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L'anabolé e il ditirambo

Corso

Teatro e drammaturgia antica (MM5025)

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Anno accademico: 2013/2014
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L'anabolé e il ditirambo Author(s): Giovanni Comotti Source: Quaderni Urbinati di Cultura Classica, New Series, Vol. 31, No. 1 (1989), pp. 107-117 Published by: Fabrizio Serra Editore Stable URL: jstor/stable/20546982 Accessed: 25-09-2017 18:59 UTC JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact support@jstor. Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at about.jstor/terms Fabrizio Serra Editore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Quaderni Urbinati di Cultura Classica This content downloaded from 95.235.176 on Mon, 25 Sep 2017 18:59:03 UTC All use subject to about.jstor/terms \Janabol? e il ditirambo Giovanni Comotti Il termine ava?oXr|, a|ji?oXr|, come ava?aXXo[xat, aji?oXaOTjv, che appartengono alla stessa sfera sem?ntica, assunse fin dall'et? arcaica un valore specifico di riferimento all'inizio della performance vocale e/o strumentale. 'Ava?aXXojiai ricorre tre volte rieft Odissea in associazione con ?ei?eiv per designare i preliminari del canto aedico accompagnato dalla phorminx, lo strumento a corde del cantore omerico. L'espressione... ? (po?ni?cov ave?aXAexo xaX?v ?et?eiv ? riferita in Od. 1, 155 e 8, 266 rispettivamente a Femio e a Demodoco: Eustazio (ad Od. 1, 155) consi dera ave?aXXexo.... ?ei?eiv come sin?nimo di JtpoavaxQo?exo ? ?tao[xevo?, riferito solo al preludio strumentale, o di JtQOOi[Ai??exo, che pertiene invece all'inizio del racconto (oi|iT|); ave?aMexo avrebbe cos? il valore di "raccolse, tiro su il fiato" (jtveujia auvfjyev opp. avfjyev) per cantare. Gli stessi valori per ave?aMexo' ?vexco?exo, JtQOOi^ii? ?exo sono dati dallo Schol. ad Od. 8, 266, p. 378, 3 Dindorf. In Od. 17,261 Odisseo ed Eumeo giungono presso la reggia dove stanno i Proci: essi odono il suono della phorminx perch? Femio si accinge a can tare (.. yac acpiai ?aXXex'aeioeiv / Ofmio?...). Il senso di ?ve ?aXXexo ?ei?eiv sembra qui essere quello stesso di Ji?oavaxQOUexo (b? ?too|ji8VO?, indicato da Eustazio; significherebbe il preludiare con la phorminx subito prima del canto, dal momento che Odisseo ed Eumeo awertono solo il suono dello strumento. Ma il Pagliaro 1 eselude che ote? ?8LV possa avere valore finale; dal confronto dei significati di ava?oX,f| e i)Jio?oXf|, appartenenti alio stesso campo sem?ntico, formula l'ipotesi che av<x?aM,e(i?m.. .?et?eiv in Omero indichi il primo intervento del l'aedo che "si alza" a cantare accompagnandosi con Xa phorminx, cio? Vi 1 Saggi di critica sem?ntica, Messina-Firenze 1953, pp. 41-62. This content downloaded from 95.235.176 on Mon, 25 Sep 2017 18:59:03 UTC All use subject to about.jstor/terms Uanabol? e il ditirambo 109 Nella Pitica 1 di Pindaro aji?oXa ricorre ne?'incipit dell'ode (v. 4); il poeta invoca l'aurea phorminx: "... i cantori obbediscono ai tuoi segnali (o?\iaoiv) quando tu, toccata dal citarista (ekektCoyieva) fai nascere (xsvy?c) le ajx?oXat dei proemii che guidano i cori (?ynoix? Q(OV..|jita)v)". Il passo ? di controversa interpretazione per il valore da attribuire a JtQOO?fuov e ad ava?oXa, ajx?oXa, se si tratti per il primo termine dell'inizio del canto corale o di un vero e proprio pro emio che precede il canto del coro, come intende, ad esempio, il Koller 8, e, per il secondo, se sia da considerare come l'attacco vocale e strumen tale del canto o un preludio solo strumentale. Lo scolio 9, assegnando ad a\i$o\? il valore di JtQoavacp vrjoi? xai x?o?ai?, la interpreta come introduzione vocale e strumentale al jtqoo??iiov, mentre di quest'ultimo termine non