Passa al documento
Questo è un documento Premium. Alcuni documenti su Studocu sono Premium. Passa a Premium per sbloccarne la visualizzazione.

Riassunto di Grammatica Storica Della Lingua Greca

grammatica storica della lingua greca
Corso

Lingua Greca (1) (14061)

28 Documenti
Gli studenti hanno condiviso 28 documenti in questo corso
Anno accademico: 2019/2020
Libro in elencoGreco
Caricato da:
Studente anonimo
Questo documento è stato caricato da uno studente come te che ha optato per l'anonimità.
Università di Bologna

Commenti

accedi o registrati per pubblicare commenti.

Studylists correlate

GrecoGyh

Anteprima del testo

Ilaria Francavilla - ilaria@studio.unibo

Grammatica

storica della

Lingua Greca

Luigi Heilmann

Fonetica

La fonetica si occupa di foni. I foni sono rappresentati con una lettera tra parentesi quadre. Se parliamo di fonologia ( fonetica funzionale ), poniamo l’attenzione solo sui suoni che entro l’orizzonte di una ben precisa lingua storicamente parlata svolgono la funzione distintiva di significato, cioè i fonemi , i mattoni con cui si costruiscono le sequenze foniche in grado di veicolare significati; quindi, i fonemi non portano un significato, ma hanno funzione di distinguerlo. Graficamente, un fonema è scritto con una lettera tra due barre oblique.

Il sistema fonetico indoeuropeo indica la selezione di suoni che nel greco antico funzionano da fonemi. Si parla di “ allofoni contestuali /varianti contestuali” dei diversi modi in cui un fonema può realizzarsi in un determinato contesto. Es. allofono contestuale della nasale è la nasale velare, che può avere caratteristiche diverse a seconda di ciò che la segue: davanti a una velare, assume caratteristiche particolari. Parliamo di grafemi a proposito dei segni grafici che corrispondono a determinati fonemi.

I mutamenti fonetici si dividono in:

  • Mutamenti condizionati : la loro realizzazione è legata alla presenza nel contesto di un altro fonema condizionante in prossimità (la maggior parte dei mutamenti). Ricondotti ai meccanismi di: o Assimilazione : i due fonemi diventano simili. Può essere progressiva o regressiva. Si parla anche di assimilazione parziale es. aoristo passivo in –θηin cui occlusiva precedente al suffisso passa ad aspirata; soprattutto con verbi con occlusiva sorda a fine del tema. o Dissimilazione : i due fenomeni si differenziano. Può essere progressiva o regressiva.

o Metatesi : scambio. Entra in gioco con sequenze di occlusive poco gradevoli. Es. τίκτω < τι-τκ-ω; σκέπτομαι se pensiamo a latino speculum , aspicio notiamo che c’è ordine diverso delle occlusive, ed è il greco che cambia la posizione perché radice indoeuropea è *spek-.

  • Mutamenti incondizionati : non determinati dal contesto (es. quelli dati dalla tendenza che il greco ha di sostituire accento tonale con accento di intensità). Spesso dobbiamo accontentarci di una cronologia relativa per datare i mutamenti fonetici. Non parliamo solo di mutamenti fonetici all’interno del greco, ma ragioniamo con una prospettiva di confronto con il sistema fonetico dell’ indoeuropeo (indoeuropeo comune, lingua “madre” di tante lingue distribuite su un territorio che va dal Mediterraneo all’Asia). Studiosi importanti dell’indoeuropeo:

micenea già compiuto. È un’innovazione del greco. La flessione e la derivazione ci danno indizi sufficienti per ammettere la scomparsa di un’antica finale. Pensiamo, per esempio, alle desinenze verbali : la 3° pers. sing. attiva aveva “ t ” che non si conserva in greco (infatti non c’è desinenza proprio); la 3° pers. plur. attiva aveva “ nt ” e in greco resta solo nasale, perché dentale sparisce essendo in fine di parola. Questo fenomeno riguarda anche i neutri pronominali : a fronte del latino illud , in greco la desinenza indoeuropea “ d ”, che doveva caratterizzare la fine dei neutri pronominali, non si conserva, e infatti abbiamo ἀλλο che era αλλοδ, το che era τοδ, τι che era τιδ (latino quid ). C’è qualche eccezione : parole che noi saremmo portati a chiamare “particelle”, parole accessorie, proclitiche (che si appoggiano nella pronuncia alla parola successiva). Es. οὐκ, ἐκ o preposizioni non in attico come kat e ap. Queste consonanti non vengono sentite come vere finali di parola ma come un tutt’uno con ciò che segue.  Indebolimento dell’articolazione delle occlusive : consiste nello sparire dell’occlusione e incide sui suoni che, come le sonore e le aspirate1, sono più deboli per natura. Il processo di indebolimento prosegue nel greco moderno che arriva ad avere delle spiranti al posto delle occlusive. 1 Le occlusive aspirate sono occlusive in cui la riapertura del canale fonatorio successiva all’occlusione non è completa. In indoeuropeo, ci sono occlusive sonore aspirate ( bh, dh, gh ), mentre in greco ci sono le sorde aspirate (φ, χ, θ). Le aspirate sono interessate dalla “ Legge di Grassmann ”: anni ’60 dell’800, nel contesto della neo-grammatica (tendenza della linguistica incentrata sull’ineccepibilità delle leggi fonetiche). Descrive un cambiamento fonetico condizionato riconducibile alla categoria dell’assimilazione. Consiste nella dissimilazione delle aspirate, per cui quando due aspirate si trovano nella stessa parola (non necessariamente a contatto diretto), una delle due, generalmente la prima, perde l’aspirazione. Es. πέφυκα, τίθημι 3 La più debole di tutte è β; resta salda nella koinè δ, che passa a spirante solo nella fase neo ellenica; l’indebolimento di γ è documentato sporadicamente dalla scomparsa o dal passaggio ad i quando si trova tra due vocali delle quali la prima è e od i. Anche in età imperiale romana qualche segno di spirantizzazione delle antiche occlusive c’è, nelle trascrizioni in alfabeto latino di nomi greci, come Filippos e non più Philippos.  Palatalizzazione delle occlusive a contatto con vocali prepalatali ( e ed i ): la subiscono principalmente le dentali, e in particolare la dentale sorda ( t ). La sequenza ti è soggetta alla cosiddetta “ assibilazione ” per cui diventa si. Dal punto di vista fonetico dobbiamo pensare a un passaggio che preveda sviluppo di elemento spirante intermedio e al venir meno graduale dell’occlusione. I passaggi sono del tipo: -ti- > -tyi- > tsi > si.

