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Economia aziendale

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Anno accademico: 2018/2019
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ECONOMIA AZIENDALE

Riassunti

20/03/

Roberto Occhipinti

PARTE 1 CAPITOLO 1 “INTRODUZIONE ALLE DISCIPLINE ECONOMICO-AZIENDALI”

L’economia politica e aziendale sono due rami della scienza economica. L’economia politica (macroeconomia) si occupa del comportamento del produttore (teoria della produzione) e del comportamento del consumatore (teoria del consumo) per i fini sociali. L’economia aziendale (microeconomia) ha gli stessi problemi di produzione e di consumo, visti però in ottica aziendalistica. L’aziendalista non si occupa soltanto di studiare e valutare gli aspetti produttivi di consumo ma si occupa anche di altre categorie di natura economica, finanziaria, monetaria, ecc. In economia aziendale i problemi vanno affrontati e portati a soluzione in relazione al fine che l’azienda si propone di perseguire. I due rami della scienza economica hanno in comune la qualità dei problemi mentre di diverso il fine da perseguire. L’economia aziendale è la dottrina unitaria che dà contenuto e metodo alle indagini parziali riguardanti i tre momenti dell’amministrazione aziendale organizzazione, gestione e rilevazione.

Gino Zappa definì l’economia aziendale come «la scienza che studia le condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita delle aziende, cioè la scienza dell’amministrazione economica». L’economia aziendale studia l’azienda nella sua unitarietà pur scomponendosi nelle varie parti. La ragioneria è preposta allo studio della rilevazione aziendale. Ad essa viene assegnata il processo delle determinazioni qualitative e quantitative dei fatti dell’amministrazione economica, finalizzate alla misurazione degli aspetti fisici ed economici.

Le aziende sono unità organizzative che producono o erogano beni e servizi nelle quali l’individuo partecipa come componente. L’azienda si definisce come una particolare unità economica che organizza e produce un processo di produzione, di scambio e consumo, cogliendo aspetti economici, finanziari e patrimoniali. In ambito aziendale si differenzia il concetto di azienda da quello d’impresa. L’impresa è l’attività esercitata dall’imprenditore rispetto al fine. L’azienda, invece, si distingue in: x Azienda di produzione se produce beni e servizi; x Azienda di erogazione se consuma beni e servizi; x Azienda composta se svolge un processo di produzione facendovi seguire un processo di consumo.

In ambito giuridico si fa differenza tra azienda, imprenditore e piccolo imprenditore: x L’azienda è definita dall’art 2555 del c. del 1942 come un complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa; x L’imprenditore è colui che esercita un’attività economica finalizzata al conseguimento di certi obiettivi; x Piccoli imprenditori sono i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani e coloro che esercitano un’attività professionale organizzata con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia.

I soggetti che operano nell’azienda sono: x Il soggetto giuridico è colui che si assume i diritti e gli obblighi che derivano dall’operatività aziendale; x Il soggetto economico è colui che controlla l’amministrazione dell’azienda ritraendone i vantaggi finali.

Altre figure all’interno di un’azienda sono: x L’imprenditore che promuove e formula i piani aziendali; x Il finanziatore che fornisce i mezzi finanziari per poter realizzare i piani aziendali; x Il capitalista è un particolare finanziatore che eroga i mezzi finanziari diventandone proprietario o comproprietario; x L’amministratore attua i piani ideati dall’imprenditore e finanziati dal finanziatore o dal capitalista; x Il direttore affianca la sua opera a quella dell’amministratore con il compito di coordinare le attività degli esecutori; x Gli esecutori sono gli operatori dei vari settori che distinguono e contraddistinguono l’attività dell’azienda.

Nelle aziende di piccole dimensioni tali figure tendono ad essere accentrate nella medesima persona o in un gruppo ristretto di persone mentre in quelle di grandi dimensioni si ha una varia ripartizione di funzioni.

I subsistemi di secondo livello sono gli aspetti tipici dell’azienda visti sotto: 1. L’aspetto economico; 2. L’aspetto finanziario (debiti e crediti) o monetario (entrate e uscite); 3. L’aspetto patrimoniale (investimenti e finanziamenti).

A loro volta si suddividono in sottoinsieme dette “parti”. Il sistema-azienda è definibile sistema-ambiente, dal quale riceve i condizionamenti che influenzano l’equilibrio generale perturbandolo continuamente. A sua volta il sistema-ambiente può dare origine a scomposizioni in subsistemi di ordine inferiore: 1. Subsistema dei mercati (ambiente economico) che presuppone la conoscenza di ogni singolo mercato. Esso può essere suddiviso in: a. Subsistema del mercato dei capitali, suddiviso in: x Capitale proprio, ovvero i mezzi immessi nell’azienda come capitale di rischio; x Capitale di terzi, ovvero quelli forniti da esterni (fornitori, clienti, banche); b. Subsistema del mercato di acquisto dei fattori: x Impianti (macchinari, attrezzature, concessioni, avviamento); x Materie prime o semilavorati; x Lavoro (risorsa umana); x Servizi che contribuiscono a dare significato ai fattori della produzione. c. Subsistema del mercato di vendita dei prodotti ossia capire il tipo di utenti e destinatari: x Clienti; x Zone di vendita. 2. Subsistema delle innovazioni inteso sia in senso finanziario che tecnologico; Esso offre al sistema azienda gli elementi di conoscenza del progresso di prodotti e materiali, in modo da essere in linea con i tempi facendo continui aggiornamenti; 3. Subsistema dello stato delle istituzioni che è definito dal regime politico di ogni singolo Paese: a) Subsistema del regime politico; b) Subsistema dell’ordinamento politico.

CAPITOLO 4 “IL SUBSISTEMA ORGANIZZATIVO”

Il subsistema operativo è oggetto di studio dell’economia aziendale mentre il subsistema del controllo è oggetto di studio della ragioneria. L’economia aziendale è disciplina preposta allo studio del subsistema operativo (controllo di organizzazione e di gestione). La prima richiede la catalogazione qualitativa degli accadimenti aziendali mentre la seconda la misurazione quantitativa degli stessi. Il subsistema organizzativo ha il compito di analizzare le composizioni più convenienti delle forze personali, materiali e immateriali, operanti nel sistema aziendale. Una prima classificazione degli elementi che definiscono il subsistema organizzativo si ha distinguendo: 1. Quelli che riguardano l’intera sfera aziendale (l’istituzione e la localizzazione dell’azienda, la struttura legale, dimensione aziendale, ordinamento delle relazioni azienda-ambiente); 2. Quelli che riguardano specifici settori della vita aziendale (elementi relativi alla componente personale, elementi relativi alla componente reale.

