiezioni del proprio mondo interno sugli oggetti reali esterni. Nei gruppi si forma una vera e propria risonanza fantasmatica tra i membri. Il fantasma globale del gruppo contraddistingue il funzionamento inconscio del gruppo e dei suoi membri. L'unico modo per operare un cambiamento è quello di analizzare in gruppo le fantasie riguardanti il fantasma gruppale ed i fantasmi dei singoli membri. Anzieu vede il gruppo come difesa contro l'angoscia di spezzettamento. Illusione gruppale: ricerca nei gruppi di uno stato di fusione collettiva. Il gruppo è come un sogno, come la realizzazione immaginaria di un desiderio. Il transfert all'interno di un gruppo è scisso: si incentra sul conduttore (transfert centrale), sugli altri componenti del gruppo (transfert laterale), sul gruppo nel complesso (transfert di gruppo) e sul mondo esterno. Il transfert è positivo quando concentrato sul gruppo come oggetto libidico, negativo quando rivolto al grande gruppo o al sociale. René Kaes ipotizza l'esistenza di un apparato psichico gruppale: una finzione efficace, la cui funzione è quella di assicurare lo scambio e la mediazione tra la realtà psichica nelle sue dimensioni gruppali e la realtà gruppale nelle sue dimensioni sociali e materiali. Due elementi costituiscono questo apparato psichico: gli organizzatori psichici e gli organizzatori socioculturali. Gli organizzatori psichici gruppali sono configurazioni inconsce tipiche di relazioni tra oggetti (modi inconsci di rappresentare il gruppo), e sono: l'immagine del corpo, la fantasmatica originaria, i complessi familiari e le imago, l'immagine globale del nostro funzionamento psichico. L'apparato psichico soggettivo è un gruppo internalizzato di cui possediamo una conoscenza soggettiva. Gli organizzatori socioculturali sono raffigurazioni di modelli delle relazioni interpersonali, gruppali e collettive. Cultura: codice comune a tutti i membri di una formazione collettiva organizzata; si compone di pratiche e di sistemi sociali di rappresentazione. Contratto narcisistico: consente al singolo di instaurare rapporti reciproci con altri individui per formare coppie, gruppi e istituzioni. Ogni soggetto prende un determinato posto nel gruppo e, quindi, assicura la continuità narcisistica del gruppo.

Patto degenerativo: ha natura inconscia e origina dal fatto che ogni legame deve al contempo negare qualsiasi cosa possa mettere in pericolo la formazione ed il mantenimento del legame stesso. 4. Gli antecedenti non psicologici della gruppoanalisi Arnold Gehlen si focalizza sull'incompletezza biologica dell'essere umano alla nascita e sul concetto di neotenia. Adolf Portmann parla di circolo dell'azione→ permette all'essere umano la modificazione della natura e di dare senso alla realtà che lo circonda. Le azioni possono essere considerate come il mezzo attraverso cui l'essere umano trasforma la natura in cultura (intesa come insieme di condizioni originarie attivamente modificate, entro le quali soltanto l'uomo può vivere). Edgar Morin→ l'uomo deve prendere coscienza dell'incertezza e della limitatezza della conoscenza posseduta. Norbert Elias sottolinea la centralità della relazionalità sociale dell'individuo formulando una teoria che poggia su due pilastri: la teoria dei simboli e il concetto di figurazione (→interdipendenza tra gli individui). I simboli originano da un vissuto e da un sentire comune determinando il modo degli individui di esperire il proprio Sé, il loro mondo e le loro azioni. Ultimo elemento chiave nel pensiero di Elias riguarda il potere, che caratterizza in modo diverso ogni relazione.