Questo fenomeno va incluso in quello dell’assimilazione. Ma la palatalizzazione delle dentali sorde davanti ad i non avviene sempre, e in particolare le limitazioni riguardano:

  • posizione iniziale di parola: una dentale seguita da i ad inizio parola si trova ad essere più protetta, perché pronunciata con un’occlusione più netta e decisa, e quindi più difficilmente alterabile.
  • dentale preceduta da sibilante (gruppo sti ): la sibilante spegne l’effetto della dentale.
  • posizione interna di parola davanti a consonante è raro.
  • analogia : il meccanismo analogico può bloccare o mutare di direzione determinati processi fonetici o morfologici che ci aspetteremmo naturalmente. Es. πραγμάτιον non avviene palatalizzazione per analogia, perché sostantivo di base deve restare riconoscibile.
  • esigenza di evitare omonimie. Es. aggettivo αἴτιος non subisce alterazione per non rischiare confusione con aggettivo αἴσιος. Ci sono alcune categorie di sostantivi o verbi che presentano invece regolarmente la palatalizzazione:
  • nomi di azione femminili in -τις > -σις. In questo caso, il processo di palatalizzazione è panellenico, interessa tutti i dialetti. Abbiamo però alcune forme omeriche antiche, isolate, che conservano l’antico –τις, basti pensare a μήτις e a φάτις. Ci sono poi casi eccezionali come il sostantivo πίστις : la formazione è πιθ-τι-ς e abbiamo dentale davanti ad altra dentale, per cui sappiamo che avviene assibilazione e il gruppo diventa st , e arriviamo ad avere la dentale protetta dalla sibilante, e infatti non avviene palatalizzazione.
  • Aggettivi in –σιος (tra le sue eccezioni abbiamo visto αἴτιος) e aggettivi astratti femminili in –σία. Per questi suffissi, il fenomeno non va considerato come panellenico e dialettalmente definito. Es. in attico abbiamo δημοκρατία ma παρρησία, un aggettivo come πλούσιος ma sostantivo πλούτος.
  • Verbi : desinenza di 3 persona plurale primaria attiva – ντι ; la 3 singolare atematica – τι. I dialetti in questo sono divisi: il greco occidentale, il tessalico, il beotico e il panfilio sono foneticamente conservativi (per cui attico φησί, negli altri citati invece φάτι; ancora in attico λέγοῦσι, negli altri λέγοντι). La maggior parte dei casi presenta una distribuzione dialettale : o i dialetti nord-occidentali, il beotico, il tessalico e il panfilico tendono a conservare la t. o dialetti ionico-attico, arcadico-ciprio ed eolico mostrano l’assibilazione. Questo fenomeno pare quindi tipico dell’area microasiatica , da dove poi viene portato nel continente ellenico. La palatalizzazione può interessare anche la dentale sorda davanti a u (gruppo tu ). È un processo molto meno diffuso rispetto all’altro, ed è a macchia di leopardo sia dal punto di vista geografico, sia cronologico.  Gruppi occlusiva + liquida : sono frequenti in posizione iniziale, più rari in posizione mediana; si conservano intatti.