Un’altra classificazione da fare è quella che distingue l’organizzazione interna, comprendente gli elementi e le relazioni che operano nell’ambito del sistema aziendale e l’organizzazione esterna che include gli elementi riguardanti i rapporti azienda-ambiente. Quando si vuole creare un’azienda si costruisce un piano economico che deve prevedere: la determinazione del fabbisogno finanziario, che segna la possibilità di realizzare la convenienza; la ricerca delle fonti interne e esterne da cui attingere i mezzi necessari per la copertura dei costi da sostenere. La convenienza a costituire l’azienda dipende anche da cause di natura extraeconomica (l’entrata nei mercati, la legislazione vigente, la concorrenza, le comunicazioni e i trasporti, le risorse naturali, la situazione ecologica ecc.). Il primo elemento differenziatore della convenienza economica a istituire l’azienda è rappresentato dal luogo dove essa dovrà svolgere la propria attività.

I fattori condizionanti la scelta ubicativa dell’impresa possono essere sinteticamente distinti in quattro gruppi: fattori collegati ai mercati di materie e di energie; fattori collegati alle energie umane; fattori collegati ai mercati di sbocco; fattori collegati ai mezzi di trasporto e alle vie di comunicazione. Accanto al problema della scelta del luogo ove far sorgere (ed eventualmente trasferire) l’azienda, vi è quello della disposizione più opportuna dei magazzini, degli impianti, dei macchinari, delle attrezzature ecc., vale a dire della localizzazione interna o del layout. Successivamente si procede alla scelta della veste giuridica da assegnare al sistema-azienda per cui occorre conoscere i promotori, sapere quali partecipazioni intendono assumere e quale grado di rischio e di responsabilità giuridica sono disposti ad accollarsi. Occorrerà, inoltre, sapere l’entità dei capitali di proprietà di cui possono disporre e della loro capacità di ricorso al prestito. In base a questi fattori un’impresa può assumere le seguenti vesti giuridiche: x Impresa individuale quando il suo soggetto possiede i capitali propri occorrenti per l’espletamento dell’attività e riesce a procurarsi quelli ottenibili dalla fonte esterna; è disposto ad assumere i rischi della conduzione aziendale; x Impresa di società in nome collettivo (snc) quando i soci sono in grado di procurarsi i mezzi e i capitali necessari, assumendosi i rischi della conduzione in modo illimitato e solidale; x Impresa di società in accomandita semplice (SAS) ricorre quando alcuni soci (accomandatari), disposti ad assumere la responsabilità illimitata non possiedono i capitali necessari, per cui si uniscono ad altri soci (accomandanti) che conferiscono i mezzi occorrenti acquisendo la responsabilità limitata; x Impresa di società per azioni (S.p.) è adatta a unità di elevate dimensioni quando i soci promotori non sono in possesso dell’intero capitale sociale e non intendono assumere una responsabilità illimitata, ricorrono pertanto al capitale dei risparmiatori disposti a effettuare sottoscrizioni; x Società a responsabilità limitata (s.r.) si ha quando le imprese sono di dimensioni non rilevanti e non richiedono ingenti mezzi esterni di finanziamento, i promotori si rivolgono a una ristretta cerchia di soggetti per integrare il proprio capitale di apporto.

Tuttavia le imprese con il tempo con cause generiche o specifiche di natura economica o extraeconomica possono modificare la loro veste giuridica. I gruppi di funzioni presenti generalmente in un’azienda sono: x Volitive che interessano ogni ramo di attività e rappresentano il supremo governo amministrativo; x Direttive che svolgono un’azione di coordinamento e di accentramento, ma in linea subordinata al governo amministrativo; x Esecutive, sia intellettuali sia manuali, che possono avere carattere più o meno qualificato o specializzato e richiedere personale più o meno specificamente preparato (impiegati, operai).

Tutte le risorse umane impiegate appaiono raggruppate in centri di lavoro (uffici, reparti, servizi) tra i quali si stabiliscono legami di varia natura che dipendono dai rapporti che legano le varie funzioni aziendali. L’individuazione della forma di predisposizione delle risorse umane nella rete di relazioni che unisce le parti del sistema aziendale trova la sua espressione grafica nell’organigramma. La sua struttura varia sia in relazione alla natura specifica dell’azienda che al tipo di organizzazione adottato, mentre il suo grado di complessità dipende dalle dimensioni aziendali.

CAPITOLO 5 “IL SUBSISTEMA GESTIONALE”

Il processo economico si materializza nell’acquisizione di risorse, nel loro impiego, nell’ottenimento e collocamento di prodotti e/o servizi, da cui si genera un processo di ritorno, in misura maggiore o minore, delle risorse inizialmente investite.

La gestione economica è caratterizzata: x Attività tipiche legate allo svolgimento del processo tecnico-produttivo. Esso ha origine dall’acquisizione dei fattori specifici della produzione (materiali e immateriali) sui mercati di approvvigionamento che consente di avviare il processo di trasformazione tecnica con cui realizzare dei prodotti o erogare dei servizi destinati alla vendita.

PARTE 2 CAPITOLO 1 “IL CONCETTO DI AZIENDA E LE SUE PRINCIPALI CARATTERISTICHE”

L’uomo manifesta di continuo bisogni o desideri di varia natura che possono essere sia essenziali (nutrimento, riposo, ecc) sia voluttuari (divertimento, cultura, ecc). I beni o risorse sono distinguibili in due classi: x Non economici che sono disponibili in natura in quantità illimitata e liberamente. Possono pertanto soddisfare senza limitazioni i bisogni di chiunque li ricerchi; x Economici che non possono essere facilmente acquisibili e quindi l’uomo deve adoperarsi per poter appagare i propri bisogni.

