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Riassunto della vita di Giolitti

Riassunto della vita di Giolitti, università Roma tre
Corso

Storia contemporanea (21801010)

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Anno accademico: 2019/2020
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GIOLITTI

Con il termine “ età giolittiana” si identifica il periodo storico agli inizi del XX secolo (che va dal 1901 al 1914) che caratterizzò la vita politica italiana negli anni che precedettero

la Prima guerra mondiale. Il termine è mutuato dal nome del politico liberale, Giovanni

Giolitti; quest’ultimo fu l'uomo politico più longevo in Italia durante il Regno d'Italia, fu presidente del consiglio dal 1903 al 1914. Nasce nel 1842 in Piemonte, è un burocrate dello Stato, amministratore sabaudo, il quale, iniziò a lavorare alla Corte dei conti (Regno di Sardegna). Non ha partecipato alle guerre del Risorgimento sia per motivi anagrafici sia per motivi di studio e lavoro; non parteciperà neppure emotivamente a tali guerre. Questa rappresenta una delle più grandi differenze tra Giolitti e i presidenti del consiglio della destra e sinistra storica che lo hanno preceduto. Egli non è un politico di professione ma un tecnico esperto di bilanci dello Stato. Nel 1882 diventa deputato e nel 1892 viene proclamato ministro delle finanze.

Nel 1893 viene eletto presidente del consiglio per un anno, per poi tornare al potere nel 1903. Fu considerato insieme a Cavour e De Gasperi uno dei tre grandi statisti della storia d’Italia, nonostante fosse stato giudicato molto per il suo carattere spregiudicato, soprattutto nel periodo elettorale. Egli nominò molti prefetti, (cioè i rappresentanti del governo presso le varie province d’Italia), accordandosi con quest’ultimi per influenzare il voto, tanto che fu chiamato “ ministro della mala vita ”.

Il governo di Giolitti si basa su un concetto: allargare la base del governo, con il patto Gentiloni, egli voleva includere i cattolici nella vita politica per allargare il consenso, estendendo il diritto di voto a più persone.

Ebbe l’intelligenza di capire che i tempi e la classe imprenditoriale stavano cambiando , la classe media era in fase di sviluppo, dunque, la sua forza e continuità sono state fondamentali per permettere l’ingresso dell’Italia nella modernità economica e politica.

Il decollo industriale ha permesso all’Italia di entrare nel gruppo delle grandi potenze europee, fu merito soprattutto della classe imprenditoriale del nord e per il suo sviluppo accelerato.

Giolitti è stato in grado di spegnere i conflitti, il governo si schierava contro gli operai, i quali protestavano per ottenere i propri diritti. Giolitti, invece, sosteneva gli operai riconoscendo loro il diritto di manifestare e lo stato doveva restarne fuori. Inizia il diritto di sciopero.

Il 29 luglio del 1900 viene ucciso il re Umberto I, la sua morte non provocò alcuna rivoluzione poiché Giolitti riuscì a tenere sotto controllo la situazione.

La linea politica di Giolitti fu quella di innovare nella continuità ed aprire un dialogo tra operai e stato. In politica estera apre una trattiva con la Germania, la quale stava diventando una “ locomotiva ” dal punto di vista industriale, nonostante fosse alleata con l’Austria, Giolitti strinse questa alleanza per favorire la crescita economica italiana.

Un altro concetto importante era la centralità del Parlamento, questo significava dare centralità ai cittadini dato che nel Parlamento siedono le persone elette dai cittadini stessi. Giolitti afferma: “ la via parlamentare è la più lunga ma quella più sicura”.

Giolitti attuò una POLITICA DEL DOPPIO VOLTO : • da una parte influenzava il voto attraverso l’aiuto dei prefetti, ma dall’altra credeva nella forza della mediazione

parlamentare, poiché credeva bisognasse dare un contributo alla formazione del paese allargando la base parlamentare. Il parlamento divenne il fulcro della sua azione politica.

Giolitti portò l’Italia a vincere la guerra in Libia, la quale, faceva parte dell’impero ottomano, e creò delle alleanze per occuparla. La conquista fu lenta a causa della resistenza dei libici, nel 1912 però riesce ad occuparla e l’Italia diventò una potenza coloniale.

Giolitti è neutralista per quanto riguarda l’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale, perché ritiene che quest’ultima non sia pronta e perché avrebbe potuto guadagnare molto dalla guerra anche senza parteciparvi. A quel tempo, la guerra era considerata una forma di progresso, per questo motivo Giolitti viene considerato un “nemico” ed è costretto a dimettersi. Diventerà presidente del consiglio Salandra, il quale, nel 1915 schiererà l’Italia in guerra.

