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Riassunto della vita di Giolitti
Corso: Storia contemporanea (21801010)
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Università: Università degli Studi Roma Tre
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GIOLITTI
Con il termine “età giolittiana” si identifica il periodo storico agli inizi del XX secolo (che
va dal 1901 al 1914) che caratterizzò la vita politica italiana negli anni che precedettero
la Prima guerra mondiale. Il termine è mutuato dal nome del politico liberale, Giovanni
Giolitti; quest’ultimo fu l'uomo politico più longevo in Italia durante il Regno d'Italia, fu
presidente del consiglio dal 1903 al 1914. Nasce nel 1842 in Piemonte, è un burocrate dello
Stato, amministratore sabaudo, il quale, iniziò a lavorare alla Corte dei conti (Regno di
Sardegna). Non ha partecipato alle guerre del Risorgimento sia per motivi anagrafici sia
per motivi di studio e lavoro; non parteciperà neppure emotivamente a tali guerre. Questa
rappresenta una delle più grandi differenze tra Giolitti e i presidenti del consiglio della
destra e sinistra storica che lo hanno preceduto. Egli non è un politico di professione ma
un tecnico esperto di bilanci dello Stato. Nel 1882 diventa deputato e nel 1892
viene proclamato ministro delle finanze.
Nel 1893 viene eletto presidente del consiglio per un anno, per poi tornare al potere nel
1903. Fu considerato insieme a Cavour e De Gasperi uno dei tre grandi statisti della
storia d’Italia, nonostante fosse stato giudicato molto per il suo carattere spregiudicato,
soprattutto nel periodo elettorale. Egli nominò molti prefetti, (cioè i rappresentanti del
governo presso le varie province d’Italia), accordandosi con quest’ultimi per influenzare il
voto, tanto che fu chiamato “ministro della mala vita”.
Il governo di Giolitti si basa su un concetto: allargare la base del governo, con il patto
Gentiloni, egli voleva includere i cattolici nella vita politica per allargare il consenso,
estendendo il diritto di voto a più persone.
Ebbe l’intelligenza di capire che i tempi e la classe imprenditoriale stavano cambiando, la
classe media era in fase di sviluppo, dunque, la sua forza e continuità sono state
fondamentali per permettere l’ingresso dell’Italia nella modernità economica e politica.
Il decollo industriale ha permesso all’Italia di entrare nel gruppo delle grandi potenze
europee, fu merito soprattutto della classe imprenditoriale del nord e per il suo sviluppo
accelerato.
Giolitti è stato in grado di spegnere i conflitti, il governo si schierava contro gli operai, i
quali protestavano per ottenere i propri diritti. Giolitti, invece, sosteneva gli operai
riconoscendo loro il diritto di manifestare e lo stato doveva restarne fuori. Inizia il diritto
di sciopero.
Il 29 luglio del 1900 viene ucciso il re Umberto I, la sua morte non provocò alcuna
rivoluzione poiché Giolitti riuscì a tenere sotto controllo la situazione.
La linea politica di Giolitti fu quella di innovare nella continuità ed aprire un dialogo tra
operai e stato. In politica estera apre una trattiva con la Germania, la quale stava
diventando una “locomotiva” dal punto di vista industriale, nonostante fosse alleata con
l’Austria, Giolitti strinse questa alleanza per favorire la crescita economica italiana.
Un altro concetto importante era la centralità del Parlamento, questo significava dare
centralità ai cittadini dato che nel Parlamento siedono le persone elette dai cittadini stessi.
Giolitti afferma: “la via parlamentare è la più lunga ma quella più sicura”.
Giolitti attuò una POLITICA DEL DOPPIO VOLTO: • da una parte influenzava il voto
attraverso l’aiuto dei prefetti, ma dall’altra credeva nella forza della mediazione