L'attività umana diretta alla soddisfazione di bisogni o desideri viene definita attività economica. Poiché l’uomo per mancanza di mezzi non può soddisfare tutti i suoi bisogni deve fare delle scelte economiche. Le scelte sono influenzate da molteplici fattori extraeconomici (di natura culturale, etica, religiosa, sociale, ideologica, ecc). Con il termine beni in particolari di quelli economici non si fa riferimento solo ai beni materiali ma anche a quelli immateriali (conoscenze, informazioni, eventi musicali, ecc) ossia tutto ciò che può appagare sul piano fisico, psichico e spirituale l'uomo moderno. L’attività economica è svolta da unità economiche (singoli individui, gruppi di persone, entità diversamente organizzate e complesse) e comprende tre momenti: consumo, produzione e trasferimento. Le caratteristiche di un’azienda sono: coordinazione sistemica, economicità e autonomia. a) Coordinazione sistemica. L'azienda è composta da un insieme di elementi interagenti e interdipendenti. In tal senso essa costituisce un sistema. I due elementi fondamentali che compongono la struttura di un'azienda sono il lavoro e il patrimonio. Il primo s'identifica con il personale che vi opera mentre il secondo con i beni necessari allo svolgimento delle attività. La visione sistemica è un atteggiamento che si forma lentamente, attraverso la formazione, la cultura e l'esperienza mentale di tutti quelli che a vario titolo e livello partecipano alla vita dell'azienda. L’azienda inoltre è un sistema aperto e dinamico poiché interagisce con l’ambiente esterno che è in continuo movimento. b) Economicità. L’obiettivo di fondo perseguito dalle aziende di ogni specie è di operare in una stabile condizione di equilibrio economico finanziario e monetario. L’esistenza di tale condizione è valutabile con riferimento a un orizzonte temporale lungo. Il principio di economicità comporta che l'azienda sappia attrarre le risorse che meglio siano compatibili con le proprie esigenze, assicurandoseli al massimo livello di convenienza economica. Economicità significa anche che l'azienda sappia utilizzare nel modo più conveniente possibile i mezzi produttivi di cui si procura la disponibilità, riuscendo a ottenere, con il loro impiego, il massimo risultato possibile (efficienza operativa). Significa anche che i processi produttivi aziendali siano in grado di pervenire a risultati che soddisfino al meglio le attese dei soggetti cui sono destinati (efficacia strategica). c) Autonomia. L’autonomia rappresenta lo stato dell'azienda che agisce in vista del conseguimento dei suoi obiettivi, in cui comportamenti e decisioni sono assunti in piena indipendenza e tenendo di mira l'esclusiva convenienza dell'azienda stessa, senza essere in alcun modo assoggettati agli interessi o alle influenze dei soggetti che la governano o che a vario titolo vi operano. L’autonomia presuppone innanzitutto l'indipendenza economica, cioè occorre evitare che la possibilità di continuare ad attuare i processi produttivi sia sistematicamente subordinata al ricevimento di risorse che vengono fornite da terze economie. Gli interventi di sostegno da parte di altre economie possono anche ammettersi purché abbiano natura temporanea e non forniscano sistematici aggiustamenti a gestioni generatrici di perdite.

La funzione produttiva prevede tre momenti tipici: x L'acquisizione dall'esterno di ogni risorsa necessaria a impostare e intraprendere l'attività produttiva; x Il consumo delle risorse acquisite per eseguire e portare a termine i processi produttivi; x La destinazione all'esterno di quanto ottenuto attraverso lo scambio o l’erogazione.

Le aziende vengono classificate in classi, in base alla modalità con la quale si rapportano al mercato e in considerazione del valore creato attraverso la propria attività produttiva. Esse possono essere distinte in: x Associazioni e fondazioni; x Amministrazioni pubbliche;

x Imprese; x Cooperative.

Si definiscono imprese quelle aziende che acquisiscono con liberi scambi di mercato (alle condizioni per loro più convenienti possibile) le risorse produttive necessarie e cedono al mercato, sempre con liberi scambi e alle migliori condizioni possibili, il risultato delle loro produzioni. Il fine dell’impresa è di massimizzare il profitto avendo tuttavia una visione sociale e plurifinalistica. A seconda dell’attività produttiva svolta si può distinguere in imprese: manifatturiere che trasformano con la propria attività materie prime in prodotto finito; commerciali che rendono disponibili in tempi e luoghi diversi un determinato bene senza lo svolgimento di una trasformazione tecnica; di servizi (trasporti, credito, assicurazione, informazione, pubblicità, e così via). Inoltre si può avere un’impresa padronale e ad azionariato diffuso (public company). L'impresa padronale o a proprietà concentrata si caratterizza per l'appartenere a un numero ristretto di persone, spesso legate da rapporti familiari, se non addirittura a una sola persona. Esse hanno il pregio della flessibilità e della rapidità decisionale ma le possibilità di crescita restano spesso limitate da due fattori: la dimensione del patrimonio personale degli stessi proprietari e il possesso di competenze idonee. La public company è caratterizzata da una proprietà frazionata e diffusa tra una moltitudine di soci, che conduce a creare una netta separazione tra chi detiene il capitale dell'impresa e chi ne ha il governo. Al management è delegato tutto il potere di guida.

Le cooperative sono aziende che si contraddistinguono per operare, dal lato della domanda o dell'offerta su mercati particolari e limitati, caratterizzati dal fatto che i fornitori di alcuni importanti fattori della produzione o i clienti destinatari dei prodotti ottenuti coincidono con gli stessi proprietari. Nelle cooperative gli acquisti o le vendite avvengono attraverso uno scambio mutualistico. I soci della cooperativa sono sia titolari di una quota del capitale e al contempo assumono la veste di:

  • Conferenti fattori specifici della produzione (materie e prestazioni di lavoro) nelle cooperative di trasformazione o di lavoro;
  • Destinatari dei beni o servizi prodotti nelle cooperative cosiddette di consumo.

Le associazioni e le fondazioni acquisiscono gratuitamente la disponibilità di alcuni fattori della produzione e/o cedono gratuitamente beni e servizi a talune categorie di utilizzatori. In questa categoria si possono comprendere tutte quelle aziende, spesso dette organizzazioni non profit (ONP) o del «terzo settore» che pur producendo beni e servizi di rilevanza pubblica non appartengono alla pubblica amministrazione (gestione di un museo o di un impianto sportivo, assistenza disabili, ecc). La loro azione è fondata sull'altruismo, sulla solidarietà, sulla produzione di socialità. Sono dette non profit perché non possono distribuire gli eventuali utili.

Le aziende facenti parte dell’amministrazione pubblica comprendono unità economiche che cedono gratuitamente o a prezzi «politici» i propri servizi alla collettività organizzata su un territorio (ANAS, inps, INAIL, regioni, comuni, università, ecc).

CAPITOLO 2 “L’AMBIENTE, IL RISCHIO ED IL CONCETTO DI ECONOMIA AZIENDALE”

Il successo di un'azienda si misura solitamente in termini di sintonia con il contesto ambientale di cui fa parte. L’ambiente è diviso in sottosistemi. I sottosistemi ambientali a più diretto contatto con l'azienda sono rappresentati dai vari mercato presenti al suo esterno: mercato del lavoro, mercato dei capitali, mercato delle materie prime e dei servizi, mercato della tecnologia, mercati di sbocco. Il sistema azienda e tali sottosistemi si trovano poi tutti inseriti nel macrosistema rappresentato dall'ambiente fisico, politico, sociale, culturale, legislativo, ed economico generale. I fattori ambientali possono avere un impatto positivo o negativo sull'azienda e tradursi, quindi, in opportunità o minacce che verranno valutate attraverso lo strumento della SWOT analysis (strength-weakness-opportunity-threat cioè: forza-debolezza-opportunità-minaccia), il quale delinea quelle decisioni strategiche che consentono di massimizzare i punti di forza e di eliminare i punti di debolezza. I fattori ambientali possono essere distinti in diverse categorie: fattori tecnologici, politici, socioculturali, economici, ecc. L'analisi PEST (political, economic, sociological-demographic, technological analysis), con la suddivisione dell'ambiente generale in quattro sub-ambienti (politico, tecnico, so-cialde ed economico) potrebbe fornire una visione del livello di economicità, espresso come capacità dell'azienda di creare valore per l'ambiente. Un’impresa virtuosa è quella che riesce a generare reddito, dopo essere stata in grado di remunerare adeguatamente e abbia soddisfatto tutti gli stakeholders, non solo a livello economico ma anche a livello sociale. Infatti, oggi si richiedono all'impresa comportamenti socialmente responsabili e quindi la necessità di porre accanto al profitto anche obiettivi connessi al benessere comune. Nasce così la Corporate social responsibility (CSR).