non iniziale di sillaba, entro la sillaba o tra sillabe diverse (es. κάρτος=κράτος). Le liquide geminate ricorrono dopo vocale breve.  Nasali : rimangono intatte davanti a vocale. In sede finale è ammessa solo –ν : corrisponde spesso ad una – m delle lingue affini, ma può rappresentare anche *- nt come nelle 3° pl. o nei nominativi dei nomi in nt della 3° coniug.; inoltre, può essere un ν efelcistico. Davanti ad occlusiva , la nasale scritta di norma ν , μ , γ rappresenta la nasale (dentale, labiale, velare) “più vicina” alla consonante che segue. Forse questa grafia rappresenta una pronuncia attenuata della nasale o una assimilazione completa di essa alla occlusiva seguente (es. ξυμβάλλω = ξυββάλλω). Le nasali geminate ricorrono sia dopo vocale breve che lunga.  Nessi liquide e nasali si mantengono in genere inalterati. Si osservi solo che: ***-λν-** dà -λ- con allungamento della vocale precedente, ma –λλ- in lesb. e tess. Negli antichi gruppi * mr , * ml , * nr si sviluppa una consonante epentetica > μβρ, μβλ, νδρ che si conservano tra vocali e in posizione iniziale perdono la nasale > βρ-, βλ-, δρ-. 5  Processi dissimilativi : frequenti sia per le liquide che per le nasali ρ...ρ > λ...ρ (es. *πέρωρ > πέλωρ), ρ...ρ > ν...ρ (es. *δέρ-δρεϝον > δένδρεον), λ...λ > ρ...λ (es. *ἀλγαλέος > ἀργαλέος), λ...λ > μ...λ, ν...ν > λ...ν. Labiovelari All’interno dei 5 gruppi di occlusive che l’indoeuropeo aveva possiamo fare un’altra distinzione: palatali, velari e labiovelari possono essere indicate come dorsali ed è questo gruppo che vede più cambiamenti. In questo gruppo si vedono le maggiori differenze tra gruppo orientale e gruppo occidentale2. Per quello che riguarda le occlusive velari , in entrambi i gruppi restano tali. Invece, negli altri due gruppi di occlusive, si registrano differenze. Per le palatali , le occidentali (tra cui greco e latino) convertono, neutralizzano le palatali schiacciandole sulle velari  le lingue occidentali, per quanto riguarda il gruppo dorsali, vedono un prevalere delle velari. Le orientali invece convertono le palatali in fricative. Le labiovelari hanno un’articolazione complessa, doppia, e più un suono è complesso più è facile che non venga conservato intatto. Nel gruppo occidentale dipende dalla lingua, ognuna riserva un trattamento diverso alle labiovelari. Nel gruppo orientale, invece, le labiovelari diventano velari. Alla fine vediamo specularità tra occidentale e orientale, entrambi hanno molte velari (molto di più comunque l’occidentale), ma esse hanno origine diversa.

Trattamento delle labiovelari in greco:

In indoeuropeo , le labiovelari si trovano di norma alla fine di radici , non alla fine di suffissi o desinenze, quindi sono tendenzialmente fonemi radicali. Il latino conserva la labiovelare sorda (* ku ) e le assegna la grafia qu. Davanti a consonante perde elemento labiale. Es. relinquo ha participio relictus in cui il suono c è antica labiovelare che diventa velare semplice davanti a consonante, mentre in relinquo la labiovelare è conservata e notata come qu. La labiovelare sonora (* gu ) in latino può essere gu (si conserva dopo nasale) ma anche solo u come nel verbo venio (la v iniziale è antica labiovelare sonora che in posizione di parola antevocalica in latino è ridotta alla semplice u ); lo stesso vale per la radice di vita (la v è antica labiovelare sonora di radice * ui che in greco dà bios ). Il greco comune aveva ancora le labiovelari, perché il loro trattamento si differenzia nei vari dialetti e avviene quindi solo in epoca dialettale , ma prima dell’epoca alfabetica (non abbiamo infatti grafemi corrispondenti alle labiovelari). In miceneo si presuppone esistenza ancora delle labiovelari. In greco abbiamo tre trattamenti, in ordine “cronologico”:

  1. Trattamento velare (il più antico, è pre-miceneo perché nel miceneo ne vediamo gli esiti): de- labializzazione per cui rimane solo la parte velare. È un processo di dissimilazione, perché è un cambiamento condizionato: a determinarlo è la presenza in continuità diretta di un suono u , che può essere prima o dopo la labiovelare.  labiovelare + u / u + labiovelare = velare Es. * eughu - radice della preghiera: abbiamo la u prima della labiovelare (in questo caso aspirata), per cui si perde elemento labiale e infatti abbiamo εὔχομαι(inlatino uoueo ) * sugui - radice della vita nella sua piena integrità: in greco si realizza in aggettivo ὑγιής che presenta (oltre a spirito aspro della sibilante indebolita) labiovelare sonora preceduta da u quindi rimane solo componente velare, sempre sonora, cioè γ. 2 All’interno dell’indoeuropeo si distinguono le lingue centum (occidentali) e quelle satem (orientali) 6 *guuna radice della donna: labiovelare sonora iniziale a contatto con u perde elemento labiale e rimane velare semplice γ.
  2. Trattamento dentale (epoca post-micenea; dopo divisione dialettale, perché l’eolico non partecipa): corrisponde a una palatalizzazione delle labiovelari, condizionata dalle vocali prepalatali ( e ed i ) che vengono dopo.  labiovelare + e / i = dentale Davanti a vocali prepalatali la labiovelare sviluppa un breve elemento spirante tra esplosione e articolazione della vocale vera e propria. Questo determina il venir meno dell’elemento labiale dell’articolazione, lo spostarsi in avanti dell’elemento dell’articolazione, e infine, come ultimo passaggio, la trasformazione di questo suono palatale in una dentale. Non è stata trovata alcuna voce d'indice