  1. Il paradigma della complessità
  2. Evoluzione e crisi del pensiero razionale scientifico Per secoli il filo conduttore del sapere scientifico è stato il tentativo di ridurre la varietà e la molteplicità della natura a poche leggi, che potessero esprimere le condizioni necessarie e sufficienti alla spiegazione dei fenomeni. Il paradigma della complessità nacque nel momento in cui la scienza classica non aveva più i mezzi per spiegare gli aspetti irregolari e incostanti della natura, e mise in crisi l'idea stessa di poter osservare un fenomeno senza influenzarlo. Thomas Kuhn→ scienza normale/rivoluzione/paradigma. Heinz von Foerster→ l'osservatore ordina e organizza la realtà che percepisce attraverso la sua esperienza. Maturana e Varela→ autopoiesi: caratteristica fondamentale dei sistemi viventi di avere una struttura organizzata, capace di mantenere e rigenerare nel tempo la propria unità e la propria autonomia rispetto alle continue variazioni dell'ambiente circostante. Gregory Bateson→ schismogenesi: processo di differenziazione delle norme del comportamento individuale risultante da interazione cumulativa tra individui.
  3. L'epistemologia della complessità Si basa sull'idea che non è possibile rintracciare un principio primo applicabile a tutte le situazioni della realtà. Procedimenti del metodo sperimentale: riduzione (di un fenomeno nelle singole parti che lo compongono), disgiunzione (isolare gli elementi), quantificazione e ripetibilità.
  4. L'idea di realtà La specializzazione che caratterizza la scienza moderna tende a parcellizzare e isolare il sapere in una prospettiva che smarrisce la visione d’insieme delle cose. L'ambito conoscitivo dell'essere umano non è la realtà ontologica, ma quella fenomenologica, quella che un determinato soggetto può percepire nel qui ed ora, in uno spazio e in un tempo prestabiliti e dai quali non si può prescindere. Il vero oggetto della conoscenza diventa la relazione che esiste tra ordine e disordine, tra caso e necessità. Si passa da una percezione passiva ad una concezione attiva della realtà, in quanto scoprire la realtà è produzione di senso simbolico intorno al dato percepito.
  5. La complessità Morin delinea le caratteristiche che permettono di comprendere la complessità:

Concetto di rete→ come il sistema nervoso funziona grazie alla costante interazione tra le cellule e la rete nella sua totalità, secondo una causalità circolare, così l'individuo costituisce un nodal point all'interno della rete sociale in cui è immerso. Rete primaria: famiglia di origine (asse verticale); plexus: reti dinamiche attuali che concernono la sfera centrale della vita delle persone. Concetto di matrice→ utilizzato inizialmente in riferimento alla pratica clinico-terapeutica (gruppo terapeutico: matrice di relazioni interpersonali). La matrice è il luogo della comunicazione conscia e inconscia, del transfert, dei processi transpersonali, delle reazioni speculari e della risonanza. La matrice è la rete di tutti i processi mentali individuali, l'elemento psicologico in cui si incontrano, comunicano e interagiscono. La matrice è una rete psichica di comunicazioni che è indivisibile proprietà del gruppo e non è solo interpersonale ma transpersonale. Quando la matrice si sviluppa in una rete comunicativa e relazionale più avvolgente, gli individui diventano più chiaramente definiti e si scoprono in una interrelazione dinamica e costantemente in movimento. Matrice come terreno madre, suolo germinativo dei processi che legano i membri di un piccolo gruppo psicologicamente significativo. La matrice fondamentale riguarda la condizione basica dell'appartenere alla stessa specie/area culturale. 3. L'esperienza di Northfield Tra il marzo 1943 e il gennaio 1946 Foulkes lavorò all'ospedale di Northfield. 4 fasi principali:

a) fase A, dal 1943 all'inizio del 1944→ la maggior parte dei pz aveva l'obiettivo di sottrarsi al

servizio militare. Il confronto esercito-ospedale era simbolizzato dal contrasto del modo di vestire: l'ala ospedaliera era in blu e quella di training in cachi. I soldati cercavano di rimanere malati per evitare il trasferimento nell'ala cachi, in cui veniva seguito un programma militare rigido. b) Fase A1, giugno 1944→ si creò un secondo fronte, il tipo di pz cambiò: erano per lo più giovani che avevano combattuto. Molte barriere dell'ospedale si infransero, il personale guadagnò in motivazione, gli psichiatri dedicarono più tempo ai pz, l'amministrazione divenne più funzionale. c) Fase B, fine del 1944→ venne selezionato uno staff militare il cui scopo era acquisire competenze dal punto di vista psichiatrico e dell'orientamento psicologico gruppale. L'ospedale fu trattato come un tutto e fu possibile trasformarlo in una comunità responsabile autogovernantesi. L'atmosfera generale cambiò verso una maggiore spontaneità, il lavoro comune e i contatti tra gli individui aumentarono. d) Fase B1, dopo la fine della guerra in Europa→ mancanza di entusiasmo per la guerra, i pz erano demotivati e volevano evitare il servizio all'estero. Le vecchie pratiche lentamente si istituzionalizzarono e i neopz le percepirono nuovamente come imposte dall'alto. Foulkes decise di formare dei gruppi il cui compito doveva avere valore per l'ospedale nel complesso, e i cui membri dovevano essere costretti al contatto e alla collaborazione con gli altri. 4. Fra la teoria e la tecnica Localizzazione del disturbo→ la causa del problema del pz non sta in se stesso, ma in qualche altro membro del suo plexus. Nella pratica psichiatrica bisognerebbe studiare e trattare l'individuo all'interno del suo gruppo naturale. 5. Due Foulkes in uno Il Foulkes ortodosso lancia una debole sfida al contesto psicoanalitico tradizionale; il Foulkes radicale sfida con forza la psicoanalisi erigendosi ad antifreudiano.