Le fasi dell’approvvigionamento e dello scambio mettono in contatto l'impresa con l'ambiente esterno mentre la fase di trasformazione è quasi sempre interna all'impresa.

Le operazioni di gestione sono collegate nel tempo, in quanto la gestione ha un andamento ciclico e nello spazio, in quanto nello stesso momento vengono attivate diverse operazioni di gestione tra loro legate da qualche interdipendenza.

Ogni azienda necessita, per l'ottenimento del prodotto/servizio offerto, di fattori produttivi individuabili nel capitale e nel lavoro. Il capitale, costituito non solo da mezzi monetari, viene investito per l'acquisto di beni e servizi utili allo svolgimento dell'attività aziendale. Un’importante distinzione viene posta in funzione della durata di utilizzazione dei fattori produttivi: x I fattori a fecondità ripetuta (FFR) (macchinari, automezzi, attrezzature, terreni) cedono gradualmente nel tempo la propria utilità. Il recupero dei mezzi monetari investiti per il loro acquisto avviene indirettamente, tramite il collocamento di tutti i prodotti/servizi realizzati con il loro utilizzo. x I fattori a fecondità semplice (FFS) (materie prime e merci) cedono nel momento in cui sono utilizzati i propri servizi a vantaggio dell'attività produttiva a cui hanno partecipato. Tali fattori divengono parte dei prodotti destinati alla vendita o sono essi stesso oggetto di vendita. Il recupero dei mezzi monetari investiti nei FFS avviene direttamente con la vendita del prodotto in cui si vanno a incorporare.

Se in un momento successivo all’utilizzo del FFR si vuole assegnare un valore, tale valore prende il nome di valore residuo ed è determinato sottraendo al loro costo di acquisizione il costo di utilizzazione. (Valore residuo a fine periodo) = (Costo di acquisizione) – (Utilizzazione o Consumo subito dallo stesso)

Invece per i FFS il valore residuo è pari al costo di acquisizione (se il FFS non è stato utilizzato) oppure è nullo (se l’utilizzo è avvenuto).

Al fattore lavoro corrisponde la figura economica del lavoratore, il cui compenso viene definito salario per il lavoro manuale e stipendio per il lavoro intellettuale. La vita utile dei fattori produttivi è resa più breve dal manifestarsi dell'obsolescenza economica. L’obsolescenza economica può colpire: i prodotti, in quanto questi perdono attrattività sui rispettivi mercati e le strutture organizzative ed operative che diventano inidonee a consentire l’economico svolgimento di tutti o alcuni processi produttivi. Per arginare il fenomeno dell’obsolescenza andrebbero acquisiti FFR polivalenti (multitasking).

Per valutare la dotazione di risorse immateriali/invisibili si utilizzano una molteplicità d’indicatori che consentano di percepire il peso e il ruolo delle attività invisibili negli andamenti e nei risultati aziendali. Esempio d’indicatore è l'Intangible Asset Monitor o modello del Capitale Intellettuale. Tale modello distingue tre categorie principali di risorse intangibili: 1. Competenze individuali/capitale umano. Si riferiscono a elementi quali l'esperienza, la leadership e il know- how del personale e degli individui che operano all'interno dell'organizzazione; 2. Struttura interna/capitale organizzativo. Racchiude la conoscenza dell'azienda presente in elementi quali: procedure, prassi organizzative, brevetti, sistemi informativi etc.; 3. Struttura esterna/capitale relazionale. Formata dalle relazioni che l'azienda hanno con le controparti esterne (clienti e fornitori).

CAPITOLO 4 “IL MODELLO DEI CIRCUITI DELLA GESTIONE E L’ANALISI DELLE VARIAZIONI”

Per comprendere il funzionamento delle imprese e le modalità con cui le stesse creano o distruggono ricchezza, si può utilizzare il modello dei circuiti della gestione, che prende in considerazione solo le operazioni di gestione esterna, ossia quelle che comportano uno scambio con terze economie, le quali sono osservabili secondo una duplice prospettiva: quella della variazione dei mezzi monetari e quella del bene oggetto di scambio. In questo modello s’individuano i seguenti circuiti di operazioni: 1. Circuito della produzione, che comprende l'acquisizione dei fattori produttivi, la fase della trasformazione e il collocamento sul mercato di sbocco dell'output; 2. Circuito dei finanziamenti attinti a titolo di capitale proprio, che considera le operazioni con cui i proprietari apportano i mezzi monetari che servono per l'acquisto dei fattori della produzione;

  1. Circuito dei finanziamenti attinti a titolo di capitale di credito, che considera le operazioni con cui terzi finanziatori prestano mezzi monetari da investire nell'acquisto di fattori della produzione;
  2. Circuito dei finanziamenti concessi, che comprende le operazioni con cui l'impresa presta temporaneamente a terzi mezzi monetari disponibili.

Le risorse monetarie, che pervengono attraverso conferimenti di denaro da parte dell'unico proprietario o dei soci costituiscono il capitale di proprietà conferito (circuito del capitale di proprietà); tali risorse vengono sottratte alla disponibilità personale dei promotori dell'impresa e vincolate all'andamento dell'attività aziendale. Il capitale di proprietà detto anche paziente viene conferito periodicamente dalla proprietà senza obblighi temporali di restituzione. Il capitale di proprietà apportato dai promotori dell'impresa a cui si aggiunge la nuova ricchezza prodotta, viene anche denominato capitale di rischio. Per quanto riguarda il circuito del capitale di credito, i mezzi monetari attinti da terzi finanziatori a prestito prevedono una data di rimborso predeterminata e una remunerazione (interessi), fissata da condizioni contrattuali.