7

Le situazionideboli , invece, in cui la sibilante è fragile sono:  Ad inizio di parola, antevocalica : è la più esposta ai fenomeni. È aspirata in greco già in età preistorica. Es.* sm , * sem , * som radice dell’unità: il nominativo del numerale “uno” εἷς si fa con *sem + -s (suffisso del nom. masch.)  abbiamo indebolimento della sibilante iniziale, che diventa una fricata aspirata, che in greco corrisponde allo spirito aspro. Vediamo poi allungamento di compenso dovuto a nasale + sibilante in cui nasale cade e c’è compenso dell’allungamento vocalico. Al grado normale alternato la radice dà luogo ad ὁμός. Il grado zero si ritrova nel femminile del numerale “uno”, μία, fatto da *sm- + jh2. La stessa radice si trova anche in ἅμα (dove abbiamo spirito aspro, poi l’alfa che è vocalizzazione della nasale radicale, poi il suffisso avverbiale – ma ), ἅπαξ e nell’α- copulativo.

  • septm - > ἑπτά, numero 7. Riguardo allo spirito aspro : è un fonema, un fonemaspirante , il quale può essere esito di:
  • indebolimento di una spirante,
  • indebolimento di un ϝ (es. *vesper- > ἕσπερος),
  • indebolimento di uno jod iniziale antevocalico (es. pronome relativo greco che deriva da tema del pronome relativo indoeuropeo iniziante per jod, cioè *ios > ὅς in cui lo spirito è dovuto allo jod),
  • da un gruppo fatto da sibilante più jod o vav (es. *suos > ὅς).  Ad inizio di parola, in generale: ad esempio con sibilante più sonante all’inizio di parola. Es. **ns - (s)me > ασμε pronome personale di prima persona plurale; è precario come articolazione ed è instabile la sibilante soprattutto, essendo prima di sonante; possono avvenire due tipi di trattamento, in base all’area dialettale:
  1. esito tipico eolico di assimilazione con la geminazione della nasale (αμμε)
  2. assimilazione “parziale” per cui sibilante si riduce ad aspirazione : *α σ με >*α h με (e abbiamo qui aspirata dovuta alla caduta della sibilante, che si trova dopo vocale iniziale di parola) > h αμε (con aspirazione che viene anticipata) > μεῖς (con allungamento di compenso, perché aspirazione, che è un fonema a tutti gli effetti, provoca allungamento della vocale su cui si sposta) Eccezioni :  Ci sono casi in cui anche l’ aspirazione che di norma rimane a inizio parola sparisce , a causa di:
  • psilosi , tipica dei dialetti del mondo microasiatico (ionico orientale e lesbico)
  • analogia (es. participio presente verbo essere),
  • dissimilazione. Es. *segh- > ἔχω in cui aspirata χ fa deaspirare lo spirito; oppure ἄλοχος3; oppure ἀδελφός anch’esso con alfa copulativo perché indica chi viene dallo stesso grembo materno.

In ogni caso, anche dove si conserva, l’aspirata iniziale di parola è sicuramente la più debole tra tutte le consonanti greche perché è l’unica ad accettare l’elisione, e quindi è come se fosse trattata come una vocale (es. καθ’ἡμέραν). Inoltre è l’unica che non fa posizione, cioè non è considerata consonante quando si divide in sillabe. Originariamente, l’aspirazione veniva indicata con lettera fenicia η; in zona psilotica non c’era bisogno di indicare aspirazione e questo η viene usato per indicare timbro “e” lungo. Poi questa grafia viene estesa nel 403 a tutta la Grecia e si usa lo spirito aspro per indicare aspirazione, mentre η per il timbro “e” lungo. Ma le parole che in greco hanno una sibilante a inizio parola come le spieghiamo? O come parole non indoeuropee, oppure intendendo la sibilante come una sibilante non originaria, ma dovuta a qualche fenomeno, secondaria (ad es. palatalizzazione). Oppure c’è caso di sibilante secondaria dovuta a semplificazione di ξ a inizio parola (es. ξυν > συν) 3 In cui c’è alfa copulativo , che parte da radice *sm -, per cui l’esito è un alfa con spirito aspro. Diverso da alfa privativo. 8  In posizione interna alla parola, intervocalica : anche qui la sibilante sparisce. Questo fenomeno non appartiene a nessun dialetto particolare, ma è tipico del greco comune. Gli effetti sono più incisivi qui rispetto a quelli in iniziale di parola. Talora, - s - è conservato o restituito per analogia là dove una desinenza o un suffisso in *-s + vocale seguiva ora un ad un tema in vocale, ora ad un tema in consonante (es. λύσω ed ἔλυσα sul modello di βλέψομαι ed ἔβλεψα). Possiamo vedere una traccia della sibilante scomparsa se la prima delle vocali è iniziale di parola, perché la sibilante si riduce ad aspirazione che viene anticipata in posizione iniziale di parola. Es. *serp- > al presente ἕρπω in cui l’aspirazione è dovuta alla caduta del sigma iniziale antevocalico normalmente. Invece nell’imperfetto εἷρπον vediamo la sibilante intervocalica che cade e lascia aspirazione perché la vocale che la precede è all’inizio di parola: immaginiamo un processo del tipo ε- σερπ-ον in cui s cade e lascia aspirazione, le due e formano una vocale chiusa ei (che non è dittongo).  Gruppi nasale + sibilante (-νσ-, -μσ-) davanti a vocale : due tipi di trattamento, in base al dialetto:

  • nella maggioranza dei casi, la sibilante cade, rimane solo la nasale e c’è allungamento di compenso della vocale precedente.
  • In lesbico e tessalico avviene assimilazione, cioè cade la sibilante e la nasale raddoppia. Es. *ἔμε ν - σ α > att. ἔμ ειν α vs. lesb. e tess. ἔμε νν α

raddoppiamento, la geminata può conservarsi (es. ἐρρύην) oppure ridursi alla semplice. Es. *sreϝ- > ῥέω, ῥοός, ῥεῦμα *sleg- > λήγω ma anche composto aggettivale ἄλληκτος in cui si vede la geminata liquida (assimilazione)  Gruppi sibilante + nasale/liquida intervocalici (-σν-, -σμ-, -σλ-, -σρ-): due trattamenti:

  • si assimilano in lesbico e tessalico
  • si riducono con allungamentodi compenso della vocale precedente negli altri dialetti. Es.
  • σελάσνα > lesb. σελάννα, att. σελήνη, dor. σελᾱνᾱ *es-mi > lesb. ἔμμι, tess. ἐμμί, att. εἰμί, dor. ἠμί *ϝes- > εἷματα < ϝes + mn (suffisso5 al grado zero, usato per i nomina agentis dove n si vocalizza) in cui sibilante e nasale sono vicine per cui cade la sibilante e c’è aumento di compenso, poi c’è spirito aspro che si spiega per la caduta del digamma iniziale. Il verbo da questa radice è ἕννυμι da *ϝes – nu – mi in cui gruppo sibilante nasale viene trattato attraverso assimilazione. Gli aggettivi in –εινός mostrano i due possibili trattamenti del gruppo liquida-nasale, a seconda del dialetto: attico fae s - n os > φαεινός vs. eolico φαεννός ***smor-/smer-/smr- > μοῖρα, μείρομαι, ἄμμορος (quest’ultimo è interessante perché la geminata nasale è ciò che resta del gruppo –sm- in forma geminata; invece quando è a iniziale di parola si semplifica a nasale semplice); ἕιμαρται è perfetto (con grado zero *smr- dove “m” vocalizza) σε σμ αρ-ται > il gruppo -sm- interno a parola fa restare solo nasale e produce allungamento di compenso su vocale precedente. Sono numerosi i casi di conservazione dei nessi recenti , specialmente nel caso di -σμ-, molto diffuso nella flessione e nella derivazione nominale. Es. δυσμενής in cui gruppo è conservato sia per il fatto che questi composti sono di recente formazione della formazione, sia per la trasparenza del composto. Altro esempio è σμικρός. 5 Questo suffisso ha anche le altre forme apofoniche: - μων e - μην in nasale che presentano una alternanza di vocale lunga e breve (lunga al nominativo e breve negli altri casi, tranne al dativo plurale che c’è il grado zero, anche se la sua ricostruzione è abbastanza artificiale  es. δαίμοσι non può essere venuto da δαίμονσι perché la caduta della nasale provocherebbe aumento di compenso della omicron , quindi dobbiamo postulare il grado zero per cui *δαίμν - σι > *δαιμᾰσι (la nasale si è vocalizzata in alfa ) e poi un cambiamento di timbro da “a” ad “o” per analogia col resto della declinazione, sempre mantenendo quantità breve. 10  Gruppo occlusiva + sibilante :
  • i gruppi fatti da velare/labiale + sibilante si conservano intatti
  • il gruppo dentale + sibilante in posizione mediana vede l’ assimilazione in -σσ-. Questa geminata si semplifica dopo vocale lunga o consonante (es. νυξί < *nukt-si), mentre dopo vocale breve dipende dal dialetto (alterna con la semplice nella lingua omerica – es. ποσσίν/ποσίν – si semplifica in ionico- attico – es. χάρισιν – in lesb./tess./dialetti occ. si mantiene inalterata)  Gruppo sibilante + occlusiva :
  • Sorda o aspirata : in posizione iniziale e interna, sono gruppi in genere stabili e antichi (es. *spend-> σπένδω; μισθός; σχεῖν da ἔχω). È frequente, in posizione iniziale, l’ alternanza tra occlusivasemplice e gruppo sibilante + occlusiva (es. τ έγος/ στ έγος).
  • Sonora : la sibilante era anch’essa sonora già in i-e, e molti *z sono stati eliminati per adattamento se si trovavano prima di una aspirata sorda (è il caso di μισθός < *mizdho-). I gruppi sibilante + sonora occlusiva sono perciò rari in greco (es. σβέννυμι).  Gruppo *zd : sia primario, che secondario dall’incontro di σ e δ, o dall’evoluzione di nessi con jod, si è conservato più o meno a lungo a seconda dei dialetti. Assimilazione regressiva in -δδ- è testimoniata già nel VI secolo in eleese, laconico, beotico e tessalico.  Geminata (-σσ-): tende a semplificarsi già in fase i-e. In greco è presentata da voci del sostrato egeo, da ipercoristici, o risulta dal contatto di due elementi morfologici, o dall’evoluzione di altri gruppi consonantici (dentale + sibilante, dentale/velare + jod). Quelle dovute alla giustapposizione di elementi morfologici si semplificano dopo vocale lunga, mentre dopo vocale breve la geminata si conserva in eolico e occidentale (es. dativi plurali in –εσσι), alterna in omerico (es. ἔσσομαι/ἔσομαι), si riduce a semplice in ionico-attico e arcadico (es. γένεσι, ἐτέλεσα). La geminata dopo consonante si semplifica dovunque (es. χερσί < *χερσ-σί)  Gruppo consonante + sibilante + consonante : si riducono in base alle consonanti da cui la sibilante è circondata:
  • velare o labiale + s = s cade (es. γεγράφθαι < *γεγράφσθαι) e a volte l’occlusiva diventa aspirata
  • dentale + s = - ss -> - s -
  • sibilante + s = - s -
  • liquida + s + sonora = s cade
  • liquida + s + sorda = liquida cade  Contatto con jod (σ + j): ci sono sempre due strade: doppio jod (di cui ne rimane uno, -jj- > -j-) o singolo jod (che scompare del tutto) Es. ***-o-sjo** genitivo singolare tematico presenta due possibili strade: 1) *-ojjo > - oio 2) *-ojo > *-oo > - ou Verbi al presente con tema in –s- e suffisso –j- come τελέω da sostantivo τέλος/τελεσ-  prendiamo il secondo per fare il presente: *τελεσ-j-ω che dà due esiti: -jj- (> τελείω) oppure -j- (> τελέω) e i due