  1. La gruppoanalisi italiana

  2. L'avvento del piccolo gruppo nel panorama italiano Dagli anni '70 si sviluppa in maniera esponenziale il movimento gruppistico italiano. Negli anni '90 si espande la psicoanalisi di gruppo nei Servizi pubblici di salute mentale.

  3. Il pensiero di Diego Napolitani Formazione classicamente psicoanalitica. Negli anni '50 inizia a praticare il gruppo come possibile strumento di cura all'interno delle prime comunità terapeutiche con soggetti psicotici. Il tentativo di Napolitani era quello di estinguere la separazione tra psicologia individuale e psicologia sociale, al fine di riuscire a organizzare e osservare la natura psicologica dell'uomo, a partire dal formarsi della sua identità, secondo una prospettiva che fosse individuale e gruppale insieme. Il processo di identificazione non riguarda solo un momento, per quanto importante, di crescita, ma equivale al processo mediante il quale il mondo esterno si fa intimamente interno, permettendo al bambino di venire pienamente al mondo. L'identificazione consente al bambino di fare proprie le caratteristiche dell'ambiente in cui nasce, fornendogli una rete di sicurezza dalla quale poter poi sperimentare il mondo. L'obbedienza e la fedeltà del bambino consistono nell'appropriarsi dei segni e dei sensi che il genitore gli impone circa il suo stesso essere al mondo, il modo di esserci e le sue relazioni con esso. In questa relazione esiste una doppia appropriazione: il genitore si appropria del figlio nella sua totalità attraverso un'identificazione proiettiva, e il figlio sperimenta un'identificazione introiettiva, in quanto, attraverso i processi di apprendimento, si appropria dei segni che il genitore gli insegna. Attraverso l'apprendimento il figlio garantisce la sua sopravvivenza all'ombra del potere di morte del genitore e, attraverso l'insegnamento, il genitore alimenta il sogno di un suo eternamento. Tramite l'identificazione la cultura si insedia stabilmente nel mondo interno dell'individuo, per cui l'identità soggettiva appare in un primo momento come una costellazione di parti altrui e di altrui insegnamenti innestati nel proprio mondo interno. Gruppalità interna: relazioni interiorizzate che albergano dentro ciascun individuo. Con il termine accadimento si fa riferimento al dato sensibile; l'invento è invece la personale elaborazione che ciascun soggetto fa del dato sensibile secondo la propria creatività. Erlebnis: esperienza vissuta; 2 caratteristiche: 1. costituisce la più primitiva forma di coscienza; 2. intenzionalità (vista come l'aprirsi al mondo). Es- pressività→ azione dell'Es sui fenomeni, su ciò che accade. L'Es altera gli schemi im-pressivi che l'uomo si tramanda e costituisce il polo germinativo della simbolopoiesi, che è la trasformazione degli eventi ad opera dell'azione riflessiva del pensiero, la donazione di significati nuovi e autentici mediante l'individuazione di nuove connessioni di senso. Mentre l'identificazione asservisce una necessità di sopravvivenza, consentendo all'individuo di conoscere, apprendendoli dai suoi simili, gli strumenti per vivere che sono propri della sua cultura, la creatività esce dal circuito esistenziale per divenire fondamento e strumento originale attraverso cui l'individuo rinnova il mondo con significati propri e vi lascia una sua personale impronta. Il fondamento della sanità sta nell'equilibrio tra l'idem e l'autos, dove il primo rappresenta l'identità identificatoria, gli insegnamenti tramandati, gli strumenti per pensare messi a disposizione dal nucleo antropologico in cui nasciamo, mentre il secondo si riferisce al nucleo della creatività, cioè al polo della simbolopoiesi espressiva, del riconcepimento delle verità trasmesse.