La creazione di ricchezza per un'impresa è legata principalmente alle operazioni relative al circuito della produzione, ossia quello che costituisce il core business aziendale. Il circuito della produzione e quello dei finanziamenti concessi possono essere riuniti in un unico circuito denominato degli investimenti. Allo stesso modo il circuito dei finanziamenti attinti a prestito e quello dei finanziamenti a titolo di capitale di proprietà possono essere riuniti in un unico circuito denominato dei finanziamenti.

Le operazioni aziendali a seconda o meno di una relazione di scambio con i mercati possono essere distinte in: operazioni di gestione esterna e di gestione interna.

In campo economico-aziendale, l'operazione di scambio presenta i seguenti requisiti: x L'intervento di due o più soggetti (l'azienda e un altro soggetto); x La cessione di un bene o di un servizio da un soggetto a un altro; x Una contropartita in denaro o in natura in direzione opposta; x L'esistenza di una correlazione tra due prestazioni; x La possibilità di misurare il valore delle prestazioni che vengono scambiate.

Le fasi di gestione esterna vengono esaminate considerando i loro effetti da due punti di vista: 1. Il profilo finanziario o originario che significa considerare i movimenti di moneta che le operazioni determinano; 2. Il profilo economico o derivato che significa considerare il contributo delle stesse alla creazione/distruzione della ricchezza conferita dai proprietari.

Profilo finanziario I movimenti di denaro possono essere rappresentati da uscite o da entrate: le uscite corrispondono a diminuzioni dei mezzi monetari a disposizione dell'impresa (variazioni negative) mentre le entrate corrispondono a incrementi dei mezzi monetari a disposizione dell'impresa (variazioni positive). Le variazioni finanziarie possono presentare un diverso grado d’immediatezza monetaria. Le variazioni finanziare positive possono essere rappresentate da: x Incremento del denaro; x Incremento dei crediti di funzionamento (entrate differite nel tempo).

Le variazioni finanziarie negative possono essere rappresentate da: x Diminuzioni del denaro; x Incremento dei debiti di funzionamento (uscite differite nel tempo).

Profilo economico L'acquisto di fattori della produzione determina un consumo di ricchezza; l'entità dei mezzi monetari che fuoriescono dall'impresa all'atto dell'operazione di approvvigionamento viene utilizzata per misurare il costo di acquisizione del fattore della produzione. La cessione del prodotto/servizio sul mercato di sbocco determina la creazione di nuova ricchezza o di un valore di ricavo.

operazioni che lo precedono, tuttavia finché lo scambio non è avvenuto il ciclo resta aperto, determinando nello scambio l’evento critico. Nel modello dei cicli conclusi la determinazione del reddito di periodo richiede lo svolgimento di due fasi: 1. Identificazione dei ricavi di competenza o ricavi realizzati, che sono i ricavi conseguiti dalle cessioni di beni o dalle prestazioni di servizi; 2. Identificazione dei costi di competenza o costi inerenti, che sono i costi sostenuti per la produzione/erogazione dei beni/servizi.

La competenza economica si manifesta attraverso la contrapposizione tra i ricavi dei servizi/beni ceduti ai clienti e costi dei servizi/beni impiegati per la produzione di quei beni che hanno costituito oggetto di scambio. I costi/ricavi da rinviare o sospesi rappresentano costi/ricavi anticipati, cioè sostenuti/conseguiti in un esercizio precedente a quello di propria competenza. Essi sono conosciuti con il termine di rimanenze; Le rimanenze si distinguono in: x Rimanenze attive, rappresentano i costi già sostenuti per servizi che l’impresa ha già impiegato o impiegherà nelle lavorazioni; x Rimanenze passive, rappresentano i ricavi già conseguiti per servizi che l’impresa rilascerà nei successivi periodi al cliente.

Una categoria speciale di rimanenze è rappresentata dai risconti, che sono costi o ricavi che hanno avuto manifestazione finanziaria ma che corrispondono a servizi che vengono utilizzati/ceduti in proporzione al tempo (contratto di locazione, di assicurazione, ecc). I risconti attivi sono servizi acquistati ma non ancora utilizzati; i risconti passivi sono servizi venduti ma non ancora erogati. Con la presenza di rimanenze e risconti, l’aspetto finanziario precede l’aspetto economico quindi è necessario integrare il calcolo di reddito di periodo con i ratei. Essi possono essere distinti in: x Ratei attivi se i ricavi realizzati da costi inerenti non sono ancora finanziariamente sostenuti; x Ratei passivi se i costi inerenti a ricavi realizzati non sono ancora finanziariamente sostenuti.

Un’ulteriore particolare categoria di costi da integrare è rappresentata dagli accantonamenti, distinti in: x Accantonamenti per rischi futuri. Qualora, in chiusura d’esercizio, il rischio del «pagamento o la minore entrata futura» si presenti probabile, occorre procedere a un accantonamento, aggiungendovi un costo. Si ha il rischio generico quando l’eventualità dei ricavi possa rivelarsi inferiore a quelli dei costi. Si ha il rischio specifico se sono potenzialmente in grado di determinare maggiori costi o minori ricavi. x Accantonamenti per spese future riflettono oneri di competenza dell’esercizio i cui pagamenti avranno sicuramente luogo in periodi successivi, anche se per importi o in momenti che potrebbero risultare diversi da quelli ipotizzati (cause contro lavoratori con esito già negativo).

L’integrazione dei suddetti costi consente il rispetto del principio di competenza economica e garantisce la salvaguardia dell’integrità del capitale d'impresa.

In chiusura d’esercizio, i costi e i ricavi finanziariamente sostenuti e conseguiti dall’impresa sono classificati nell’ambito di un prospetto formato da due opposte sezioni: Componenti negativi Componenti positivi Costi finanziariamente sostenuti nell’esercizio Ricavi finanziariamente sostenuti nell’esercizio Ricavi da rinviare al futuro Costi da rinviare al futuro Costi integrati Ricavi integrati

La sezione dei componenti negativi accoglie le categorie dei: x Costi sostenuti nel corso dell’esercizio. Comprende i costi che hanno avuto misurazione finanziaria nel corso del primo anno di vita dell’impresa (costi sostenuti per l’acquisto dei FFS e FFR, stipendi, gli oneri corrisposti a titolo di interessi sui finanziamenti attinti con vincolo di capitale di credito); x Ricavi da rinviare ai futuri esercizi. Accoglie i valori delle rettifiche di ricavi anticipati o non realizzati e da rinviare al futuro alle cosiddette rimanenze passive; x Costi integrati. Include i valori degli accantonamenti per rischi futuri e per spese future, ovvero i costi non sostenuti nel corso dell’esercizio, ma finanziariamente integrati alla sua conclusione.