d? alcuna spiegazione. Tra i commentatori, Boeckh 10 intende le ajx?oXai come "primi ad carmen cantatum soni", l'attacco dei prooimia che son? gli inni "olim epici, iam Pindari aetate etiam lyrici, qui choreis iuncti sunt", che prece dono i canti corali sui quali si sviluppa la danza; Heyne n traduce "... quoties tu proludis hymno...", il Dissen 12 "...quum.. cantuum tuorum suscitatas et ordiris...". II Metzger 13 segue la Su(i)da interpre tando "l'attacco dei canti"; secondo il Christ14 le a^?oXm sono gli inizii del canto, non parti dei prooimia ma "...res.. in proemiis insint, ut in notissimo 8QXO? ??ovx v". I proemii sono di norma introduzioni del solista che si accompagna con lo strumento ? cfr. Rhet. gr. 1427,16 Sp. xuq?coc KQOO?yaa ekeyov ol JtaXaioi x? x v xifta?cp?cov ? ma qui prooimion indica anche la prima parte del carme che il coro canta con l'accompagnamento della lira. Per lo Schroeder 15 ? controverso se il pro oimion sia solo il preludio strumentale, la JtQoav?xQOUOi?, o l'inizio del 8 Cfr. n. 2. 9 Schol. Pind. Pyth. 1,4, II p. 9,13 Drachm.: Jteidovxai ?? xai o? ?oi?oi xo?? ooi? avvdrjfxaoiv, ?xav x v Jtoooiju v x v fiyoupi?v v x v xoo v x?? ?vacp vrjoei? xai xoovoet? xaxaaxeva?n? ?iaxivoufi?vn. 10 A. Boeckh, Pindari epiniciorum interpretatio latina, Leipzig 1821 (Hildesheim 1963), p. 227. 11 Pindari Carmina I, ed. Chr. Gottl. Heyne, London 1824, p. 146. 12 Pindari Carmina II, ill. L. Dissen, Gotha-Herfurdt 1830, p. 164. 13 Pindars Siegeslieder, erkl. von F. Metzger, Leipzig 1880, p. 76. 14 W. Christ, Pindari carmina prolegomenis et commentariis instructa, Leipzig 1896, p. 114. 15 Pindars Pythien, erkl?rt von O. Schroeder, Leipzig 1922, p. 5. This content downloaded from 95.235.176 on Mon, 25 Sep 2017 18:59:03 UTC All use subject to about.jstor/terms 110 G. Comotti canto: nel primo caso ?ynoix?QCDV vale "che precedono la danza", nel secondo "che suonano con il canto del coro, lo guidano e lo accompa gnano" ed ? questo il valore pi? probabile; le ambola? sarebbero "gli inizi sempre rinnovantisi alTinterno dei cosiddetti ?jto??va", versi liberi da responsione che dovevano evidentemente preceder? il canto strofico del coro. II Gildersleeve 16 intende iprooimia come "preludii"; aji?oXac Tet>xn? ? sin?nimo di ava?oXac Jtoifj, ava?aXXr); il Puech 17 rende aji?oXac come "les premi?res notes des pr?ludes"; per il Bur ton 18 infine ?yrjoix?QCov jiqooim?cdv ajx?oXac xe?xetv equivale a jiqo o?|iia ayri?txoQa ava?aXAe?flm "dare inizio ai preludii che guidano il coro"; au?oXai sarebbero quindi gli inizii strumentali del prooimion, della prima parte delTesecuzione, sia essa distinta dal canto strofico come intendevano Boeckh e Schroeder o ne sia parte integrante come intendono altri commentatori: il Burton deve riconoscere in proposito che il valore preciso di JtQOO?|iiov rimane oscuro, anche se egli ritiene che in questo caso si possa intendere come Tintroduzione strumentale che precede la danza e Pintervento delle voci, una interpretazione questa che appare confermata dai versi precedenti, nei quali la lira ? considerata come lo strumento al quale obbediscono i piedi e le voci dei coreuti. Alia stessa sfera sem?ntica di ava?aXXojiai, ava?oA,r| appartiene a[x?oXaOT]v, che compare in senso proprio ("ribollendo") in Horn. II. 21, 364; nel senso pi? vicino a quello di ava?oA,r|, riferito cio? alTinizio delTesecuzione citarodica, ricorre neftlnno ad Hermes (w. 425-426): "ben presto, traendo limpide note dalla cetra (x?%a ?? Xiy? ? xi/?xx Q?^oov), cominci? a cantare ? e lo assecondava Tamabile voce ? (yr\Qve%' a\i?o\abr\v, eqclt?] ?? o? ?oJtexo qp(ovr|)". Cos? traduce il Cassola 19, che nella introduzione (p. XVI), a proposito di questo passo, richiama Tinterpretazione di A. Pagliaro 20. Nella Nemea 10 di Pindaro (w. 33-35) a|i?oXaor]v ? riferito aile voci (?