Come sarebbe in eolico? πληθοισα in cui οι è il risultato di una lenizione della nasale, che produce vocali forse pronunciate in maniera nasale (non sono dittonghi). 3) Vocale + gruppo “liquida/nasale + ϝ” con esiti dialettali diversi (in attico non si verifica mai ): Es. *ξεν-ϝος > attico ξένος in cui la caduta del vav non si vede; ionico ξεῖνος con allungamento di compenso in “e” lungo chiuso; dorico ξῆνος con allungamento di compenso in “e” lungo aperto. *καλϝός > attico κᾰλός; ionico κᾱλός con alfa lungo che non si chiude in eta 7 perché l’etacismo si era già esaurito (cioè il terzo aumento di compenso avviene troppo recentemente rispetto all’etacismo). *monϝos > attico μόνος; ionico μούνος con allungamento di compenso. *κορϝᾱᾱ > attico κόρη; ionico κούρη con allungamento di compenso ed etacismo. Notiamo che in attico non c’è il cosiddetto alfa puro che ci aspetteremmo dopo la ρ, perché in realtà c’era il ϝ. 7 Etacismo : in area ionica, gli alfa lunghi antichi, o al massimo frutto del primo aumento di compenso, si trasformano in eta. 12

Semivocali L’ articolazione è molto vicina a quella delle vocali chiuse ma con accentuazione della chiusura e una riduzione dello spazio tra la lingua e il palato. Sono caratterizzate da sonorità in quanto sonanti. In epoca storica, le semivocali indoeuropee si conservano in posizione iniziale antevocalica, ma il greco fa eccezione: il greco tende a perdere questi fonemi indoeuropei, con processo graduale. Quando si importa l’alfabeto fenicio, lo jod è già sparito in tutte le posizioni, quindi il segno semitico restava libero ed è stato utilizzato per rappresentare la vocale “ i ”. Il digamma ha vita più lunga: sussiste in epoca alfabetica, con eccezione di aree dialettali più veloci a sbarazzarsene (ionico-attico; dorico- orientale); il segno semitico per il vav viene usato nella sua forma base per la vocale corrispondente dal punto di vista articolatorio, cioè “u”, ma vengono moltiplicate varianti grafiche del segno per rappresentare la semivocale che per i greci fu il digamma. Anche nel greco storico qualche esempio occasionale di ritorno a un suono semiconsonantico si può dare: διά può essere trattato come bisillabico o monosillabico.