La sezione dei componenti positivi accoglie le categorie dei: x Ricavi conseguiti nel corso dell’esercizio. Comprende i valori dei ricavi finanziariamente conseguiti dall’azienda nel corso dell’esercizio; x Costi da rinviare ai futuri esercizi. Accoglie i valori delle rettifiche delle rimanenze attive. Rientrano i valori delle rimanenze di materie prime e quelli delle rimanenze dei prodotti finiti, i risconti attivi e i valori dei fattori produttivi a fecondità ripetuta. x Ricavi integrati. Vi appartengono i ricavi misurati da ratei attivi e i ricavi maturati dall'impresa sulla base di produzioni già scambiate nell’esercizio.

Il capitale rappresenta il presupposto fondamentale per avviare il processo di formazione del reddito. I costi e i ricavi rappresentano valori di parti incompiute di gestione, cioè attività e passività del capitale in un determinato istante. I costi sospesi sono investimenti (attività) che attendono di essere recuperati dai ricavi della gestione futura, trasformandosi in costi di competenza. Invece i ricavi sospesi sono particolari fonti di finanziamento (passività) da cui derivano costi per la gestione futura trasformandosi in ricavi di competenza.

I componenti del capitale confluiscano in un prospetto, denominato prospetto del capitale, formato da due opposte sezioni: una intitolata agli investimenti (attività), l’altra alle fonti (passività e capitale di proprietà). A = P + C

ATTIVITA’ (impieghi) PASSIVITA’ E CAPITALE DI PROPRIETA’ (fonti)
COMPONENTI FINANZIARI
Denaro in cassa
Banca c/c
Crediti di funzionamento
Crediti di finanziamento
Ratei attivi

COMPONENTI FINANZIARI Debiti di funzionamento Debiti di finanziamento Ratei passivi Fonti rischi Fonti spese future COMPONENTI ECONOMICI FFR FFS Rimanenze dei prodotti Risconti attivi

COMPONENTI ECONOMICI Ricavi anticipati Risconti passivi Capitale di proprietà in t 1 : Capitale di conferimento

  • o – Reddito del periodo in t 0 +t 1

Per calcolare il reddito di una qualsiasi frazione intermedia si devono considerare i valori delle parti incompiute di gestione ereditati dai passati esercizi, da cui si attendono il conseguimento di ricavi e il sostenimento di costi. Il prospetto del capitale di un periodo intermedio di vita dell’impresa non presenta differenze rispetto a quello del primo periodo fatta eccezione per l’area del capitale di proprietà mentre il prospetto del reddito ha bisogno di aggiungere una categoria sia alle componente negative che positive.

CAPITOLO 7 “LA VALUTAZIONE DEI PROCESSI IN CORSO DI SVOLGIMENTO”

Nel momento in cui si sceglie di attribuire alle rimanenze i valori originariamente sostenuti/conseguiti, l'effetto che si vuole raggiungere è quello di neutralizzare dal computo del reddito di periodo i costi/ricavi dei cicli che, al termine dell’esercizio, non sono ancora conclusi. La salvaguardia dell’integrità del capitale orienta l’operatore nella valutazione delle rimanenze passive e dei componenti finanziari positivi e negativi del capitale, nel senso che i valori si devono presentare ragionevoli, ossia dovranno esprimere le entrate e uscite monetarie che si avranno in futuro. A tal proposito la dottrina ha individuato nei valori di presumibile realizzo diretto o indiretto, per le attività, e nei valori di presumibile estinzione, per le passività, delle fondamentali misure di «collaudo» da impiegare nei loro processi di valutazione. I ricavi di realizzo coincidono con le porzioni di ricavi futuri che le azioni genereranno al momento dello scambio. Tali porzioni vanno determinate avendo riguardo della percentuale d’incidenza del costo di acquisto o del bene in rimanenza rispetto al costo totale della combinazione produttiva.

x Valori di presumibile realizzo diretto e indiretto Se si suppone una gestione in cui i ricavi sono superiori ai costi avremo che il valore di presumibile realizzo diretto o indiretto delle rimanenze attive presenti al termine dell’esercizio è superiore al costo; in tal caso si va a formare una

La componente Rp viene determinato con il metodo del Capital Asset Pricing Model (CAPM). La componente Rp viene identificata partendo dal rendimento medio, in un dato arco di tempo, di un ampio e diversificato portafoglio di titoli azionari quotati e sottraendo da questo il rendimento dei titoli di Stato, in modo da evidenziare quanto rendono in più gli investimenti rischiosi rispetto a quelli non rischiosi. Tuttavia, occorre correggere tale valore medio per un coefficiente beta che misura la rischiosità della specifica azienda di cui si vuole calcolare il costo del capitale. Rp = (Rm - Rf) * beta Dove: Rp = premio per il rischio della singola azienda; Rm = rendimento medio dell'intero mercato borsistico; Rf = rendimento degli investimenti privi di rischio; (Rm - Rf) = premio medio per il rischio di mercato; beta = rischiosità dell’azienda.

Il coefficiente beta che assume valori maggiori a 1 è indice di maggiore rischiosità. Per le aziende non quotate in borsa per calcolare il coefficiente beta si prende di riferimento il beta medio di settore, calcolato sempre con riferimento alle società quotate sul mercato nazionale e/o internazionale. Quindi si avrà: Ke = Rf + (Rm – Rf) * beta

La gestione aziendale viene scomposta nelle seguenti gestioni parziali: x La gestione caratteristica o tipica: comprende le operazioni in cui l'impresa è impegnata (core business). Si tratta dell'area che genera i rapporti di scambio con clienti e fornitori e prende il nome di risultato operativo, che è un indicatore non influenzato dagli oneri finanziari; x La gestione accessoria: raccoglie le operazioni di natura complementare rispetto all'attività caratteristica, che producono flussi di reddito aggiuntivi. x La gestione finanziaria: comprende gli effetti reddituali riconducibili ai finanziamenti attinti, cui si ricorre quando l'impresa si trova in condizioni di deficit di liquidità (oneri finanziari); x La gestione straordinaria: raggruppa componenti positivi e negativi di reddito che presentano la caratteristica di non ripetitività (svalutazioni), di eccezionalità (plusvalenze e minusvalenze sulla vendita di FFR, sopravvenienze) e di non controllabilità (furti, incendi, etc.). Tali costi e ricavi non sono di competenza esclusiva dell'esercizio in cui si manifestano e vanno isolati in quanto occasionali; x La gestione tributaria: comprende i componenti di reddito che non sono connessi all'acquisto di fattori della produzione ma che rappresentano quella quota del risultato che viene devoluta all'Amministrazione Finanziaria in cambio dei servizi resi dalla Pubblica Amministrazione.