|i(j)aQ delle donne ateniesi che nelle Panatenee due volte celebrarono ajji?oXaoav il destinatario delTode, Theaios. Anche qui non ? chiaro Tesatto valore da attribuire al 16 Pindar, The Olympian and Pythian Odes, by B. Gildersleeve, New York 1890 (Amsterdam 1965), p. 243. 17 Pindar, Pythiques, texte ?tabli et traduit par Aim? Puech, Paris 1961, p. 28. 18 Pindar's Pythian Odes, by R. R. Burton, Oxford 1962, pp. 94-95. 19 Inni Omerici, a cura di F. Cassola, Milano 1975. 20 Nel commento (p. 536) intende yr\QV?T,a\i?o'kaar\v "cantava a guisa di prelu dio" awicinandosi alTinterpretazione di Koller. This content downloaded from 95.235.176 on Mon, 25 Sep 2017 18:59:03 UTC All use subject to about.jstor/terms 112 G. Comotti dalle percosse di Pistetero 23. Dalle due scene della Pace e degli Uccelli e dai relativi scolii24 possiamo evincere che Aristofane rimproverava ai poeti ditirambici in gen?rale e a Cinesia in particolare soprattutto la mancanza di un collegamento tra i contenuti deftanabol? e quelli del canto ditirambico seguente: ci? avrebbe comportato una sostanziale vacuit? di significati neftanabol?, che i poeti avrebbero tentato di mascherare con Tuso di un linguaggio altisonante ed artificioso, ricco di metafore, neologismi e allitterazioni. E un altro elemento possiamo desumere dalle due scene aristofanee: le anabola? di Cinesia sembrano essere canti solistici, non corali, e vedono impegnato come esecutore il poeta stesso. Le testimonianze pi? significative sulla struttura e sul carattere delle anabola? ditirambiche si trovano nella Retorica di Aristotele. Nel 231393 E?? tax jtexeiv?rv -uu- reiz a?deooOQ?fioov ? u u u ? ia oi v v xavao?eiocov -uu- paroem 1396 x?vakabQO\iov?Xa\ievo??ji'?v?uxav uuuuuuuuuuuu? paroem Jtvoaiot ?airjv u ? u- reiz 1398 xox?u?vvoxiavoreixcovjtQ??o?ov, uu ?uu-uu? 2 an xox? ?'ai ?ooea o(b[ia JieX?(ov uu ?uu-uu- 2 an ?Xiu^vovaid?oo?avXaxax?uvocrv. uuuu ?uu ?uu-2 an Per i w. 1396-1397 preferisco l'interpretazioneptfro?w reiz, pi? coerente con il contesto, a do do ha proposta da Prato. O forme degli alati che corrono Petere, degli uccelli dai lunghi colli, errando nel corso marino coi soffi dei venti possa io andar? una volta muovendo al cammino di Noto una volta inclinando dalla parte di Borea tracciando il soleo nelTetere senza porti. Un canto di ritmo ascendente oscillante tra il giambico (1:2) e F anap?stico (2:2), nel quale frequenti sono le soluzioni di sillabe lunghe, ricco di termini inusuali (a?deQ?ooo uo?, xavao?eioo?, ?Xa?oouo? sono cuia? Xey?iieva), di giochi di parole (?X?OQOuov ?X?|i8VOc) e di allitterazioni (?A.?OQOuov ?ka\ievoc ?^i'?v?fxcov; ?Xi^ievov aid??o? ai3X,axa), dal linguaggio insomma particolarmente elaborato ed artificioso. 24 Schol. in Aristoph. Pac. 830; 831, p. 196 D?bner; Schol. in Aristoph. Av. 1383, p. 241 D?bner. This content downloaded from 95.235.176 on Mon, 25 Sep 2017 18:59:03 UTC All use subject to about.jstor/terms \J anahol? e il ditirambo terzo libro 25 egli, parlando dei varii tipi di discorso, distingue una lexis di struttura ditirambica e una lexis di struttura peri?dica, simile alle anti strofi degli antichi poeti. Risulta evidente dal passo aristot?lico che Vana bol? ditirambica era in versi liberi, non soggetta alia responsione strofica caratteristica del canto c?rale. Il riferimento al discorso di struttura paratattica richiama alia mente la oxoivot?v8ia...?oi?? oi^Qa|i?a)V di Pindaro 26: la met?fora del giunco, lungo e flessibik, sembra ben ade guata a un tal genere di lexis che si modella di volta in volta senza la costrizione delle forme metriche imposta dalla responsione. Orazio (carm. 4, 2,10) a proposito di Pindaro e dei suoi ditirambi, mette in evi