JODIniziale di parola antevocalico ha due esiti diversi, senza una spiegazione precisa per cui bisogna scegliere l’uno o l’altro:

  1. Indebolimento articolazione (j > h ) per cui jod si riduce a soffio sordo e quindi a spirito aspro.

Es. ἵημι  la radice è bisillabica *jeh1/jh1. Da essa aggettivo verbale ἑτός (grado zero della radice con laringale di tipo 1 che davanti a consonante produce ε; poi c’è aspirazione per lo jod caduto) e futuro ἥσω. Il presente ἵημι vede il raddoppiamento (quello del presente ha sempre la vocale “i”) a cui è dovuto lo iota che vediamo, da *ji-jeh1-mi. ὅς pronome relativo parte da *jos in cui vediamo semplicemente l’aspirazione lasciata. *iekur- > ἧπαρ 2) Rafforzamento articolazione (j > ζ) : è come se jod iniziale venisse trattato come d+j perché l’esito è ζ. Es.

  • jug - > ζυγόν
  • jωs- > ζώννυμι

Intervocalico : scompare e lascia aspirazione. Es. Tutti i verbi denominativi ( contratti ) in generale sono suffissali nel presente in -j- e partono da temi vocalici. L’elemento jod scompare lasciando –αω, -εω, -οω. Verbo δείδω radice *dϝej- > *de-dϝoj-a > δείδω ma come si vede dalla sequenza, la forma δείδω è un perfetto, che però viene scambiato per un presente. κεαται (om.) < *kej-ntai quindi attenzione perché sembra una 3 sing. invece è plur. Se lo jod è in posizione intervocalica e la prima vocale è iniziale di parola , si ha un trattamento incostante. Es. Nel presente ἵημι (*jeh1/jh1) < *ji-jeh1-mi  lo jod iniziale lascia segno dell’aspirazione e il secondo scompare; aoristo cappatico è ἧκα < *e-jeh1-k-a, con jod intervocalico che scompare. Ma nell’ott. aor. di ἵστημι, σταίην , così come in quello di τίθημι, θείην , viene mostrato lo jod (del suffisso ottativo) intervocalico che non scompare! Possiamo ipotizzare un trattamento diverso dello jod intervocalico, che prevede rafforzamento di articolazione di jod: -vocale j vocale- > -vocale jj vocale- > - vocale j vocale- per cui si ha geminazione dello jod tra due vocali, per cui uno scompare e uno rimane come uno iota. 13 Aggettivi in -jos mostrano lo stesso tipo di trattamenti “doppioni”: χρύσειος ha anche forma χρύσεος  reazioni fonetiche del greco al progressivo indebolimento dello jod? Sicuramente documentano una certa tendenza delle sonanti in generale a geminare.  Gruppo occlusiva + jod :è una situazione fonetica abbastanza frequente, soprattutto in posizioni iniziali di radice, oppure in fine di tema. Spesso si perde l’occlusione. o Occlusive labiali :

  • labiale sorda (π + jod) e labiale aspirata (φ + jod): il punto di articolazione tra i due suoni che si incontrano è distante e ciò fa sì che

Es. λίσσομαι : sostantivo λιτή, per cui vediamo la dentale sorda. μέσσος (*medh-) e τόσσος (*tot-) si trovano anche con la scempia. Sono aggettivi che derivano dall’incontro delle dentali con suffisso per aggettivi *–jo. Possiamo aggiungere all’inizio della catena (*τj e *θj > ts > -ss-/-s- oppure -tt- /-t-)anche la velare sorda (κ + jod) e velareaspirata (χ + jod), che possono diventare dentali e poi continuare il processo fino agli esiti appena descritti.  ***κj e *χj > τj e θj > -ss-/-s- oppure -tt- /-t- Es. κηρύσσω : sostantivo gen. κήρυκ-ος, quindi velare sorda ταράσσω : sostantivo ταραχή, quindi velare aspirata comparativo ἐλασσων che parte da ἐλαχυς, quindi velare aspirata

  • dentale sonora (δ + j): anche questa è assimilazione, e abbiamo come esito una consonante doppia ,  δ + j > ds Lo stesso discorso vale anche per la velare sonora , che diventa dentale sonora e poi abbiamo il medesimo esito  **γj > δj > ds Es.
  • djeus > Ζεύς
  • sed - radice di ἕζομαι che presenta anche spirito aspro per caduta di sigma. *παιδ - che dà παίζω ῥέζω viene da radice *ϝreg-, che è anche quella di ἔργον; la parte iniziale ῥ è ciò che resta di ϝr (lo spirito aspro è per la caduta del ϝ  NOTA BENE: tutte le parole che in greco cominciano per ῥ, in indoeuropeo iniziavano per *ϝr- oppure per *sr-).  Gruppo liquida/nasale + jod (-ρj-, -λj-, -νj-, -μj-): o Nesso * ρj e * νj : lo jod si trasferisce prima della consonante e forma dittongo con la vocale della sillaba precedente, oppure scompare :
  • se è preceduto da vocali α e ο abbiamo anticipazione di j in tutti i dialetti, quindi *αρj, *ανj, *ορj, *ονj > αιρ, αιν, οιρ, οιν (es. * μάν - jομαι > μαίνομαι).
  • se invece il nesso è preceduto da ε , ι , υ , lo jod scompare con allungamento di compenso della vocale precedente (es. * κτεν-jω > κτείνω). o Nesso *λj > λλ o Nesso * μj non presenta esmepi sicuri. Si ipotizza un passaggio da μ a ν perché poi viene trattata uguale.  Nesso digamma + jod (*ϝj): il digamma scompare , e rimane solo lo jod.