  4. Il transpersonale Il transpersonale è l'impersonale collettivo che attraversa la nostra identità più intima senza che il nostro potere cognitivo possa concettualizzarlo. È il dato costitutivo, sul versante antropopsichico, della nascita psichica e quindi della personalità umana. «Dato» come sostantivo e come participio passato del verbo dare. I due significati qualificano il transpersonale come un insieme di fatti accertati, di elementi, di presupposti di cui l'inconscio, la memoria, il corpo e le istituzioni sono i depositari-trasmettitori, i quali sono dati, offerti, consegnati. 5 qualità del transpersonale: è interiorizzabile dall'essere umano, è sovraindividuale, è intenzionante, si lascia trasformare, è inconscio. Il transpersonale è divisibile in 6 livelli, la cui successione temporale non ha carattere ontologico: biologico-genetico, etnico-antropologico (fattori

  5. Il campo controtransferale Definito come uno spazio mentale ed esperienziale che coinvolge gli universi soggettivi e transpersonali dei soggetti coinvolti (compreso il terapeuta) nella terapia di gruppo. Noità: processo di smarrimento del proprio essere nella relazione con l'altro e con il gruppo. È lo spazio mentale in cui la cultura di gruppo si sostituisce alla cultura di coppia, sia nell'aspetto clinico che in quello sociale. Il «noi» non è più inteso come semplice stato intersoggettivo, ma come mezzo di funzionamento di gruppo, in cui la divergenza non è più vissuta come elemento negativo, ma come un livello gerarchicamente superiore di funzionamento mentale e sociale.

  6. La psicopatologia dal versante gruppoanalitico

  7. Vita psichica e complessità Con la formulazione del complesso edipico, la teoria psicoanalitica sposta l'attenzione dal mondo relazionale del pz al mondo interno e dal rapporto reale con il genitore al rapporto costruito tra pz e psicoanalista. Influenza di Elias su Foulkes→ collocazione dell'individuo nel sociale; psicogenesi e sociogenesi costruiscono una coerente totalità all'interno della civilizzazione occidentale. Influenza di Goldstein→ la vita e l'essere umano vanno posti al centro di una progettualità olistica che non prescinda dalla totalità e dalla situazione totale in cui è inserito l'organismo. L'organismo funziona come una totalità e viene visto come un sistema in equilibrio dinamico, cioè che deve costantemente muoversi per adattarsi in modo attivo alle circostanze. In gruppoanalisi, il soggetto è l'interiorità e il patrimonio emozionale dell'individuo; la soggettività costituisce la capacità della mente di distinguere in se stessa ciò che appartiene all'altro internalizzato dai gruppi interni. La gruppalità interna è l'esito, mediante processi identificatori, dell'internalizzazione dell'insieme di relazioni delle quali l'individuo diviene parte alla nascita e nelle quali costituisce l'elemento personale di una circolarità di significati e intenzionamenti. Il potenziale del modello gruppoanalitico è quello di attivare transferalmente delle storie affettive senza futuro e di affrontare la patologia «come se» entro un setting che si pone come lavoro creativo rispetto al lavoro riproduttivo della patologia, in quanto introduce l'elemento futuro rispetto all'eterno ritorno delle storie personali.

  8. La psicopatologia nell'ottica gruppoanalitica La gruppoanalisi è un dispositivo teorico e operativo finalizzato alla cura e alla trasformazione del disagio mentale; è una forma di psicoterapia praticata dal gruppo nei confronti del gruppo. Il transpersonale è inteso quale dimensione psichica della cultura e la psicopatologia e i sintomi ne sono i livelli non visibili. Matrice insatura→ possibilità creativa; matrice satura→ impossibilità creativa. Nella situazione diagnostica vanno sempre analizzate le quote sature e insature della matrice. Nel gruppo terapeutico l'individuo ricrea le situazioni conflittuali utilizzando gli altri membri del gruppo, compreso il terapeuta, attribuendo loro le caratteristiche delle persone reali del proprio passato e presente e personificando le proprie ansie, le proprie modalità difensive e i propri oggetti interiori. Il pz va considerato il sintomo della rete di relazioni cui appartiene. La psicopatologia viene intesa da Foulkes come un insieme di anelli concentrici: il più piccolo rappresenta l'individuo e le sue personali sofferenze; man mano che si procede verso l'esterno gli anelli comprendono il gruppo, il network, la famiglia e la società. a) Matrice familiare e psicopatologia: la diagnosi gruppoanalitica La matrice familiare è un'organizzazione umana ed un'unità transpersonale elementare che crea, nella relazione di accudimento, le disposizioni mentali e psicologiche del bambino, consentendogli di dare senso

e significati ai nuovi accadimenti, categorizzandoli e trasformandoli in eventi mentali e rendendo insature le connessioni di significato. Naturalmente l'eccesso di insaturazione è negativo quanto l'eccesso di saturazione. La patologia è vista come l'impossibilità di pervenire a un autentico e creativo scontro con la cultura familiare. Napolitani→ teoria degli universi relazionali e dei gruppi interni. L'identità è data dall'inserimento, nel soggetto, di segmenti relazionali provenienti dall'ambiente, mediante un processo di identificazione. I processi di significazione si sviluppano all'interno di relazioni, e da esse scaturiscono tre universi relazionali interagenti:

a) universo reale (o protomentale)→ la relazione col mondo avviene mediante la

fluidificazione della propria identità consolidata e l'attribuzione a quel mondo di alcune caratteristiche della propria identità storica. Tempo: presente; la comunicazione ha carattere partecipativo.