denza, accanto alla novit? dei termini impiegati, anche Tuso di una versi ficazione libera da responsione strofica (... numerisque fertur lege solu tis). Anche un passo dei Problemata pseudoaristotelici (19, 15) tratta del canto ditirambico senza responsione strofica: esso deve essere eseguito da un solista virtuoso, perch? il canto ditirambico, da quando ? divenuto mimetico, non ? pi? t?cnicamente alla portata di un coro di dilettanti. Gi? per il ditirambo del V-IV sec. a. ? attestata la presenza di un solista che dialoga con il coro, come Egeo nel Teseo di Bacchilide 27 e come Carione/Polifemo nella parodia del Ciclope di Filosseno inserita nel Pluto di Aristofane 28: ma in ambedue i casi la parte del solista ? in responsione strofica con il canto del coro. Nel passo dello Ps. Aristotele invece si fa riferimento ad un canto in versi liberi, come era appunto Va nabol? che, ampliata a spese del successivo canto c?rale, fini per sosti tuirsi interamente ad esso: la testimonianza deve essere riferita proprio al momento finale delTevoluzione del canto ditirambico, divenuto ormai interamente solistico. A proposito della dilatazione deftanabol? e del periodo in cui il fen?meno si verifico, ? molto significativa un'altra testimonianza della Retorica di Aristotele 29: egli afferma che gli oratori devono evitare le 25 Aristot. Rhet. 3, 1409a 22 sgg. Su anahol? nella Retorica aristot?lica cfr. D. Restani, 'II Chirone di Ferecrate e la 'nuova' m?sica greca', Riv. it. musicol. 18,1983, pp. 139-192. 26 Fr. 70b, 1-2 Sn.-Maehl.; I. Melena, 'Perfiles generales para una historia del ditirambo como g?nero literario', Tahona n. 4,1983, p. 210 sgg., considera il fr. 15 Sn. Maehl. di Pindaro come un esempio di anahol? ditirambica. 27 18 Sn.-Maehl. 28 Vv. 290-301; cfr. Schol. in Aristoph. Plut. 290, p. 341 D?bner. 29 Aristot. Rhet. 3, 1409b 17. This content downloaded from 95.235.176 on Mon, 25 Sep 2017 18:59:03 UTC All use subject to about.jstor/terms 113 U anahol? e il ditirambo Il quadro che si pu? ricostruire sulla base delle testimoniale che abbiamo passato in rassegna risulta abbastanza chiaro e definito per il periodo che va dal V sec?lo fino alla meta del IV sec. a: Y anabol? diti rambica doveva essere una introduzione in versi liberi da responsione, cantata da un solista, che presentava argomenti diversi da quelli di carat tere mitol?gico e narrativo del canto corale, argomenti certamente legati all'occasione del canto e all'attualit?. Per quale motivo non troviamo alcuna traccia di queste anabola? nei ditirambi che ci sono pervenuti, in quelli di Bacchilide? L'ipotesi pi? attendibile che si possa formulare ? che tali introduzioni fossero cosi strettamente collegate all'occasione del canto da non poter essere riutilizzate per successive esecuzioni, e che perci? non fossero cons?rvate assieme al testo del canto corale: si potrebbe cos? spiegare anche perch? nei ditirambi bacchilidei manchi qualsiasi riferimento a Dioniso ? se si fa eccezione per un accenno alia sua nascita nel c. 19 Sn.-Maehl., ai w. 46-51?; la dedica al dio sarebbe stata contenuta nelle anabola? che non ci sono pervenute. Resta ora da chiedersi se le anabola? fossero presenti nei ditirambi anche prima di Pindaro e di Bacchilide. Non abbiamo alcuna indica zione precisa in proposito: un elemento che ci farebbe propender? per una risposta affermativa ci ? fornito da Aristotele, nel passo della Po?tica (1449a9) nel quale egli tratta dell'origine della tragedia dal ditirambo: essa sarebbe stata all'origine improwisata (yevo\i?vy\ ?'ouv ?jt'aQX'H? auxoaxe?iaoxtxfj?;) e tale improwisazione sarebbe stata affidata agli E^?QXOVxe? x?v of&UQaji?ov. Ora, ogni forma di improwisazione esclude necessariamente il canto corale che richiede sempre un'adeguata