L'analisi del risultato della gestione caratteristica si può fondare su due differenti schemi di analisi: 1. Il valore della produzione ottenuta, nel quale si sommano ai ricavi netti di vendita, il valore delle produzioni interne di FFR, nonché la variazione intervenuta nelle rimanenze. I costi della gestione caratteristica sono divisi in esterni e interni. Quelli esterni rappresentano il valore dei fattori produttivi acquistati dall'esterno e consumati per la produzione ottenuta nel periodo (consumi di materie prime, l'utilizzo di servizi, ecc). Il valore aggiunto si ottiene dalla differenza tra il valore dei ricavi della produzione ottenuta e i costi esterni, ed evidenzia il valore che l'impresa riesce ad aggiungere con la propria attività a quello delle risorse periodicamente ottenute dall'esterno. Per arrivare al reddito netto, dal valore aggiunto occorre dedurre i costi interni (salari, consumi di FFR), il costo del capitale preso a prestito e il costo per le imposte. Il Margine Operativo Lordo (MOL o EBITDA), è al lordo di ammortamenti e accantonamenti operativi. Il MOL è la differenza tra i ricavi e i costi caratteristici di natura finanziaria; pertanto può essere utilizzato come indicatore dell'autofinanziamento prodotto dall'impresa. 2. Ricavi e costi della produzione venduta, che tiene conto dei ricavi generati dalla vendita a cui si sottrae i costi sostenuti per il venduto, la variazione del magazzino di materie prime, semilavorati, prodotti finiti e in corso di lavorazione.

Indici di redditività Il ROE esprime la redditività del capitale di rischio immesso nella gestione dai proprietari; esso considera il rapporto

tra il reddito netto e il capitale proprio netto. (푅푂퐸= ௎௧௜௟௘ ே௘௧௧௢ ஼௔௣௜௧௔௟௘ ௣௥௢௣௥௜௢∗100)

Una determinante fondamentale del ROE è il cosiddetto ROI (Return On Investment) che esprime quanto rende, in percentuale, il capitale investito da tutti i finanziatori, di rischio e di credito, nella gestione caratteristica (Reddito operativo/Capitale investito). Il calcolo si limita a considerare il «ritorno» economico. ROI = Ro / (Ci-K) Dove: Ro = Risultato operativo della gestione caratteristica; Ci = Capitale investito; K = Investimenti accessori.

La differenza tra attività e passività correnti della gestione caratteristica prende il nome di Capitale Circolante Netto commerciale (CCNc); esso rappresenta l'investimento (se positivo) o il finanziamento (se negativo) determinato dalla gestione caratteristica. Il ROI rappresenta un indicatore di efficienza ed efficacia della gestione tipica e costituisce una premessa fondamentale della redditività globale.

Il ROI può essere scomposto in due indici: x Il ROS (Return On Sales) rappresenta l'indice di redditività delle vendite. Segnala quanto redditizie sono le vendite, ossia quanto guadagna in termini di risultato operativo l'impresa sul proprio fatturato; x L'indice di produttività del capitale investito è la capacità del capitale investito di produrre ricavi (tasso di rotazione del capitale investito).

Quindi la formula del ROI sarà: ROI = ROS [Ro / Ci] * Tasso rigiro Ci [ V / (Ci – K)]

Il ROI dipende: dalla politica della produzione, dalla politica del personale, dalla politica delle vendite, etc. e non tiene conto delle fonti di finanziamento. Il ROE dipende dal: a. ROI; b. Tasso d’interesse medio sul capitale preso a prestito «i»; c. Rapporto d’indebitamento «D/Cn» (debiti finanziari/capitale netto); d. Aliquota d'imposta sul reddito «t».

ROE = [ROI + (ROI – i) * (D / Cn)] * (1 - t)

In base a questa relazione si nota che: x Se il ROI è superiore al tasso d’interesse sul capitale di credito, il ROE aumenta con il crescere del rapporto d'indebitamento (leva finanziaria positiva); x Se il ROI è inferiore al tasso d’interesse sul capitale di credito, il ROE decresce con il crescere del rapporto d'indebitamento (finanziaria negativa).

Tale effetto è denominato effetto leverage o leva finanziaria. Il meccanismo della leva finanziaria non è esente da incertezze e da rischi, infatti, molte imprese che hanno finanziato lo sviluppo con un ampio ricorso al capitale di credito (quando ciò sembrava conveniente), nel momento in cui si è elevato il tasso dei finanziamenti hanno visto il leverage trasformarsi da positivo a negativo con perdite rilevanti fino a rendere, nei casi limite, negativo anche il ROE.

CAPITOLO 9 “LE DIVERSE CONFIGURAZIONI DI CAPITALE”

Il capitale è una grandezza istantanea che focalizza, in un determinato momento, tutte le condizioni di futura creazione di valore distintamente riconoscibili. Il capitale si presta a un'indagine di tipo sia quantitativo sia qualitativo. Il capitale può assumere diverse configurazioni tipiche: x Il capitale economico che esprime il valore di sintesi quantitativa delle correnti reddituali attese. Il capitale economico è il valore di un’impresa di funzionamento. Chi guarda a un'impresa come strumento per la produzione di un flusso reddituale, tende a vederla come un investimento che deve prospettare una remunerazione adeguata perché risulti conveniente effettuarlo. Il prezzo che l’investitore è disposto a pagare per acquisire un'impresa è direttamente legato alla corrente dei flussi reddituali attesi e inversamente legato ai rischi. L’investimento si dimostra conveniente se prospetta almeno la copertura integrale del suo costo-opportunità.

Il capitale di bilancio condivide con il capitale di funzionamento finalità e logiche di base, tuttavia presenta delle differenze in quanto è disciplinato dalla legge.

Il capitale di bilancio può essere rappresentato diversamente dal capitale di funzionamento per i seguenti motivi: x Il bilancio d'esercizio è disciplinato dalla legislazione civilistica; x Tutti gli elementi che compongono il capitale di funzionamento – eccetto il denaro - implicano un'attività di valutazione che racchiude una necessaria dose di discrezionalità tecnica e soggettività; x La discrepanza tra capitale di funzionamento e capitale di bilancio può trovare poi la propria ragion d'essere in una precisa volontà dell'estensore del bilancio.

A. Se il capitale di bilancio è inferiore a quello di funzionamento, significa che al bilancio si è data insufficiente rappresentazione delle attività e/o valutazione eccessiva alle passività patrimoniali. La differenza tra capitale di funzionamento e di bilancio è detta riserva utile occulta. Le conseguenze prodotte dalla sottostima in bilancio del capitale di funzionamento sono: ƒ Danneggiamento dei soci temporanei a vantaggio di quelli stabili; ƒ Si posticipa temporalmente un prelievo fiscale (danno per l'Erario); ƒ Si posticipa la distribuzione di dividendi ai portatori del capitale di proprietà, rafforzando la capacità dell'azienda di sopportare le conseguenze negative di eventuali future avversità. La riserva occulta costituisce una sorta di cuscinetto.