b) Universo immaginario (o transferale)→ viene esperita l'appartenenza assumendo nel

proprio mondo interno segmenti del mondo esterno e consentendo la transgenerazionalità dell'esistenza individuale. Tempo: passato; il processo è transferale; linguaggio stereotipico.

c) Universo simbolico (o progettuale)→ determinato dalla necessità primaria di fare mondo e

simbolizzarlo attraverso l'identità storica del soggetto e il suo ambiente umano e naturale. Tempo: futuro; comunicazione simbolica, trasformativa, ermeneutica. I disturbi di personalità possono essere pensati come categorie del familiare. Il campo mentale gruppale è attraversato dalle matrici del Familiare e del Sociale. La matrice di gruppo è uno spazio mentale mitopoietico, poiché è attraverso il mito che diviene possibile rappresentare il conflitto, ovvero la cultura transpersonale irrigidita che può, mediante il gruppo, transitare allo spazio transizionale della nuova cultura di gruppo e proteggere dalla creazione del sintomo. Griglia psicodiagnostica articolata in 4 aree: descrizione del romanzo familiare, individuazione delle modalità relazionali del pz-persona con il mondo sociale, definizione dell'organizzazione sintomatologica del pz, capacità simbolopoietica. b) La relazione mente-corpo La vita psichica nasce dai processi relazionali psicosomatici che orientano la relazione tra il Sé e l'altro da sé. All'interno di un approccio gruppoanalitico, il corpo diviene metafora del gruppo stesso; quest'ultimo viene concepito come un grande corpo-madre, come una matrice-utero, ed è narrato attraverso metafore biologiche mentre narra la sua stessa storia. Il gruppo diviene il luogo privilegiato del trattamento di molti disturbi psicosomatici. 3. I disturbi di personalità In gruppoanalisi il campo gruppale diventa il set in cui il pz mette inconsciamente in scena la sua modalità relazionale disturbata, cioè il suo DDP. Il DDP è concepito come un disturbo della relazione tra il mondo interno e il gruppo esterno familiare e implica un disturbo dell'area del Sé. È caratterizzato da comportamenti radicati, poco adatti e inflessibili, e da uno spazio relazionale saturo in cui si fonda la personalità stessa. Menarini e Pontalti distinguono tra organizzazione narcisistica, schizoide e isterica. Ogni situazione clinica può essere letta a 3 livelli: quadro sintomatologico psichiatrico, disturbo di personalità e disturbo evolutivo. 4. La gruppoanalisi familiare Foulkes parla di psichiatria sociale come trattamento del disturbo del pz all'interno del gruppo naturale in cui vive e di trattamento delle psiconevrosi mediante la possibilità di ripensamento delle interazioni interpersonali che attraversano il soggetto. Il conflitto nevrotico viene visto come lo stadio finale di un lungo e complesso processo di maturazione. Il limite della guarigione è dato dall'impossibilità di modificare la

Gli studi sull'efficacia possiedono un'elevata validità interna, in quanto riescono a stabilire un nesso causale tra il trattamento psicoterapeutico ed il miglioramento dei pz; gli studi sull'efficienza invece hanno un'alta validità esterna/ecologica, cioè dimostrano la bontà del trattamento nei contesti della pratica clinica reale con pz non selezionati ad hoc. Alcune variabili sono state studiate e associate a un esito positivo della terapia e a minori tassi di drop-out, e sono: la coesione, il clima di gruppo, l'alleanza terapeutica, l'empatia. Strumenti adottati nella ricerca empirica in psicoterapia: parametri del set(ting), la griglia di analisi del set(ting), l'analisi del testo, il codice di analisi dello stile del campo terapeutico, il Core Conflictual Relationship Theme, la carta di rete. 4. L'inconscio in gruppoanalisi Jung ipotizzò che in ogni individuo esistono grandi immagini originarie, distinte dalle reminiscenze personali, comuni a tutta l'umanità e costituenti l'inconscio collettivo: gli archetipi. Foulkes abbandona l'ipotesi di un conflitto tra pulsioni (dimensione biologica) e coscienza (dimensione culturale), dal momento che lo stesso Es è acculturato, nel senso che ha una componente sociale. L'inconscio sociale di Foulkes è inconscio ma non rimosso, ed è determinato dall'esperienza. Hopper parla di inconscio sociale per riferirsi all'esistenza e ai condizionamenti delle disposizioni sociali, culturali, relazionali, comunicazionali dei quali le persone sono inconsapevoli, ma che esercitano profondi effetti sulla loro vita.