preparazione prima della performance; comunque sia da definir? la figura d?i?exarchon, ? certo che egli ? presentato da Aristotele corne un solista 32. Se si tiene presente che il canto ditirambico, almeno a partir? dalla fine del VII sec. a, dall'et? di Arione, narro vicende mitologiche senza alcun necessario riferimento alla vita e alie opere di Dioniso, il dio al quale il canto era destinato, appare molto verisimile l'ipotesi che l'ese cuzione corale fosse preceduta da una introduzione affidata al corifeo o al poeta stesso, nella quale oltre alla dedica del canto al dio ed eventual mente ad un accenno all'occasione della festa, fossero illustrati i motivi della scelta dell'argomento mitol?gico trattato dal coro; una introdu 195. 32 Cosi anche H. Koller, 'Dithyrambos und Trag?die', Glotta 40, 1962, pp. 183 This content downloaded from 95.235.176 on Mon, 25 Sep 2017 18:59:03 UTC All use subject to about.jstor/terms 115 116 G. Comotti zione che non era invece affatto necessaria per altre forme di canto c?rale, come ad esempio per il peana, che gi? dalTepifonema ?f| if) Jtai?v era connotato come canto apollineo, o come per Tepinicio, per il quale Toccasione e la dedica al vincitore costituivano parte integrante del testo c?rale. ? interessante notare che nelTevoluzione del ditirambo in spettacolo tr?gico il ru?lo d??exarchon ? assunto dalTattore, e che esso ? denominato ?)JtoxQtxf|C "colui che interpreta, colui che illu stra" 33: un termine che farebbe intendere una continuit? di funzione del solista nel passaggio dal genere lirico c?rale al genere drammatico. Anche nel VI sec?lo dunque nel ditirambo il canto del coro doveva essere preceduto da urianabol?, una introduzione solistica e improwi sata; essa avrebbe mantenuto il suo carattere di presentazione del suc cessivo canto c?rale fino alia meta del V sec?lo. Le innovazioni dei poeti del 'nuovo ditirambo' e in particolare di Melanippide e Cinesia sareb bero consistite: 1) nelT aver sviluppato V anabol? al di l? delle dimensioni che essa presumibilmente aveva mantenuto nelT ?mbito del ditirambo tradizionale; 2) nelT averia liberata da ogni l?game di argomento con il canto c?rale; 3) nelT aver usato soprattutto nelTanabol? un linguaggio particularmente ricercato ed ornato, fino al limite del virtuosismo ling?? stico. Le anabola? avrebbero cos? perso del tutto il loro originario carat tere funzionale di dedica e di introduzione per diventare delle ver? e proprie 'arie di bravura', non certo improwisate ma accuratamente composte per dare il massimo risalto alie qualit? espressive ed interpre tative del cantante solista. In seguito il solista si sarebbe sostituito del tutto al coro nelTinterpretare da virtuoso Tintero canto, che sarebbe diventato in sostanza una sola lunga anabol?. Essa in origine sar? stata accompagnata dallo strumento a corde, dal momento che un canto improwisato non poteva essere seguito dalTauleta. Se, come ? proba bile, tale forma di accompagnamento si mantenne anche dopo la meta del V sec?lo a, potremmo attribuire un senso preciso alia pol?mica, di cui ci d? notizia Ateneo 34, tra Melanippide, che considerava volgare Vaul?s perch? fa gonfiare le gote e deturpa il viso del suonatore35, e Tele ste, che riaffermava invece il ru?lo eminente deftaul?s dionisiaco nel 33 A. Lesky, 'Hypokrit?s', in Studi in onore di U. Paoli, Firenze 1955, p. 472 sgg.; B. Zucchelli, eYjtoxQixr\?. Origine e storia del termine, Genova 1962, pp. 29-55. 34 Ath. 14, 616a sgg. 35 Fr. 758 P. This content downloaded from 95.235.176 on Mon, 25 Sep 2017 18:59:03 UTC All use subject to about.jstor/terms

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New Series, Vol. 31, No. 1 (1989), pp. 107-117
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