L’età Giolittiana è l’età in cui si rafforza la retorica nazionalistica; per creare gli italiani c’è bisogno di liturgie nazionali. Furono anni di emigrazione, dal 1876 al 1900 emigrarono 9 milioni di persone dall’Italia. Nell’età giolittiana ne emigrano 400 mila l’anno, anche dal sud verso il Nord, dalla Sicilia. Questa

Nel frattempo, il TRIANGOLO INDUSTRIALE TORINO-MILANO-GENOVA si stava sviluppando. Il momento di maggiore collaborazione e conoscenza fu la Prima guerra mondiale, in trincea per mesi convivevano persone di diverse regioni, si tratta anche di un periodo di “apertura mentale” (i Sardi per la prima volta escono dai confini dell’isola).

Giolitti aveva una grande capacità di adattamento, per esempio lui si adattava al clientelismo del sud, “ il sarto che fa il vestito al gobbo deve adattarlo (cioè adattare la politica alla conformazione fisica del paese.

Giolitti muore nel 1928 in Piemonte.

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Con il termine “età giolittiana” si identifica il periodo storico agli inizi del XX secolo (che
va dal 1901 al 1914) che caratterizzò la vita politica italiana negli anni che precedettero
la Prima guerra mondiale. Il termine è mutuato dal nome del politico liberale, Giovanni
Giolitti; quest’ultimo fu l'uomo politico più longevo in Italia durante il Regno d'Italia, fu
presidente del consiglio dal 1903 al 1914. Nasce nel 1842 in Piemonte, è un burocrate dello
Stato, amministratore sabaudo, il quale, iniziò a lavorare alla Corte dei conti (Regno di
Sardegna). Non ha partecipato alle guerre del Risorgimento sia per motivi anagrafici sia
per motivi di studio e lavoro; non parteciperà neppure emotivamente a tali guerre. Questa
rappresenta una delle più grandi differenze tra Giolitti e i presidenti del consiglio della
destra e sinistra storica che lo hanno preceduto. Egli non è un politico di professione ma
un tecnico esperto di bilanci dello Stato. Nel 1882 diventa deputato e nel 1892
viene proclamato ministro delle finanze.
Nel 1893 viene eletto presidente del consiglio per un anno, per poi tornare al potere nel
1903. Fu considerato insieme a Cavour e De Gasperi uno dei tre grandi statisti della
storia d’Italia, nonostante fosse stato giudicato molto per il suo carattere spregiudicato,
soprattutto nel periodo elettorale. Egli nominò molti prefetti, (cioè i rappresentanti del
governo presso le varie province d’Italia), accordandosi con quest’ultimi per influenzare il
voto, tanto che fu chiamato “ministro della mala vita”.
Il governo di Giolitti si basa su un concetto: allargare la base del governo, con il patto
Gentiloni, egli voleva includere i cattolici nella vita politica per allargare il consenso,
estendendo il diritto di voto a più persone.
Ebbe l’intelligenza di capire che i tempi e la classe imprenditoriale stavano cambiando, la
classe media era in fase di sviluppo, dunque, la sua forza e continuità sono state
fondamentali per permettere l’ingresso dell’Italia nella modernità economica e politica.
Il decollo industriale ha permesso all’Italia di entrare nel gruppo delle grandi potenze
europee, fu merito soprattutto della classe imprenditoriale del nord e per il suo sviluppo
accelerato.
Giolitti è stato in grado di spegnere i conflitti, il governo si schierava contro gli operai, i
quali protestavano per ottenere i propri diritti. Giolitti, invece, sosteneva gli operai
riconoscendo loro il diritto di manifestare e lo stato doveva restarne fuori. Inizia il diritto
di sciopero.
Il 29 luglio del 1900 viene ucciso il re Umberto I, la sua morte non provocò alcuna
rivoluzione poiché Giolitti riuscì a tenere sotto controllo la situazione.
La linea politica di Giolitti fu quella di innovare nella continuità ed aprire un dialogo tra
operai e stato. In politica estera apre una trattiva con la Germania, la quale stava
diventando una “locomotiva” dal punto di vista industriale, nonostante fosse alleata con
l’Austria, Giolitti strinse questa alleanza per favorire la crescita economica italiana.
Un altro concetto importante era la centralità del Parlamento, questo significava dare
centralità ai cittadini dato che nel Parlamento siedono le persone elette dai cittadini stessi.
Giolitti afferma: “la via parlamentare è la più lunga ma quella più sicura”.
Giolitti attuò una POLITICA DEL DOPPIO VOLTO: • da una parte influenzava il voto
attraverso l’aiuto dei prefetti, ma dall’altra credeva nella forza della mediazione