  1. La psicoterapia «attraverso» il gruppo
  2. Il gruppo gruppoanalitico nella mente di Foulkes Tipologie di gruppo: chiuso→ i partecipanti iniziano e concludono insieme l'esperienza; semiaperto→ riciclo tra i pz, che devono essere preparati a gestire l'introduzione di nuove persone; aperto→ rotazione rapida di persone; misto→ combinazione di trattamento individuale e di gruppo. Un gruppo standard è composto da 8 pz, con bagaglio culturale, status sociale, intelligenza ed età simili. La diagnosi invece dev'essere eterogenea. Il tempo ottimale di durata del gruppo è di 3 anni. Foulkes ha parlato di nozione a spirale per definire il momento in cui un pz finisce il trattamento gruppale, intendendo che, se si va oltre questo punto, potrebbe passare un altro po' di tempo prima che si presenti una nuova occasione. I disertori sono i pz che frequentano poche sedute del gruppo e poi se ne vanno senza il consenso del conduttore. Prima di inserire un pz in un gruppo, si chiariscono alcune condizioni: incontro con estranei, tipologia del gruppo, stanza e sistemazione dei posti. Principi di condotta richiesti ai pz: regolarità, puntualità, discrezione, astinenza, nessun contatto esterno.
  3. Il gruppo gruppoanalitico oggi Utenza: livello socioculturale medio o medio-alto, sufficiente capacità di mentalizzazione, no pz con disturbi narcisistici/paranoidi/schizofrenici (flessibilità su quest'ultimo punto). Livelli e aspetti da definire e analizzare a priori: numero utenti, analisi della domanda, sede e dimensione istituzionale, setting e matrice, cadenza delle sedute, farmaci, obiettivo, conduzione.
  4. La conduzione Tre caratteristiche del conduttore: ciò che è, ciò che rappresenta, ciò che fa (non deve favorire i fenomeni di transfert, bensì la libera comunicazione). Caratteristiche personali del conduttore: saper ascoltare in modo ricettivo, onestà verso se stessi e gli altri, amore per la verità, padronanza di conoscenze mediche. Il ruolo del terapeuta nelle prime fasi del gruppo dev'essere decisamente direttivo per favorire la creazione di una matrice gruppale. Successivamente la direttività deve gradatamente farsi più flebile, in modo da consentire al gruppo di funzionare in modo più autonomo. Funzioni di amministratore del terapeuta: essere puntuale e regolare alle sedute; informare il gruppo con largo anticipo di eventuali spostamenti di sedute o

interruzioni; avvisare fin dall'inizio della durata della terapia, quando il gruppo è a tempo limitato; è meglio evitare la somministrazione di farmaci; mantenere rapporto di vicinanza con il medico che ha in cura il pz farmacologicamente. Il terapeuta deve comprendere qual è il momento giusto per dare interpretazioni, e farlo solo dopo aver atteso con pazienza, ma invano, che l'insight provenisse dal gruppo stesso. L'atteggiamento analitico del terapeuta implica: l'utilizzare una modalità non direttiva di conduzione che mira ad essere chiarificante e interpretativa; non essere manipolativo e avere ben chiaro che la propria posizione è oggetto di dinamiche transferali. Conduzione gruppoanalitica→ direttività iniziale al fine di creare una matrice gruppale; mantenimento costante della responsabilità terapeutica verso i singoli pz; lavoro sul singolo attraverso il gruppo; oscillazione tra il qui ed ora della situazione analitica e la comprensione-trasformazione delle gruppalità interne; costante attenzione al divenire processuale del gruppo e dei pz; stimolazione della capacità associativa; attenzione al rapporto tra dinamiche intrapsichiche e intragruppo e a quello tra dimensioni comunicative inconsce e relazionali. Competenza del gruppoanalista→ sapere stare nella relazione terapeutica, responsabilità della cura, sguardo alla «polis», setting elastici, lettura del contesto, flessibilità, capacità di creare reti, sensibilità all'ascolto, conoscenza dell'etnopsichiatria. 4. La preparazione per l'ingresso in gruppo Selezione→ comprendere quale tipo di dispositivo gruppale e quale modalità di conduzione sono più adatti per quel determinato pz. Criteri di esclusione fissi: essere deviante e vivere una crisi. Assortimento→ una certa coesione tra i membri ed un certo potenziale di interazione spontanea. Motivazione→ solitamente è il terapeuta che deve motivare il pz, e lo fa tramite informazioni e chiarimenti, rassicurazioni e indagine sulle resistenze. Per inserire un nuovo membro in un gruppo preesistente è fondamentale valutare la matrice di gruppo nel determinato momento in cui si pensa di attuare l'inserimento. Il terapeuta deve essere abile nel preparare sia il pz al gruppo sia il gruppo all'ingresso di un nuovo membro. Possibili reazioni al nuovo: effetto bilancio, identificazione, esclusione. I fenomeni di drop-out si verificano spesso in concomitanza con un nuovo ingresso. 5. Prescrizione e avvertenza La diagnosi è importante, ma non deve essere l'unico criterio discriminante in grado di sentenziare se un determinato pz può accedere o meno al trattamento gruppoanalitico. Lo psicoterapeuta, nel prendere questa decisione, deve transitare dalla dimensione della prescrizione alla dimensione dell'avvertenza. La prima segue la logica dell'ordinanza, dell'imposizione, del «pensiero già pensato». La seconda segue la logica della riflessione, della prudenza; è la logica dell'apertura, della non-esclusione a priori. Pensare in questa logica significa pensare deontologicamente. Non bisogna pensare a «quale pz per quale gruppo», quanto piuttosto a «quale gruppo per quale pz».

