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Pascoli, L'ultimo viaggio
Corso: Letteratura Italiana (LIN0041)
617 Documenti
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Università: Università degli Studi di Torino
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Analisi L’ultimo viaggio, Pascoli
L’ultimo Viaggio di Pascoli è un’opera che fa parte dei poemi conviviali in cui l’autore riscopre il mito e ne
rilegge i personaggi in chiave moderno, indagando il rapporto tra uomo e mondo e il senso stesso della vita.
Si passa dalle tematiche agresti ai temi storici, dedicando una sezione al mondo omerico e un’altra sezione
ispirandosi a eventi o persone storiche leggendarie. Il poeta fruga nel mito e nella storia per proiettarvi
inquietudini, ansie e perplessità che appartengono all’oggi. Infatti quest’opera è come un prolungamento
del poema omerico in cui l’autore immagina che Odisseo, orami vecchio, riparta da Itaca per ripercorrere il
viaggio che aveva fatto da giovane, poiché dopo 9 anni di pace vissuti ad Itaca, sente un’improvvisa
mancanza del mare e quindi riparte. Durante queto viaggio però non incontra più le creature in cui si era
imbattuto in passato e, credendo che queste siano state frutto della sua immaginazione, cerca una
conferma avvicinandosi all’isola delle sirene, ma da loro non riceve risposta, e contro gli scogli che Odisseo
credeva fossero sirene s’infragerà la sua nave. Nella parte finale del testo vediamo il corpo di Odisseo che
viene portato dalle onde del mare sull’isola di Calipso ma questa volta egli non è più l’uomo fiero della
propria umanità, quello che rinunciò all’immortalità promessa dalla ninfa; ora è invecchiato e indebolito e,
non appena tocca terra, si abbandona alla morte. Calypso, la ninfa immortale, ha un presentimento infausto
appena sente i versi della cornacchia e del gufo. Nei versi conclusivi la dea avvolge il corpo dell’uomo nella
massa morbida dei suoi capelli e al pianto funebre e si conclude con una riflessione che condensa l’angoscia
esistenziale di Pascoli e che recupera la massima del pessimismo radicale, già presente in altri testi come
Canto notturno di un pastore errante dell’Asia di Leopardi. Qui Calipso afferma che non esiste un senso alla
vita umana e che per l’uomo è meglio non nascere che morire senza sapere perché si è vissuti. Alla fine
Calipso non si rivela altro che essere la morte e la ricerca dell’uomo non trova risposta alle domande di
senso e s’infrange contro la morte, e forse il senso stesso dell’esistenza dell’uomo consiste in questa eterna
ricerca. Il mito crolla definitivamente, poiché ad ogni tappa tutto si rivela diverso e il viaggio perde i
connotati straordinari e diventa un semplice girovagare nel mare, senza incontri con esseri mitolgici e alla
fine, senza alcuna risposta alle domande di Odisseo.