DIGAMMA  In posizione intervocalica : è caduto in epoca antica. Scompare prima questo rispetto quello a contatto con consonanti. Anche il timbro delle vocali con cui è a contatto sembra aver accelerato o ritardato la scomparsa di waw: |o|, vocale posteriore, ha esercitato azione dissimilante accelerandone la perdita, rispetto a vocali anteriori. Il digamma intervocalico scompare senza lasciare traccia.

Es.

  • Evidente nel *suffisso -ϝent- degli aggettivi di qualità che in greco fanno -εις, -εισσα, -εν. χαρι-ϝεντ-ς > il gruppo dentale sibilante che diventa solo sibilante, la perdita della nasale precedente e l’allungamento di compenso della vocale precedente. Suffisso *-ϝent- è apofonico , e possiamo 15 trovarlo anche al grado zero in cui si vocalizza la nasale, ad esempio nel femminile di questi aggettivi che fa – εσσα. χαρι-ϝατ-jα > incontro di dentale sorda + jod che dà –ss- o –tt- a seconda del dialetto, e poi l’α cambia e diventa ε perché più armonico all’orecchio (non starebbe bene con maschile dell’aggettivo altrimenti).
  • ῥόος < *sreϝ- (radice di ῥεω)
  • κλέος <*kleϝ-
  • Nomi propri in -κλεης : tra le due e a contatto dobbiamo ipotizzare la caduta di un digamma.
  • νέος < *neϝ- (cfr. lat. novus ). Si creano iati, ma dal punto di vista cronologico la scomparsa di digamma intervocalico avviene dopo quella della sibilante e di jod intervocalici. Si hanno quindi iati recenti , che producono una minore alterazione della struttura delle parole.
  • Participi perfetti con suffisso formativo *ϝos
  • Sostantivi con temi in ϝ. Vedi il gen. om. βασιλῆος.
  • Si vedano inoltre i raddoppiamenti dei perfetti con radici in waw, come ἔοικα < *ϝe-ϝoiϝ-ka. A differenza dello jod, non ci sono casi in cui un waw intervocalico che abbia come vocale precedente l’iniziale di parola produca aspirazione. Es. αἰεί < *aiϝesi; οἶς < *oϝi-s.  In posizione iniziale , antevocalica : si conserva più a lungo ; la sua scomparsa si è verificata prima davanti a certe vocali (ο, ω, ου). Infatti, in Omero, sono molto più frequenti le tracce prosodiche di un antico digamma davanti ad a,e,i,oi. Di norma scompare senza lasciare traccia. Es. ἔργον; ἔπος; ἔτος con radice del lat. vetus ; οἶκος da radice *ϝoik- in lat. viculus A parte questo trattamento generale, ci sono casi in cui lascia aspirazione : Es. ἕννυμι, εἷμα < *ϝes-; ἕσπερος < *ϝesper; ἐστία < *ϝest- in lat. vesta ; ἑκών. Una buona parte degli esempi è costituita da radici che hanno nella loro prima sillaba una sibilante : l’aspirazione può essere messa in relazione con la sibilante? Un esempio per ragionare su questa cosa è ἵστωρ < *ϝιδ-τωρ (con normale assibilazione della prima dentale davanti alla seconda) che ha aspirazione, mentre voci come οἶδα non l’hanno, e ciò andrebbe a favore dell’ipotesi della sibilante che influenza aspirazione, ma dalla stessa radice abbiamo ad esempio ἴστε, che non la presenta. Quindi ci sono queste oscillazioni, che non riusciamo a ricondurre con certezza a nessun contesto fonetico preciso.  In posizione ante consonantica : ricorreva generalmente nei nessi:
Questo documento è stato utile?
Questo è un documento Premium. Alcuni documenti su Studocu sono Premium. Passa a Premium per sbloccarne la visualizzazione.

Riassunto di Grammatica Storica Della Lingua Greca

Corso: Lingua Greca (1) (14061)

28 Documenti
Gli studenti hanno condiviso 28 documenti in questo corso
Questo documento è stato utile?

Questa è un'anteprima

Vuoi avere accesso completo? Passa a Premium e sblocca tutte le 34 pagine
  • Accedi a tutti i documenti

  • Scarica senza limiti

  • Migliora i tuoi voti

Upload

Condividi i tuoi documenti per sbloccare

Sei già passato a Premium?
Ilaria Francavilla - ilaria.francavilla@studio.unibo.it
Grammatica
storica della
Lingua Greca
Luigi Heilmann

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.

Perché questa pagina è sfocata?

Questo è un documento Premium. Per leggere l'intero documento devi passare all'abbonamento Premium.