  1. Dispositivi gruppali
  2. Lavorare con le famiglie Solo quando non è possibile trattare il plexus o la famiglia del pz, trattiamo il pz singolarmente. Secondo Foulkes si dovrebbe cominciare dal pz centrale per poi muoversi coinvolgendo quegli individui che mostrano di avere una connessione essenziale col suo conflitto, i suoi sintomi e problemi fondamentali. La psicopatologia può essere letta come l'esito di un fallimento della matrice familiare.
  3. Gruppi di psicoterapia con bambini e adolescenti L'adolescenza è il periodo della vita in cui una persona utilizza i gruppi nel modo più produttivo, al fine di rafforzare l'identità e facilitare il compito di svincolo dalla famiglia di appartenenza.

transito verso un contesto sociale e mentale destrutturato del quale non ha riferimenti nella propria precedente esperienza e di cui non conosce i codici relazionali e culturali. Questo tipo di gruppo esplora il conscio anziché l'inconscio.

  1. Oltre la stanza d'analisi: il lavoro educativo di strada

  2. Pensare gruppoanaliticamente: dal pensiero lineare al pen siero complesso Pensare gruppoanaliticamente significa innanzitutto possedere un pensiero complesso, laico, articolato e creativo. Conoscere molto bene l'uso competente del setting analitico può essere il modo migliore per il continuo gioco di decostruzione-ricostruzione dello stesso.

  3. Il lavoro di strada: esito di un pensiero complesso Educativa di strada→ intervento clinico per la polis. I clinici del sociale, che si occupano di questi interventi, costruiscono quotidianamente, utilizzando la metodologia della ricerca-intervento, un tessuto politico- comunitario e teorico-metodologico che serve a rattoppare le pezze di un modello di welfare in pieno collasso. A questi clinici è richiesta la capacità di far dialogare esperienze, competenze e linguaggi differenti. Il lavoro di strada si fonda operativamente sull'intermediazione sociale, intesa come pratica di sviluppo della comunità locale, attraverso interventi in quartieri a rischio, in contesti degradati, su gruppi disagiati, su legami sociali ormai interrotti e su relazioni umane da tempo cronicizzatesi. 5 principi cardine: riconoscimento dell'altro per quello che è, accoglienza, riduzione del danno, relazionarsi secondo le «regole della strada», intermediazione sociale.

  4. Tra lo scontro e l'incontro Prima fase: mappatura del territorio, per guadagnarsi la fiducia degli abitanti del quartiere. Seconda fase: «prendersi cura», 2 incontri a settimana. Il lavoro prevede la realizzazione di attività legate al fare e al pensare. Compito di tessere, attraverso il dialogo costante, un lavoro di connessione e di rete con la comunità locale. L'operatore di strada deve anche facilitare l'accesso ai servizi cui l'utente ha pieno diritto ma che, magari, non conosce o di cui non si fida.

  5. Parametri di valutazione del lavoro di prevenzione di stra da con gli adolescenti Bruschetta ha costruito uno strumento rivolto a tutti gli operatori di strada che necessitano di coordinate per orientarsi meglio. a) Domanda di partecipazione e modalità di inizio rapporto b) tipo di utenza c) numero, gruppi e classi di utenti d) sede e luoghi, organizzazione e staff e) fasi e processi f) durata g) obiettivi (aumentare nei cittadini la consapevolezza rispetto a tematiche difficili riguardanti la salute e le abitudini di vita pericolose; migliorare la capacità delle istituzioni e dei contesti di vita degli utenti di pensare il loro rapporto con essi; lavoro di rete e di sviluppo comunitario attraverso interventi di sensibilizzazione. Animazione, informazione e formazione per le famiglie, e nelle scuole per le istituzioni pubbliche) h) istituzione i) pagamento j) responsabilità e coordinamento k) operatori l) formazione.