B. Se il capitale di bilancio è superiore a quello di funzionamento si hanno due ipotesi:

  1. Si è superato anche il livello del capitale economico: in questo caso il capitale di bilancio è vuoto di significato. La distanza tra capitale economico e di funzionamento viene definito disvelamento dell’intera riserva potenziale; la differenza tra capitale di bilancio e capitale economico, invece, si realizza un effetto di annacquamento del capitale.
  2. Non si è superato il livello del capitale economico: vuol dire che si è applicato il principio della prudenza, dunque il capitale rappresentato in bilancio va comunque considerato esistente, ma il reddito che a esso si associa include anche contributi reddituali di processi produttivi in corso di svolgimento e/o quelli attesi da processi futuri. La distanza che separa il capitale di funzionamento con quello economico rappresenta potenzialità esistenti inespresse. La distanza tra il capitale conferito e di funzionamento corrisponde alle riserve di utili palesi.

Le conseguenze prodotte dalla sovrastima del capitale del bilancio sono: ƒ Danneggiamento dei soci futuri a vantaggio di quelli attuali; ƒ Si anticipa temporalmente un prelievo fiscale; ƒ Si anticipa la distribuzione di dividendi ai portatori del capitale di proprietà, indebolendo la capacità dell'azienda di sopportare le conseguenze negative di eventuali future avversità.

L'avviamento è la maggiore capacità di produrre utile di un'azienda già funzionante rispetto ad una di nuova costituzione. Azienda avviata può fare affidamento su una clientela fidelizzata e stabile, che ha consolidato rapporti con i propri fornitori, con i finanziatori, ha accumulato: esperienze, conoscenze del proprio personale e risorse immateriali. È possibile misurare il livello di avviamento di un’azienda attraverso il riferimento ai redditi che essa produrrà in prospettiva.

Si può misurare il valore dell’avviamento di un'azienda come distanza quantitativa che separa il valore economico del capitale dalla somma algebrica dei valori degli elementi espliciti del suo capitale isolatamente considerati.

CAPITOLO 11 “L’EQUILIBRIO FINANZIARIO E L’AUTOFINANZIAMENTO”

Il concetto di equilibrio finanziario si riferisce alla sua capacità di disporre del denaro occorrente per le operazioni di scambio che consentono l'attivazione dei processi di creazione di valore posti alla base dell'equilibrio economico.

L’equilibrio finanziario è una condizione dinamica di armonica composizione nel tempo tra afflussi e deflussi di risorse finanziarie. La dottrina ha individuato due criteri di riclassificazione in chiave finanziaria del capitale di funzionamento: 1. La riclassificazione per classi di valori, distinguendo: ƒ Per l’attivo patrimoniale in: ¾ Immobilizzazioni. Risorse finanziarie assorbite per tempi ampi o indefiniti che generano un fabbisogno finanziario durevole (es: FFR; scorta minima di materie prime o di liquidità); ¾ Disponibilità. Risorse finanziarie assorbite per tempi brevi che generano un fabbisogno finanziario temporaneo (es: la parte del magazzino che una volta consumata non va ricostituita; liquidità immediate).

ƒ Per il passivo patrimoniale in: ¾ Capitale permanente che ha lo scopo di copertura del fabbisogno finanziario per tempi indefiniti (capitale di proprietà); ¾ Passivo consolidato che ha lo scopo di copertura del fabbisogno finanziario per tempi di durata media (debiti di finanziamento scadenti oltre l’anno); ¾ Passivo temporaneo che ha lo scopo di copertura del fabbisogno finanziario nel breve periodo (quote in scadenza di debiti a medio - lungo termine; passività presunte da utilizzare entro l’anno).

  1. La riclassificazione dei singoli elementi patrimoniali attivi e passivi individualmente osservati: ƒ Per l’attivo patrimoniale in funzione della durata attesa del fabbisogno finanziario creato, in: ¾ Capitale fisso è l'elemento patrimoniale che ha una prospettiva di permanenza all’interno dell’azienda durevole. Le risorse finanziarie investite tendono a non essere liberate per tempi ampi; ¾ Capitale circolante è l’elemento patrimoniale che ha una prospettiva di permanenza breve e pertanto tende a estinguersi in tempi rapidi (liquidità immediata).

ƒ Per il passivo patrimoniale, si distingue in funzione dell’effetto di provvista di mezzi finanziari, in: ¾ Passivo a breve termine. È l’elemento patrimoniale destinato a estinguersi nel breve; ¾ Passivo a medio/lungo termine. È destinato a continuare a far parte del capitale per tempi ampi; ¾ Capitale di proprietà. Può continuare per tempi indeterminati.

Al fine di governare l’equilibrio finanziario occorre analizzare le operazioni secondo il loro circuito di appartenenza: x Il circuito degli investimenti (circuito di produzione e dei finanziamenti concessi) sono orientati al raggiungimento dell’equilibrio economico; si caratterizzano per il fatto di generare in primo luogo un impiego di mezzi finanziari a cui faranno seguito solo successivamente i corrispondenti recuperi; x Il circuito dei finanziamenti attinti a titolo di capitale proprio e di capitale dei terzi sono orientati al raggiungimento dell’equilibrio finanziario. I circuiti dei finanziamenti ottenuti nelle forme del capitale di prestito e di rischio sono caratterizzati dall’antecedenza delle entrate finanziarie rispetto alle uscite.

Le dimensioni che definiscono un fabbisogno finanziario sono: 1. Quantitativa che attiene all’entità dell'investimento da realizzare; 2. Temporale che riguarda la durata del fabbisogno, ovvero quanto tempo trascorrerà prima che le risorse finanziarie impegnate siano recuperate in forma liquida con la chiusura del processo.

L’accezione più ristretta di risorsa finanziaria coincide con il denaro a disposizione dell’azienda. Tra le diverse configurazioni di risorsa finanziaria, particolare rilevanza assume il capitale circolante netto (CCN). Esso si compone della somma algebrica di attività e passività a breve termine. È calcolato sottraendo dal capitale circolante (lordo) le passività con scadenza a breve termine. Il flusso di CCN prodotto dalla gestione caratteristica corrente prende il nome di autofinanziamento. L'autofinanziamento è inteso come la capacità dell’impresa di coprire il fabbisogno finanziario generato dalla gestione caratteristica corrente, senza ricorrere all’incremento dell’indebitamento o del capitale proprio. L’autofinanziamento corrisponde alla differenza tra i ricavi di competenza economica e le uscite connesse ai costi dei FFS, relativi alla produzione venduta nel periodo considerato. Sul piano finanziario: x I ricavi di vendita si traducono in ingressi di denaro o di crediti verso clienti;

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Riassunti economia

Corso: Economia aziendale

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ECONOMIA AZIENDALE
Riassunti
20/03/2018
Roberto Occhipinti