  6. Il gruppo come base sicura: gruppoanalisi e teoria dell'attaccamento

  7. La teoria dell'attaccamento A livello teorico, il principale legame tra la psicoanalisi e l'esistenza di un sistema di attaccamento istintuale autonomo può essere rintracciato nel contributo di Fairbairn, secondo il quale la libido è primariamente alla ricerca dell'oggetto piuttosto che del piacere. Fairbairn riconosce nel neonato una spinta relazionale primitiva, per cui questi viene al mondo pronto a relazionarsi.

  8. La natura intersoggettiva del legame di attaccamento Paradigma dell'intersoggettività di Stolorow e Atwood→ i fenomeni psicologici possono essere curati solo tenendo presenti i contesti intersoggettivi, cioè le relazioni tra persone, ponendo tra esse anche i legami di attaccamento. La relazione madre-bambino porta alla costruzione dell'inconscio preriflessivo, composto dai principi organizzatori che modellano e tematizzano l'esperienza dell'individuo. Ruolo dell'inconscio sociale tematizzato da Foulkes. Sono state evidenziate relazioni significative tra l'intensità dell'attaccamento al terapeuta e la durata della terapia, e fra la frequenza delle sedute, la concordanza di genere, gli stili di attaccamento non evitanti e una buona alleanza di lavoro e l'intensità dell'attaccamento al terapeuta. Attraverso i modelli operativi interni i pattern di attaccamento dell'infanzia sono trasposti alla vita adulta e trasmessi alle generazioni successive. Rappresentazioni delle interazioni generalizzate (RIG) di Stern→ intersoggettività nucleare che sostanzia la natura umana sin dall'età neonatale. Intersoggettività e attaccamento possiedono la medesima ontogenesi e, come sistemi motivazionali primari, si sostengono a vicenda, il primo creando le condizioni necessarie all'attaccamento e il secondo favorendo lo sviluppo dell'intersoggettività mediante la vicinanza a persone significative. Siegel, riprendendo la teoria della plasticità neuronale, descrive l'esperienza relazionale come in grado di influenzare lo sviluppo della struttura cerebrale e delle sue funzioni. Gallese pone a fondamento dell'intersoggettività la costruzione di uno spazio primitivo Sé-altro (spazio noi- centrico), caratterizzato da una forma paradossale di intersoggettività priva di soggetto.

  9. La teoria dell'attaccamento nella psicoterapia gruppoanali tica Nell'evoluzione che l'apparato psicoanalitico compie uscendo dalla monade meccanicistica e pulsionale e nel suo spostamento verso un modello relazionale si fonda la vicinanza tra la teoria dell'attaccamento e la gruppoanalisi, in quanto la prima è collocabile a livello dell'interpersonale e la seconda a livello del transpersonale. Entro il setting di gruppo il legame di attaccamento di ognuno determinerà il suo modo di rapportarsi al gruppo stesso. Questo consente la creazione di configurazioni di attaccamento del gruppo come rete, in ragione della matrice creativa del gruppo, del comportamento affiliativo e della coesione. Tali elementi risentiranno della vita del gruppo stesso e transiteranno, una volta avvenuto lo sviluppo di una cultura di gruppo, in forme sicure di attaccamento→ convalidazione consensuale dei MOI. I fattori terapeutici analitici (rispecchiamento, risonanza, esperienza emotiva correttiva, addestramento dell'Io in azione, individuazione del Sé, socializzazione) permettono la creazione di quella base sicura indispensabile alla strutturazione della capacità narrativa e alla solidificazione della matrice di gruppo che la contiene. La psicoterapia ha il compito di ripristinare nel soggetto la capacità narrativa, cioè la consapevolezza di sé, degli altri significativi e delle relazioni con essi, portando a una nuova integrazione del Sé e alla possibilità di tollerare la protesta per la separazione e di sostenere la crisi. La funzione riflessiva del Sé in gruppoanalisi avviene nella dimensione del Sé gruppale, nella sua doppia polarità: i modelli internalizzati della rete, o gruppalità interna, e i modelli internalizzati del gruppo esterno

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Corso: Processi e dinamiche di gruppo (SCED 12)

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Processi e dinamiche di gruppo (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)
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